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Autore: NihalDellaTerraDelVento    31/10/2016    2 recensioni
Quand'è che Hope si è innamorato di Light?
Non c’è un momento preciso, né una data da segnalare. Per capire il suo sentimento bisogna andare indietro e ripescare alla memoria ogni fatto, ogni piccolo gesto.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hope, Lightning
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quand'è che Hope si è innamorato di Light?
Non c’è un momento preciso, né una data da segnalare. Per capire il suo sentimento bisogna andare indietro e ripescare alla memoria ogni fatto, ogni piccolo gesto.
Potrebbe mai amarla oggi se da bambino non avesse detto “Io vado con lei”?
Ricorda con assoluta chiarezza come la vedeva in quei giorni. Era il perfetto connubio tra la madre appena persa e la sorella che non aveva mai avuto. Voleva solo renderla orgogliosa.
E poi l’ha conosciuta meglio. Anzi, se si deve essere onesti, è stata lei a permettergli di farlo. Perché l’armatura di Light non si crepa così facilmente. Chi non la conosce la vede cinica, dura come la pietra, forte ma fredda e insensibile.
A chi dice questo, Hope potrebbe benissimo ridere in faccia. “Se parli così è perché non l’hai capita”, questa sarebbe la sua risposta.
Hope ha visto la donna che sta dietro. Non è di pietra, è fatta di vetro. La vera Light si rende forte per gli altri, specialmente per sua sorella. Le ha fatto da madre e, per non ferirla, per non vederla piangere, ha represso le sue lacrime. Non mostra niente di sé così che gli altri non possano preoccuparsi per lei.
Nessuno la vedrà mai piangere, ma ciò non significa che lei non sappia farlo. Lo fa, ma in silenzio, in un angolo di cuore in cui nessuno può vederla e preoccuparsi.
L’ammirazione di Hope poteva solo aumentare, e così fece.

Poi lei sparì. In un battito di ciglia non c’era più.
Hope consacrò quegli anni a se stesso e ai suoi progetti. Ma Light era sempre lì. Divenne un’idea, una meta, un’ispirazione. Per lui in quegli anni niente era più importante che diventare un uomo degno della sua amicizia. Ancora non aveva capito, ancora non sapeva cosa provava davvero.
Forse fu Serah, inconsapevolmente, a scuoterlo. Dicendogli che Light era viva gli diede una scossa, si sentì attraversare e un’assurda speranza lo avvolse. Poteva davvero rivederla? Poteva davvero sentire la sua voce ancora?
Lavorò giorno e notte, tutto sperando di arrivare al giorno in cui si sarebbero incontrati vivo.
Era come una corsa dove lei era la meta. Voleva solo raggiungerla.

Ma Dio, o chi per lui, rise delle sue speranze e gli buttò in faccia l’amara realtà.
La disillusione arrivò con la fine del tempo e la morte di Serah. Di Light nessuna traccia. Tutto era cristallizzato in un indefinito scorrere di ore.
In quel giorno Hope finì di fantasticare. Ogni sogno di ragazzo, bambino, adolescente svanì. Light era solo un ricordo impalpabile e lui divenne un leader.
Ogni giorno, per quasi 400 anni, sempre da solo, sempre col ricordo di lei, Hope combatteva una guerra contro un nemico invisibile.
Accadde un giorno. La frustrazione era alle stelle. Aveva appena fatto un grosso passo avanti nella sua ricerca quando, all'improvviso, gli scienziati sparirono. Non tutti insieme, ma uno alla volta. Silenziosamente ogni giorno erano sempre meno fino a quando Hope si ritrovò solo.
Quel giorno cominciò a vederla.
Una figura, un demone dai capelli del colore dei ciliegi in fiore.
Inizialmente la vedeva solo nei sogni. Ma quanto è labile il confine tra sogni e realtà? Quel demone cominciò a comparire anche quando Hope era sveglio. Si sentì impazzire, non distingueva più i sogni dalla vita reale.
Fu allora che decise di andarsene, un leader pazzo non sarebbe servito a nessuno, e si isolò sull'Arca, che lo accolse insieme al suo demone.
Da quel momento fu bianco. Dormì un sonno lungo più di cento anni.

Ma un giorno si risvegliò. Provate a immaginare la sua sorpresa nel ritrovarsi nuovamente ragazzino! Il giorno del suo risveglio l’Arca tremò per la sua rabbia, ma fu un attimo.
Perché Hope non era più lui. Sentì dentro di sé una presenza, e capì. Era un burattino nelle mani di Bhunivelze. In un instante comprese il piano del dio, e ne odiò ogni sfaccettatura.
Gli aveva levato tutto, lo aveva reso un suo servo privo di volontà. Beffa finale lo aveva fatto tornare bambino. Come se ogni suo sforzo, ogni sua fatica, fossero stati vani.
Eccola, la punizione di Dio per essere stato speranza.
Ora sapeva. Sapeva che Light sarebbe tornata e che stava a lui, anzi, al dio che lo possedeva, guidarla.
Questa era la ciliegina sulla torta. Il vero motivo per cui Bhunivelze lo aveva fatto tornare ragazzino.
Voleva che Light continuasse a vederlo come un bambino, come se in mille anni fosse stato lui quello dentro un cristallo.
Se Hope avesse avuto ancora il controllo del suo corpo avrebbe pianto.
Se fosse stato ancora lui avrebbe distrutto i legacci assurdi che lo stringevano.
Quando Light tornò e lui, dopo mille anni, la rivide, avrebbe voluto saltare dalla gioia, l’avrebbe stretta a sé e non l’avrebbe più lasciata andare.
Non fu così. Il dio non voleva.

-Bentornata, Light-san.-

Il tono era cordiale, come sempre, come ci si aspetta da lui, ma covava un urlo disperato, un desiderio di libertà impossibile.
Eppure, quella piccola parte che era ancora lui, non poté non ammirare quella donna. Piena di forza e di orgoglio, e, per la prima volta se ne rese davvero conto, indicibilmente bella. Avrebbe ammirato per ore i suoi lineamenti sinuosi e gli occhi limpidi. Ironico, ora che lei era vicina, lui era più distante che mai.
Sapeva cosa gli sarebbe successo, sapeva cosa lo aspettava finito il suo compito, ma quel piccolo frammento di Hope era comunque felice. L’aveva rivista, seppur in un modo così falso, aveva potuto nuovamente bearsi di lei.

Poco dell’uomo che Hope era stato trasparì nei 13 giorni seguenti. Ogni tanto gli sembrava di tornare sé stesso, magari per una frase o una battuta. Ma era solo un espediente del dio per non destare sospetti. Non che servisse a qualcosa: Light aveva i suoi sospetti.
Hope era asettico come la sua arca.
Odiava quella sua condizione, odiava essere bloccato su quella dannatissima arca mentre Light rischiava la vita per una promessa fasulla. Se non poteva fare altro almeno l’avrebbe guidata. Lui e il dio concordavano su questo.

Fu verso la fine che Hope cominciò a tornare Hope. Il giorno dell’ultima alba del mondo non poté più trattenersi e disse a Light solo una piccola cosa, un piccolo pensiero, frammento di sé, che era tornato in suo possesso:

-Hey Light. Quando Vanille salverà i morti, a me che succederà? Che ne sarà della mia anima?-

Fu un istante, un instante di pura libertà. Ma, nello stesso momento in cui pronunciò quelle parole, sentì la rabbia del dio come se fosse sua. Si sentì scomparire. No, non poteva finire così. Non aveva paura della morte, ma voleva rivederla. Per la prima volta, Hope ebbe la forza di sottrarsi e prevalere. Fu così che arrivò da Light, perché doveva dirgli ancora una cosa, soltanto una..

- Light. Sono venuto a salutarti.-

-Come hai..?-

Light fece per toccarlo, ma la sua stretta si chiuse nel nulla. Hope era intangibile come un pensiero.
Avrebbe voluto dirle tanto, ma il tempo a loro disposizione era poco. Così provo ad essere essenziale, provò a consigliarla davvero, per la prima e l’ultima volta, come meglio poté.
Lei ancora non capiva, non sapeva perché era diventata di ghiaccio, senza sentimenti. Lui le avrebbe urlato la verità, ma a che pro? Doveva scoprirlo da sola per poter tornare chi era. Hope poteva solo avere speranza e fidarsi di lei. E, nonostante il gelo nella sua anima, Light le appariva come una ragazzina spaventata e lui avrebbe consacrato quei suoi ultimi instanti per aiutarla.

-Non devi scoraggiarti. Imparare dai propri errori. E’ quella la chiave. Forse sbaglierai tante volte, ma alla fine ce la farai. Continua a tentare, d’accordo?-

-Ho cominciato male. Non ho mai cercato di capire te. Non mi sono mai fidata e ti ho sempre tenuto all'oscuro di tutto.-

-No, era giusto così. Non ero veramente io… E quella non era una persona affidabile. Era solo una pedina mossa da dio.-

-Perdonami.-

Hope sorrise a quella parola. Come se ne avesse bisogno. La guardò e a lasciarla lì, sperduta e confusa, gli si strinse il cuore, ma il tempo non era dalla sua parte.

-Non dirlo. Almeno alla fine ho avuto la possibilità di essere di nuovo me stesso. Dopo tutto quello che è successo, mi basta. Ricordi quando ci siamo conosciuti secoli fa? Ricordi cosa mi hai detto? “Tieni gli occhi aperti, io ti copro.”-

-Ma non l’ho fatto. Non ci sono riuscita.-

Ancora non capiva, non aveva mai capito cosa frullava nella testa di Hope. Lei lo ha protetto sempre.

-Si che l’hai fatto! Più di quanto credi. Sapendo che eri accanto a me non avevo più paura.-

E all'improvviso a Hope non importò più nulla. Non gli importava della fine del mondo o del fatto che agli occhi di lei era solo un ragazzino. Il suo tempo stava per finire, e lui avrebbe sfruttato i suoi ultimi istanti per farle capire quanto lei era importante per lui. E con le sue ultime forze disse le sue ultime parole:

-Non ho paura, neanche ora. Perché tu sei qui.-

Fu così che Hope Estheim scomparve. Assurdamente felice, perché sapeva che per la prima volta la donna che aveva tanto ammirato lo aveva visto per l’uomo che era.
 
Ma quella non era la fine a cui lui era destinato. Nel buio della sua non esistenza continuava a sentire, seppur flebilmente, i pensieri del dio. Aveva una vaga percezione della battaglia che infuriava e, impotente per l’ennesima volta, sperava solo che Light stesse bene.
Quando all'improvviso fu colpito in pieno viso da una luce. Così calda e dolce da scaldarlo nel profondo. E in quella luce percepì la sua presenza.

-Light?-

-Vai.-

-Lightning?-

-Lo vedi? Vai..E’ un mondo nuovo, un mondo di speranza. E aspetta che tu rinasca. Sei la loro speranza.-

Perché? Perché le stava dicendo di andare? Non gli importava nulla di rinascere, voleva solo vederla.

-Non ti vedo. Dove sei? Che ne sarà di te?-

-No. Se ti volti non potrai più partire. Io devo restare, qualcuno deve controllare il Caos. Il mio dovere è difendere per sempre il mondo nuovo, e anche te… e tutta l’umanità. Ora va’. E vivi.-

Cosa le stava dicendo? Hope si rifiutava di capire. Lei lo aveva salvato, di nuovo. E lui doveva scappare? Perché? Non avevano già perso troppo? Lei non aveva dato già troppo per il mondo? Che senso aveva quest’ultimo, definitivo sacrificio? No. Non l’avrebbe permesso. Perché sarebbe dovuto rinascere se ciò lo avrebbe separato da lei? Qual era il senso di quella vita che gli stava donando se non poteva condividerla con lei?
Non ci pensò due volte, si girò. Ma Light era scomparsa. Quasi imprecò. Cominciò a cercarla ovunque, urlando il suo nome. Ma era troppo tardi, lei se n’era andata. Hope era di nuovo solo.

In un lampo, vide un'altra luce. Lontana e irraggiungibile. Da essa sentì provenire una voce, la sua.

­-No, aspetta. Non andare. Ti prego! Non… non lasciarmi sola!-

Fu come una scossa. Light aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di lui. Nulla più importava, solo la luce. Con ogni grammo della sua forza Hope si costrinse a raggiungerla. Quasi non si accorse che quella luce stava rischiarando lentamente tutte le tenebre. Per una volta, lui l’avrebbe salvata, anche da sé stessa se necessario.
Improvvisamente la vide. Il volto rigato di lacrime, la mano tesa in una muta richiesta. Forse, fu allora che capì. Vedendola così fragile e sola per la prima volta capì la vera intensità dei suoi sentimenti. Che sciocco, come aveva fatto a non capire prima quanto l’amasse? Come aveva fatto a scambiare l’amore per l’ammirazione? Tutto ebbe senso in un attimo. Capì che tutta la strada fatta da quando aveva posato gli occhi per la prima volta su di lei era per questo momento. Ogni sofferenza patita lo aveva portato qui, dov'era destino che fosse. Pieno d’amore per lei e pronto a salvarla.
Strinse la sua mano tesa e fu come se nello stesso istante abbracciasse i suoi sentimenti. La guardò, pieno d’affetto.

-Va tutto bene. Ti sentiamo, Light. Andiamo, staremo tutti insieme.-

Ed era una promessa.




Oookkey!
Signori e signore ecco LA storia! Che amo Hope lo avrete già capito, ma credo di essere finalmente riuscita ad esprimere quello che avevo in testa dignitosamente. Personalmente l'adoro!!
Tengo a precisare un paio di cose. La parte in cui parlo di ciò che sucesse ad Hope e di come scomparve sull'arca non è farina del mio sacco ma l'ho presa da Final Fantasy XIII REMINISCENCE- Trace Of Memory, una pubblicazione giapponese che contiene un intervista ai protagonisti del gioco dopo gli eventi di Lightning Returns (se non lo conoscete ve lo consiglio perché copre piccoli buchi nella trama, anche se è difficile da trovare on line e si trova solo in inglese, per di più mancano due capitoli. XD)
Inoltre ho particolarmente sottolineato gli eventi di LR perché secondo me sono i più "ricchi" ai fini della mia storia. Insomma quando Hope parla prima di scomparire mi vengono gli occhi a cuoricino!!
Comunque, non vi annoio oltre!
Buona lettura! E se vi piace, o avete consigli da darmi perdete due minuti per buttare giù un paio di parole!
Nihal.

 
   
 
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