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Autore: La Setta Aster    31/10/2016    1 recensioni
Su un pianeta dove la legge è dettata dalla mano più veloce ad estrarre un revolver laser... Un gruppo di coraggiosi eroi affronta il deserto marziano in cerca di vendetta, denaro, donne, denaro, dinamite termica, denaro, e per finire: DENARO! Scopriranno loro stessi cavalcando cavalli elettrici dalla regione di Cydonia alla città di Ma'Adim, facendo esplodere tutto ciò che non gli va a genio.
La Krypteia productions è orgogliosa di presentare...
...John Malkovich, Shia LaBeuf, Zoe Saldana...
C'ERA UNA VOLTA SU MARTE
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mancavano poche ore all’alba: a breve sarebbe scattato l’orologio della morte, per Stirling, e le lancette non si sarebbero fermate fino al terzo giorno. Ma il rivoluzionario mostrò molto più coraggio di quanto non mostrasse in battaglia: non fuggì, ma proseguì con la preparazione dell’attacco, finché non giunse alla conclusione che avrebbe dovuto inviare dei ricognitori, col favore delle tenebre, per giudicare la situazione di Suq, raccogliere informazioni sul numero di truppe stanziate, le tipologie di armamenti, e altro. Questo ci porta a Mat che striscia su per una duna, imbracciando il fucile costruito ed assemblato da Blacky, con annesso un nuovo mirino, quello donatogli da Robin. A fianco a lui stavano i suoi due compagni. Cobra non voleva parlare di quello che era successo nel saloon, e concentrandosi sul proprio lavoro, sull’attacco, era tornato il vecchio pistolero che aveva a cuore il destino di quei due ragazzi.

Mat prese ad osservare la città da dietro una duna rossa, attraverso il sofisticato mirino.

“all’interno delle case paiono essere tutti civili che dormono, e non rilevo veicoli degli Earthlings, né un numero eccessivo di ranger” disse Mat, senza staccare l’occhio dal visore. “c’è una grossa villa sul promontorio adiacente alla città, uno sperone di roccia solida che ospita la casa dei Roth, e quella è ben protetta”

“non ha mentito” disse Cobra “il Duca ha un codice d’onore: non elimina mai una preda prima del tempo, e se Stirling attaccherà vincerà di sicuro” spiegò “non vuole che al suo trofeo venga fatto del male”

“sarebbe una bella beffa uccidere ora Stirling, prendere la taglia e fuggire dal pianeta” scherzò Blacky “lasceremmo il Duca senza preda e noi lontani da qui con un mucchio di soldi!”

“Blacky, non farmi venire strane idee, sono un uomo che cede facilmente alle tentazioni!” ridacchiò Cobra.

La ragazza si sentì sollevata: la sua battuta aveva fatto tornare il buon umore al vecchio pistolero, anche se solo per un istante, il tempo di una risata.  

“a proposito, Blacky” le si rivolse Mat da sopra la duna “complimenti per il lavoro che hai fatto alla navetta: nessun altro c’era riuscito”

Erano giunti fin lì con la cabina di pilotaggio della nave schiavista, opportunamente riparata e modificata per diventare una silenziosa navetta a forma di testa di calabrone, in grado di nascondere la propria presenza ai radar e ai rilevatori di calore e di movimento: l’unico modo di vederla era coi propri occhi. Mat aveva colto l’occasione di fare un complimento a Blacky in un momento in cui era soddisfatta di sé stessa, come dopo essere riuscita a far ridere Cobra. Funzionò, perché la ragazza lo ringraziò con un’insolita dolcezza nella voce.

Quando fu convinto delle sue rilevazioni, Mat si scostò dal mirino, e scivolò giù dalla duna, avvisando i compagni che non c’era altro da vedere. Tornarono alla navetta, e Blacky si mise ai comandi. C’erano due sedili, uno per il pilota e uno per il copilota, dove sedeva Cobra, ma la ragazza, abile meccanico, inserì un terzo sedile per Mat.

“come hai detto che si chiama questa perla barocca?” domandò il ragazzo.

Blacky rise per il paragone “Nomad” rispose.

Silenziosa come una vipera, si alzò in volo, coperta dall’oscurità, e si diresse verso Yakhim.

“sono ansiosa di vedere come se la caverà il mio raggio con questo guanto” disse Blacky.

“sono sicuro che sarà uno spettacolo indimenticabile” commentò Cobra.

“sembra essere stato creato per calzare sulla tua mano”

Cobra scoppiò a ridere “Mat, sei un adulatore davvero pessimo!”

“perché mai?”

“sembra che stai recitando un melenso teatrino, devi essere più naturale”

Anche Blacky si lasciò scappare una risata. Questi attimi di serenità però portavano sempre la puzza di angoscia, che aleggiava nell’aria da quando la voce di Lince l’aveva portata.

Giunsero presto in vista di Yakhim. Quando atterrarono, furono accolti da Stirling e Robin. Mentre il primo si affiancò a parlare con Cobra, la donna stette indietro coi due ragazzi.

“cosa dice il vostro tiratore?” domandò Mark.

“non troveremo resistenza, se non quella dei Roth e dei loro ranger”

La donna rossa fece la stessa domanda a Mat, che rispose di non aver trovato nulla di insolito.

“temi per questo attacco?” chiese Blacky a Robin.

“dopo quello che è successo ieri nel saloon ho molta più paura”

“del Duca Bianco?” intervenne Mat.

L’altra sospirò “se lui coordina le forze terrestri qui su Marte ho ragione di essere spaventata”

“è l’uomo più potente e ricco del pianeta, e forse del Sistema Solare” spiegava Mark a Cobra “avevo ragione di credere che il potere fosse stato ceduto a lui, ma è stato furbo a non esporsi”

“è un uomo intelligente e pericoloso, un abile avversario”

“e conosce fin troppo bene i nostri piani; sembra che li conosca prima lui di noi” scherzò Stirling per sdrammatizzare.

Tornarono nel saloon, dove nessuno aveva chiuso occhio.

“il Duca non mentiva” disse Stirling entrando.

“allora come agiamo?” domandò uno dei consiglieri.

“portiamo pochi uomini, io andrò con loro” rispose “cercheremo di prendere la casa, stando a quello che dice il nostro ricognitore…”

“Mat!” precisò il ragazzo, interrompendo il condottiero “non sono un ricognitore, sono un tiratore scelto!”

Stirling lo accontentò “certo, come dice Mat” si corresse “è ben protetta – anche se lo stesso non si può dire del resto della città – e non può essere presa dai lati perché è costruita su un promontorio, la cui unica via d’accesso è una salita sterrata”

“l’unico modo di prenderla è con un attacco frontale, ma quelle sono milizie rammollite dalla ricchezza, non terranno testa a noi tre, figuriamoci se viene anche Robin!” intervenne Cobra.

“allora è deciso: attaccheremo non appena pronti, non importa se ci sarà il sole” sentenziò Mat.

E così fu: al sorgere del sole, Cobra, Mark, Blacky, Mat e Robin, seguiti da un manipolo di altri rivoluzionari, erano alle porte della città di Suq. Entrarono indisturbati, mentre la vita della frenetica città commerciale iniziava a svegliarsi. Le case fatte di terra erano alte e strette, ogni piano equivaleva ad una stanza, in questo modo vi era molto più spazio: non esistevano vicoli, ma solo vie, ed ognuna di esse era percorsa ai lati da banchi di vendita, intervallati dalle porte d’entrata delle case. A Suq si potevano trovare i più disparati prodotti, dalle armi alle spezie, dai pezzi di ricambio ai ripetitori musicali. Alcuni banchi erano spogli, pronti ad accogliere un venditore errante o un mercante itinerante, giunto fino a Suq per alloggiare in una locanda e presentare i suoi esotici prodotti. Non era raro incontrare bizzarre razze aliene che arrivavano dall’altro capo della galassia in cerca di nuovi oggetti e nuovi clienti. Un tempo Suq era chiamata ‘la perla di Cydonia’, per la sua bellezza derivata dall’architettura dei marziani antichi, oppure ‘la piccola Ma’Adim’, alludendo al fatto che sia nell’una che nell’altra era possibile soddisfare ogni genere di necessità commerciale, ma a parte questo la bellissima e suggestiva Suq non aveva nulla da spartire con la caotica metropoli di Ma’Adim. Imponenti cupole dorate riflettevano il sole, fungendo da faro per le carovane, e alti minareti erano prova dell’abilità degli antichi costruttori marziani.

Si trovavano nella piazza centrale: un’immensa arena di terra rossa che si apriva intorno ad un pozzo, che, come vuole la leggenda, fu la prima costruzione del paese, attorno alla quale si espanse fino a diventare la grande città commerciale di Suq. Le carovane erano solite rifornirsi a quel pozzo, così un bel giorno un mercante decise di stanziarsi là con il suo carro, e iniziò a scambiare oggetti con gli altri commercianti. Da lì, nacque il primo insediamento, che crebbe in poco tempo, sempre mantenendo il pozzo come ombelico della città. Proprio là i nostri eroi erano attesi da un branco di pistoleri rabbiosi e bavosi, che sputavano a terra il tabacco masticato. Parevano dei lama, quelli con la bava corrosiva che si vedevano negli zoo galattici. Erano i Roth. Vestiti come damerini, con abiti puliti, giacche e spolverini fatte con chiari tessuti preziosi, ma quegli indumenti così pregiati ospitavano la peggior specie di bestia che il deserto avesse avuto la sfortuna di ospitare.

Cobra, che capitanava i rivoluzionari, si fermò ad una decina di metri dal padre di famiglia dei Roth, un vecchio orribile con disgustosi gusti sessuali per i quali richiedeva le giovani fanciulle di Suq come tributo, insieme ad un disumano pagamento in denaro, in cambio della protezione da gruppi malavitosi alimentati dagli stessi Roth.

“ho una proposta per te, Cobra Jack!” grugnì.

“ti ascolto, Francis” gli rispose dai dieci metri di distanza di sicurezza.

“la tua pistola contro quella del mio ragazzo, Steve Mano Svelta, per il controllo della città!”

“me lo stai proponendo perché sareste spacciati?” ridacchiò Cobra.

Francis sputò a terra ed emise un vero e proprio ringhio.

“quel bastardo bianco se n’è andato ieri, e si è portato via tutta la milizia, mi restano solo pochi ranger” la sua voce era carica di astio, e Francis Roth non era mai stato bravo a mentire. “io ti sto solo mettendo davanti ad una scelta che risparmierebbe la vita dei tuoi uomini”

“non sono i miei uomini” rispose Cobra “ma ho una controproposta: lascia la città a noi”

L’altro scoppiò a ridere.

“ti sto solo mettendo davanti ad una scelta che risparmierebbe i tuoi uomini” citò.

“hai forse paura, pistolero?” domandò con tono di sfida “forse hai paura che al momento cruciale la tua mano ceda o i riflessi ti abbandonino?” bofonchiò una risata.

Intanto, Robin si era avvicinata all’orecchio di Blacky “è un mostro, manda avanti suo figlio invece di battersi lui stesso, un ragazzino!”

“non ha speranze contro Cobra” rispose Blacky, certa della vittoria del vecchio pistolero.

“soprattutto perché il soprannome di Mano Lesta gliel’ha dato il caro paparino, ma il ragazzo non ha mai vinto un solo duello, è buono solo a stuprare ragazzine troppo piccole per opporre resistenza e picchiare vecchi indifesi” s’intromise Mat.

Cobra, intanto, aveva preso una decisione: “manda avanti tuo figlio”

Back e Mat si sorpresero: aveva detto di non voler uccidere dei ragazzini. Questo si fece largo tra i parenti fino ad uscire dal branco, con un ghigno inappropriato sulle labbra.

“pronto a trapassare, vecchio?” gli ruggì.

“quando sei pronto spara!”

Il giovane impetuoso non attese un solo secondo, non sentì l’aria tra le dita, il suono del silenzio prima dello sparo, non si prese nemmeno un istante per respirare: estrasse il revolver. Ovviamente, Cobra fu più svelto, ma non lo uccise: il proiettile andò a disarmare l’avversario, colpendo la sua arma, che cadde a terra fusa dal laser. Ma un secondo colpo fu esploso Cobra, e andò a trapassare il cranio del vecchio Francis Roth. Cadde a terra, con gli occhi incrociati e la bava alla bocca.

“padre!” urlò il figlio, ma non mosse un muscolo.

A quell’affronto, i ranger e il resto dei Roth puntò le armi contro Cobra, ma Blacky e Mat furono svelti a sbarazzarsi dei primi, lasciando vivere i terrorizzati secondi.

“era un viscido verme con le mani così sporche di sangue che nemmeno se tu ti impegnassi lo raggiungeresti”

“se non vogliamo contare che ha inviato il suo figlio prediletto ad affrontare il grande Cobra Jack senza una minima esperienza di duelli! Era spregevole!” aggiunse Blacky.

“ma tu non sei triste per tuo padre, esulti piuttosto per la tua eredità!” Cobra prese il ragazzo per un braccio e lo allontanò “alzati, prendi la tua famiglia e cerca di costruire con loro un rapporto che vada oltre gli interessi economici”

“va bene, certo, lo farò, ma non vorrai uccidermi, vero?”

“certo che no, devo ancora derubarti della tua eredità e cacciarti da questa città con un carro e qualche provvista” rise di gusto Cobra, mentre l’altro versava per quel denaro perduto le lacrime che non aveva versato per il padre.

A quel punto, mentre Robin urlava alla folla di rivoluzionari che la città ora apparteneva al suo popolo, Cobra si diresse di corsa verso Stirling, acclamato da un’ovazione.

“prenderò la mia parte dai soldi di quella villa e me andrò, Stirling, qui non c’è traccia del Duca Bianco”

“inoltre quel denaro ci sistemerebbe per un bel pezzo, supera di gran lunga la tua taglia!” notò Mat.

“non sarebbe male acquistare una nave, per poi modificarne le prestazioni motorie ed offensive per iniziare una carriera dedita alla pirateria!” propose Blacky.

I due apprezzarono l’idea, e già pregustavano viaggi stellari, cavalcando onde di comete e nascondendo tesori sugli asteroidi. Ma qualcosa di inatteso interruppe quel momento, costringendo i tre eroi a rivedere la loro posizione: un gruppetto di cuccioli di essere umano, comunemente detti ‘bambini’, si accalcò contro i “liberatori di Suq”. Ben presto, furono sommersi, assediati, da un esercito di bambini che volevano conoscere quelle leggende. Uno si aggrappò alla gamba di Blacky, e le disse che era “un bellissimo angelo venuto per salvarci!”. Quella voce infantile, innocente, la confuse: era intenerita, forse? Un altro bimbo andò a tirare un lembo dello spolverino di Cobra per richiamarne l’attenzione “quando sarò grande voglio essere come te, Cobra Jack!”. Il vecchio pensò a quanto avrebbe voluto che fosse stata sua figlia a dirgli qualcosa del genere. Infine, anche Mat ricevette la visita di un bambino, anzi, di un ragazzino di tredici anni “sei il mio idolo, sicuramente tutte le donne cadranno ai tuoi piedi, liberatore di Suq!”.

I nostri eroi si guardarono, sbigottiti e confusi, non avendo la minima esperienza di come affrontare dei cuccioli di uomo.

“guarda, Mark” gli sussurrò Robin all’orecchio “affrontano qualunque minaccia, ma temono un branco di bambini” ridacchiò “perché non ne prendi uno in braccio?”

“no, non voglio che si pensi che strumentalizzo questi bimbi così adorabili” prima ancora che la frase fosse arrivata al suo compimento, fu il turno proprio di Mark Stirling.
Una manina candida gli strattonò i pantaloni. L’uomo si abbassò, e gli porse attenzione.

“sei tu il capo dei buoni?” domandò la piccola.

Robin scoppiò a ridere per la dolcezza di quella creatura.

“io sono quello che parla per dare coraggio ai buoni, ma i veri eroi sono Cobra, Mat e Blacky”

“la mamma dice che i veri eroi non sparano”

È incredibile come spesso la sincerità pura ed incorruttibile dei bambini possa scalfire l’animo di un uomo. Robin guardò il suo amato con estrema dolcezza.

“saresti un buon padre” gli disse teneramente.

Mark prese in braccio la bambina, ma senza alzarsi in piedi, per poter rimanere coperto dalla folla. La donna lo abbracciò, e poi si concesse qualche smorfia per far divertire la bimba.

A mezzogiorno, Cobra, Mat e Blacky erano decisi a portare quella rivoluzione fino alla vittoria, per poi ritirarsi alla vita da pirata, dopo aver saccheggiato Ma’Adim.

ANGOLO DEGLI AUTORI
Siamo tornati! 
l'orologio inizia a scorrere, per Stirling, la clessidra ha iniziato a rilasciare le sabbie, che inesorabilmente scivolano verso il Duca Bianco. Ma, nel frattempo, i nostri eroi si godono una vittori, assaliti da un temibile esercito di bimbetti e fans! 
Un enorme abbraccio a chi di voi ancora ci segue, per farci perdonare della lentezza vi annunciamo (scoooooop! ndS) che abbiamo ufficialmente iniziato la stesura del seguito di questa storia! :-D 


 
  
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