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Autore: inlovewitharry    31/10/2016    1 recensioni
"Qualche volta penso che ti abbiano estratta perché sapevano che ti avrei amato." La storia completa di Annie e Finnick, iniziando dalla Mietitura di Annie fino alla fine di Mockingjay. Annie's POV [Traduzione della fanfiction inglese di frombluetored] IN REVISIONE.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Mags, Nuovo personaggio, Vincitori Edizioni Passate
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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cap6
Where Meets Body
Capitolo 1: Ties.
 
• angolo della traduttrice: La storia che troverete di seguito è una delle mie fanfiction preferite su Hunger Games, scritta in inglese da frombluetored. È considerata – almeno, da me – la fanfiction che rispecchia nel modo migliore la vita di Annie e Finnick. La trovo estremamente ben scritta, ben elaborata e rispecchia tutti i pochi elementi che la Collins ci ha dato sulla vita di questi due personaggi. Dato che in Italia purtroppo non ci sono tante fanfiction su Annie e Finnick, ho pensato di iniziare a tradurla per renderla più accessibile ad altre persone. La fanfiction è completa, quindi farò nel modo più possibile per aggiornare velocemente. Allego la fanfiction originale qui. Per domande, per vedere quando aggiorno, suggerirmi altre fanfiction da tradurre (fatelo!!) O semplicemente per fare due chiacchere mi trovate su Twitter, con il nome @runawaysylvie. Prometto che non mordo! Ps: se trovate errori o cose che non vanno bene fatemelo sapere tramite una recensione!
 
 
Annie's POV.
 
È iniziato tutto così.
Sono stordita e mi siedo nel letto. Dentro casa mia c'è umido e soffoco  – senza contare la finestra che era stata aperta – e mia sorella sta riposando contro di me, la sua pelle calda e umida dal sudore. Stringo forte la mia testa nelle mie mani e inizio a contare, fino a quando non riesco a far smettere di girare la mia testa e trovo un minimo di stabilità.
Attraverso la luce pervinca che illumina la mia stanza, riesco a vedere i vestiti che mia sorella ha messo fuori ieri sera, probabilmente dopo essersi intrufolata dentro casa e prima di infilarsi nel letto. Li fisso per circa tre minuti e poi apro la mia mente per concentrarmi sugli altri sensi che stanno lottando per attirare la mia attenzione.
Il suono delle onde è famigliare e posso sentire mio padre conversare con mio fratello da sotto le scale. Sta parlando fermamente e usa parole come ‘assolutamente no’ e ‘mai’. Parole che sono ridicole. Dai singhiozzi soffocati, posso capire che mio fratello stia piangendo.
Il panico mi travolge e non realizzo neanche di stare tremando fino a quando mia sorella mi dà leggeri colpetti sul braccio, ancora mezza addormentata. Mormora qualcosa che è uno strano mix di ‘va tutto bene’ e ‘non preoccuparti’.
Stringo le mani intorno alla vecchia coperta che è stesa nel mio letto e cerco di scacciare la preoccupazione inevitabile che sta cominciando ad insediarsi su di me. Oggi è il giorno della Mietitura. Non posso ignorarlo, non con i suoni del pianto di mio fratello mentre sale le scale di legno. Dopo aver capito che giorno sia, comprendo anche che due persone che molto probabilmente conosco e con cui sono venuta in contatto almeno una volta saranno portati via da noi e lanciati verso la morte.
Mia sorella si alza immediatamente, ora completamente sveglia. Inizia immediatamente un discorso su cosa faremo oggi, come se fosse stata sveglia tutto il tempo. Mia sorella è così. È più grande di me di cinque anni e ogni cosa che fa è tutto o niente. Può intrecciare ogni nodo del mondo a occhi chiusi, può convincere ogni ragazzo a portarla ovunque e ha il potere allucinante di saper trattenere le sue emozioni. Il suo nome intero è Coral, ma ha deciso di eliminare la ‘l’ circa quando si è diplomata da scuola. È fidanzata ufficialmente e si sposerà tra pochi mesi. È anche la mia migliore amica.
“Annie? Annie?” la sua voce è gentile ma ferma, due parole che sono sinonimi del carattere di mia sorella.
Alzò lo sguardo e incontro i suoi occhi, molto più blu dei miei e prendo un respiro profondo. Il respiro riempie il mio stomaco completamente e sento che un po’ di panico se ne sta andando via. Cora sorride mentre la sua faccia si illumina. Stringe un braccio intorno a me.
“Ecco fatto! Non c’è bisogno di preoccuparsi, vedi?”
Toglie il braccio dal mio corpo e sposta la coperta dalle nostre gambe. Mi sorpassa, arrivando alla fine del letto e facendo dondolare le gambe dall’altra parte. Aspetta che io faccia lo stesso e io poso la testa contro la sua spalla. Passa le sue dita tra i miei capelli.
“Nonostante io ami la nostra routine, Shell*, sono veramente contenta che rimanga  solo un anno dopo di questo. Mi preoccupo di te.”
Sorrido nonostante la preoccupazione. Cora ha iniziato a chiamarmi Shell quando ero solo un bebè. Fece l’osservazione che ero fragile come una conchiglia e continua a dirlo tutt’ora. Il mio hobby di raccogliere conchiglie e di crearne gioielli non ha aiutato per niente a scoraggiala.
“Sono sicura che starò bene.” Mormorò tra la sua spalla. Lei odora di Marv, il suo fidanzato. Lui cerca sempre pesci e occupa molto del suo tempo nella sua barca. È uno dei pescatori del distretto. Immagino che sia stata da lui la scorsa notte. Mi ferisce un po’ che lei abbia ignorato la nostra routine intera per lui, nonostante io lo trovi molto simpatico e carino. Per quanto riesco a ricordare, io e Cora abbiamo sempre ritenuto la notte prima del giorno della mietitura un giorno di festa. Trascorrevamo il giorno sulla spiaggia, camminando nella sabbia e raccogliendo conchiglie, correndo in cerca di vetro marino e giocando tra le onde. Per cena mangiavamo sempre cibo che cucinavamo insieme, seguito da mirtilli ghiacciati e uva per dessert. Trascorrevamo il resto della notte fuori sedute su due sedie nel retro di casa nostra, guardando le stelle e cantando canzoni stupide della nostra infanzia. Andavamo sempre a dormire nel mio letto – ero di solito troppo impaurita e apprensiva per dormire da sola – e poi ci preparavamo insieme la mattina successiva. Cora era presente per il giorno in spiaggia e poi per la cena ieri, ma era scappata via dopo la frutta gelata. Non l’ho vista fino alle prime ore della mattina, quando si era intrufolata nel mio letto il più silenziosamente possibile.
 Non l’ho detto ora perché voglio bene a Cora. Non potevo sopportare di farla sentire in colpa. Specialmente non oggi, quando il rischio di non vedermi più era appeso sopra le nostre teste. Non volevo farla vivere con il rimorso che mi aveva ferito non essendo presente ieri sera.
Vado avanti, preoccupata che lei potesse percepirlo attraverso il mio silenzio. “Sarò contenta anche io. È bello sapere che ci sono solo due anni di preoccupazione, ma è sempre peggio ogni anno, perché le possibilità diventano sempre più alte.”
 A diciassette anni, ho il mio nome nella mietitura più volte di quando ne avevo dodici. Nostro fratello, Arnav, ha appena compiuto otto anni. Si preoccupa per me più di quanto mi preoccupi io.
 Cora stringe il suo braccio intorno a me in un abbraccio breve ma stretto.
“Non c’è alcun modo in cui loro possano estrarre Annie Cresta. Le tue abilità di fare gioielli sono le più fini di tutto il distretto 4 e sappiamo tutti che la povera Capitale non può fare a meno di autentici gioielli marini fatti a mano direttamente dal quarto distretto. Cosa indosserebbero nelle loro cene marine?” la provoca Cora.
 Rido insieme a lei. “Dovranno accontentarsi di indossare i tuoi braccialetti di corda.”
 Cora non mi sta guardando, né io sto guardando lei, ma so che stiamo entrambe sorridendo. Scontra la sua spalla contro la mia.
 “Non possono averli! Non c’è nessun luccichio su quelle corde. E tu sai quanto la Capitale ami luccicare.”
 Continuiamo a ridere, ma sappiamo entrambe che non importa quanto le donne della Capitale amino i gioielli che produco. Posso essere estratta come tutti gli altri, e per la mietitura di oggi, ho una maggiore possibilità rispetto alle bambine più piccole.
 Cora ed io ci togliamo le vestaglie. Indossiamo i nostri vestiti da mietitura in silenzio, entrambe preoccupate dalle proprie paure per questo giorno. Mi giro verso di Cora e la vedo mentre si allaccia intorno al collo una collana che le avevo fatto anni fa. Ha delle piccole conchiglie bianche e fragili piccoli pezzi di vetro azzurrino, lo stesso colore del vestito che indossa ora. Il suo anello di fidanzamento fa luce e illumina i suoi colpi di sole nei capelli biondicci.
 Mi allaccio il vestito verde, sentendomi improvvisamente soffocare. Realizzo che non voglio lasciare mia sorella. Non oggi, non l’anno prossimo, mai.
 “Cora,” sussurro. “Ho paura.”
 Si gira per guardarmi e i suoi occhi luccicano a causa delle lacrime che cercherà sempre di non farsi scappare. Le sue mani tremano mentre le passa tra i suoi capelli.
 “Mi ricordo di quando avevi cinque anni, Shell. Avevi visto un gatto che era appena stato coinvolto in una rissa con un altro gatto mentre passeggiava dal panificio. Non si era ferito troppo, ma c’era parecchio sangue. Eri vestita con un vestito bianco nuovo di zecca che papà era appena riuscito a procurarti. Stavo tenendo stretta la tua mano, fino a quando non eri più vicino a me, e la cosa che ho visto subito dopo eri tu per terra con il gatto accucciato contro la tua pancia. Il suo sangue si stava spargendo in tutto il tuo vestito e tu stavi piangendo istericamente. All’inizio ho pensato che tu stessi piangendo perché il vestito era messo male, ma poi ho realizzato che quello era il motivo per cui io avrei pianto. Tu stavi piangendo perché il gatto stava male. Mi hai chiesto notizie del gatto per il resto della settimana e hai anche pianto altre volte.” Cora si gira e rovista tra i gioielli nella scatoletta sopra il comodino. Le sue mani stanno ancora tremando. Prende un respiro profondo e quando si ricompone, si gira di nuovo verso di me. “Questo è tutto quello che riesco a pensare nel giorno della mietitura, Annie. Perché tu sei la mia conchiglia. Non nel senso che non sei forte, ma nel senso che tu sei fragile dove tutti gli altri sono duri. Sei gentile fino al midollo. Non voglio mai più vedere il tuo vestito coperto dal sangue di qualcun altro.”
Chiude la scatola di scatto e io assaggio il sale delle lacrime che scendono verso le mie labbra. Cora non mi ha mai detto niente di simile in un giorno della mietitura. Ha sempre ignorato il pericolo della mia estrazione. Mi spaventa che lei mi dica questo, sembra quasi che lei mi dica addio.
Attraversa la stanza e appoggia le sue mani sulle mie spalle. È più alta di me e alcune lacrime scendono dalle sue bionde ciglia mentre mi sorride.
“Non è che penso che lo dovrai di nuovo fare, Annie. Voglio solo farti sapere che va bene essere impauriti. Perché anche io ho paura. Ecco cosa succede quando ami qualcuno: hai paura per loro. Ma staremo bene. Devi vedere io e Marv che ci sposiamo, giusto?”
Io annuisco, e lei occupa il tempo acconciando i miei lunghi capelli neri in una crocchia. Vorrei quasi che lei non lo facesse. I miei capelli sono così lunghi che arrivano fino alla fine della mia schiena e qualche volta sembrano quasi un’armatura contro le cose che non mi interessano.
Una piccola parte di me si chiese se anche lei pensa così, e li vuole alzati nel caso io venga estratta. Le prime impressioni sono molto importanti nel Giochi, e lei vorrebbe che io mi presentassi come una persona forte, con i miei capelli stretti e gli occhi fissi in avanti, con le mani ferme.
Voglio dirle che non sono lei, che mentre lei potrebbe essere abbastanza coraggiosa e forte da farsi volontaria nei Giochi, io non lo sono.
 
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Arnav stringe forte la mia mano mentre camminiamo per la strada. Il vento dal mare è abbastanza potente oggi, e mi aspetto un temporale stasera. Magari saranno abbastanza lontani da poter portare Arnav in spiaggia per guardare i fulmini nella distanza. È sempre stata la mia cosa preferita, anche se mi spaventa.
“Magari non prenderanno neanche una ragazza quest’anno! Non capisco perché non possano prendere due maschi solamente. Giusto papà? Giusto? Non pensi che potrebbero prendere solo maschi quest’anno? Così Annie non sarà presa. O invece! Invece, papà! Ho un’idea!” Arnav saltella su e giù, agitando la mia mano e quella di mio papà mentre rivela la sua idea.
Mio padre gli lancia un sorriso sforzato. “Che idea sarebbe, Nav?”
Arnav sorride a nostro padre e poi da un’occhiata a me, e nonostante stia sorridendo, posso notare ancora delle tracce di pianto di stamattina. “Dovrebbero fare un test dove guardano chi è il più cattivo e poi prendere quelle persone! Questa è la cosa più giusta.”
Stringe ancora di più il suo palmo contro il mio e alza lo sguardo verso di me. Io e lui abbiamo gli occhi di mia madre, verdi profondi. “Non ti prenderebbero mai, Annie. Tu sei la più brava. Non mi hai nemmeno sgridato quando ho fatto cadere il vaso della mamma.”
Le parole di Arnav sono così sincere come è lui e io voglio piangere di nuovo. Arnav è l’unica persona in questo mondo di cui io possa prendermi cura. Tutti gli altri si prendono cura di me. Nostra madre è morta quando Arnav aveva solo un anno, quindi cercava me e Cora per attenzione materna. Mio padre è tanto caro, ma è assente la maggior parte del giorno. ‘Le Reti Cresta’ è un business abbastanza grande e mio padre lo gestisce tutto da solo. Cora ed io abbiamo turni per prenderci cura di Arnav durante il giorno. So che se la caverebbero bene se io venissi estratta. Mi fido di Cora più di tutto. Lei si prende cura di me quindi so che Arnav starà bene con lei. Però, so che gli si spezzerebbe il cuore se io andassi via, quindi mi ritrovo a sperare per la trentesima volta di non essere estratta.
“È un’idea interessante, Arnav. Ma noi non vogliamo che nessuno venga estratto, vero?” chiedo, correggendolo gentilmente.
Annuisce con vigore. “Hai ragione. No, è brutto che chiunque sia estratto. Però, spero lo stesso che la ragazza cattiva che lavora al banco di produzione e non tu, Annie.”
Cora trattiene una risatina e anche mio padre sorride.
La nostra conversazione finisce quando raggiungiamo la piazza. Dò alla mia famiglia un’ultima occhiata prima di cominciare a farmi strada verso le ragazza della mia età.

Fisso intensamente lo schermo mente mostrano il filmato di ogni anno, non prestando realmente attenzione. Un guizzo di color bronzo richiama la mia attenzione e mi trovo a fissare assente i capelli del più recente vincitore del distretto 4, Finnick Odair. Sta guardando il filmato nel palco con gli altri vincitori, ma ho la sensazione che anche lui non lo stia completamente guardando. È bellissimo, ma mi ha sempre reso a disagio. Forse è per l’aria disonesta con cui si presenta. Forse è il sorrisino che dà a quasi tutti. O forse perché ogni volta che lo guardo, posso solo vedere le sue braccia muscolose trafiggere la carne della ragazza dei suoi Giochi con un tridente.
L’accompagnatrice del distretto 4, Annora Bellamy, si fa strada nel palco. La sua pelle fluorescente e luccicante in pieno stile Capital City mi fa venire mal di testa. Mi sento fissare e guardo verso lo spiazzo dei maschi. Riconosco lo sguardo di un mio compagno di classe. Mi fa l’occhiolino e io gli sorrido quasi con il cuore.
“Ora, è tempo di estrarre la fortunata ragazza scelta per rappresentare i 70esimi Hunger Games! Ricordate, i volontari si scelgono in base a chi si fa volontario per primo. Non potete farvi volontari per un volontario. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!”
Annora Bellamy fa lo stesso discorso ogni anno, sempre da quando ci fu una rissa nella quale tre persone si litigarono per chi si dovesse fare volontario.
Le sue dita – composte da unghie di un giallo luccicante che dovevano essere finte – si immersero nella boccia contenente tutti i cartoncini bianchi. Il mio stomaco è così annodato che neanche Cora riuscirebbe a snodarlo. Giro disperatamente la testa, cercando un contatto con la mia famiglia. Vedo gli occhi di Arnav. Mi fissa semplicemente, senza interrompere lo sguardo ed è in quel momento che io so che sarò estratta. Non so come. Ho avuto la stessa sensazione alcune volte a scuola. La mia insegnante ci avrebbe consegnato i compiti corretti e io sapevo proprio il momento prima che lei mi chiamasse, che avrebbe detto il mio nome.
Non mi sbagliavo mai.
Distolgo gli occhi da quelli di Arnav solo quando sento la voce acuta di Annora Bellamy. “Annie Cresta!”
I miei occhi si chiudono e riesco a sentire le urla di Arnav. Non ho bisogno di aprirli per sapere cosa stia succedendo. Cora sta respirando affannosamente, ma ha preso Arnav contro di lei. Mio padre è verde e probabilmente vomiterà. So anche cosa faranno le mie amiche di scuola (probabilmente staranno in piedi con la mascella aperta, sono sollevate ma si sentono in colpa.)
Quello che non so è cosa sto facendo io.
Non riesco a muovere il mio corpo o ad aprire i miei occhi. Il mio intero corpo è immobile. So di non poter iniziare a correre, anche se lo vorrei tanto fare. Sento di poter svenire in qualsiasi momento e non posso respirare e voglio morire proprio ora.
“Vieni su, signorina Annie Cresta!” la voce di Annora Bellamy mi riporta alla realtà.
E in qualche modo, cammino. Piango anche. Voglio morire. Non ho mai voluto morire prima d’ora. Penso alla confessione di Cora di stamattina e un piccolo singhiozzo mi scappa. Oh, mia sorella. Il mio dolce fratello. Il mio padre forte.
Mi inciampo negli ultimi scalini verso il palco e Annora Bellamy mi regge. Non guarderò il pubblico. Invece fisso le mie mani. Tocco il braccialetto di corda stretto nel mio polso destro. Me l’ha fatto Cora cinque anni fa. Non l’ho mai tolto. Spingo le dita della mia mano sinistra sotto la piccola corda e stringo la mia presa intorno. Le lacrime mi bruciano intorno alla mia pelle.
Non mi sono ricordata che ci sarebbero potuti essere volontari, e sono felice di non averlo fatto. Perché la cosa successiva che sento è la voce di Annora Bellamy che chiede se ci sono dei volontari per il tributo maschile. Neppure lui ne ha. Finalmente lancio un’occhiata per vedere chi sia e inizialmente sono sollevata nel non riconoscerlo. I sentimenti sollevati sono presto cacciati via da quelli di tristezza. Non lo conosco, ma è più piccolo di me. Se dovessi indovinare, direi quattordici anni.
È un testamento di come sono andati gli scorsi quattro Giochi il fatto che nessuno si fa volontario per lui. Dalla vittoria di Finnick Odair, il Distretto 4 c’è l’ha fatta appena nei Giochi.
Ci stringiamo le mani, e le sua mano è così molla sotto la mia. E in quel momento, so che lui farà la fine di quel gatto ferito di tanti anni fa.
Mi dispiace così tanto, Cora.
 


*Shell = conchiglia. Non l’ho tradotto perché perderebbe la sua tenerezza, secondo me.
 
• nel capitolo successivo: Annie saluta la sua famiglia ed entra nel treno per Capitol City. Lì incontra, Finnick, Mags e fa conoscenza del suo compagno di Giochi. Chi sarà il suo mentore? Ah ho già nominato Finnick? Perché sarà molto presente. Finalmente.
 
A presto,
Silvia.
  
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