Where Meets Body
Capitolo 1: Ties.
• angolo della traduttrice: La storia che troverete di seguito è una delle mie fanfiction preferite su Hunger Games, scritta in inglese da frombluetored.
È considerata – almeno, da me – la fanfiction che
rispecchia nel modo migliore la vita di Annie e Finnick. La trovo
estremamente ben scritta, ben elaborata e rispecchia tutti i pochi
elementi che la Collins ci ha dato sulla vita di questi due personaggi.
Dato che in Italia purtroppo non ci sono tante fanfiction su Annie e
Finnick, ho pensato di iniziare a tradurla per renderla più
accessibile ad altre persone. La fanfiction è completa, quindi
farò nel modo più possibile per aggiornare velocemente.
Allego la fanfiction originale qui.
Per domande, per vedere quando aggiorno, suggerirmi altre fanfiction da
tradurre (fatelo!!) O semplicemente per fare due chiacchere mi trovate
su Twitter, con il nome @runawaysylvie. Prometto che non mordo! Ps: se trovate errori o cose che non vanno bene fatemelo sapere tramite una recensione!
Annie's POV.
È iniziato tutto così.
Sono
stordita e mi siedo nel letto. Dentro casa mia c'è umido e
soffoco – senza contare la finestra che era stata aperta
– e mia sorella sta riposando contro di me, la sua pelle calda e
umida dal sudore. Stringo forte la mia testa nelle mie mani e inizio a
contare, fino a quando non riesco a far smettere di girare la mia testa
e trovo un minimo di stabilità.
Attraverso
la luce pervinca che illumina la mia stanza, riesco a vedere i vestiti
che mia sorella ha messo fuori ieri sera, probabilmente dopo essersi
intrufolata dentro casa e prima di infilarsi nel letto. Li fisso per
circa tre minuti e poi apro la mia mente per concentrarmi sugli altri
sensi che stanno lottando per attirare la mia attenzione.
Il
suono delle onde è famigliare e posso sentire mio padre
conversare con mio fratello da sotto le scale. Sta parlando fermamente
e usa parole come ‘assolutamente no’ e ‘mai’.
Parole che sono ridicole. Dai singhiozzi soffocati, posso capire che
mio fratello stia piangendo.
Il
panico mi travolge e non realizzo neanche di stare tremando fino a
quando mia sorella mi dà leggeri colpetti sul braccio, ancora
mezza addormentata. Mormora qualcosa che è uno strano mix di
‘va tutto bene’ e ‘non preoccuparti’.
Stringo
le mani intorno alla vecchia coperta che è stesa nel mio letto e
cerco di scacciare la preoccupazione inevitabile che sta cominciando ad
insediarsi su di me. Oggi è il giorno della Mietitura. Non posso
ignorarlo, non con i suoni del pianto di mio fratello mentre sale le
scale di legno. Dopo aver capito che giorno sia, comprendo anche che
due persone che molto probabilmente conosco e con cui sono venuta in
contatto almeno una volta saranno portati via da noi e lanciati verso
la morte.
Mia
sorella si alza immediatamente, ora completamente sveglia. Inizia
immediatamente un discorso su cosa faremo oggi, come se fosse stata
sveglia tutto il tempo. Mia sorella è così. È
più grande di me di cinque anni e ogni cosa che fa è
tutto o niente. Può intrecciare ogni nodo del mondo a occhi
chiusi, può convincere ogni ragazzo a portarla ovunque e ha il
potere allucinante di saper trattenere le sue emozioni. Il suo nome
intero è Coral, ma ha deciso di eliminare la ‘l’
circa quando si è diplomata da scuola. È fidanzata
ufficialmente e si sposerà tra pochi mesi. È anche la mia
migliore amica.
“Annie? Annie?” la sua voce è gentile ma ferma, due parole che sono sinonimi del carattere di mia sorella.
Alzò
lo sguardo e incontro i suoi occhi, molto più blu dei miei e
prendo un respiro profondo. Il respiro riempie il mio stomaco
completamente e sento che un po’ di panico se ne sta andando via.
Cora sorride mentre la sua faccia si illumina. Stringe un braccio
intorno a me.
“Ecco fatto! Non c’è bisogno di preoccuparsi, vedi?”
Toglie
il braccio dal mio corpo e sposta la coperta dalle nostre gambe. Mi
sorpassa, arrivando alla fine del letto e facendo dondolare le gambe
dall’altra parte. Aspetta che io faccia lo stesso e io poso la
testa contro la sua spalla. Passa le sue dita tra i miei capelli.
“Nonostante
io ami la nostra routine, Shell*, sono veramente contenta che
rimanga solo un anno dopo di questo. Mi preoccupo di te.”
Sorrido
nonostante la preoccupazione. Cora ha iniziato a chiamarmi Shell quando
ero solo un bebè. Fece l’osservazione che ero fragile come
una conchiglia e continua a dirlo tutt’ora. Il mio hobby di
raccogliere conchiglie e di crearne gioielli non ha aiutato per niente
a scoraggiala.
“Sono
sicura che starò bene.” Mormorò tra la sua spalla.
Lei odora di Marv, il suo fidanzato. Lui cerca sempre pesci e occupa
molto del suo tempo nella sua barca. È uno dei pescatori del
distretto. Immagino che sia stata da lui la scorsa notte. Mi ferisce un
po’ che lei abbia ignorato la nostra routine intera per lui,
nonostante io lo trovi molto simpatico e carino. Per quanto riesco a
ricordare, io e Cora abbiamo sempre ritenuto la notte prima del giorno
della mietitura un giorno di festa. Trascorrevamo il giorno sulla
spiaggia, camminando nella sabbia e raccogliendo conchiglie, correndo
in cerca di vetro marino e giocando tra le onde. Per cena mangiavamo
sempre cibo che cucinavamo insieme, seguito da mirtilli ghiacciati e
uva per dessert. Trascorrevamo il resto della notte fuori sedute su due
sedie nel retro di casa nostra, guardando le stelle e cantando canzoni
stupide della nostra infanzia. Andavamo sempre a dormire nel mio letto
– ero di solito troppo impaurita e apprensiva per dormire da sola
– e poi ci preparavamo insieme la mattina successiva. Cora era
presente per il giorno in spiaggia e poi per la cena ieri, ma era
scappata via dopo la frutta gelata. Non l’ho vista fino alle
prime ore della mattina, quando si era intrufolata nel mio letto il
più silenziosamente possibile.
Non
l’ho detto ora perché voglio bene a Cora. Non potevo
sopportare di farla sentire in colpa. Specialmente non oggi, quando il
rischio di non vedermi più era appeso sopra le nostre teste. Non
volevo farla vivere con il rimorso che mi aveva ferito non essendo
presente ieri sera.
Vado
avanti, preoccupata che lei potesse percepirlo attraverso il mio
silenzio. “Sarò contenta anche io. È bello sapere
che ci sono solo due anni di preoccupazione, ma è sempre peggio
ogni anno, perché le possibilità diventano sempre
più alte.”
A
diciassette anni, ho il mio nome nella mietitura più volte di
quando ne avevo dodici. Nostro fratello, Arnav, ha appena compiuto otto
anni. Si preoccupa per me più di quanto mi preoccupi io.
Cora stringe il suo braccio intorno a me in un abbraccio breve ma stretto.
“Non
c’è alcun modo in cui loro possano estrarre Annie Cresta.
Le tue abilità di fare gioielli sono le più fini di tutto
il distretto 4 e sappiamo tutti che la povera Capitale non può
fare a meno di autentici gioielli marini fatti a mano direttamente dal
quarto distretto. Cosa indosserebbero nelle loro cene marine?” la
provoca Cora.
Rido insieme a lei. “Dovranno accontentarsi di indossare i tuoi braccialetti di corda.”
Cora
non mi sta guardando, né io sto guardando lei, ma so che stiamo
entrambe sorridendo. Scontra la sua spalla contro la mia.
“Non
possono averli! Non c’è nessun luccichio su quelle corde.
E tu sai quanto la Capitale ami luccicare.”
Continuiamo
a ridere, ma sappiamo entrambe che non importa quanto le donne della
Capitale amino i gioielli che produco. Posso essere estratta come tutti
gli altri, e per la mietitura di oggi, ho una maggiore
possibilità rispetto alle bambine più piccole.
Cora
ed io ci togliamo le vestaglie. Indossiamo i nostri vestiti da
mietitura in silenzio, entrambe preoccupate dalle proprie paure per
questo giorno. Mi giro verso di Cora e la vedo mentre si allaccia
intorno al collo una collana che le avevo fatto anni fa. Ha delle
piccole conchiglie bianche e fragili piccoli pezzi di vetro azzurrino,
lo stesso colore del vestito che indossa ora. Il suo anello di
fidanzamento fa luce e illumina i suoi colpi di sole nei capelli
biondicci.
Mi
allaccio il vestito verde, sentendomi improvvisamente soffocare.
Realizzo che non voglio lasciare mia sorella. Non oggi, non
l’anno prossimo, mai.
“Cora,” sussurro. “Ho paura.”
Si
gira per guardarmi e i suoi occhi luccicano a causa delle lacrime che
cercherà sempre di non farsi scappare. Le sue mani tremano
mentre le passa tra i suoi capelli.
“Mi
ricordo di quando avevi cinque anni, Shell. Avevi visto un gatto che
era appena stato coinvolto in una rissa con un altro gatto mentre
passeggiava dal panificio. Non si era ferito troppo, ma c’era
parecchio sangue. Eri vestita con un vestito bianco nuovo di zecca che
papà era appena riuscito a procurarti. Stavo tenendo stretta la
tua mano, fino a quando non eri più vicino a me, e la cosa che
ho visto subito dopo eri tu per terra con il gatto accucciato contro la
tua pancia. Il suo sangue si stava spargendo in tutto il tuo vestito e
tu stavi piangendo istericamente. All’inizio ho pensato che tu
stessi piangendo perché il vestito era messo male, ma poi ho
realizzato che quello era il motivo per cui io avrei pianto. Tu stavi
piangendo perché il gatto stava male. Mi hai chiesto notizie del
gatto per il resto della settimana e hai anche pianto altre
volte.” Cora si gira e rovista tra i gioielli nella scatoletta
sopra il comodino. Le sue mani stanno ancora tremando. Prende un
respiro profondo e quando si ricompone, si gira di nuovo verso di me.
“Questo è tutto quello che riesco a pensare nel giorno
della mietitura, Annie. Perché tu sei la mia conchiglia. Non nel
senso che non sei forte, ma nel senso che tu sei fragile dove tutti gli
altri sono duri. Sei gentile fino al midollo. Non voglio mai più
vedere il tuo vestito coperto dal sangue di qualcun altro.”
Chiude
la scatola di scatto e io assaggio il sale delle lacrime che scendono
verso le mie labbra. Cora non mi ha mai detto niente di simile in un
giorno della mietitura. Ha sempre ignorato il pericolo della mia
estrazione. Mi spaventa che lei mi dica questo, sembra quasi che lei mi
dica addio.
Attraversa
la stanza e appoggia le sue mani sulle mie spalle. È più
alta di me e alcune lacrime scendono dalle sue bionde ciglia mentre mi
sorride.
“Non
è che penso che lo dovrai di nuovo fare, Annie. Voglio solo
farti sapere che va bene essere impauriti. Perché anche io ho
paura. Ecco cosa succede quando ami qualcuno: hai paura per loro. Ma
staremo bene. Devi vedere io e Marv che ci sposiamo, giusto?”
Io
annuisco, e lei occupa il tempo acconciando i miei lunghi capelli neri
in una crocchia. Vorrei quasi che lei non lo facesse. I miei capelli
sono così lunghi che arrivano fino alla fine della mia schiena e
qualche volta sembrano quasi un’armatura contro le cose che non
mi interessano.
Una
piccola parte di me si chiese se anche lei pensa così, e li
vuole alzati nel caso io venga estratta. Le prime impressioni sono
molto importanti nel Giochi, e lei vorrebbe che io mi presentassi come
una persona forte, con i miei capelli stretti e gli occhi fissi in
avanti, con le mani ferme.
Voglio
dirle che non sono lei, che mentre lei potrebbe essere abbastanza
coraggiosa e forte da farsi volontaria nei Giochi, io non lo sono.
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Arnav
stringe forte la mia mano mentre camminiamo per la strada. Il vento dal
mare è abbastanza potente oggi, e mi aspetto un temporale
stasera. Magari saranno abbastanza lontani da poter portare Arnav in
spiaggia per guardare i fulmini nella distanza. È sempre stata
la mia cosa preferita, anche se mi spaventa.
“Magari
non prenderanno neanche una ragazza quest’anno! Non capisco
perché non possano prendere due maschi solamente. Giusto
papà? Giusto? Non pensi che potrebbero prendere solo maschi
quest’anno? Così Annie non sarà presa. O invece!
Invece, papà! Ho un’idea!” Arnav saltella su e
giù, agitando la mia mano e quella di mio papà mentre
rivela la sua idea.
Mio padre gli lancia un sorriso sforzato. “Che idea sarebbe, Nav?”
Arnav
sorride a nostro padre e poi da un’occhiata a me, e nonostante
stia sorridendo, posso notare ancora delle tracce di pianto di
stamattina. “Dovrebbero fare un test dove guardano chi è
il più cattivo e poi prendere quelle persone! Questa è la
cosa più giusta.”
Stringe
ancora di più il suo palmo contro il mio e alza lo sguardo verso
di me. Io e lui abbiamo gli occhi di mia madre, verdi profondi.
“Non ti prenderebbero mai, Annie. Tu sei la più brava. Non
mi hai nemmeno sgridato quando ho fatto cadere il vaso della
mamma.”
Le
parole di Arnav sono così sincere come è lui e io voglio
piangere di nuovo. Arnav è l’unica persona in questo mondo
di cui io possa prendermi cura. Tutti gli altri si prendono cura di me.
Nostra madre è morta quando Arnav aveva solo un anno, quindi
cercava me e Cora per attenzione materna. Mio padre è tanto
caro, ma è assente la maggior parte del giorno. ‘Le Reti
Cresta’ è un business abbastanza grande e mio padre lo
gestisce tutto da solo. Cora ed io abbiamo turni per prenderci cura di
Arnav durante il giorno. So che se la caverebbero bene se io venissi
estratta. Mi fido di Cora più di tutto. Lei si prende cura di me
quindi so che Arnav starà bene con lei. Però, so che gli
si spezzerebbe il cuore se io andassi via, quindi mi ritrovo a sperare
per la trentesima volta di non essere estratta.
“È
un’idea interessante, Arnav. Ma noi non vogliamo che nessuno
venga estratto, vero?” chiedo, correggendolo gentilmente.
Annuisce
con vigore. “Hai ragione. No, è brutto che chiunque sia
estratto. Però, spero lo stesso che la ragazza cattiva che
lavora al banco di produzione e non tu, Annie.”
Cora trattiene una risatina e anche mio padre sorride.
La
nostra conversazione finisce quando raggiungiamo la piazza. Dò
alla mia famiglia un’ultima occhiata prima di cominciare a farmi
strada verso le ragazza della mia età.
Fisso intensamente lo schermo mente mostrano il filmato di ogni anno, non prestando realmente attenzione. Un guizzo di color bronzo richiama la mia attenzione e mi trovo a fissare assente i capelli del più recente vincitore del distretto 4, Finnick Odair. Sta guardando il filmato nel palco con gli altri vincitori, ma ho la sensazione che anche lui non lo stia completamente guardando. È bellissimo, ma mi ha sempre reso a disagio. Forse è per l’aria disonesta con cui si presenta. Forse è il sorrisino che dà a quasi tutti. O forse perché ogni volta che lo guardo, posso solo vedere le sue braccia muscolose trafiggere la carne della ragazza dei suoi Giochi con un tridente.
L’accompagnatrice
del distretto 4, Annora Bellamy, si fa strada nel palco. La sua pelle
fluorescente e luccicante in pieno stile Capital City mi fa venire mal
di testa. Mi sento fissare e guardo verso lo spiazzo dei maschi.
Riconosco lo sguardo di un mio compagno di classe. Mi fa
l’occhiolino e io gli sorrido quasi con il cuore.
“Ora,
è tempo di estrarre la fortunata ragazza scelta per
rappresentare i 70esimi Hunger Games! Ricordate, i volontari si
scelgono in base a chi si fa volontario per primo. Non potete farvi
volontari per un volontario. Possa la buona sorte essere sempre a
vostro favore!”
Annora
Bellamy fa lo stesso discorso ogni anno, sempre da quando ci fu una
rissa nella quale tre persone si litigarono per chi si dovesse fare
volontario.
Le
sue dita – composte da unghie di un giallo luccicante che
dovevano essere finte – si immersero nella boccia contenente
tutti i cartoncini bianchi. Il mio stomaco è così
annodato che neanche Cora riuscirebbe a snodarlo. Giro disperatamente
la testa, cercando un contatto con la mia famiglia. Vedo gli occhi di
Arnav. Mi fissa semplicemente, senza interrompere lo sguardo ed
è in quel momento che io so che sarò estratta. Non so
come. Ho avuto la stessa sensazione alcune volte a scuola. La mia
insegnante ci avrebbe consegnato i compiti corretti e io sapevo proprio
il momento prima che lei mi chiamasse, che avrebbe detto il mio nome.
Non mi sbagliavo mai.
Distolgo gli occhi da quelli di Arnav solo quando sento la voce acuta di Annora Bellamy. “Annie Cresta!”
I
miei occhi si chiudono e riesco a sentire le urla di Arnav. Non ho
bisogno di aprirli per sapere cosa stia succedendo. Cora sta respirando
affannosamente, ma ha preso Arnav contro di lei. Mio padre è
verde e probabilmente vomiterà. So anche cosa faranno le mie
amiche di scuola (probabilmente staranno in piedi con la mascella
aperta, sono sollevate ma si sentono in colpa.)
Quello che non so è cosa sto facendo io.
Non
riesco a muovere il mio corpo o ad aprire i miei occhi. Il mio intero
corpo è immobile. So di non poter iniziare a correre, anche se
lo vorrei tanto fare. Sento di poter svenire in qualsiasi momento e non
posso respirare e voglio morire proprio ora.
“Vieni su, signorina Annie Cresta!” la voce di Annora Bellamy mi riporta alla realtà.
E
in qualche modo, cammino. Piango anche. Voglio morire. Non ho mai
voluto morire prima d’ora. Penso alla confessione di Cora di
stamattina e un piccolo singhiozzo mi scappa. Oh, mia sorella. Il mio
dolce fratello. Il mio padre forte.
Mi
inciampo negli ultimi scalini verso il palco e Annora Bellamy mi regge.
Non guarderò il pubblico. Invece fisso le mie mani. Tocco il
braccialetto di corda stretto nel mio polso destro. Me l’ha fatto
Cora cinque anni fa. Non l’ho mai tolto. Spingo le dita della mia
mano sinistra sotto la piccola corda e stringo la mia presa intorno. Le
lacrime mi bruciano intorno alla mia pelle.
Non
mi sono ricordata che ci sarebbero potuti essere volontari, e sono
felice di non averlo fatto. Perché la cosa successiva che sento
è la voce di Annora Bellamy che chiede se ci sono dei volontari
per il tributo maschile. Neppure lui ne ha. Finalmente lancio
un’occhiata per vedere chi sia e inizialmente sono sollevata nel
non riconoscerlo. I sentimenti sollevati sono presto cacciati via da
quelli di tristezza. Non lo conosco, ma è più piccolo di
me. Se dovessi indovinare, direi quattordici anni.
È
un testamento di come sono andati gli scorsi quattro Giochi il fatto
che nessuno si fa volontario per lui. Dalla vittoria di Finnick Odair,
il Distretto 4 c’è l’ha fatta appena nei Giochi.
Ci
stringiamo le mani, e le sua mano è così molla sotto la
mia. E in quel momento, so che lui farà la fine di quel gatto
ferito di tanti anni fa.
Mi dispiace così tanto, Cora.
*Shell = conchiglia. Non l’ho tradotto perché perderebbe la sua tenerezza, secondo me.
•
nel capitolo successivo: Annie saluta la sua famiglia ed entra nel
treno per Capitol City. Lì incontra, Finnick, Mags e fa
conoscenza del suo compagno di Giochi. Chi sarà il suo mentore?
Ah ho già nominato Finnick? Perché sarà molto
presente. Finalmente.
A presto,
Silvia.