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Autore: A_Lacey    31/10/2016    2 recensioni
Alooura personcine,
premetto che è una fanfiction genosxreader (capitemi, per lui mi son presa una di quelle botte pesanti che capitano raramente _^_)
Avverto che non sono una grande scrittrice quindi se verrà fuori una cacchetta perdonatemi ;^;
LA protagonistA avrà una personalità e aspetto più generico possibile (anche perché se dovessi inserire un mio oc potrebbe essere brutto e noioso da leggere per voi, quindi... me lo terrò per me.)
Non voglio usarò un personaggio overpowah che si crede dio sceso in terra perché mi danno fastidio le persone che lo fanno e preferisco evitare.
Molte parti saranno inventate sul momento ma ho voluto scrivere codesta cosa perché non ci sono FF del genere in italiano e le uniche che ho letto non mi sono piaciute molto quindi....
niente, spero di essere all'altezza.
Fatemi sapere se vi interessa che io continui e ditemi se ho fatto anche eventuali errori c:
.
"Se lasci adesso, lasci tutto. Sei davvero disposta ad avere questo rimpianto?" Cit.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genos, Nuovo personaggio, Saitama
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“I-Io…” mi rendo conto solo adesso che sono circondata da quella poca gente rimasta per strada che continua a guardarmi storti e non è una bellasensazione.

Mi limito a guardare di nuovo in basso aspettando che succeda qualcosa.

Con mia sorpresa il ragazzo mi lascia il braccio sospirando.

“Guarda che non ti uccido mica per un pezzo di pane, eh. Se ti avessi considerata pericolosa non starei qui a parlarti ”

“Sembravo così terrorizzata?” penso tra me e me e immagino quanto io possa risultare stupida in quel momento.

Alzando lo sguardo mi accorgo dello strano abbigliamento dello sconosciuto davanti a me.

Indossa una tuta giallo limone con dei guanti e degli stivali rossi. Per non parlare della cintura e del lungo mantello bianco che sfiorava il suolo.

“Un’eroe?” penso tra me è me. 

Certo, dei vestiti come quelli non erano indossati comunemente o almeno non nella mia città.

Ad un tratto vedo in lontananza un altro ragazzo, dai capelli di un biondo chiaro quasi cenere, più alto, dirigersi verso di noi. 

“Sensei!” esclama.

“Sensei?!” penso

Mi volto verso di lui riconoscendo subito il famoso “Demon Cyborg” di cui ormai parlano quasi tutti.

Il nuovo eroe giovane, di bell’aspetto (questo non si può negare) e con un passato strappalacrime che sicuramente fa cadere ai suoi piedi sai tu quante ragazze.

Per non parlare del suo corpo quasi interamente robotico e artificiale.

Non mi è mai stato particolarmente simpatico a primo impatto; quando lo vedevo in televisione mi dava l’aria di uno che non è mai soddisfatto, che vuole essere sempre migliore ma in modo superbo.

Certo, non sono nessuno io per giudicare una persona che non conosco e che per giunta come lavoro salva la vita alla gente, ma niente mi vieta di esprimere la mia opinione no?

Tornando a noi, all’arrivo del cyborg la folla, che fino ad ora aveva rivolto il centro degli sguardi sulla mia scena pietosa (a parer mio), subito sposta l’attenzione su quell'inaspettata comparsa.

La trovo un’ottima occasione per “scomparire” ma prima che potessi fare qualsiasi cosa il “biondo”, non curante della gente, mi è praticamente davanti.

Ma chi sta cercando?

“Oh, Genos eccoti. Si può sapere dove ti fossi cacciato?” dice il ragazzo di fianco a me.

Ma questi due si conoscono? Quindi “Sensei" era rivolto a lui?

“Mi scusi ma alcune persone mi hanno fermato per strada e…”

“Ok, ok ho capito, non c’è bisogno che tu dica altro. Conoscendoti se ti lasciassi raccontare nel dettaglio andremmo a finire a stanotte.” lo interrompe.

Io intanto ero rimasta lì in silenzio, non sapendo cosa fare.

Cavoli, ero praticamente andata a sbattere contro il maestro di un classe S.

Non sarebbe potuto succedere cosa più imbarazzante.

Mentre il mio nervosismo aumenta d’improvviso vedo gli occhi ambrati del cyborg puntati su di me e quasi mi viene un infarto.

“Sensei.. lei chi è?”

Detto ciò, giusto per peggiorare ulteriormente la situazione, lo sguardo di entrambi si sposta sul mio e la cosa mi mette abbastanza a disagio.

“Ah, lei è una che ho incontrato casualmente per strada, niente di importante”

Non so se sentirmi sollevata da quel “niente di importante” o offesa ma decido di lasciarlo fare.

Forse non ci tiene a raccontargli l’episodio di prima…meglio così.

Il cyborg a quel punto mi scruta dalla testa ai piedi con fare dubbioso (e devo dire in quel momento mi preoccupai non poco).

“L’ha infastidita in qualche modo, per caso?” il suo tono di voce diventa alquanto minaccioso, tanto da farmi fare qualche passo indietro (non si sa mai).

“No, no! Ma ti pare? Datti una calmata Genos non siamo mica in guerra” risponde l’altro rendendosi conto del cambio di atteggiamento del cyborg.

“E’ ferita” aggiunge il biondo rivolgendosi sempre con quel suo fare serio alle mie gambe e io mi accorgo solo ora della sbucciatura sulle ginocchia provocata probabilmente dalla caduta di prima.

Fantastico…

“N-non è niente di grave!” intervengo io che fino a quel momento me ne ero stata lì senza dire una parola.

Gesticolo nervosamente e intanto noto con grande sollievo che le persone si stanno pian piano dileguando. 

“Sono solo caduta, non-“

“Com’è successo?” Mi interrompe subito il cyborg.

Ma cos’è? Un interrogatorio?

Spero in una risposta da parte dell’altro ma quando mi giro verso di lui in cerca di aiuto questo volta lo sguardo altrove.

Ok, devo cavarmela da sola adesso?

Senza avere il tempo di pensarci troppo me ne esco con un “sono inciampata”

Lo so, ho mentito spudoratamente ma dire di aver sbattuto contro il suo “sensei” come se fosse un palo della luce mentre correvo con del pane rubato da un venditore ambulante non era un’idea geniale.

O mi incute così tanto timore parlargli o forse sono io che ero troppo sotto stress.

Fortunatamente il cyborg sembra iniziare a convincersi della mia “innocenza” (se così vogliamo definirla) e dopo qualche attimo di silenzio l’altro decide di concludere con un “Ora hai finito questa specie d’interrogatorio Genos o hai altro da chiedere?”

Questa frase, con mia sorpresa, bastò a metter definitivamente fine ai sospetti del biondo.

Non so come questo ragazzo riesca a parlare con così tanta sicurezza ad un classe S ma considerando il fatto che quest ultimo lo veda come un maestro mi fa capire che deve avere una certa influenza su di lui.

Ma chi è questa persona? Non ne ho mai sentito parlare eppure per essere il sensei di un eroe come il Demon Cyborg deve essere di un certo livello e quindi avere di conseguenza anche una certa importanza.

“No, ho finito” conclude infine l’altro.

Io intanto, man mano che i due continuavano a discutere su argomenti a me sconosciuti, mi allontano il più silenziosamente possibile fino ad andarmene completamente da lì.

 

https://youtu.be/2OVxTjfLAFw (io metto il link perché questa musica mi è parsa abbastanza azzeccata con il testo ma potete anche scegliere di non ascoltarla c:)

 

E’ sera, ho passato la maggior parte del pomeriggio a riflettere su quello strano incontro chiedendomi se fosse stata davvero una buona idea andarmene da casa.

I miei genitori si sono separati quando io ero molto piccola e non ricordo molto di mio padre.

Sono sempre stata cresciuta da mia madre e dai miei amati nonni. Anche senza un padre ho avuto un’infanzia felice e per questo ringrazio davvero la mia famiglia.

I problemi sono arrivati con il trasloco. Avevo circa 12 anni e non mi andava affatto giù l’idea di dover farmi una vita nuova e lasciare tutto indietro. 

Iniziarono i litigi e io e mia madre ini a dividerci sempre di più.

Se ora ci ripenso cambierei tante di quelle cose, tante di quelle parole che ho detto ma che non pensavo veramente.

Non dico di essere completamente nel torto ma ammetto di essere stata a mia volta egoista nei suoi confronti.

Perché una cosa ti manca solo quando è troppo tardi o non la hai più?

Questi pensieri iniziano a fare parecchio male e sono costretta ad ammettere un volta per tutte la mia debolezza, la mia fragilità.

L’orgoglio può essere importante ma se uno non riconosce i propri sbagli non migliorerà mai.

Ci sono cose che non puoi rimpiangere per tutta la vita altrimenti continueranno a consumarti crogiolandosi nel tuo pentimento.

Ed è proprio per questo che ho deciso di non tornare più indietro, proprio perché voglio imparare ad essere indipendente un volta per tutte e sapermi gestire, pormi degli obiettivi e andare avanti con i miei passi, con le mie scelte.

Non posso continuare a desiderare di poter tornare indietro nel tempo ogni volta.

So di potercela fare e non voglio assolutamente deludere la mia famiglia che mi ha dato così tanto in questi anni.

Ormai ho l’età giusta ed è ora che inizi a farmi una vita che sia anche al di fuori delle mura della casa di famiglia.

Avevo già parlato di questo con mia madre in passato e lei era la prima a dire che sarebbe stata felice nel vedermi crescere compiendo piccoli grandi passi come questi.

Non appena avrò l’occasione la chiamerò di sicuro per dirle che sto bene ma che ho anche deciso di trovarmi una casa mia e anche un lavoro che inizialmente mi metta un po' a contatto con la gente, così da ambientarmi in questa nuova città.

Ricominciare da zero, dimenticare il passato e andare avanti può sembrare difficile ma io l’ho già fatto…Non vedo perché non potrei rifarlo.

 

(stop a 2:35 del video altrimenti continua per un’ora)

 

Mentre continuo a camminare circondata dai ricordi, i miei pensieri vengono bruscamente interrotti da un forte boato proveniente da non molto lontano da me.

Un’esplosione?

Alzo velocemente lo sguardo per notare con orrore la parete di un edificio poco più in là sgretolarsi.

Seguono subito altri botti assordanti accompagnati dalle urla della gente che si precipita fuori dall’edificio.

La mia concentrazione è puntata sulle persone che continuano a correre e non mi rendo conto che il palazzo dietro di me è appena stato colpito violentemente da un oggetto che non sono riuscita a riconoscere data la velocità con cui è stato scagliato.

L’impatto è talmente forte che la struttura cede e inizia a inclinarsi verso di me.

Mi riprendo dalla confusione iniziale (stavano succedendo troppe cose tutte insieme) e comincio a correre più lontano possibile mentre sento il palazzo avvicinarsi sempre più al suolo.

Il cuore inizia a battermi a mille e per un momento ho veramente creduto che mi avrebbe schiacciata.

Non mi prende per un soffio ma la caduta dell’edificio è talmente forte e l’onda d’urto talmente vicina da “lanciarmi” in aria qualche metro più avanti su un cumulo di macerie e polvere.

Le orecchie fischiano terribilmente forte e tossisco svariate volte a causa l’accumulo di polvere creatosi nell’aria.

Il dolore a quel punto è inevitabile ma provo comunque ad alzarmi (i frammenti di muro mi avevano miracolosamente mancata).

Il tempo di mettermi seduta e vengo pervasa da una fitta di dolore allucinante al fianco.

Mi mordo disperatamente il labbro per soffocare l’urlo che mi stava risalendo dalla gola.

D’istinto metto una mano a terra per sorreggermi per poi vederla macchiata di una sostanza rossastra.

Ci metto un pò per comprendere che si tratta di sangue (a causa del buio), del mio sangue.

Un’asta di ferro mi si era conficcata nel fianco e mi stava provocando una sofferenza atroce.

Mi cedono le braccia e mi ritrovo di nuovo stesa per terra con il viso rivolto verso il cielo quasi interamente oscurato dalla polvere.

Ma guarda tu che crudeltà… prima mi metto a fare tutto un piano e un’idea per il mio futuro e subito dopo mi ritrovo in questa situazione assurda.

Che cosa ironica.

Il sangue continua a macchiare il cemento della strada e i miei muscoli sono come paralizzati.

La vista inizia ad andarsene lentamente mentre sento le palpebre farsi pesanti.

L’ultima cosa che sento è l’esclamazione di una persona, seguita poi da una voce familiare che mi dice “Andrà tutto bene, ora ti portiamo via di qui”.

Da qui le i suoni iniziano a mescolarsi e a creare un’eco continuo quasi piacevole.

Vedo una sagoma illuminata da una forte luce gialla e in quel momento mi ricorda il sole, il sole nel bel mezzo della notte.

Poi i miei occhi si chiudono ed è subito buio.
.  .  .
.  .
.
.

Ed eccomi qui che me ne esco con questo 3 capitolo un pò così così.

Già, devo dire che non sapevo proprio come scriverlo e alla fine ho fatto quello che potevo. Perdonatemi se non è un granché ma sono stanca morta e questo capitolo in particolare mi è venuto abbastanza lungo.

Anyway se vedete qualche “orrore” grammaticale non esitate a dirmelo *coff* *coff* ricordo che le recesioni sono sempre bene accette *coff* *coff*.

La storia sta iniziando a crearsi man mano che vado avanti anche nella mia testolina e ho già in mente molte altre cosine belle c:

La protagonista potrebbe presentare delle caratteristiche comportamentali un po' scelte (non so se mi spiego) e inizierò a “personalizzarla” man mano che continuerà la storia proprio perché altrimenti non saprei come andare avanti.

Vi dico solo che sarà una cosa abbastanza lunga quindi armatevi di pazienza e buona volontà c:

Detto questo ci rivediamo alla prossima.

 

Konichiwa

 
   
 
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