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Autore: Simo_Dowaze    01/11/2016    5 recensioni
Ditemi: chi non è mai stato preso in giro?
Mi auguro per voi nessuno, ma sapete come ci si sente?
A non poter fare nulla perché sennò chi ti sta facendo questo continua, perché per quel qualcuno è come se tu lo stessi incitando a continuare? A sentirsi così piccoli e... in colpa per qualcosa che non si ha fatto? A sentirsi sbagliati?
Bene, questo è ciò che stava succedendo a Dowaze e che ha saputo affrontare anche da sola.
Spero che con questa mia one-shot, chi è vittima di bullismo possa sentirsi un po' meglio...
Buona lettura.
Dio vi benedica.♥
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Blaze the Cat, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie '☆Insieme Contro Il Bullismo!'
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~ Cosa c'è di sbagliato in me? ~

Una figura incappucciata camminava per le strade della Dimensione del Sol in mezzo alla pioggia.
Aveva le mani dentro le tasche della sua felpa grigia: grigia come la pioggia; grigia come lei; grigia come i suoi sentimenti.
Non aveva una meta precisa: si faceva guidare dall'istinto. Guardava in basso: era triste. Gli occhi dorati, con delle sfumature rosse sopra, sembravano lucidi, forse dovuti al fatto che lei aveva pianto... o forse era solo la pioggia che ingannava?
Arrivò in quella che era la sua dimora, la sua casa. Le guardie davanti all'immenso portone marrone, fatto di un legno molto resistente, la fermarono incrociando le lance. Le bastò semplicemente mostrare il suo volto affinché le venisse aperto. 
Entrata dentro, si diresse verso le scale, per poi salirci e andare sempre più in alto, fino a quando non arrivò nella sala da pranzo, dove la aspettavano tutta la sua famiglia. Posò lo zaino sul pavimento con la grazia di un pachiderma e andò a sedersi al suo solito posto, senza dire nemmeno una parola. I suoi genitori la salutarono e lei ricambiò con un -"Ciao"- secco e privo di espressioni.
Durante il pranzo nessuno disse niente, fu il fratello maggiore, Silver The Hedgehog, a rompere quel silenzio colmo di tensione.
- Allora, Dowaze, com'è andata oggi a scuola? - 
Dowaze squadrò il riccio argentato severamente.
- Preferirei non parlarne, grazie! - rispose, scontrosa.
- Perché, cara? È forse successo qualcosa? - intervenne Blaze The Cat, la madre.
La ragazza mezza riccia mezza gatta non proferì parola. Questo suo atteggiamento incuriosì non poco la famiglia: non l'avevano mai vista comportarsi così! Doveva essere successo qualcosa, sicuro. Ma cosa ancora non lo sapevano.
Finito di pranzare, Dowaze si recò nella sua camera e chiuse la porta che emise un sonoro tonfo che rimbombò per tutto il corridoio.
La sua stanza era molto carina: alla sua destra c'era un grande armadio grigio con gli sportelli neri e una bella scrivania in legno di ciliegio con delle fiamme viola scuro disegnate. Sopra c'era pure una lampada arancione-gialla. Di fronte a lei un balcone, le cui tende erano lilla con una cinta viola scuro. Sul pavimento, al centro della stanza, vi era un grande tappeto circolare bianco, con qualche sfumatura di viola. Alla sua sinistra, invece, c'era la sua specchiera argentata e, tra due piccoli comò viola scuro, con una bajour ciascuno, un notevole letto baldacchino, con tanto di tende semi-trasparenti fuxia. Si gettò su quest'ultimo, a pancia in giù, mettendo le braccia davanti al viso, facendo fuoriuscire le lacrime conservate per tutto il tempo del pranzo. Decise, comunque, di non piangere sonoramente, per evitare che qualcuno potesse sentirla. Ogni giorno era così, ma questa volta fu diverso. Prima riusciva ad essere meno scontrosa con suo fratello e i suoi genitori, ma stavolta no. Il suo pianto aveva un motivo, eccome se l'aveva! Anche ai più orgogliosi era concesso piangere, e lei lo era.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta. Fece in fretta ad asciugarsi le lacrime e rispose:
- Avanti. -
Chi entrò furono la regina della Dimensione del Sol, Blaze The Cat e suo marito che altri non era che Shadow The Hedgehog. Ambedue indossavano le vesti reali.
I sovrani si avvicinarono alla figlia, che in quel momento era seduta sul bordo del letto. La madre le si sedette accanto, mentre il padre rimase in piedi, con le braccia incrociate, come era suo solito.
- Come stai, cara? - chiese la madre, accarezzandole la schiena.
- Bene, madre. Non c'è bisogno che vi preoccupiate così tanto per me. - rispose, con nonchalance.
- Se fosse così, allora perché hai gli occhi lucidi? - domandò il padre, notando quel particolare che Dowaze dimenticò di nascondere.
- È la foschia. - si affrettò a rispondere, titubante. 
Ma a Shadow non la raccontava giusta e neanche a Blaze.
- Dowaze, secondo te perché siamo venuti qui? Se non ci fosse stato un motivo valido, ti avremmo lasciata sola, non trovi? - le porse la gatta lilla.
La ragazza annuì. 
- Allora, vuoi dirci cos'hai, tesoro? - insistette lei.
- Niente... è solo che... che... - la povera ibrida balbettava, non riuscendo a trovare il coraggio di fare uscire ciò che la affliggeva. Tentò di trattenere le lacrime chiudendo gli occhi con forza e serrando i pugni, stringendo il lenzuolo sottostante. Ma i suoi tentativi furono vani, poiché cadde dopo pochissimo in un mare di lacrime amare; si portò le mani alla faccia.
La donna la strinse a sé, accarezzandole dolcemente la testa. Ma ancora i due coniugi non capivano la causa del suo pianto.
- Suvvia, cara. Va tutto bene.- le mormorò. 
Dowaze cessò di piangere.
- Ora che ti sei calmata, puoi dirci quello che hai? - domandò per l'ennesima volta la gatta.
Dowaze fece cenno di "sì" con la testa.
- Tutto è iniziato il primo giorno di scuola...

Flashback
La principessa entrò nell'edificio, contenta di cominciare il primo giorno di scuola superiore. Si recò nel luogo dove le era stato detto che si trovavano gli armadietti e vi posò dentro il suo zaino, uscendo solo due quaderni, una penna, una matita, un temperino e una gomma che mise nelle tasche dei suoi jeans.
Siccome sentiva caldo, decise di legarsi gli aculei in una coda da cavallo. Così facendo, però, la sua chioma assomigliava a un'ananas.
Dowaze aveva gli aculei uguali a quelli di suo padre solo che, invece di essere tutti neri, quello più in alto di tutti era nero, mentre gli altri erano viola scuro, così come il resto del suo corpo, con le punte rosse. Anche lei aveva le striature rosse di suo padre nelle braccia e nelle gambe, gli aculei dietro la schiena neri e gli stessi anelli ai polsi. La sua coda era come quella della madre, ma di colore nero e la punta rossa che sembrava avesse dei petali. Per il resto, le forme del corpo erano uguali a quelle di Blaze.
Chiuse l'armadietto e fece per andarsene, quando sentì qualcuno urlare alle sue spalle.
- Hey, tu! Testa d'ananas! - 
Dowaze si girò in direzione di quella voce e vide un gruppo di ragazzi, di cui due ricci (uno arancione e uno rosso), due pappagalli gialli e un gatto blu notte, quello che la aveva chiamata. Quel gruppetto non le piaceva, perciò non rivolse la parola a nessuno di loro.
Il gatto blu, però, continuò a prenderla in giro.
- Ma che razza di capelli hai? Sei uguale ad un'ananas, vero ragazzi? - e tutti emisero una risata sguaiata.
La gatta-riccia se ne fregò altamente e continuò per la sua strada, a passo veloce. Sentì dei passi dietro di lei e, girata la testa di poco, notò che quei ragazzacci la stavano inseguendo. Presa da qualcosa che lei non aveva mai provato, corse un po' più velocemente, senza voltarsi.
Arrivata a pochi centimetri dalla sua aula, le si precipitò dentro, salutando la professoressa come se niente fosse e andò a sedersi all'ultimo banco. 
Finite le lezioni, la principessa uscì dalla classe e si diresse nel posto iniziale per prendere le sue cose, sperando di non riscontrarsi con quei bulletti. Per sua sfortuna, quei tipacci erano lì e sembrava la stessero aspettando. Dowaze deglutì e, ignorandoli, prese lo zaino che si caricò sopra. Chiuso l'armadietto, cominciò ad incamminarsi verso l'uscita, ma il gatto blu la prese per una spalla. Lei rabbrividì a quel tocco e gli si sottrasse.Vedendo la sua reazione, anche gli altri le toccarono le spalle e uno di loro, per di più, osò sfilarle lo zaino. Ma lei fu più veloce e riuscì a prenderlo per la spalletta.
Guardò tutti con sguardo truce, tant'è che i suoi occhi parevano infuocati. Non disse niente.
Andò avanti per la sua strada, ma non fece neanche tre passi che il blu le si parò davanti.
Dowaze alzò lo sguardo: il ragazzo aveva un ghigno sulle labbra. Lo guardò torvo, dopodiché gli sibilò:
- Levati! -
Lo spinse di lato e se ne andò. Questo episodio si ripeté più e più volte.
Fine Flashback

- E Aurora* non è intervenuta mai? - chiese la madre.
- No. Hanno tutti paura di rispondere a quei prepotenti. E poi... cosa mai potrebbe fare? - ribattè la figlia. 
Le lacrime le rigarono il viso, ma senza piangere.
Solo lacrime.
- C'è dell'altro, vero? - domandò il padre.
La principessa annuì. 
- Sì, c'è. È successo oggi. Prima si limitavano a insultare e basta, ma oggi sono andati più in là. Il loro capo, che si chiama Tiger, mi ha toccato la schiena e io, presa dal panico per quello che mi potesse fare... gli ho mostrato il fuoco. - annunciò, pronunciando piano l'ultima parte della frase.
I genitori si guardarono perplessi.
- Quindi ci hai tenuti all'oscuro di questo per due mesi? - formulò Shadow.
- Sì... - rispose, con un filo di voce.
- Io vorrei sapere perché ce l'hanno con me! Non gli ho mai fatto niente! Cosa c'è di sbagliato in me? Perché? - domandò a nessuno in particolare la diretta interessata.
I regnanti si guardarono compassionevoli e annuirono.
- Tesoro, anche a me hanno presa in giro per i miei poteri... ma non solo per questo. Pensavano che fossi debole ed è un po' quello che sta succedendo a te... -
- Sì, ma io non gli ho fatto niente! - la interruppe Dowaze.
- Nemmeno io gli avevo fatto niente, ma loro hanno continuato lo stesso, finché non li ho affrontati faccia a faccia e gli ho detto tutto quello che pensavo. Anche a tuo padre prendevano in giro. - ribattè la madre.
- Veramente, padre? - chiese con stupore.
- Sì, ma gli ho fatto capire chi comanda e non l'hanno fatto più! - disse lui.
- E come hai fatto? - 
- Quello che ha fatto tua madre: li ho affrontati. - affermò il re.
- Mi state dicendo che dovrei affrontarli prima io? - chiese per conforma. La risposta non tardò.
- Sì! - risposero all'unisono.
- Se non funziona, ci andremo a parlare di persona. Vero, caro? -
- Ovviamente. -
Dowaze era più sollevata. Era contenta che i genitori l'avessero presa in quel modo e che non fossero stati aggressivi. La madre si alzò e anche la figlia, per poi abbracciare i due coniugi che ricambiarono. In quel preciso istante entrò Silver che disse:
- Posso unirmi anch'io? - e Dowaze non esitò ad allargare le braccia per fare entrare il fratello in quel gesto d'affetto familiare. 

Il giorno seguente, la gatta-riccia si alzò, si vestì, scese a fare colazione e uscì dopo aver salutato la famiglia.
Era pronta. 
Pronta ad affrontare quei bulletti.
Pronta ad affrontare la vita da quel momento in avanti.
Pronta a tutto.
Entrò a scuola. Si recò nel solito posto ed ecco che lo vide, solo. Si diresse verso di lui apposta. Era determinata, il suo sguardo parlava chiaro.
- Ciao, Tiger! - lo salutò.
Il blu fu sorpreso da quel saluto inaspettato. Mentre lei sistemava le sue cose, domandò al ragazzo:
- Potrei sapere per quale motivo ce l'hai con me? Ti ho forse fatto qualcosa involontariamente? -
- C-che? - chiese balbettando.
- Come "che"? Lo sai bene di cosa sto parlando. Forza, cosa ti ho fatto che ce l'hai con me? - ripeté lei.
- N-niente... - disse.
- Se non ti ho fatto niente, mi spieghi perché mi hai fatto tutte quelle cose? -
- Ehm... - si grattò la nuca imbarazzato, non sapendo che dire.
- Perché non diventiamo amici invece di farci la guerra? Dimentichiamo ciò che abbiamo passato e ricominciamo da zero, ti va? - propose Dowaze, porgendogli la mano.
- S-sì, credo che potrebbe f-funzionare! - e ricambiò la stretta.
- Non farai più il bulletto? -
- No. -
- Promesso? -
- Promesso. -  


*Aurora= figlia di Sonic ed Amy, nonché migliore amica di Dowaze. 


ANGOLO AUTRICE

Salve, gente!
Era da parecchio che non mi facevo sentire! 
Vi starete chiedendo: per quale motivo Simo ha scritto questa one-shot che senso non ha? Ve lo spiego subito.
Sfortunatamente sono stata presa di mira da un mio ex compagno delle medie che ha già il suo bel gruppetto. Non mi prendono in giro per il mio aspetto fisico, ma per la mia religione. Come pochi di voi sanno, io sono evangelica e, siccome a lui piace prendermi in giro, bestemmia assieme ai componenti del gruppo. Purtroppo loro non sanno che ciò che dicono non lo fanno a me né tantomeno a Dio, ma a loro stessi. Ho tentato più volte di spiegarglielo, ma non ne vogliono sentire. Tuttavia, so che ci sono ancora delle possibilità che capiscano ciò che fanno e che si pentano. Certo, io i tempi di Dio non li so, ma so per certo che Lui farà questo miracolo nella loro vita.
Tornando al bullismo, vi dico una piccola cosa: per sé il bullo non è cattivo, vuole semplicemente dimostrare di essere forte davanti agli altri quando, invece, è il primo ad essere debole. Perciò, se siete vittime di bullismo, per prima cosa parlatene con i vostri genitori e poi andate a parlare con il capo della banda. Se continua dopo che voi lo avete avvisato o andate da lui con i vostri genitori o andate dai suoi genitori o, se non gli è abbastanza, andate alla polizia. Probabilmente non vi darà retta e io non sono nessuno per dirvi cosa dovete e non dovete fare. Questo è ciò che penso. 
Per finire, lo sapete: qualsiasi errore, ripetizioni di parole, punteggiatura sbagliata ecc. ditemelo e farò il possibile per correggere. 

Alla prossima.
Ciao.
Dio vi benedica. 

Simo_Dowaze Bye ^.^
 
   
 
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