Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: shirupandasarunekotenshi    02/11/2016    0 recensioni
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Future fic.
I nostri vivono assieme, lavorano. Insomma, cercano di vivere nella maniera più normale che si può, pur rimanendo samurai.
Touma, a volte, riesce a trasformare quella normalità in qualcosa che coinvolge fin troppo i ragazzi.
Come?
Facendo lo scrittore.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stato al terzo romanzo che il suo editor, Yamamoto-san, aveva suggerito – leggi: caldamente consigliato – l'inserimento dell'elemento sentimentale nel protagonista della sua serie di gialli: una compagna era un elemento che contraddistingueva ogni ispettore che si rispetti e Matoba Shusaku mancava da troppo tempo di tale elemento.

Secondo l'editor, il fare da don Giovanni dell'ispettore alla lunga poteva risultare ridondante... e il pubblico, era chiaro, era in attesa di una degna compagna per l'amato scavezzacollo dagli strani gusti musicali originario di Tottori.

Così, quando si videro per discutere della trama, Yamamoto-san fu chiaro, anzi: cristallino.

“Deve farlo fidanzare, Hashiba-sensei! È necessario all'evoluzione di Matoba-san. Lo desidera il pubblico!”.

Era un editor che parlava sempre senza mezzi termini, ideale per spronare sempre l'anima errante di Touma.

“Fidanzare? E come?” aveva sospirato Touma sorseggiando un lungo e amaro caffè americano. “E' un farfallone... non lo lega nessuno, quello”.

“Bisogna trovare una compagna all'altezza, qualcuna che metta a tacere i suoi... fuochi”.

Ingollando a fatica l'ultimo sorso di quella bevanda nero-pece, Touma ebbe per un attimo il flash di Seiji-ragazza completa di bokken e con l'aria agguerrita di chi non conosce altro che gelosia.

Poteva essere un azzardo... forse Seiji non l'avrebbe ammazzato subito, se avesse saputo che era un ordine dall'alto.

“Non ho altra scelta, vero?” Touma arricciò il naso, alla ricerca di qualcosa di buono da ordinare per la seconda merenda.

“Bisogna portare Matoba-san a un altro livello, sensei...”.

“Sono libero di scegliere la compagna?”.

“Non mi hanno dato restrizioni, per il momento...”.

Un sospiro mise fine ai tentennamenti di Touma e Yamamoto-san poté ritornare, così, al proprio ufficio.

 

***

Non era ancora rientrato nessuno, quella sera, quando Touma fece ritorno dalla riunione: Seiji era in periodo esami all'università, Ryo si era avventurato da solo in una sperduta zona del già sperduto Shikoku; al laboratorio di biologia marina di Shin erano nati due delfini bianchi e l'attività si era fatta frenetica, tanto che capitava, a volte, di veder ritornare il ragazzo solo il giorno dopo (con buona pace di Shu).

Shu, l'uomo più libero della casa (escluso Touma), sarebbe tornato di lì a poco dall'ufficio: avrebbero cenato assieme e, soprattutto, avrebbero dovuto cucinare da soli, qualcosa.

Anzi, per la precisione, Touma avrebbe dovuto cucinare qualcosa.

Il sopracitato storse il naso: aveva promesso che quando fosse stato da solo e libero da impedimenti, si sarebbe impegnato in cucina.

Shin glielo aveva permesso.

E gli stomaci da sfamare quella sera avevano alte pretese.

Touma sbuffò, lasciando cadere la borsa con il manoscritto incompiuto sul tavolo della sala: la sera prima aveva visto, da qualche parte un paio di pacchetti di soba, qualche uovo in frigorifero, un po' di verdura da preparare senza troppo impegno...

Si trovava da circa mezz'ora davanti a un'accozzaglia di zucchine, cetrioli e uova sbattute con una notevole quantità di curry al loro interno, quando sentì la porta d'entrata aprirsi e un indefinito 'tadaima' raggiungerlo appena.

Okaeri, Shu!” urlò Touma, tagliando, con la precisione di un falegname con l'accetta, la terza zucchina che gli era capitata a tiro. Cosa avrebbe preparato quella sera... lo sapeva solo lui.

La porta della cucina si aprì con un leggero cigolio, mentre il volto pallido e stanco di Shu faceva capolino.

“Ciao, Touma... prepari da mangiare?”.

Nella voce quella nota di sbalordimento mista a perplessità non passò inosservata.

“Sì, Shu...” il coltello calò impietoso sulla povera verdura, le spalle di Shu non riuscirono a non sussultare. “A meno che tu non voglia cenare fuori e sorbirti, poi, il rimbrotto di Shin... o quello di Seiji che si ritroverebbe con la casa vuota al suo rientro”.

Shu sospirò, allentandosi la cravatta che era costretto, suo malgrado, a indossare ogni giorno.

Per fortuna sua, Touma aveva smesso di ridacchiare dopo la prima settimana di lavoro; si era consolato col fatto che a Shin, invece, era piaciuta parecchio.

Poco male.

“Ce la fai ad aspettarmi mentre mi cambio?”.

“Ma non sei troppo stanco?”.

“Non per stare in cucina...”.

Touma lo guardò silenzioso per una manciata di secondi, poi sospirò.

“Hai un'aria stanca. Tu riposati. Al massimo mi dai le indicazioni da seduto...”.

Shu emise un brontolio.

“Ehy, guarda che ce la faccio!” e già stava arrotolandosi le maniche della camicia.

La mano di Touma si alzò, armata del coltellaccio con qualche pezzo di cetriolo attaccato, e puntò Shu.

“Io ho passato un pomeriggio rilassante a fare merenda in un bar e tu?”.

Le spalle di Shu si abbassarono, abbandonando la battaglia ancor prima di decidere di raccogliere le forze: le giornate trascorse su video e progetti, tra programmatori e grafici, riuscivano a sfibrarlo più di una scaramuccia con qualche youja.

Alzò le mani in segno di resa e fermò i propri passi.

“Allora vado a cambiarmi...”.

Touma fece un cenno affermativo, riabbassò l'arma e tornò a imbastire la cena.

Dopo dieci minuti, Shu tornò in cucina, i capelli un po' più arruffati, addosso una comoda tuta, e tra le mani il manoscritto di Touma.

“Tou, che significa 'fidanzamento'? Fai sposare finalmente il capo della polizia?”.

Il nakama alzò gli occhi al cielo, accese i fuochi sotto la pentola piena d'acqua e si pulì le mani sul grembiule di Shin.

“No, lui ancora no. Ma Yamamoto-san vuole che faccia sposare Shusaku. Dice che il pubblico vuole una sua... evoluzione! Come se il suo lavoro non bastasse a incasinarlo abbastanza...”.

Shu soppresse una risata, ma non il ghigno divertito.

“E le sue... ragazze? Chigusa-chan... Setsuko-chan... Mari-san... e, com'è che si chiamava la figlia del gioielliere ucciso?”.

“Tomoko-chan. Shu, mi stupisci”.

“Perché mi ricordo delle sue fiamme?”.

“Eh...”.

“Beh, era divertente leggere di quelle sue scappatelle. Anche perché, alla fine, ci rimetteva sempre Shusaku...” una risatina sfuggì a Shu.

“Infatti, era divertente. E ora devo farlo accasare”.

Touma si mosse a sistemare, in qualche modo, la verdura tagliata in un grande piatto. Avevano in casa ancora la salsa per il tonkatsu?

“E chi sarebbe tanto paziente da stargli assieme?”.

Shu si sedette, sfogliando distrattamente le ultime pagine che Touma aveva mostrato all'editor: aveva una scrittura fitta e precisa, ma senza righe tendeva a perdere il senso orizzontale delle cose.

“A te lo dico, visto che siamo soli”.

Lo sguardo di Shu fu subito calamitato verso il viso di Touma.

“Chi vuoi usare, stavolta?”.

“Seiji. Ancora non l'ho usato come personaggio femminile!”.

Un lungo istante di silenzio avvolse i due ragazzi.

“Sei sicuro? Non è che ti manderà a dormire di nuovo sul divano?”.

Le braccia di Touma si incrociarono sul petto, lo sdegno dipinto sul volto.

“E' solo un libro!”.

“E lui è solo Seiji. Ma non è SOLO Seiji”.

Touma lanciò a Shu la tovaglia, afferrò gli hashi e i bicchieri e lasciò che Shu si occupasse della tavola, mentre cercava di trovare una degna risposta a quella preoccupazione non infondata.

“Beh, lo so... ma sai... Seiji, come modello, è perfetto”.

Shu piluccò su un pezzo di verdura, aspettando che Touma continuasse con la sua condanna a morte.

“Interessante? Sicuro. Ma come donna?”.

Touma sospirò, alzando e abbassando le spalle, mentre infilava le mani nelle enormi tasche del grembiule.

“E' la donna più tosta e affascinante che potrebbe mettere in riga Shusaku...”.

A parte il fatto che per Shu immaginare Seiji come donna era...

Shu scosse la testa, cercando di levarsi quella terribile immagine che ora gli navigava in testa.

“Ti prego, Touma, lascia Seiji uomo!”.

Touma alzò un sopracciglio perplesso.

“Shu, Seiji è Seiji. Ovvio che lo lascio com'è... non lo cambierei mai!”.

“Ma... donna?!”.

Stavolta gli occhi di Tenku andarono al cielo.

“Se avessi potuto, l'avrei fatto bisessuale... o gay! Ma l'editor dice che è ancora presto per il mercato...”.

Stupido mercato... Shusaku era affascinante in qualunque modo!

Un'ombra di sdegno passò sul viso di Shu.

“Così dovrai rischiare il tutto per tutto...”.

“Sicuramente non mi parlerà per giorni...”.

“Settimane...”.

“Shu, mi piace il tuo sano ottimismo...”.

“In questo caso sono solo realista. Ti ricordo dei numerosi pericoli cui potrai andare incontro...”.

L'acqua in pentola cominciò a bollire. Touma si mosse per gettarvi sale e soba, poi mescolò soprappensiero.

“Sei di grande aiuto...”.

“Oh, insomma” sbuffò Shu, piluccando ancora una volta sulla verdura. “Non sono io a vedere Seiji come una donna. Quello sei tu!”.

“Chi è che mi vede come una donna?”.

Due cuori saltarono dal loro posto alle gole e da lì direttamente a terra.

Sulla soglia della cucina stava il così tanto citato Seiji: volto pallido per la stanchezza (ma nero pece per ben altro), cravatta allentata che avrebbe potuto diventare un'arma pericolosa nel giro di pochissimi secondi e, ancora, la borsa del lavoro carica di alcuni libri.

Potenzialmente letale. E senza una spada in mano.

Gli hashi dalle dita di Touma rovinarono a terra con un cristallino suono che riecheggiò come campane in un giorno di festa.

Shu si alzò, pallido in viso e con l'improvviso desiderio di trovarsi, in quel momento, in quello sperduto e freddo paesino dello Shikoku assieme a Ryo.

Lo sguardo calmo e gelido di Seiji si fermò su di lui e, purtroppo, il terrore ebbe la meglio.

“E' stato Touma! Nel libro!”.

La ritirata di Shu fu celere come se avesse avuto le ali ai piedi.

E lui era la Terra.

“Nel tuo libro?” ripeté Seiji, muovendosi quel tanto per abbandonare la sacca a terra – con poca cura, brutto segno – e sfilare la cravatta. Il tutto senza distogliere lo sguardo da Touma. “Stai scrivendo di me... al femminile?!”.

“No! Cioè... sì... ma non l'ho scelto io... ho dovuto... insomma... ho dovuto dare al mio Shusaku una compagna!”.

Certo, che spiegazione logica per giustificare l'uso scorretto di persone su pagine bianche!

“E hai pensato a me?”.

Non era la sera giusta per Seiji-sensei: gli esami universitari erano quel periodo in cui non sopportava ostacoli sul suo quotidiano cammino della vita.

Già gli bastavano le ore, le lezioni, gli studenti...

La soba stava cuocendo.

Sarebbe dovuta essere scolata.

Ma Touma... come poteva?

“Senti, Seiji... davvero... è che ho pensato a te... come... come...”.

Come?

“Come personaggio tosto che poteva tener testa a quel farfallone di Shusaku! L'unico così... così... affascinante...” voleva fargli dei complimenti? “... e forte... e anche un po'... possessivo...”.

Ecco, gli dava pure del possessivo.

“Non potevi pensare a qualcun altro? A me, tra tutti!”.

Le mani di Touma si strusciarono l'una sull'altra, contro il grembiule; gli occhi correvano ovunque, tranne che su Seiji. Assolutamente non su di lui.

“A-ammetto che all'inizio l'ho visto come un azzardo...” bofonchiò asciugandosi mani asciutte e rosse. “M-ma... non ho certo pensato a... usarti... senza... cura...”.

“Cura?!”. Gli occhi di Seiji si spalancarono, sempre più perplessi. “Bastava non usarmi per-”.

“Per i miei giochetti?” suggerì l'altro.

“Non sono giochetti i tuoi romanzi!” ribadì Korin con aria quasi scandalizzata. Fece poi il gesto di mordersi le labbra e scostò lo sguardo. “Ma... io...”.

“E' che Yamamoto-san vuole che lo faccia sistemare. E lui è un tipo complicato. E per uno complicato come lui... tu... tu sei perfetto. S'innamorerebbe subito”.

“Come... donna?” l'ultima parola scivolò tra i denti di Seiji con grande difficoltà.

“Se fosse per me sarebbe uomo... saresti uomo... ma tu sei uomo!” le mani di Touma volarono alla testa e scompigliò i capelli, nervoso, il cuore in gola. “Tu sei uomo e lo so benissimo. Vuoi che non lo sappia? Lo so bene, lo so meglio di chiunque altro. E non ti trasformerei in donna su quelle dannate pagine se non avessi scelta. E non ho scelta. Se non quella di non scegliere te. E io voglio scegliere te. Perché voglio il meglio per il mio personaggio e perché-”.

Si interruppe, riprendendo fiato e alzando la temperatura del proprio viso al limite della sopportabilità.

“Perché...?” giunse la richiesta di Seiji, il tono più sommesso, serio ma curioso.

“P-perché... so-sono io...”.

Sembrava essersi fatto minuscolo in quel grembiule azzurro.

“Tu...?”.

“SONO IO, SHUSAKU!”.

Ecco, l'aveva detto. Si era confessato.

Era imbarazzante. Insomma, il suo personaggio principale... diciamo che gli aveva dato qualche tratto suo, ma, col tempo, in qualche modo, anche senza volerlo... aveva cominciato a vedere attraverso gli occhi del suo strano detective.

A divertirsi, pensare, agire (nella sua fantasia) come lui.

E, per quanto imbarazzante ed egocentrico, era così.

Difficile negarlo a se stesso.

E ora era impossibile negarlo a Seiji.

Se voleva vivere in pace per il resto della vita, almeno.

Però Seiji pareva non voler rispondere.

Touma non alzò nemmeno il capo.

“Lo so che è da egocentrici... ma mi ha... mi ha preso lui...”.

Non mentiva quando intendeva che Shusaku l'aveva preso per mano... scrivendo da sé la storia, in pratica.

Era così.

A volte succedeva agli autori.

Touma si irrigidì, quando sentì il fuoco sotto la pentola spegnersi, poi la pasta che veniva scolata e, infine, impiattata.

“Quindi...” tornò la voce di Seiji, calma e distaccata. O almeno così parve alle orecchie terrorizzate di Touma. “Tu saresti Shusaku...? E... la fidanzata...?”.

Gli occhi di Touma dal pavimento passò ai piatti.

Povero Shu...

“N-non so... il nome...”.

“E... come la faresti?”.

“C-come?!”.

Lo sguardo di Touma si rialzò, lesto e confuso, incontrando quello di Seiji, privo di ombre e di espressione.

Ingollò.

“Come”.

“Bella. Cioè... bello...” balbettò Touma, quasi incredulo di quello che stava dicendo.

“Bella. E poi?”.

Che voleva da lui?

Touma socchiuse gli occhi e pensò che il povero Shu non avrebbe mangiato, non tanto presto.

“Pensavo che... fosse tosta... forte... impavida...”.

“E possessiva, no?”.

Il viso di Touma si avvicinò a quello di Seiji, ancora una maschera di nulla. Scrutò ogni angolo, ogni piccolo movimento di pelle.

“Lei ha bisogno di esserlo con lui... tu non hai bisogno di esserlo con me...”.

Aria dimessa, quell'aria tutta da panda in colpa.

La pelle distesa di Seiji finì per incresparsi in un sorriso: come poteva tenerlo ancora così sulle spine?

“Lo so che sei tutto mio... anche se sono un po' possessivo...”.

Una mano di Seiji aveva alzato il suo mento, quel tanto perché i loro sguardi si legassero e quello di Touma non gli sfuggisse, come spesso capitava.

“B-b-beh...”.

I loro nasi si sfiorarono e la voce di Seiji si fece un sussurro.

“Lasciamo a Shu la cena?”.

 

***

Era piena notte; Shu era andato a letto, seguito da Byakuen che, ultimamente, in quelle serate solitarie, gli faceva da compagno di sonno.

Seiji dormiva, beato e silenzioso dopo quello che avevano combinato. Anzi, quello che lui gli aveva combinato.

Touma si era svegliato, districandosi, a malincuore, dall'abbraccio di Seiji: era affamato, e come dargliene torto? La merenda giaceva dimenticata nel movimento che...

Touma scosse la testa, arrossendo – come se fosse la prima volta – e sbocconcellò del melon pan che aveva trovato in dispensa.

In piedi all'entrata di casa tentennò, prima di infilare una mano nella tasca della propria giacca.

Sospirò, facendo scivolare sul palmo della mano l'oggetto che, quasi, aveva dimenticato.

Ingollò l'ultimo boccone, prima di far ritorno nella camera che divideva con Seiji.

Infreddolito, si infilò sotto le coperte, cercando il posto abbandonato tra le braccia di Seiji.

La mano, chiusa sull'oggetto, scivolò a un soffio dal viso di Seiji e lì si liberò del fardello.

Touma sospirò e Seiji gli fece rima.

“Fidanzamento?”.

“Solo se lo desideri”.




Nota finale: Quando abbiamo immaginato il futuro dei ragazzi, tempo fa, abbiamo pensato che la biologia marina fosse adattissima a Shin, l'insegnamento a Seiji, per Shu il programmatore di videogiochi pareva calzare, a Ryo lo zoologo (o, se preferite, quello che gironzola alla ricerca di qualsiasi cosa che si possa muovere in natura :P) e a Touma il ruolo di scrittore. Per la precisione, di gialli.
Sappiate che si diverte parecchio! :P

  
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