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Autore: Ladyhawke83    03/11/2016    10 recensioni
Di fiori e di baci
PROMPT "Tu chiamale, se vuoi, emozioni"
Indetto dalla pagina Facebook EFP FANDOMS!
One shot. Parole 1332
Protagonisti Nak'ell e Gaia
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Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sequel “la promessa del mago”'
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Di fiori e di baci

 
PROMPT "Tu chiamale, se vuoi, emozioni"
Indetto dalla pagina Facebook EFP FANDOMS!
Parole 1332
Protagonisti Nak'ell e Gaia



Avere quattordici anni non era poi così male, pensò Nak'ell, ma in realtà non si sentiva poi così a suo agio con se stesso. Non era più un bambino, ma non era ancora abbastanza grande per essere considerato un uomo, in quei pochi anni ne aveva viste fin troppe di cose brutte e spiacevoli: aveva perso sua madre, e suo padre, sentendosi responsabile si era chiuso nel proprio guscio dedicando quasi tutto il proprio tempo ad elaborare un modo per riportarla indietro. Il giovane mezzelfo dal capelli scuri e dagli occhi smeraldo restava spesso, solo e quel giorno non faceva eccezione, i pochi amici che non lo avevano abbandonato, preferivano dedicarsi a cose più mondane che non fossero i libri, gli animali, o gli astri.
"Naku che ci fai qui tutto solo?" La voce della ragazza lo riscosse dalla copertina del libro  che stava fissando controvoglia.
"Non partecipi alla festa della semina? Sono tutti là, c'è anche la giostra, i fiori, il cibo, e la musica. Sai che mi hanno anche chiesto di cantare questa sera?" Gaia continuò estasiata, la giovane umana coetanea di Nak'ell adorava quelle celebrazioni, il clima gioioso che si creava, la gente che danzava, lasciandosi ispirare dai sogni e dai desideri, tutto per lei era una festa.
"No, non vengo a quella stupida parata... e non chiamarmi Naku, sai che lo detesto". Il giovane druido posò il libro sul terreno, tra l'erba e i fiori di campo, e si volse di spalle, incrociando le braccia al petto.
"Oh vi prego di perdonarmi Nak Uruite Vargas, non intendevo mancarvi di rispetto con la mia sciocca confidenza..." Gaia fece un inchino con relativa riverenza, chiaramente con l'intento di prenderlo in giro, un mezzo sorriso ad accompagnarne le parole.
"Dai, sai che non intendevo questo, chiamami come vuoi, però davvero non ho molta voglia di festeggiare oggi..." Nak'ell si volse di nuovo verso l'amica di infanzia e le rivolse un'espressione mesta e distante.
"Mi dispiace, so bene che oggi ricorre l'anniversario della morte di tua madre, ma non devi punirti ancora di più di quanto la vita già non abbia fatto con te. Vieni con me alla festa, canterò per te se lo vuoi" Quella fanciulla testarda sapeva essere molto insistente a volte, e Nak'ell non era mai stato capace di negarle niente. Lei lo guardava con quei suoi occhioni azzurri, quell'espressione leggermente trasognata, le labbra lievemente imbronciate e lui puntualmente capitolava. Fin da bambini era sempre stato lui a seguire lei, mai il contrario, però quel pomeriggio Nak'ell si sentiva irrequieto, come se al suo cuore mancasse qualcosa, forse sua madre, forse la fiducia nel futuro, forse uno scopo.
"Davvero Gaia non insistere, piuttosto resta tu un po' qui con me, se ti va', in fondo non devi cantare ora, giusto?" Il mezzelfo le indicò il masso, che ricordava vagamente una panca, poco distante, lo conoscevano entrambi bene, ci andavano a giocare a guardie e ladri da bambini.
"E va bene Naku, come vuoi tu, porterò la festa qui per te..." Gaia sorrise all'amico e gli si sedette affianco, prendendolo sottobraccio ed appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Come?" Domandò il ragazzo cercando di mascherare il rossore che si era impossessato del suo viso, non era abituato ad averla così vicina, o forse era solo che qualcosa in lui era mutato? Non la vedeva più solo come una compagna di giochi, la bambina pestifera, che gli faceva i dispetti mentre dormiva, si era trasformata in una bellissima fanciulla e lui ne era rimasto incantato. Al posto del viso paffutello e delle mani sempre sporche di terra, ora c'erano lineamenti morbidi, dolci, una bocca piena e mani affusolate e gentili. Gaia era sbocciata in tutta la sua bellezza e poi la sua voce, ah, quella voce... incantava chiunque avesse la fortuna di udirla, di ascoltare le sue canzoni.
Nak'ell non si accorse di essersi bloccato a fissarla da sopra la propria spalla, finché lei non parlò.
"Che c'è da guardare? Ho forse qualcosa sul naso, o sulla faccia? Se è un insetto schifoso ti prego toglimelo! Toglimelo subito!" Gridò lei staccandosi da lui e strofinandosi il viso con le mani, agitandole a casaccio nell'aria.
"No, nessun insetto, solo pensavo che sei molto bella..." Nak'ell distolse lo sguardo da lei e fu preso da un fortissimo imbarazzo. Il cuore prese a martellargli nel petto, come non era mai successo. Perché si sentiva a disagio con lei? In fondo lui e Gaia si conoscevano da sempre, era sciocco a sentirsi fuori posto, eppure non riusciva a pensare ad altro che a stare in sua compagnia, si sentì un idiota per aver parlato a sproposito, aspettandosi di sentire da lei una sonora risata di scherno in risposta a quel complimento sincero, ma questo non accadde.
"Anche tu mi piaci sai?" Gaia sorrise e le si illuminarono gli occhi.
"Non sapevo come dirtelo però, sei sempre così zuccone e musone..." continuò la ragazza pungolandolo con il dito indice sul petto.
"Io non sono un musone..." disse lui fingendosi offeso, ma dentro di sé era immensamente felice per le parole di lei.
"Ah no? E cosa ci fai qui sempre in solitudine come se avessi una nuvoletta nera e malinconica sopra la testa? La vita è altrove e tu stai qui a fissare le montagne tra le pagine polverose dei tuoi libri..." Gaia si alzò dal masso di pietra, gli si mise di fronte porgendogli una mano.
"La senti la musica in lontananza? Bene... Balla con me..." la fanciulla piroettò su se stessa facendo svolazzare la veste celeste che indossava e che metteva in risalto i suoi fianchi e l'esile figura.
Nak'ell la guardò come stordito, si sentiva emozionato, confuso, decise di lasciarsi andare perché in fondo Gaia era una delle pochissime persone di cui ancora si fidasse e poi, beh, aveva un profumo... la prese sui fianchi e iniziarono a danzare, ridendo imbarazzati e impacciati.
Ad un tratto lei gli sussurrò qualcosa all'orecchio e lui avvampò di nuovo, questa volta in maniera inequivocabile, Gaia sorrise nascondendo la bocca fra le mani,  e appoggiando  la guancia al suo petto, senza smettere di danzare.
"Perché vorresti darmi proprio adesso questo regalo per il compleanno? Mancano ancora due mesi a quella data..." chiese lui, cercando di fermare il tremore nella voce.
"Voglio solo che oggi sia una giornata un po' meno infelice per te, non sopporto di vederti triste, anche se ne hai tutti i motivi. È così bello il tuo sorriso, dovresti mostrarlo di più..." Gaia si staccò dalla tunica del mezzelfo per guardarlo negli occhi, lui involontariamente sorrise, proprio come voleva lei.
"Ecco hai visto? Quando sorridi tutto sembra meno brutto..." la ragazza dai lunghi capelli mossi, e scuri come quelli di lui, allungò una mano a sfiorargli la curva delle labbra.
Si alzò leggermente sulla punta dei piedi e posò un bacio timido e delicato sulla bocca di lui, quello era il primo bacio per Nak'ell e Gaia. Il segno tangibile che loro due, da quel giorno, non sarebbero più stati solamente amici, quella consapevolezza gli scaldò il cuore del giovane druido mezzelfo in un modo che mai avrebbe immaginato. Per un attimo quel dolce e caldo contatto tra le loro bocche aveva fermato il dolore del suo animo ferito, lei lo aveva stregato, ma lui voleva essere stregato.
Gaia lo guardò perplessa chiedendosi se forse non avesse sbagliato a prendere l'iniziativa.
Il dubbio durò poco, perché subito Nak'ell prese il viso di lei fra le mani e la baciò nuovamente, con più intensità, anche se goffamente, Gaia gli si strinse con le braccia al collo e tutto intorno a loro scomparve, lasciando spazio solo a quel sentimento appena sbocciato, unito al profumo dei fiori di campo della radura.
"Grazie..." mormorò lui stringendosela tra le braccia, e sorrise ripensando a sua madre, sarebbe stata felice di vederli insieme, ne era sicuro.
   
 
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