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Autore: biscottaswash    04/11/2016    2 recensioni
Pensiamo di vedere tutto, oppure esiste qualcosa che la nostra mente non percepisce?
Ecco un viaggio inaspettato in una strana e misteriosa città
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il buio più totale mi avvolge.
Non so da quanto sono qui, se da giorni, mesi o addirittura anni. Non ricordo come ci sono finita, non ricordo assolutamente nulla, tranne il mio nome e cognome.
Mi chiamo Mary Airson.
Non ricordo i miei genitori, i miei amici, la mia casa. Mi sento svuotata da tutto.
Raccolgo le forze rimaste e mi metto a gattoni, cercando qualche via d'uscita; sfioro delle giunture sul pavimento di acciaio, freddo come il ghiaccio, e le seguo tastandole con i polpastrelli. Formano un quadrato perfetto, in mezzo una giuntura che lo attraversa da lato a lato. Assomiglia molto a...una botola. Prima che io possa fare qualunque cosa, la giuntura in mezzo si apre di colpo, lasciandomi cadere nel vuoto.
Atterro su una superficie morbida, una specie di materasso, ma fatto di gelatina. Provo a stare in piedi, ma è troppo scivoloso e ricado con un tonfo. Stranamente c'è un buon profumo di rose. Sono in una stanza con le pareti umide e ammuffite, senza porte ne finestre. C'è silenzio, tranne per qualche squittio di topolini. La stanza è illuminata da una luce giallognola. Non ci sono lampade, non ci sono finestre, non ci sono porte. Allora da dove viene questa luce?
Cerco una possibile crepa nel muro, un'apertura che non ho notato: nulla. La luce viene dal nulla. Credo di stare impazzendo, magari è solo un sogno. Infilo le unghie nel braccio sinistro; sento un male cane e non mi sveglio. Sul braccio ho cinque segni rossi che bruciano moltissimo. Cerco di non farci caso e scendo dal materasso.
Mi guardo intorno; c'è la griglia del condotto di areazione che produce un leggero ronzio ovattato. Un paio di tubi partono dal soffitto e seguono la parete verticalmente per poi sparire sottoterra. Mi viene uno strano senso di nausea e chiudo gli occhi, massaggiandomi le tempie. Mi siedo, incapace di reggermi in piedi, e mi tiro indietro per appoggiare la schiena al materasso. Mi ritrovo sdraiata a terra, con gli occhi sbarrati dalla paura. Un attimo prima c'era ed ora non c'è più. Mi alzo ed inizia a girarmi la testa. Guardo dietro di me, nessuna traccia del materasso. Ora non ci sono più nemmeno i tubi. Ma il condotto d'areazione è ancora lì. L'unica cosa che voglio ora è scappare da questo posto. A passi incerti mi dirigo verso la griglia. Mi abbasso e l'afferro, provando a staccarla. Niente da fare. Ci sono quattro viti che la tengono ferma. Mi serve un cacciavite. Giro la testa e, poggiato sul pavimento, vedo un cacciavite elettrico nero e rosso. Come se mi avessero letto nel pensiero. Chi mi ha letto nel pensiero?
Questa domanda continua a frullarmi per la testa mentre tolgo abilmente le viti. Quando anche la quarta è a terra, lancio la griglia dall'altra parte della stanza. Mi intrufolo nel condotto e avanzo di qualche metro, quando un forte suono metallico rompe il silenzio. Mi guardo alle spalle; la griglia è al suo posto, con le quattro viti avvitate come prima. È impossibile in così poco tempo, non può essere reale. Sto davvero sognando.
In tutti i condotti di areazione dovrebbe esserci l'aria, tranne in questo. Non c'è corrente, neanche un filo di aria fresca. Ma il profumo di rose è persistente. Riempie tutto il condotto senza lasciare spazzi vuoti. Avanzo, cercando di pensare che tutto questo è solo un sogno, che quando mi risveglierò sarò nel mio letto, nella mia camera, sotto le mie coperte e con i miei genitori. Ovviamente se ce li ho. Percorro altra strada, senza sapere quanta distanza c'è ora tra me e la griglia, ma non mi importa più. Devo trovare un'altra via d'uscita. Continuo a gattonare al buio, quando le gambe mi si bloccano così come le mani. È come se mi fossi paralizzata tutt'ad un tratto. Ho paura, ma non posso nemmeno tremare. Mi accorgo che le giunture del condotto si stanno fondendo e, senza che possa pensare, una bianca luce accecante mi investe e precipito per la seconda volta nel vuoto e perdo i sensi.
   
 
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