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Autore: Black White Dragon    04/11/2016    2 recensioni
" [...] Partiamo.
Non sento quello che si dicono le persone perché sono al di là della porta di vetro… allora comincio ad attribuire loro dei nomi, così, per passare il tempo. [...] "
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Train’s shades
 
 
Bologna Centrale è una stazione molto affollata. Con il borsone in spalla e la mia scatola in mano mi dirigo al binario 1 ovest, dove prenderò il treno regionale per Bolzano. Sul binario vedo persone di tutti i tipi: uomini soli e donne, famiglie, studenti, persone che si chiedono se su questo binario arriverà il treno che ferma a Ostiglia o quello che porta a Roma Termini.
Finalmente il treno arriva. È pieno di persone che devono scendere al capolinea.
Salgo per ultimo e non c’è già più posto, devo stare in piedi in fondo al vagone.
Guardo le persone che sono riuscite a occupare un posto: una famiglia – di biondi –, molti studenti, come sempre, e qualche signora. Io invece sono il ragazzo trasandato con un borsone e una scatola e non riesco a trovare posto, mi devo accontentare dello stanzino – se così si può chiamare – che fa da limite tra la fine del vagone e la porta di vetro che dà sul corridoio.
Partiamo.
Non sento quello che si dicono le persone perché sono al di là della porta di vetro… allora comincio ad attribuire loro dei nomi, così, per passare il tempo.
Il bambino della famiglia seduta più vicino a me si chiama Marco, ha la faccia da Marco; il padre si chiama Massimo e la madre Silvia; la coppia che sta in piedi in corridoio è formata da Tatiana e Giorgio, si vede che sono innamorati, lo capisco da come si guardano; c’è Federica seduta davanti a Pietro, qualche sedile più avanti, e di fianco a loro Eris guarda ossessivamente il telefono e ogni tanto sorride; di fianco a lei Luca ascolta la musica, probabilmente metal, o rap?, e ogni tanto alza lo sguardo verso la persona che sta davanti a lui…
Continuo ad assegnare nomi a persone che non conosco e cerco di capire i loro comportamenti.
Tatiana e Giorgio ogni tanto si baciano. Vorrei essere al posto di Giorgio: Tatiana ha proprio un bel viso.
Prima fermata.
Tatiana guarda Giorgio dal basso. Giorgio invece la guarda ma ogni tanto controlla i messaggi dallo smartphone. Non è innamorato di lei come lei lo è di lui. Forse a Giorgio non importa troppo di lei, o forse è Tatiana a far finta di niente, non so.
Federica e Pietro discutono animatamente di qualcosa, vorrei sapere di cosa.
Eris sorride ancora, chissà chi le ha scritto. Ha i capelli quasi rasati da una parte e dall’altra sono corti con il ciuffo. Potrebbe essere bisessuale, così, a sentimento. Spero che le stia scrivendo qualcuno d’importante.
Cerco di pensare alle persone che sono state per me importanti nell’ultimo periodo: mia madre, Aurora, la mia terapista.
Mia madre la sto perdendo, Aurora pure ed è colpa mia. Mi rimane la terapista.
Seconda fermata.
Guardo il telefono: Aurora non mi ha ancora risposto. È ancora arrabbiata, altrimenti mi avrebbe risposto subito, è sempre attaccata al suo iPhone quella ragazza.
Michele almeno mi ha risposto. Dice che avrei dovuto pensarci prima, ma scrive anche che se ho bisogno di parlare, lui c’è.
Spero che non me lo scriva solo perché sente di dirmelo.
Spero sia sincero.
Spero voglia parlare con me stasera.
Spero di non disturbarlo.
Terza fermata.
Finalmente due persone scendono, ma Tatiana e Giorgio occupano il loro posto.
Mi rendo conto solo ora che c’è un ragazzo dietro di me che si fa i cavoli suoi e ascolta la musica con gli auricolari.
Mi giro bene verso di lui, mi guarda, lo guardo. Ha un tatuaggio sul collo, non capisco cosa sia. Non mi piace… be’, in realtà non sono attratto dai ragazzi in generale, quindi il fatto che non sia di mio gradimento non mi sorprende.
Michele scrive che mi chiamerà stasera, forse è davvero sincero quando dice che posso contattarlo quando voglio.
Apro la scatola che mi porto appresso da ore ormai: i muffin non si sono rovesciati, mia cugina sarà felice. Sorrido.
Quarta fermata.
Massimo richiama Marco, Silvia scuote la testa. Credo che Marco abbia rovesciato il pacchetto di patatine.
Federica e Pietro continuano a parlare instancabilmente, chissà di cosa discutono. Si sono appena incontrati? Si conoscevano già? Frequentano la stessa scuola senza saperlo? Sono stati allo stesso concerto?
Il ragazzo che è vicino a me non c’è più. Come mai non mi accorgo di quello che accade intorno a me?
Riapro la scatola: i muffin non si sono rovesciati. Sorrido.
Guardo ancora le persone attraverso il vetro. Eris mi stava guardando ma ha distolto subito lo sguardo. Forse le piacciono le ragazze e ha capito che anche a me piacciono. D’altronde sono praticamente vestito da dyke: porto una camicia a quadri rossi e neri, dei jeans dritti non aderenti e delle converse alte verdi. Non sono truccato.
Ho sempre avuto un comportamento da maschiaccio, in questi ultimi anni più che mai. Io mi sento uomo, anche se il mio corpo dice il contrario. Vorrei che i generi non esistessero. Vorrei decidere da solo il mio corpo. Invece mi ritrovo con tette e figa, e non le voglio.
Tra poco entrerò in terapia e sono felice per questo. Verrà finalmente il giorno in cui non sarà più necessario depilarmi le gambe ma dovrò radermi il mento.
Quinta fermata.
Federica e Pietro continuano a parlare. Eris li ascolta stranita, nascosta dalla luce del suo telefono che la fa sembrare concentrata sullo schermo. Vedo il suo disappunto dalle occhiate che lancia ai due, senza farsi vedere.
Silvia viene verso di me. Apre la porta di vetro e mi chiede: “C’è il bagno qui?”
Io non so se c’è il bagno, quindi mi giro su me stesso e vedo il simbolo della toilette. “Sì”, rispondo. Odio la mia voce femminile.
Silvia non dice altro, mi passa davanti ed entra nel bagno.
Quando chiude la porta, sento un odore di… tutto quello che si potrebbe odorare in un bagno su un regionale di Trenitalia. Mi viene da vomitare, non so come Silvia sia riuscita ad entrarci.
Sblocco il telefono.
Aurora ha visualizzato tutti i messaggi, sta scrivendo.
Esco da WhatsApp, ho paura di sapere cosa mi risponderà. Penso a quello che ho appena fatto e mi maledico da solo, ma d’altronde non posso farci niente.
Sesta fermata.
Luca scende dal treno, così posso sedermi al suo posto. Eris mi guarda mentre mi avvicino al posto di fianco a lei, è una ragazza curiosa. Anche troppo. Mi segue con lo sguardo mentre metto la scatola – spero che non si rovesci – e il borsone in alto, dove stanno tutte le valigie. Sento i suoi occhi sulla nuca ma quando mi giro, non mi sta più guardando, è furba.
Mi siedo.
La voglia di sbloccare il telefono è impertinente. Ma allo stesso tempo ho paura. Stavolta ha ragione Aurora, ho sbagliato io. Penso a quello che ho appena fatto e mi maledico da solo.
Adesso posso sentire Pietro e Federica parlare. Sono più giovani di quanto pensassi, e anche abbastanza ingenui.
Pietro dice: “Sei leone?”
Federica risponde: “Sì… testarda.” Scoppia a ridere.
“Io sono capricorno, testardo ma meno di un leone…” riprende Pietro.
Ma credono davvero all’oroscopo?
“Io odio vergine e scorpione, soprattutto scorpione” afferma Pietro. Poi si dilunga nel raccontare una serie di eventi accaduti a suo sfavore grazie a quello scorpione del suo prof di diritto all’università. Poi dice, guardandosi intorno: “Spero non ci sia qualcuno-”
Eris alza la mano per farsi notare. “Io sono scorpione.”
“Ah, no, intendevo ‘spero non ci sia qualcuno che fa giurisprudenza’” si corregge, “comunque praticamente tutti gli scorpioni sono degli stronzi.”
“Io non sono stronza” dice Eris. E le credo.
“Sei un’eccezione” dice Pietro, “di solito gli scorpioni vengono lì a punzecchiarti apposta, a metterti i bastoni tra le ruote.”
“Be’, io non ho mai messo il bastone tra le ruote a nessuno, anzi, cerco sempre di aiutare chi ho davanti, soprattutto perché non mi faccio influenzare dall’oroscopo.” Ben detto.
Poi Federica dice: “Ah, io avevo un’amica fissatissima con l’oroscopo, Madonna! …” E così via, Pietro e Federica tornano a parlare tra di loro, come se Eris non esistesse. Ma ad Eris non importa.
Si gira verso il finestrino e fa finta di guardare fuori. Come me, sicuramente pensa che quel discorso sia futile.
Settima fermata.
Scende qualche persona, finalmente, tra cui la famiglia di biondi.
Eris continua a messaggiare. Do una sbirciatina per vedere a chi sta scrivendo. Sono molto curioso, sono fatto così.
Eris sta messaggiando a un certo Nico : mi sta distruggendo tutto, pensavo le piacessero le ragazze. Però questo ‘Nico’ le ha scritto “grazie percy haha” e… non capisco. Magari sono nomignoli, perché Eris non si chiama sicuramente Percy, quindi Nico potrebbe anche essere una ragazza, come un ragazzo. Ma magari prima Eris non sorrideva per quello. Magari sorrideva perché il suo amico Mario Rossi le ha detto che sarebbero andati insieme a quel concerto. O magari sua madre le ha fatto lo spezzatino per quando tornerà a casa. Perché avrebbe dovuto sorridere per quel contatto in particolare? Chissà quanti altri contatti ha Eris su WhatsApp.
Ma i cazzi miei riuscirò mai a farmeli? No, perché sto sbirciando ancora… ha un gruppo che si chiama #DemigodsSquad, l'altro Figli di Atena+2, l'altro ancora è Percy Jackson (non avrei mai pensato che Eris leggesse roba per bambini spastici) e poi un altro gruppo il cui titolo è scritto in lettere greche. Inoltre sta messaggiando con ‘Olenguuuu’ e mi sto chiedendo chi è la persona di cui sto origliando le conversazioni.
Già, chi è Eris?
Le piace Percy Jackson ed è scorpione, è tutto quello che so. Ah, so anche che le piace dare nomi strani ai suoi contatti di WhatsApp.
Pensavo di essere bravo a riconoscere le persone e i loro comportamenti, ma lei non la capisco, non è una persona come tante, non parlerebbe di cose futili come Pietro e Federica.
Appoggio i gomiti sulle ginocchia e metto la testa tra le mani, strofinandomi la faccia. Sto in questa posizione per cinque minuti buoni, a pensare a tutto e a niente.
Ottava fermata.
Eris si è intromessa di nuovo nel discorso di Pietro e Federica, parlano della maturità classica di quest’anno. Scopro che Eris, quindi, ha frequentato il liceo classico, poi viene fuori che studia lingue per l’editoria a Verona. La facevo più intelligente. Le università di lingue di solito sono le più facili.
Anch’io ho fatto il classico. Sono quasi tentato di entrare pure io nel discorso, ma preferisco di no, odio la mia voce femminile.
Eris e Pietro concordano che la versione di greco fosse impossibile, e anch’io concordo con loro perché in quella dannata versione mi hanno dato otto quindicesimi.
Federica invece ascolta e basta per adesso, ha detto solo che è all’ultimo anno in un convitto, al classico anche lei.
Mi piace ascoltare le persone che parlano, anche se magari trattano di argomenti futili.
Eris ogni tanto si volta a guardarmi. Non so perché. Cosa le sto dicendo con i miei comportamenti? Che cosa sta pensando di me? Che cosa pensano di me tutte queste persone? Chi sono io per loro?
Eris mi sta studiando. Eris sta studiando tutti, sta attribuendo ruoli, lavori e professioni a tutti. Proprio come me. Mi sembra quasi che lei abbia capito che non voglio più essere una donna. Eris è strana, è particolare. Che cosa celano le sue iridi scure? Sembra aver capito che mi chiamo Alessandro ma che gli altri mi chiamano Alessandra, perché ho le tette e la figa.
Eris osserva e pensa, lo vedo.
Anch’io osservo e penso.
Ma penso di non aver capito niente. Non saprò mai chi è Nico, o chi è Olenguuuu, perché io non so leggere le persone, tantomeno Eris. Magari anche Eris pensa di non saperle leggere, esattamente come me. Forse vorrebbe essere brava ad attribuire ruoli alle persone, ma in realtà ritiene che ognuno abbia la sua storia, la quale non può essere messa tra gli stereotipi di un ruolo sociale.
Nona fermata.
Eris è scesa a Verona Porta Nuova. In realtà sono scesi quasi tutti, tranne Pietro e qualche altra povera anima.
Avrei voluto parlare con Eris, avrei voluto fare una conversazione sui nostri pensieri. Ma non me la sono sentita, dannata insicurezza!
Non mi ero neanche reso conto di come Eris mi avesse portato a pensare a tutte queste cose. Non mi ero reso conto che avesse stuzzicato i miei pensieri, invitandomi a intraprendere un labirinto di supposizioni, su di lei e su tutti. In realtà mi accade spesso di farlo, ma mai una persona mi aveva ispirato così tanto pensare.
Magari scriverò una storia su di lei e la pubblicherò su quel sito di fanfiction e storie originali di cui mi aveva parlato Aurora, così, perché mi va.

Fine
 
 
 


Note 
Vorrei solo precisare che quello che io sono non si rispecchia nella voce narrante della storia, come i pensieri del ragazzo non sono completamente in accordo con i miei. Grazie per aver letto questa narrazione con un capo ma senza coda.
 
Black White Dragon (per gli amici, Eris)
   
 
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