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Autore: bambolinarossa98    05/11/2016    1 recensioni
🌟Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it
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Eppure Hiyori si era dimenticata come fosse avere una vita normale.
Oramai si era abituata a perdere il corpo un giorno sì e l’altro pure ed era più che sicura che la sua vita sarebbe stata vuota se non avesse parlato con un Dio almeno due volte al giorno.
Uno qualsiasi, non aveva preferenze: che fosse Ebisu, Kofuku, Bishamon o semplicemente Yato… beh, non che fosse così complicato parlare con Yato: lo aveva sempre tra i piedi.
Genere: Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bishamon, Hiyori Iki, Kazuma, Un po' tutti, Yato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 9: Pozzo dei desideri
Fandom: Noragami
Personaggi: Yato, Yukine, Hiki Hiyori, Ebisu, Kofuku, Bishamon, Un po’ tutti
Coppie: Yato/Hiyori
Tipo di Coppia: Het
Genere: Demenziale, Sentimentale
Universo: Noragami, dopo l’arco narrativo dello Yomi
Rating: Verde
Note: nessuna

 
🌟Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it
 
 
Eppure Hiyori si era dimenticata come fosse avere una vita normale.
Oramai si era abituata a perdere il corpo un giorno sì e l’altro pure ed era più che sicura che la sua vita sarebbe stata vuota se non avesse parlato con un Dio almeno due volte al giorno.
Uno qualsiasi, non aveva preferenze: che fosse Ebisu, Kofuku, Bishamon o semplicemente Yato… beh, non che fosse così complicato parlare con Yato: lo aveva sempre tra i piedi. Ma non poteva lamentarsene, dopotutto era merito di quella specie di Dio con la tuta se la sua vita aveva preso quella piega inaspettata quanto interessante.
Certo, aveva i suoi difetti, e lo dimostrava in quel momento mentre, spalla a spalla con Kofuku, cantava canzoni a squarciagola brandendo un bottiglia di saké. Hiyori si stava ancora chiedendo come avesse fatto a farsi convincere da quei due a partecipare a quella sottospecie di festa di Halloween campata per aria all’ultimo momento.
Sospirò stringendosi al suo lungo kimono rosso, un mero tentativo di somigliare ad Izanami (riuscito, evidentemente, poiché Yato era quasi scappato urlando quando l’aveva vista e Bishamon aveva raccontato nei particolari il brutto incontro avuto con lei nello Yomi, solo pochi mesi prima).
A proposito di Bishamon… un suono secco li fece sobbalzare tutti: la donna aveva appena poggiato con forza una bottiglia di raffinato vino francese sul tavolo, le gote vivamente rosse e gli occhi lucidi. Il suo vestito da Amaterasu (che consisteva in un lungo kimono rosso e nero con pregiati ricami doro) era stato smontato: la fascia risiedeva abbandonata sulla panca e le grandi maniche tirate su alla buona. Alcune ciocche bionde erano sfuggite dallo stretto chignon e Hiyori poté solo immaginare quanto tempo ci avesse impiegato a farlo considerati i suoi chilometrici capelli, ma sospettò che qualcuna dei suoi Tesori l’avesse aiutata. Bishamon trattenne un singhiozzo prima di alzarsi barcollando.
“Che razza di spettacolo… non è così che si comporta un vero Dio, anche se di basso rango come te” singhiozzò, indicando Yato col dito instabile.
Yukine si parò alle sue spalle, scettico: “Senti chi parla” commentò, venendo affiancato da Kazuma.
“Veena, sei ubriaca” fece notare. La donna li fulminò con lo sguardo.
“Tacete voi” ringhiò, facendoli rabbrividire.
“Ah?” Yato si sporse oltre la spalla di Kofuku “Hai qualcosa da ridire, vecchia pervertita?” domandò.
“Come osi… razza di Dio da quattro soldi!” tuonò lei, avvicinandosi a grandi passi “Non sei più giovane di me!”
“Intanto io non sembro una ventenne depravata!” ribatté lui “Non ti ho mai vista più vestita di così” ed accennò allo stretto kimono che ora aveva un profondo scollo e le lasciava le gambe scoperte. Kofuku, nel frattempo, rideva come una bambina.
“Tu…” il ringhio di Bishamon sembrò più un latrato.
“Oh, Bisha! Bisha!” esclamò la ragazza dandole energiche pacche sulla spalla “Non te la prendere, ci stiamo divertendo!” disse, continuando a ridere. E lei non aveva nemmeno bevuto, Daikoku glielo aveva rigidamente proibito.
“Pff” sbuffò Tato, prendendo un lungo sorso dalla bottiglia “Questa pazza non sa neanche che significa divertirsi!”
Intanto, l’aura della Dea della Guerra diventava sempre più scura e la maggior parte degli astanti si erano già allontanati frettolosamente: tutti sapevano cosa sarebbe successo, memori dell’ultima volta in cui Bishamon e Yato si erano ritrovati faccia a faccia, ubriachi marci.
Hiyori voltò le spalle alla visione di lei che usava il ragazzo come punch-ball e si concentrò sul Divino Tenjin che flirtava con alcuni dei tesori di Bishamon. Sospirò lasciandosi cadere su una panca, facendo sventolare la coda di qua e di là; probabilmente in quel momento il suo corpo stava dormendo beato nell’infermeria della scuola e un po’ lo invidiava: com’era estenuante la sua vita!
Il massacro venne interrotto dal piccolo Ebisu che, avvicinatosi a Bishamon, attirò la sua attenzione tirandole un lembo della toga.
“Nonna Bisha” chiamò e quello bastò a congelarla sul posto. Maledicendo Yato in tutte le lingue che conosceva per aver insegnato al bambino che lei era la “nonna” (e ciò non sarebbe mai cambiato) gli tirò un ultimo calcio prima di rivolgersi dolcemente al piccolo Dio.
Da quando Ebisu era rinato Bishamon aveva sviluppato una specie di istinto materno verso di lui, al contrario di Yato che si comportava più come un fratello maggiore, e ciò comprometteva molto la salute mentale di Kazuma il quale (già provato sentimentalmente nei confronti della sua Dea) si ritrovava ad affiancarla nel duro lavoro di dover dare una figura genitoriale ad Ebisu per evitare che rientrasse a contatto con i suoi vecchi Tesori Sacri e riprendesse le orme dei suoi predecessori.
Yato, strisciando sull’erba, arrancò fino al tavolo al quale erano seduti Hiyori, Yukine e Mayu.
“Quella donna è pazza!” biascicò, abbandonandosi sul ripiano.
“Chi ti ha detto di provocarla” ribatté Mayu mentre Yukine beveva il suo succo ignorando il proprio Dio in punto di morte.
 
 
Un leggero venticello si alzò, scompigliando leggermente le chiome degli alberi. Tenjin e Mayu erano tornati al Tempio da un pezzo, insieme ai Tesori Sacri di Bishamon che avevano ricevuto il permesso da Kazuma di ritornare a casa. Kofuku si era addormentata sul prato, costringendo Daikoku a portarla via prima che la festa fosse finita (anche se la cosa non sembrò turbarlo più del previsto).
Anche Bishamon si era addormentata, sotto il portico di uno dei vecchi Templi di Tenjin, con Ebisu tra le braccia. Yukine era crollato poco distante e Kazuma era appoggiato ad una delle finestre, in dormiveglia.
A Hiyori era stato affidato l’arduo compito di trascinare Yato fino a casa sua (ovvero quella di Kofuku dove lui abitava a straforo) ma rendendosi conto della strada che avrebbe dovuto fare aveva deciso di gettare anche lui sotto il porticato.
“Hiyori… ti voglio bene…” biascicò il ragazzo.
“Si, lo hai già detto, ora stai dritto!” rispose lei, col fiatone, tenendolo per un braccio.
“Non ti ho mai ringraziato per il Tempio che mi hai fatto” continuò lui, ignorandola.
“Era una casetta per uccelli” notò lei “Non so come fai a definirlo Tempio”
“Eppure sono diventato un Dio grazie a quello” singhiozzò lui “Non esiste un Tempio senza Dio… come non esiste un Dio senza Tempio. Significa che hai bisogno di me”
La ragazza arrossì.
“Zitto e cammina” sbottò, arrancando per la gradinata di pietra “L’ho fatto per pietà”
“Puoi chiedermi qualunque cosa” continuò lui, mettendosi dritto ma gravando ancor di più sulle sue spalle “Esaudirò qualunque tuo desiderio per la modica cifra di… cinque yen!” finì, in tono teatrale, piazzando il palmo aperto davanti al naso. Hiyori si fermò, guardandolo, e sbatté le palpebre un paio di volte.
“Cammina!” ordinò, secca, riprendendo la marcia. Arrivata in cima, scaraventò il ragazzo accanto a Yukine e si sedette a riprendere fiato.
“Sai, Hiyori…” cominciò Yato, serio, facendola voltare “…si dice che gli Dei siano il pozzo dei desideri degli uomini” spiegò, lo sguardo fisso sul portico di legno “Se vuoi io posso essere il tuo”
La ragazza rimase a fissarlo, imbambolata, ma ebbe appena il tempo di aprire bocca che lui si era già addormentato.
 
 
 
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