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Autore: bambolinarossa98    05/11/2016    0 recensioni
🌟Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it
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Okuda alle feste di Halloween non aveva mai partecipato, per lei che se ne stava sempre in disparte e non parlava quasi con nessuno, andare ad una festa era la peggio cosa che le poteva capitare.
L’unica cosa che si chiedeva in quel momento, difatti, era come se avesse fatto a farsi da Kayano ad andare a quella organizzata dalla scuola.
La cosa era che fossero tutti mascherati.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karma Akabane, Manami Okuda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 11: Maschere
Fandom: Assassination Classroom
Personaggi: Karma Akabane, Manami Okuda
Coppie: Karma/Okuda
Tipo di Coppia: Het
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Universo: AU
Rating: Verde
Note: nessuna

 
🌟Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it
 
 
Okuda alle feste di Halloween non aveva mai partecipato. Per lei, che se ne stava sempre in disparte e non parlava quasi con nessuno, andare ad una festa era la peggio cosa che le poteva capitare.
L’unica cosa che si chiedeva in quel momento, difatti, era come avesse fatto a farsi convincere da Kayano ad andare a quella organizzata dalla scuola.
La cosa positiva era che fossero tutti mascherati. Le luci psichedeliche erano fastidiosissime e per lei, che si era rintanata a bordo pista, tutti quei ragazzi che saltavano al centro della palestra facevano girare la testa. Quasi non si accorse della figura che si avvicinava lentamente.
Sobbalzò quando qualcosa di freddo le toccò la guancia e si allontanò di scatto, voltandosi giusto in tempo per vedere un sorriso divertito a pochi centimetri dal suo viso: un ragazzo reggeva tra le mani un bicchiere di plastica rosso colmo di aranciata che lei identificò come la cosa fredda che l’aveva toccata.
“Ti diverti?” chiese il ragazzo, porgendoglielo. Poteva avere diciassette anni, più o meno la sua età, ma era più alto di tutti i ragazzi della sua classe. Indossava una maschera dorata che si sposava bene con i suoi occhi chiari e, a coprirla, vi era una frangia di capelli rossi. Lì per lì non seppe dire chi fosse, o anche solo se lo conoscesse, ma accettò la bibita ringraziando con un filo di voce.
“Bella festa, eh?” domandò, rivolgendole un largo sorriso.
“Ehm… sì” mormorò imbarazzata. Al silenzio che ne seguì bevve un sorso dal bicchiere, giusto per fare qualcosa, continuando a guardare la pista. Il ragazzo era sempre accanto lei, senza dare segno di volersene andare, e Okuda iniziava ad essere a disagio.
“Uhm…” cominciò, provando a dire qualcosa “Ehm… io sono…” iniziò ma lui la interruppe bruscamente.
“Non me lo dire!” esclamò, facendola sussultare “Altrimenti che senso avrebbero le maschere?” chiese. Okuda rimase allibita.
“Facciamo così” aggiunse, voltandosi completamente verso di lei “Chiamami K”
Lei alzò le sopracciglia e il ragazzo sorrise: “Si, come i Man In Black” spiegò, quasi fosse la cosa più naturale del mondo.
“Oh” rispose la ragazza, spaesata “Ehm… allora… io sono M” disse, imbarazzata, abbassando un po’ il tono.
“Perfetto M! Ti va di ballare?” chiese, facendole sgranare gli occhi talmente tanto che sentì le sopracciglia sfiorare le piume sul bordo della sua maschera. Boccheggiò un paio di volte prima di ritrovare la voce.
“Cosa?” fu l’unica cosa le uscì detto ma lui le aveva già tolto il bicchiere di mano e la stava trascinando in pista, dove la musica aveva assunto toni più bassi “I-io non…” balbettò ma K la ignorò, trascinandola in un ballo che di scatenato aveva ben poco. Okuda si sentiva il volto in fiamme tant’è che per un attimo temette che la sua maschera avesse preso fuoco, specialmente quando lui l’attirò a sé passandole una mano intorno alla vita.
Eppure, dopo pochi secondi, tutto sparì preoccupazioni, ansia, imbarazzo… si sentiva perfettamente a suo agio anche in quelle circostanza, ballando tra le braccia di un perfetto sconosciuto sulle note di quella che sarebbe benissimo passata per una canzone d’amore.
Dopotutto… perché no? Loro due non si conoscevano e probabilmente non si sarebbero mai più incontrati (e anche se fosse stato non si sarebbero riconosciuti), sarebbe stato solo per quella sera: un ballo, poche parole di cortesia e via.
In fin dei conti, pensò Okuda, quello poteva anche concederselo.
 
 
(569 parole)
   
 
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