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Autore: Ghost Writer TNCS    05/11/2016    2 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7. Combattere per uno scopo

Alphard avvertì una minaccia imminente e, senza nemmeno guardare, mosse la sua Verdict du Chevalier. Il peso e le dimensioni erano ideali per il suo stile di combattimento, quindi non ebbe difficoltà a intercettare la raffica di proiettili fisici alla sua sinistra. Un’arma normale si sarebbe danneggiata, ma il flusso di plasma non serviva solo per attaccare: i colpi vennero in buona parte vaporizzati dalla lama luminosa e le schegge rimanenti deviarono in direzioni inoffensive. Solo gli spadaccini più capaci, dotati di riflessi straordinari e di un’ottima coordinazione, potevano eseguire con successo una simile tecnica, e l’ibrido era senza dubbio uno di questi.

Era stata sua madre adottiva ad addestrarlo, convincendolo ad affinare giorno dopo giorno la sua tecnica per migliorarsi sempre di più. Il suo nome era Rossweisse[16] ed era una valkyrja, una guerriera straordinaria per natura, e lo stile che lui aveva appreso assomigliava molto a quello della donna: elegante, rapido, preciso. Non sprecava energie in movimenti inutili e prestava sempre attenzione a dosare la forza di ogni colpo per non lasciare aperture all’avversario.

Scattò in avanti e con un montante potente e preciso fece saltare la spada del suo aggressore, anch’essa mutaforma. Quest’ultima non disponeva di un generatore di plasma, ciononostante era predisposta per resistere ai flussi di plasma dei nemici e quindi non venne intaccata.

Dopo essere entrato all’A&N, aveva impiegato meno di una deca per riuscire a sconfiggere tutti gli insegnanti di scherma dell’accademia. Gli unici in grado di tenergli testa erano i Cavalieri della Luce col rango di Maestro: si trattava di guerrieri straordinari che, grazie ad un lungo addestramento, avevano appreso le secolari tecniche di combattimento tramandate nel loro Ordine. Grazie ad un accordo tra la loro istituzione e l’A&N, alcuni Maestri tenevano delle lezioni anche nelle accademie, e in questo modo lui era stato in grado di perfezionare ulteriormente il suo stile.

Scattò alla sua destra e uno schiocco divampò là dove un attimo prima si trovava il suo braccio. Si voltò e vide una donna armata di una frusta fiammeggiante che lo guardava con aria di sfida. Dopo aver rivolto una doverosa occhiata alla scollatura della donna, decise che era il momento giusto per provare l’altra forma della sua arma. Disattivò il flusso di plasma e premette un altro pulsante. L’elsa si piegò e dalla guardia uscì un grilletto, le due lame seghettate si aprirono e vennero coperte da un rivestimento di plastica dura, allo stesso tempo la punta della spada si abbassò e arretrò per diventare la baionetta del fucile d’assalto appena formatosi.

L’ibrido sparò senza perdere tempo, ma la sua avversaria mosse l’arma fiammeggiante con un’abilità e una precisione tali da intercettare tutti gli impulsi.

«Questa frusta è proprio una figata!» esclamò la rettile, probabilmente una sauriana come Gardo’gan. Al contrario degli uomini, le donne di tale specie avevano i capelli, nel suo caso una fluente chioma di piume cremisi raccolte in una lunga treccia.

Sollevò la sua arma per passare all’offensiva, ma una raffica di proiettili d’energia la colpì alla schiena, gettandola a terra completamente paralizzata.

«Ehi! Così però non è divertente!» esclamò lo spadaccino.

Kael, ancora a distanza di sicurezza e consapevole della propria voce non particolarmente potente, preferì evitare di sprecare il fiato. Al contrario degli altri tre, lui non era un guerriero invincibile, non aveva talenti superiori alla norma e non possedeva capacità innate, quindi in battaglia poteva fare ricorso solo alla sua intelligenza e agli equipaggiamenti che aveva preparato. Proprio per questo motivo anni prima aveva deciso di acquistare un talismano di tipo Arsenal, che gli permetteva di immagazzinare una vasta gamma di oggetti all’interno del suo corpo. Si trattava di una capacità estremamente versatile, in particolare ora che aveva potuto assorbire armi cariche e bombe pronte all’uso, tuttavia doveva fare attenzione: il suo non era un talismano elementale, quindi non era in grado di rigenerare le ferite come invece poteva fare il Gearj della Folgore Fiammante. In ogni caso a Tradefield aveva comprato anche un’armatura energetica di ottimo livello e questo gli permetteva di affrontare le battaglie con relativa tranquillità.

Una fragorosa raffica di proiettili attirò la sua attenzione. A giudicare dal rumore, doveva trattarsi di un’arma da almeno seicento colpi al minuto, e infatti la riconobbe quasi subito come una M31 Light-Meteorgun, una mitragliatrice Gatling di fanteria in grado di sparare dai cinque agli oltre cento colpi al secondo. A impugnarla era il giovane minotauro rapinatore e il suo bersaglio era Gardo’gan, che per difendersi stava sfruttando lo scudo energetico del suo bracciale.

Ad un primo sguardo il rettile poteva sembrare in difficoltà, ma al coleotteriano bastarono pochi secondi per capire che il toro umanoide non aveva mai maneggiato un’arma simile. La sua postura era completamente sbagliata, non riusciva ad inquadrare bene il bersaglio e quasi tutti i colpi andavano a vuoto. Kael sollevò il suo Thareuss 14, prese accuratamente la mira e con un solo colpo alla testa spedì a terra il minotauro.

In effetti tutti i membri della banda avevano degli ottimi equipaggiamenti, tuttavia nessuno di loro sembrava in grado di sfruttarli al meglio. Se avesse dovuto tirare a indovinare, avrebbe detto che li avevano appena sgraffignati da qualche parte per poi andare a cercare vendetta senza nemmeno prendersi il disturbo di imparare a usarli.

Gardo’gan, ormai libero dal fuoco di soppressione, si guardò intorno alla ricerca di un Folgoratore. Alla fine Alphard aveva avuto ragione nel dire che non era il caso di impegnarsi, e tutto sommato era quasi contento di aver trovato degli avversari del genere con cui recuperare l’abitudine alla battaglia.

Un rumore elettronico lo indusse a voltarsi. Era pronto ad affrontare un altro nemico, ma ciò che vide gli fece scendere un brivido fino alla punta della coda: Alphard, completamente paralizzato, era sovrastato da un’enorme nemico, forse un mecha, la cui corazza metallica era tenuta insieme da giunture di energia semitrasparente.

Gardo’gan corse in suo aiuto, ma non fu abbastanza rapido: la macchina colpì lo spadaccino con un gancio destro e degli schizzi di sangue volarono in tutte le direzioni. L’ibrido rotolò all’indietro e stramazzò al suolo, inerte, come morto.

Il sauriano non ci pensò due volte e aumentò le sue dimensioni per vendicare il suo compagno. L’ammasso di metallo ed energia indietreggiò a causa del violento impatto, ma l’utilizzatore – posizionato all’interno del petto – non aveva nessuna intenzione di arrendersi.

«Avete fatto male ad abbassare la guardia! Vi farò vedere di cosa sono capace!» esclamò il nemico, che era stato colpito da un impulso stordente nelle fasi iniziali della battaglia.

Il Folgoratore provò un destro, ma Gardo’gan lo bloccò facilmente e rispose con un montante talmente potente da sollevarlo e gettarlo all’indietro. L’uomo provò a far rialzare la sua macchina, ma il sauriano la colpì con un poderoso pugno sul petto che la affossò nel terreno.

Quella corazza mimetica era piuttosto resistente, tuttavia il rettile poteva contare sull’armatura energetica del suo bracciale, il quale non aveva problemi ad adattarsi ai suoi cambi di dimensione grazie ad una struttura incredibilmente elastica posta sotto le placche di polimero.

Il sauriano continuò a colpire senza pietà e nel giro di mezzo minuto le giunture della spigolosa armatura nemica si dissolsero, lasciandola del tutto incapace di muoversi. Gardo’gan avrebbe voluto aprire l’abitacolo per dare una bella lezione al pilota, ma sapeva che sarebbe stato uno sforzo inutile: quel guscio era troppo resistente per essere aperto a mani nude, e poi Leona aveva chiesto a lui e Kael di evitare uccisioni inutili. Consapevole di questo, lanciò il più lontano possibile gli arti del mecha per assicurarsi che non rialzasse, dopodiché corse dall’ibrido. Gli bastò uno sguardo per capire la gravità delle sue condizioni: le costole sembravano quasi tutte rotte e aveva perso molto sangue, eppure respirava ancora. Potevano ancora salvarlo.

Senza pensarci due volte il sauriano si guardò intorno per cercare aiuto e la prima persona a cui pensò fu Leona: la felidiana aveva ormai sconfitto la Folgore Fiammante e lo teneva sollevato per il bavero della giacca come se non avesse peso.

«Vi avevo detto di lasciarci in pace» stava ringhiando la giovane.

Tirò un pugno sul mento del capobanda e questi cadde a terra, seguito da un paio dei suoi denti. L’umano era troppo dolorante per muoversi, così si limitò a guardare il cielo tinto dell’arancione del tramonto, chiedendosi come fosse stata possibile la sua sconfitta.

Leona strinse i pugni, osservandolo dall’alto verso il basso. Lei possedeva una forza straordinaria, ma sapeva bene che questa forza sarebbe stata inutile contro avversari che possedevano un talismano elementale come il Gearj del suo avversario. Era proprio per questo motivo che nel suo triennio in accademia si era impegnata ad apprendere una tecnica di arti marziali che – sfruttando la sua aura – le permettesse di inibire tale abilità magica negli avversari, rendendoli così vulnerabili ai suoi pugni. Non era stato facile padroneggiarla, ma i vantaggi che aveva ottenuto erano proporzionali all’impegno che ci aveva messo.

Con una mano afferrò il collo del suo avversario. Il suo sguardo era freddo, determinato: era lo sguardo di una persona pronta ad uccidere. La Folgore Fiammante, terrorizzato, provò a liberarsi, ma le sue braccia erano fiacche e doloranti. La felidiana strinse un po’ la presa e il viso dell’uomo cominciò a cambiare colore. Aveva detto a quell’idiota che gli avrebbe staccato la testa se si fosse azzardato a disturbarli di nuovo, ma aveva anche chiesto ai suoi compagni di evitare di uccidere quando possibile, quindi lei per prima doveva rispettare questo principio.

In realtà non aveva fatto una simile richiesta perché rispettava diligentemente la vita altrui, bensì perché era consapevole di quanto fosse doloroso perdere una persona cara. Perfino un uomo spregevole come la Folgore Fiammante poteva avere qualcuno che gli voleva bene, e il solo pensiero che questo qualcuno soffrisse un dolore simile a quello che lei aveva provato in passato, le risultava inaccettabile.

Allentò la presa sul collo dell’uomo e lui riprese a respirare forsennatamente.

«Un’ultima possibilità» esalò con voce impassibile, lo sguardo duro e autorevole. «Fatti vedere un’altra volta, e ti farò rimpiangere di non essere morto adesso.»

Gli prese la mano destra e la strinse di colpo, frantumando le ossa e spappolando la carne. L’uomo lanciò un urlo tremendo, tale che lei dovette aspettare diversi secondi prima di poter continuare: «La prossima sarà la testa.»

Senza aggiungere altro si alzò e si allontanò in direzione dei suoi compagni. La Folgore Fiammante, ancora tremante, si mise in piedi e, stringendo al petto ciò che restava della mano destra, si diresse dalla parte opposta. Non si sarebbe messo mai più contro le Bestie Selvagge.

«Leona, vieni, sbrigati!» esclamò Gardo’gan. «Alphard è ferito, dobbiamo portarlo subito in ospedale!»

«Sì, ho visto» annuì lei avvicinandosi all’ibrido, e con profonda sorpresa del sauriano il suo tono era più che altro seccato. «Alzati, idiota! Non si scherza su certe cose.»

Alphard chiamò a raccolta tutte le poche forze che gli erano rimaste per sollevare una mano e mostrarle il dito medio.

«Tranquillo, ci vuole ben altro per farlo fuori» affermò la felidiana. «Una volta gli ho spaccato la testa con un pugno e dopo un minuto era già in piedi che mi imprecava contro.»

«Tu… Tu hai fatto cosa?!» esclamò il sauriano, sempre più sbigottito. «Oh, vaffanculo!»

Quando Kael li raggiunse, la ferita sul petto dello spadaccino era già quasi completamente guarita e lui poté alzarsi senza eccessivi problemi.

«Ehi, non guardatemi come se fossi uno zombie!» esclamò Alphard con uno scatto del capo. «Sono pur sempre il prototipo di un supersoldato immortale!»

Gardo’gan allargò le braccia verso Kael, ma il coleotteriano era come sempre avaro di emozioni.

La felidiana, abituata a collaborare con l’ibrido, non ci fece nemmeno caso, troppo concentrata sui suoi vestiti sporchi di terra. Sbuffò e poi prese la bottiglia di birra che aveva comprato a Tradefield per annegare il dispiacere nell’alcol. «Dai, andiamo, così posso farmi una doccia.»

Disattivò lo scudo energetico che ancora proteggeva la gilda e superò l’alto portone insieme ad Alphard.

Gardo’gan e Kael rimasero fermi per qualche istante, poi si scambiarono uno sguardo. Avevano appena affrontato dei nemici disposti a tutto pur di ucciderli, eppure l’atmosfera che si respirava era sorprendentemente rilassata. E non dovevano dimenticare che, grazie alla felidiana e all’ibrido, avevano potuto rifornirsi di tutto il necessario per affrontare le future battaglie.

Senza perdere altro tempo anche loro varcarono la soglia dell’edificio.

Se fossero sopravvissuti alla folle impresa di eliminare Aaron O’Neill, forse non sarebbe stata una cattiva idea entrare a fare parte della Brigata delle Bestie Selvagge.



Note dell’autore

Ben ritrovati, e come sempre grazie per aver letto! :D

Anche in questo capitolo abbiamo scoperto qualcosa di nuovo sui nostri protagonisti: fateci l’abitudine, perché in futuro salteranno fuori molti altri dettagli ^.^

Anche questa volta vi propongo la versione chibi di uno dei protagonisti, si tratta dell’impassibile Kael (ed ecco svelato il segreto della sua poker face XD).

Kael Makabi (WBB-1)

Il prossimo capitolo uscirà a metà novembre, prima però una nota per chi avesse già letto quelli vecchi: ho aggiunto nel quarto capitolo la descrizione di uno dei tatuaggi di Gando’gun (pensavo di metterla più avanti, ma alla fine non ho trovato il punto adatto e quindi l’ho inserita lì). Ecco il pezzo “incriminato”:


«D’accordo, allora andiamo subito [a Tradefield].» stabilì Leona. «Avrete intuito anche voi che da queste parti bisogna essere pronti a combattere in qualsiasi momento.»

Tutti insieme lasciarono la sede della Brigata per raggiungere la vicina stazione ferroviaria e Alphard ne approfittò per dare sfogo alla sua lingua lunga.

«È un bel tatuaggio.» disse ad un tratto per cercare di coinvolgere i due nuovi alleati nella discussione.

Gando’gun, che di tatuaggi ne aveva diversi, intuì dalla direzione dello sguardo che l’ibrido si stava riferendo a quello che gli copriva buona parte del braccio sinistro. Raffigurava una donna rettile dai tratti angelici che tendeva una mano verso il basso mentre sullo sfondo c’erano delle nuvole che parevano in tempesta. Era stato realizzato con notevole maestria, e sicuramente doveva essere molto importante per lui.

«Sì, ti ringrazio.» gli rispose, ma non aggiunse altro.

Alphard tentò altre volte di iniziare un discorso che non riguardasse l’imminente furto dell’Uovo, purtroppo però non riuscì a strappare più di qualche frase allo squamasiano, e tantomeno al coleotteriano, che praticamente si limitò ai monosillabi.

Leona, che inizialmente si era illusa di averli convinti a fare squadra, capì che i due non si fidavano ancora di loro. Doveva fare qualcosa…


Bene, adesso è davvero tutto.

Al prossimo capitolo! :D


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[16] Rossweisse compare in AoD - 1 - I Gendarmi dei Re.

   
 
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