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Autore: adorvlou    06/11/2016    0 recensioni
Era il 18 settembre del 1987, quando Samantha Miller venne trovata morta, con un proiettile in testa, sul pavimento del bagno della sua stanza, proprio dalla sua compagna. Fu qualcosa di sconvolgente e misterioso e nessuno riuscì a trovare una spiegazione nè un assassino, facendo così passare la morte della ragazza per un suicidio.
A quel tempo, qualcosa di strano aleggiava nell'aria, qualcosa che a distanza di quasi trent'anni, l'agente Gray, voleva riportare alla luce. Nonostante i continui avvertimenti e le minacce, l'agente non si sarebbe mai fermato. Ne era certo, quello di Samantha non era stato un suicidio. Avrebbe rinvenuto altri cadaveri? Si sarebbe ritrovato al centro di un grande mistero? Questo non lo sapeva, ma di una cosa era certo; finchè non fosse riuscito a scoprire la verità e rendere giustizia a quella povera ragazza, non si sarebbe fermato.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Agente Gray, va tutto bene?- Il mattino seguente, per Mark, era stato difficile alzarsi dal letto e dirigersi a lavoro. 
-Si, sono solo un po' stanco.- rispose ripensando alla nottata passata in bianco a causa di quella maledetta lettera. Non aveva smesso di pensarci nemmeno per un attimo.
-Ne è sicuro? Mi sembra leggermente sconvolto e distratto allo stesso tempo.- Commentò Parker.
-Sarà perché sto guardando tutto questo, non crede?- Gray alzò una delle tante foto che si trovavano sparse sul grande tavolo circolare della sala riunioni. -Di prima mattina non è un bello spettacolo. 
-Mi dispiace averle chiesto di aiutarmi, ma è l'unico di cui mi fido ciecamente.- rispose Parker. 
Mark non aveva tutti i torti, quelle fotografie erano davvero raccapriccianti, ma d'altronde era stato lui a pregare il suo capo affinché il caso di Samantha Miller venisse riaperto e non poteva sottrarsi nel guardare tutto quell'orrore. 
-No, mi scusi per averle risposto così, è solo che più scavo a fondo, più trovo dettagli raccapriccianti.- ammise Gray. 
Era già stato sulla scena del crimine, ma non aveva mai fatto davvero caso a tutti quei particolari minuziosi. Si sentì quasi in colpa per essere stato così superficiale; gli importava così tanto trovare dei dettagli che potessero collegare il caso della Hook a quello della Miller, che non si era reso conto della brutalità con cui era stata uccisa quella donna. 
-A cosa pensa?- chiese Parker continuando ad analizzare le foto.
-Che sono stato un idiota.- rispose secco Gray. -Guardi la signora Hook- disse -la guardi e mi dica cosa vede.
-Beh, vedo una donna distesa su un pavimento immersa in una pozza di sangue.
-E poi, non vede nient'altro?- continuò Mark.
-Vedo una pistola insanguinata, dei capelli biondi intrisi di sangue e due occhi di un verde profondo spalancati e terrorizzati. Si, forse aveva ragione, queste foto non sono l'ideale a quest'ora del mattino.
-Vuole sapere cosa vedo io?- chiese Gray. 
-Mi illumini.- rispose il capo con un cenno della testa.
-Vedo una donna con una vita intera da dover ancora vivere. Una donna che avrebbe voluto una vera famiglia, con dei figli da accudire. Una persona che, seppur non avendo nulla, ha perso tutto. Il suo ex marito si comporta come se non fosse successo niente di tutto ciò. Non ha nessuno che la possa compiangere, nessuno che le porti i fiori sulla tomba o che le dedichi un pensiero poco prima di andare a dormire. Lei, signor Parker, senza offesa, vede solo quello che le serve per le indagini, io cerco di andare oltre. Ed è proprio andando oltre che si possono scoprire dettagli quasi impercettibili. 
-Continui, la seguo.- lo incitò Parker anche se non sembrava del tutto convinto. 
-Ha visto i suoi occhi spalancati perché era qualcosa di ovvio, era impossibili non notarlo, ma ha provato a pensare il perché del suo sguardo?- chiese Gray. -Sa, io l'ho fatto. Ho provato ad immedesimarmi nella signora Hook, ho provato a capire perché stesse guardando il suo assassino in quel modo. Era qualcuno che conosceva? Qualcuno di cui si fidava? O forse era una persona a lei molto cara che le è sempre stata accanto? Ci sono una moltitudine di opzioni riguardanti quello sguardo, ma almeno so che l'assassino di questa donna, era qualcuno che faceva parte della sua vita e se non completamente, almeno un po'. 
Parker rimase a bocca aperta. Non si aspettava di certo un ragionamento del genere, anche se avrebbe dovuto. Ogni profiler che si rispetti dovrebbe saper studiare la vittima, o chiunque esso sia, nel migliore dei modi, e Gray lo aveva appena fatto.
-Questa sua deduzione è ottima, ma continuiamo a brancolare nel buio, non abbiamo una pista certa, non camminiamo su un terreno solido.- fece notare l'uomo guardando Mark negli occhi. 
-Non c'è sangue.- disse l'agente mantenendo lo sguardo su una foto. -Sui mobili e sulle pareti non c'è sangue, perché?
-Ha ragione, non l'avevo notato.
-Non l'aveva notato o non l'aveva voluto notare? Con tutto il rispetto, signor Parker, credo che lei non voglia davvero risolvere il caso di Samantha e voglia essere approssimativo anche con questo, perché?- Gray cercava di mantenere la calma.
-Ho paura, agente Gray.- rispose l'uomo a bassa voce.
-Paura di cosa?
-Non di cosa, ma di chi. E' qualcuno che non conosco, o almeno credo, ma questo qualcuno sa chi sono e lo sa fin troppo bene. Ho ricevuto delle minacce. Non dovrei parlarne con nessuno, ma so che di lei mi posso fidare.- Mark rimase sconvolto dalla rivelazione appena fattagli, ma decise di non dire niente riguardo la sua lettera. Amava davvero sua moglie e non voleva combinare altri danni. Per quanto stretto fosse il rapporto con Parker, aveva ugualmente paura.
-Una lettera? E cosa diceva?- chiese subito Gray facendo finta di essere sconvolto. 
-Minacce verso me, verso mia moglie, addirittura verso i miei figli. Non so cosa fare per proteggerli, quel pazzo potrebbe essere ovunque e da nessuna parte.
-Da quello che mi ha fatto intendere, questa persona non vuole che lei risolva questo caso, giusto?
-Si, a quanto pare si.- Parker era del tutto sconsolato e terrorizzato. -Agente Gray, lei mi deve aiutare.- lo pregò l'uomo. -Devo proteggere la mia famiglia, ma non posso compromettere le indagini né camuffare le prove, rischierei molto e lei lo sa.
-Si, lo so... Cosa posso fare per lei?
-Deve inventarsi qualcosa di abbastanza credibile. So che il caso di Samantha le sta a cuore, ma deve essere chiuso o quantomeno, deve fare in modo che non si scopra che il killer che ha ucciso la Miller è collegato all'omicidio di Cassandra Hook.- gli intimò Parker.
-Chi le ha mandato la lettera gliel'ha fatto capire?- Gray era abbastanza confuso.
-Di cosa parla?- gli occhi dell'uomo erano stanchi, probabilmente non aveva dormito molto neanche lui e dei profondi solchi sulla fronte, causati dal passare degli anni, erano ben marcati.
-Ha appena detto che la Hook è stata assassinata dalla stessa persona che trent'anni fa ha tolto la vita a Samantha.- i solchi sulla fronte di Parker si fecero ancora più profondi, la sua espressione era sempre più crucciata, come se qualcosa nelle parole di Mark lo stesse facendo preoccupare.
-Forse mi sono espresso male.- disse l'uomo.
-Beh, cerchi di spiegarsi meglio, sono abbastanza confuso e se non mi aiuta a capire non potrò aiutarla.- gli occhi color nocciola dell'uomo erano fissi in quelli di Mark, quasi stesse cercando di scorgervi qualcosa, una via d'uscita dalla situazione che si era creata. -Il killer le ha fatto capire qualcosa?
-Credo di si.- rispose Parker.
-Credere ed esserne sicuri sono due cose totalmente differenti.- disse Gray. -Capo, lei crede sia lo stesso assassino o lo sa?- la domanda di Mark creò una strana suspance nell'aria. Il capo era sbiancato in volto e l'agente non smetteva di fissarlo, non batteva ciglio.
-No, non ne sono sicuro.- fu la risposta definitiva di Parker. -Mark- l'agente sentì cambiare il tono di voce del suo capo proprio come la prima volta che si dirigeva dalla Hook per interrogarla, poco prima di trovarla morta. -chiudi questo caso, ti prego. Chiudilo e non pensarci più, fallo per il bene di tutti.
Mark guardò il suo capo negli occhi con aria seria e poi si alzò dalla sedia.
-Vorrei poterlo fare, ma c'è qualcosa che mi nasconde e finché non mi dirà la verità, io continuerò a scavare a fondo.- disse prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta alle sue spalle.

-Mark, amico, sei folle? Cosa ti è passato per la testa? Il capo sarà furibondo, non puoi comportarti in quel modo con un tuo superiore!- Tristan era arrivato da pochi minuti alla sede dell'FBI e il suo partner gli aveva già raccontato della discussione avuta con il capo.
-Tristan, parla piano!- esclamò Mark. -Parker mi ha confidato della lettera perché si fida di me e se tu urli così, rovinerai tutto.
-A quello ci hai già pensato tu uscendo dalla stanza con quella battuta da serie televisiva.
-Ho sbagliato, lo so, ne sono più che consapevole, ma il capo nasconde qualcosa e finché non mi dirà cosa, non mi fermerò con le indagini, anche se dovessi portarle avanti di nascosto.- disse Gray a bassa voce. -Quando saprò la verità, potrò decidere cosa è meglio per tutti.
-Ascolta amico, ti conosco da poco ma mi stai simpatico e non voglio vederti in mezzo ad una strada solo perché ti ritrovi una testa dura come una zucca. Parker è il capo qui e quello che decide lui si deve fare. Tu sarai un tassello importante di questa unità, ma sei solo un pezzo di puzzle in mezzo a tanti altri.
-Ma senza una tessera il puzzle non sarà mai completo.- commentò Gray con un sorrisetto sul volto. 
-Mark, non fare  idiozie, ti prego.- Tristan sembrava davvero preoccupato per il suo partner. 
-Sta tranquillo, non accadrà nulla.- gli diede una pacca sulla spalla e si diresse verso l'ascensore. 
-E adesso dove pensi di andare?- gli urlò dietro Benson.
-Non posso dirtelo.- rispose mentre le porte si aprivano davanti a lui. -Sono sicuro che troverò qualcosa.- disse quasi fra sé e sé. A quel punto, prima che il suo partner potesse raggiungerlo, Mark premette il pulsante e le porte dell'ascensore si chiusero.

-Tesoro, sei in ufficio? Va tutto bene?- prima di scendere dall'auto, Mark aveva chiamato sua moglie per accertarsi che stesse bene.
-Si, sono ancora un po' agitata e stanca, ma per ora va tutto bene. Tu cosa stai facendo?
-Sono seduto dietro la mia scrivania a controllare scartoffie di alcuni casi irrisolti di qualche anno fa.- rispose lui con aria calma.
-Oh, meno male. Pensavo avessi deciso di continuare a indagare. La cosa migliore che tu possa fare è lasciare che si calmino le acque. Lascia fare a qualcun altro almeno per questa volta.- gli consigliò la moglie.
-Sta tranquilla, non mi muovo dal mio ufficio.- il rumore di un oggetto metallico che cadeva sul pavimento fece sobbalzare Mark che estrasse subito la pistola dal fodero.
-Che cosa è stato quel rumore, Mark?- chiese Grace preoccupata.
-Era solo il nuovo praticante. Ha fatto cadere il vassoio con le ciambelle.- rispose l'uomo di fretta. -Amore adesso ti devo lasciare, c'è Benson qui. A più tardi, ti amo.
-Ti amo anche io, sta attento.- furono le ultime parole della moglie prima che Mark staccasse la chiamata.
Cercando di non fare rumore, si diresse verso l'ingresso. Il cuore gli pulsava nel petto talmente forte che poteva quasi sentirlo uscire e scoppiargli davanti agli occhi. Non aveva mai pensato a come sarebbe stato incontrare il killer, quel brutale assassino, ma in quel momento una moltitudine di immagini gli balenarono in mente. Aveva paura, poteva sentirlo. La pistola tremava stretta fra i suoi palmi sudaticci e il respiro era sempre più affannato. Cosa diamine aveva fatto? Perché era andato in quella casa da solo? Cosa sarebbe successo a sua moglie? E a lui? Sarebbe morto in quella casa? Sarebbe stato anche lui vittima di quel mostro? 
Era appoggiato contro il muro nel tentativo di calmarsi e riprendere a respirare normalmente. Il suo cuore, però, non faceva altro che battere e battere e sentiva i passi dell'assassino avvicinarsi sempre di più, così, senza pensarci troppo a lungo, si staccò dalla parete e sparò. Non sentì alcun rumore, nessun gemito di dolore. Fece un respiro profondo e guardò da dietro il muro e sobbalzò quando davanti ai suoi occhi apparve Benson.
-Cazzo Tristan! Sei un tale idiota, stavo per morire di infarto in questa maledetta casa. Cosa diavolo ti è passato per la testa?- urlò l'uomo in preda al panico. Posò la pistola nel fodero e si sedette sulla poltrona nel corridoio. 
-Ehi, vacci piano agente. Credevi davvero che ti avrei lasciato da solo?
-Speravo di sì, ma dovevo immaginarlo che mi avresti seguito. Non puoi capire quanto siano stati lunghi questi minuti. Ho pensato il peggio, credevo fosse il killer. Ti avrei potuto uccidere, lo sai vero?- Gray sentiva la bocca asciutta e continuava a passare le mani sul viso con fare agitato.
-Ma non l'hai fatto.- disse Benson. -Cosa sei venuto a fare in questa casa?
-Avevo bisogno di risposte e sono certo che le troverò fra queste mura e se a te non va di restare va pure, ma non dire niente a nessuno.
-Sei folle? Non ti lascio solo qui dentro. Dimmi solo cosa devo cercare e mi darò subito da fare.

-Trovato niente?- Gray aveva messo sotto sopra tutta l'abitazione della vittima ma senza alcun risultato.
-Ancora niente. Sembra che qui non ci vivesse nessuno da molto tempo, ormai. 
-A questo punto non rimane che controllare il bagno. E' l'unico posto in cui non ho avuto il coraggio di entrare.- ammise Mark chinando la testa.
-Beh, esaminiamolo insieme, magari troveremo qualcosa di interessante.- propose Benson avviandosi verso la stanza.
-Credi ci sarà davvero qualcosa?- Gray aveva la mano poggiata sul pomello della porta ma con gli occhi fissava il suo partner. -C'è una cosa che non ti ho detto.- ammise sospirando. -Poco prima di fuggire dalla sede, stavo guardando delle foto con Parker e ho notato dei dettagli strani proprio in questa stanza. E' possibile che sparando un colpo di pistola il sangue non schizzi anche contro la parete? 
-No, non è una cosa possibile. Il muro dovrebbe essere macchiato ma a quanto ho capito da quello che hai appena detto, non lo è.- rispose Tristan.
-Esattamente. Il muro è bianco, pulito, come se l'omicidio non fosse mai avvenuto in questo bagno.- disse Gray indicando la stanza. 
-Cosa credi sia successo realmente?
-Secondo me, Cassandra Hook è morta in questo bagno.
-Ma hai appena detto...
-Aspetta.- lo interruppe Gray. -La Hook potrebbe essere morta qui, ma chiunque l'abbia uccisa, ci ha voluti confondere, in un certo senso.- Mark notò lo sguardo confuso di Benson. -Okay, mi spiego meglio. Da quanto ho potuto capire, questa persona è molto intelligente; la pistola, il sangue, gli indizi. Io credo che il killer ci abbia voluti mandare fuoristrada facendoci credere che, non essendoci sangue nel bagno, la vittima non sia stata uccisa qui, quando in realtà è andata così e mettendo la pistola dal lato della mano sbagliata, ci ha voluto far credere di non conoscere abbastanza la vittima, cosa che invece non è così. 
-Quindi, se ho capito bene, questa persona vuole farci perdere del tempo a risolvere il caso ma nello stesso momento vuole farsi scoprire? Ma che senso ha?
-Non lo so. Devo ancora cercare di capire e ho bisogno di interrogare persone vicine a Cassandra e Samantha e devo innescare la bomba che lo farà esplodere. Nel momento stesso in cui noi siamo qui a parlare di lui o lei, questa persona sta progettando il prossimo omicidio e credo di sapere chi sarà la prossima vittima, ma non ho il coraggio di pronunciarne il nome.- Gray era quasi sbiancato in viso. Stava pensando proprio a lei, a quella povera donna che aveva perso quasi tutto ciò a cui teneva.
-Julie, Julie Hill. Dico bene?
-Si Tristan, proprio lei.- rispose Gray passandosi una mano fra i capelli.
-Dobbiamo entrare in questa stanza.- disse Benson posando la mano sul pomello.
-Si, entriamo.

Ciò che i due agenti videro nel momento in cui entrarono nella stanza fu raccapricciante. Gray rimase a bocca aperta con il petto che saliva e scendeva velocemente e l'espressione sul viso di Benson avrebbe fatto spaventare chiunque. Sulle pareti bianche del piccolo bagno, scritta con il sangue, appariva davanti agli occhi de due uomini una frase raccapricciante.
-Le informazioni costano, e molto. C'è chi le paga in denaro, chi con la vita. Siete sicuri di voler continuare la mia ricerca?- quelle parole uscirono amare e piene di terrore dalla bocca dell'agente Gray. L'uomo era sconvolto. Non poteva immaginare di trovare davanti a sé una scena simile. Il sangue colava fino al pavimento, creando un contrasto con il color bianco latte delle pareti da dare il voltastomaco. 
-Mark, do...dobbiamo chiamare subito la centrale.- gli occhi neri di Tristan erano diventati due buchi oscuri dentro i quali si poteva solo leggere sgomento, terrore e confusione. A Mark era capitato di notare la confusione riflettersi negli occhi del suo partner, ma in quel momento, quell'uomo alto e possente gli sembrava un bambino impaurito dal buio.
-Vieni, usciamo.- prese il suo amico per il braccio e lo trascinò fuori di lì. Sapeva cosa si provava a vedere per la prima volta scene di questo genere e Benson ne era rimasto molto turbato. 
-Julie Hill è morta, vero? Era...era suo quel san...sangue.- la voce di Tristan tremava ad ogni sua parola e Mark non riusciva a capacitarsene. Aveva visto il suo partner com un uomo tutto d'un pezzo e anche se non lo conosceva da molto tempo, vederlo così lo faceva star male.
-No Tristan, non è una cosa certa. Potrebbe essere del sangue finto o di qualche animale, oppure...- Mark fece una breve pausa che mise ancora più in agitazione l'altro agente.
-Oppure cosa? Non riesco a pensare di aver fallito ancora.- ammise Tristan sfregandosi il viso.
-Ascolta, chiama la centrale. Digli che abbiamo bisogno di rinforzi e fa venire la scientifica, dovranno analizzare il sangue presente sulle pareti, da lì risaliremo alla vittima e ti prometto che riusciremo a prendere il bastardo che ha fatto tutto questo.
-Non voglio che tu mi parli come se fossi un bambino! E' solo che è la prima volta che assisto ad una scena del genere.
-Lo so Tristan, ed è proprio per questo che voglio aiutarti. Chiama Parker, non possiamo perdere altro tempo.

La scientifica stava operando all'interno dell'abitazione e i due agenti erano seduti sul portico in attesa di parlare con il capo. 
-Mark, devo dirti una cosa.- Benson sembrava preoccupato.
-Dimmi tutto, Tristan.
-L'altra...l'altra sera, quando sono tornato a casa, mia moglie mi ha dato una lettera che proveniva da un indirizzo che non conosco. Quando l'ho aperta sono rimasto senza fiato.
-Erano minacce, vero?- chiese Gray.
-Si, sono arrivate anche a te?- Mark non rispose, si limitò a fare un leggero cenno col capo e questo bastò a Tristan. -Ho paura per l'incolumità di mia moglie.
-Non sei l'unico, credimi. Questa persona è malata di mente ed è per questo che ho bisogno di stilarne un profilo il prima possibile. Più cose so, prima potrò mettere fine a questo inferno. 
-Sta tranquillo Mark, ce la faremo. Siamo un'ottima squadra.- Benson diede una pacca sulla spalla al suo amico. -E scusa per come ho reagito prima, ero terrorizzato. Tra la pressione delle minacce e la visione di tutto quel sangue, la mia testa è andata in confusione.
-Non devi scusarti, siamo esseri umani, e come tali abbiamo dei sentimenti, delle emozioni e in momenti come questi è difficile mantenere la calma.- Gray ricambiò la pacca del suo partner e tirò un sospiro. Anche se cercava di tranquillizzare Benson, dentro di sé sapeva solo che era spaventato a morte, che il cuore non aveva mai smesso di pulsare nel suo petto come se stesse scoppiare da un momento all'altro. Non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua come in quel momento. Sapeva che se avesse perso il controllo, per lui sarebbe davvero stata la fine.
Mark si alzò e scese di corsa gli scalini per dirigersi verso l'auto. Non aveva voglia di parlare, sapeva che era rischioso farlo. Quell'assassino, probabilmente, li stava guardando proprio in quel momento. Sapeva che Parker aveva delle cose da dirgli, ma non gli interessò. Fece finta di non sentire le parole di Tristan mentre cercava di fermarlo dall'andare via, salì in macchina, mise in moto e partì.

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Buongiorno :) eccovi il settimo capitolo. Sto cercando di farli sempre più lunghi e spero che sia una cosa positiva per voi ahah Se il capitolo e la storia in sé vi stanno prendendo, fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere. Vi mando un grande bacio e vi auguro un buon fine settimana xx

 

-Vals💕

   
 
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