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Autore: nikidon92    07/11/2016    0 recensioni
Ciao a tutti! questa è la mia prima fanfiction! il protagonista è il mio adorato Lip, con l'ingresso di un nuovo personaggio. la storia comincia dal secondo anno di università di Lip. Ci sono un po' di variazioni rispetto alla serie originale e avvenimenti che in realtà non sono presenti nella serie. In più è presente un leggerissimo Cross over, giusto per rendere la storia un po' più interessante... Detto questo, vi auguro buona lettura!
p.s.: sono ben accetti consigli e opinioni positive e negative ^-^ ciau!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lip

Solo lei poteva svenire alla vista del sangue! Era così ingenua che qualsiasi cosa non fosse legale, a partire dal furto di una caramella, avrebbe smosso la sua dolce anima, figuriamoci se l'avessi portata con me. Veronica continuava il suo lavoro e io cercavo di stare fermo il più possibile e ci riuscii anche grazie al tranquillante preso poco prima che arrivasse Bea. La mia situazione non era delle migliori: un paio di costole incrinate, cinque punti in fronte, tredici sul braccio e altre escoriazioni un po' ovunque. Con questa scusa speravo che Bea sarebbe rimasta e avremmo potuto parlare un po'.
-Lip, ho conosciuto Frank- disse dopo che restammo soli. Ci furono due secondi di silenzio -l'ho visto all'Alibi e forse ho accennato al fatto che oggi avresti incontrato quei tipi
-Bea devi imparare a farti gli affari tuoi
-Scusa, ma ero arrabbiata e ho detto la prima cosa che avevo in mente
-Speriamo solo che non si ripresenti qui, eravamo riusciti a togliercelo dai piedi. Si domanderà sicuramente come ho fatto a restituire i soldi a quel gigante e quando Frank sente odore di soldi niente puo' fermarlo- non avevo voglia di dare i miei risparmi a Frank, sarebbero serviti per i periodi di buio in casa, che non sarebbero tardati ad arrivare. Si avvicinò a me
-Mi dispiace, davvero. Posso farmi perdonare in qualche modo?- il suo tono era diverso, e anche i suoi occhi mi dicevano qualcosa di più profondo
-Bea, che vuoi dire?- si stese accanto a me e mi baciò. Di nuovo le sue labbra a contatto con le mie mi facevano perdere ogni contatto con la realtà, nel frattempo si mise a cavalcioni su di me, mentre io esploravo la sua schiena sotto la maglietta. La sua pelle era bollente e di tanto in tanto aveva dei brividi dovuti, credo all'eccitazione del momento. Si staccò dalla mia bocca per passare al mio collo, di certo la prima volta che la vidi non avevo pensato che sarebbe finita così. Il mio respiro, sempre più affannato, provocava un leggero dolore alle due costole, mi perdevo nel suo profumo, nelle sue carezze e nei suoi baci. Cercavo di resistere ma lei me lo rendeva alquanto impossibile: mi stavo eccitando e lei lo sapeva bene, dato che mi stava seduta sopra
-Mi fa piacere sapere che riesco a suscitarti qualcosa- la sua voce calda non fece altro che peggiorare la cosa, se fosse stato per me le sarei già stato sopra,  ma non potevo muovermi.
-Bea, mi stai provocando, sai che finirà male…- in tutta risposta lei mi morse il lobo di un orecchio e mi tolse la maglia, continuando a baciarmi ovunque. Non provavo da molto tempo quella sensazione. Feci lo stesso, rimasi piacevolmente sorpreso quando vidi i suoi seni già liberi, così cominciai a stuzzicarla un po', giocando con i suoi capezzoli che in qualche secondo si inturgidirono; sentivo il suo respiro diventare sempre più corto, cominciai a succhiarli più forte e a mordicchiarli, prima l'uno e poi l'altro mandandola fuori di testa.
-I pantaloni
-Cosa?
-Slacciami i pantaloni- fece come le chiesi e mi tolse anche i boxer, liberando la mia erezione. Mi guardò con gli occhi pieni di desiderio e si tolse il resto dei vestiti che aveva addosso -Sei sicura di volerlo fare?
-Sì- mi baciò, prima in bocca poi sul collo, scendendo fino alla vita -Non ho mai desiderato nessuno come desidero te. Mi fai perdere la testa- rimasi sorpreso nel sentire una dichiarazione così aperta, da lei che di solito non si esprimeva molto volentieri. La tirai su per le braccia, le presi il viso tra le mani e la baciai mettendoci tutta la passione che potevo. Lentamente la feci scivolare sotto di me, anche se questo significava soffrire un po', lo avrei fatto volentieri. Era intrappolata fra le mie braccia e io mi sentivo così potente e allo stesso tempo fragile. Le spostai alcune ciocche di capelli dal viso, la sua espressione era un misto tra eccitazione e preoccupazione. Infilai il preservativo e incominciai a muovermi dentro di lei, con delicatezza, sentii un leggero sobbalzo da parte sua accompagnato da un urlo soffocato. Entrai e uscii più volte da lei per darle il tempo di abituarsi, vedevo il suo viso cambiare espressione: dal dolore, all'incertezza fino a quando capii che era arrivata a sentire il piacere. In quel momento iniziai a muovermi seriamente, con spinte sempre più decise, dentro di lei, che ansimava e allo stesso tempo le sue dita stringevano i miei capelli, le sue labbra baciavano le mie sempre più vogliose e eccitate. Rallentai quando capii che stava per raggiungere l'orgasmo, per farle godere ogni singolo momento, e qualche istante dopo venne urlando il mio nome. Dopo un paio di spinte venni anche io e mi accasciai sul suo seno. Piano uscii da lei e mi stesi sul letto, mentre lei si alzò e andò verso il bagno.
Le costole mi facevano male, ma ne era valsa la pena; sicuramente non sarei rimasto a letto tutto il tempo , quindi mi alzai e iniziai a rivestirmi ma mi accorsi che sul letto c'erano tracce di sangue, mi controllai, pensando che si fosse aperto qualche punto ma non trovai niente. Pensandoci bene l'unica soluzione possibile era che Bea fosse vergine, cosa assurda, me lo avrebbe detto…
-Mi spieghi cosa significa questa?- le dissi quando rientrò in camera, lei guardò in direzione del dito e sbaraccò gli occhi alla vista del sangue
-Ti si sono aperti i punti?- si avvicinò per controllare il mio braccio
-No, Bea. Non è sangue mio quello- la fulminai con lo sguardò e dopo un secondo abbassò gli occhi in terra -Perché cazzo non me lo hai detto?!?- ero infuriato -Bea! Stiamo parlando della tua verginità!
-E allora? Sarebbe cambiato qualcosa se l'avessi saputo prima? Non lo avresti fatto?
-NO!- mi guardò delusa -Almeno, non così. Avrei trovato un'occasione migliore, avrei fatto con più calma
-Ma io non ti volevo più calmo, non volevo niente in più o in meno di quello che c'è stato! È stato bello così, non capisco il perché della tua agitazione…
-Cazzo… Possibile che tu non capisca? La prima volta è importante, non puoi farlo con chiunque ti capiti a tiro!-  la situazione si era invertita rispetto a stamattina, adesso ero io che alzavo la voce
-Tu pensi che io sia una che la da al primo che passa?
-No, per questo ti sto chiedendo perché tu non me lo abbia detto prima
-Perché mi piaci, stupido! Mi piaci davvero, non mi ero mai sentita così e…- aveva gli occhi lucidi. Davvero non mi ero accorto di ciò che provava? O avevo solo ignorato i suoi e i miei sentimenti? - e, per quanto risulti assurdo io voglio provare davvero a stare con te, a vivere qualcosa di serio. So che ci conosciamo così poco eppure quel poco a me basta…- mi sentii un peso di cento chili sulle spalle, non sapevo cosa rispondere, lei mi guardava speranzosa aspettando la mia risposta. Dovevo dirle qualcosa
-Ascolta, io ho voglia di conoscerti. Ma non voglio che tu finga di essere qualcuno che non sei, dobbiamo essere soltanto noi stessi, senza bugie e sotterfugi, okay?- fece un cenno con la testa, ma era ancora con gli occhi piantati a terra, le presi il viso tra le mani e la baciai -va meglio adesso?
-Sì, sto bene, scusami
-Non pensiamoci più, sto morendo di fame! Ti va di mangiare qualcosa?- mi guardò due secondi prima di sorridermi
-Certo! A patto che cucini io- disse avviandosi verso il piano di sotto

Bea

Nel frigo non c'era molto ma riuscii lo stesso a inventarmi qualcosa per sfamare Lip, Carl e Debby. Misi tutta la mia concentrazione nel preparare il pranzo in modo da non pensare al fatto che quella mattina avevo perso la mia verginità, al solo pensiero mi tremavano le mani. Era stato tutto così perfetto, non avevo detto la verità a Lip solo perché avevo paura che mi rifiutasse, ero stata stupida ma alla fine ero contenta per come stavano andando le cose tra noi due. Apprezzavo molto il riguardo che aveva nei miei confronti, sembrava attento ad ogni passo che facevo. Passammo il resto della giornata a casa, così avevo avuto il tempo di capire chi erano più o meno i Gallagher… Lip mi raccontò di come loro madre li abbandonò quando Liam aveva solo pochi mesi e di come lui e Fiona avevano preso in mano le redini della famiglia, dato che su Frank non si poteva fare affidamento. Mentre parlava la sua voce assumeva sfumature differenti: passava dalla delusione alla rabbia, alla rassegnazione e in fine, guardandomi negli occhi, mi disse
-Sei la cosa più bella che mi sia capitata da molto tempo a questa parte- non potei che sorridere a quell'affermazione, ma allo stesso tempo mi sentivo così in pena per loro. Il piccolo Liam aveva in qualche modo preso una certa confidenza con me e sembravo davvero stargli simpatica, tanto che mi dispiaceva andarmene proprio in quel momento
-Se vuoi possiamo restare anche stasera, però domani dobbiamo per forza rientrare- Lip non ebbe neanche il tempo di finire la frase che lo trascinai fuori diretta al primo supermercato, per comprare qualcosa da mangiare
-Ma cosa devi farci con quella?- mi chiese quando misi nel carrello un pacco di farina
-Lascia fare a me! Stasera penso io a tutto, rimarrai a bocca aperta- gli sorrisi soddisfatta

Tornati  a casa incomincia a mettermi a lavoro: liberai il piano lavoro, lo pulii e incominciai a preparare l'impasto
-Vuoi dirmi che diavoleria stai preparando?- disse sporcandomi il naso di farina
-Non ti ho mai detto di avere origini italiane?
-Veramente no
-Mia mamma ha vissuto fino a 12 anni a Napoli, poi si è trasferita qui con i miei nonni e a 24 anni a conosciuto mio padre. Solo dopo 4 mesi si sono sposati e poi sono arrivata io…  Io e lei abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto…- lasciai la frase incompleta, un magone alla gola mi impediva di parlare… come ero arrivata a quel discorso? Perché li avevo nominati? Dovevo cambiare argomento, era difficile spiegare e soprattutto non era il momento -tutto questo per dirti che mangeremo pizza!-
-La farai tu?- chiese Debby che subito si avvicinò
-Se volete potete aiutarmi, non è difficile, ci vuole solo un po' di pazienza perché la pasta deve lievitare- accettarono tutti molto volentieri l'idea e, con un po' di disastri e nel doppio del tempo che ci avrei messo da sola, riuscimmo ad avere un ottimo risultato. Ognuno aveva deciso come fare la propria pizza e tutti furono soddisfatti. Mi sentivo felice come non ero da tanto, avevo dimenticato tutto quello che mi aveva perseguitato per anni e tutto mi sembrava perfetto... Fino a quando Frank si presentò alla porta. Ian aveva provato a non farlo entrare ma aveva più forza di quanto non sembrasse
-Ma che profumino… vedo che ve la passate bene!- disse guardando la tavola e cercando di prendere un pezzo di pizza
-Hey!- Carl scacciò via la sua mano- questa è nostra!
-Che vuoi Frank?- Fiona prese la situazione in mano
-Sapere come avete fatto a togliervi dai piedi Paul e i suoi amichetti- disse guardando Lip
-Li ho incontrati e ho detto semplicemente che eri scomparso e che dovevano lasciarci in pace perché noi non abbiamo nulla a che fare con i tuoi casini
-Bella storia, peccato che ho parlato con loro questo pomeriggio e mi hanno raccontato che tu hai pagato fino all'ultimo centesimo. Allora, dove posso prendere quello che mi spetta?- incominciò a frugare in giro per la casa con i suoi sei figli che gli andavano dietro per impedire che quella sottospecie di padre potesse fare ulteriori danni.
Rimasi seduta in cucina, sentivo i rumori dal piano di sopra. Non potevo fare a meno di pensare a quell'uomo: lui non era un padre, un padre non poteva comportarsi in quel modo! Mio padre era stato un padre esemplare: non aveva mai perso una mia gara di spelling, era stato sempre attento a non dimenticare nessuna occasione importante. L'unica cosa che mi rendeva triste erano i lunghi periodi passati fuori casa per lavoro: a volte stava via mesi e mesi; diceva di dover sbrigare degli affari importanti per la compagnia d'assicurazioni per cui lavorava… Diceva…

-Devi andartene! Abbiamo deciso che tu qua non ci puoi stare!- la voce di Debby riportò la mia attenzione in quella casa. Assistere a quella scena mi fece tornare il buon umore: i sei fratelli tiravano Frank per i piedi giù dalle scale e lo sbattevano fuori. Se lo meritava. Subito dopo Ian corse in cucina per chiudere a chiave l'altra porta mentre Fiona si occupava delle finestre al primo piano, gli altri tornavano a tavola e dopo pochi minuti sembrava che non fosse successo nulla, nonostante da fuori si sentivano ancora le imprecazioni di Frank.

   
 
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