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Autore: Gemini_no_Aki    08/11/2016    0 recensioni
Prima di dare la caccia alle Leggende Chronos era uno dei Cacciatori e Agenti più temuti, e rispettati, che i Signori del Tempo avessero mai avuto.
«Non temere, ci occuperemo noi di te.» Fece un breve gesto con la mano indicando attorno a sé mentre le pareti cambiavano mostrando uno schermo con cose che Mick non capiva. «Questo è il Punto di non Ritorno. Ti consiglio di restare il più fermo possibile.»
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mick Rory, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Chapter 07

 

«Sei sicuro di esserne in grado?» Se Mick non l’avesse conosciuta meglio, e ancora non era sicuro di conoscerla in ogni caso, avrebbe osato dire che c’era una nota spaventata nella voce seria della Pellegrina.
«Lo scopriremo presto.» A quelle parole la donna lo bloccò con un gesto rapido della mano posandola sul pannello di controllo della navetta.
«Quindi equivale ad un no.» Affermò puntando gli occhi su di lui, Mick scosse le spalle come a voler dismettere la sua preoccupazione.
«Ho visto come si fa.» «Ma non l’hai mai fatto.» «Memoria fotografica.» «Presunzione.» «Senti chi parla di presunzione ora. Puoi farmi il favore di sederti e allacciare la cintura?» La fortuna, di entrambi, era che erano soli a bordo della navetta temporale, nessun estraneo ad assistere allo scambio di battute di due delle persone più pericolose del Punto di Non Ritorno. Mick si era offerto, spontaneamente e in modo anche troppo entusiastico, di accompagnare la Pellegrina nella nuova missione nonostante lei avesse ripetuto, più e più volte, che non aveva bisogno né di una scorta e nemmeno di un pilota. Quello non era servito a fare desistere l’uomo che, dopo aver indossato abiti diversi da quelli bianco sterile che aveva normalmente durante l’addestramento la aveva aspettata a braccia conserte davanti alla navetta che era solita usare.
Sentì uno sbuffo dietro di lui e il clack della cintura che veniva chiusa, Mick sorrise mentre sfiorava i controlli della navetta, il pannello si illuminò di un tenue azzurro. Era vero, non aveva mai pilotato prima di allora, era vero anche che non aveva idea di cosa facessero più della metà di quei pulsanti, e anche che Declan era all’oscuro della sua presenza su quella navetta. Ma dopo un mese di addestramenti intensivi, un mese, o almeno era quel che sembrava, di apprendimento rapido, come lo aveva chiamato la donna, era discretamente sicuro si sapere come fare. Quantomeno lo sperava.
«Non così veloce! Rischi di non imboccare la giusta uscita!» La voce della Pellegrina sembrava arrivare da molto più lontano del normale quando fece ruotare lentamente la sfera della velocità e si ritrovò a far sfrecciare l’anonima navetta per il flusso temporale.
La prima volta non fu semplice, prima andò troppo avanti, poi troppo indietro, sbagliò di mesi, a volte di minuti, aveva perso il conto di quante volte la Pellegrina gli aveva ripetuto «Non è il tempo giusto.» con voce sempre più stizzita.
La seconda volta andò un po’ meglio, non troppo, solo un poco, impiegò meno a raggiungere la destinazione; la terza volta era sempre meglio, aveva imparato in fretta a regolare la velocità e al tempo stesso controllare il flusso temporale. La quinta volta la navetta schizzava nel tempo indubbiamente sbagliato evitando le fauci di un gruppo di dinosauri che li avevano scambiati per delle prede, eppure non poteva fare a meno di ridere mentre cambiava direzione all’ultimo momento prima di rientrare nel flusso temporale.
«Qualcosa mi dice che non è stato un errore.» Mick non si voltò, non aveva bisogno di voltarsi per sapere che nonostante tutto si era divertita di quella piccola deviazione, che in fin dei conti era solo il suo modo di mettere in mostra le sue innate abilità di pilota. Non che lei lo avrebbe mai ammesso.
In tutto quello gli addestramenti continuavano, aveva abbandonato la sala con le pecorelle smarrite per passare a qualcosa di più efficace e raffinato. La prima volta che il maestro Declan lo aveva condotto nell’armeria e gli aveva detto di scegliere un’arma con cui iniziare lo sguardo di Mick era caduto su un pesante fucile e aveva passato le ore successive, o erano stati giorni? a smontarlo e rimontarlo memorizzando ogni singolo meccanismo. Sparare era venuto naturale come se il fucile fosse un’estensione del suo braccio, senza difficoltà e con precisione letale.
 
«Volevi un cacciatore per fermare Rip Hunter e abbiamo qualcosa di meglio.» Commentò Zaman Druce mentre osservava i progressi dell’uomo che aveva raccolto dal nulla, Declan sorrise.
«Questo l’Oculus non lo aveva mostrato, eppure non vedo come possa giocare a nostro sfavore.»
«È imprevedibile.» Asserì Druce guardando l’uomo sparare ai bersagli della simulazione. «Inizia il condizionamento, dobbiamo avere la sua completa lealtà se vogliamo che funzioni. Non mostrargli gli obbiettivi finali, non ancora almeno.»
«E i Nuclei Temporali, Signore?» Zaman si voltò a guardarlo prima di uscire dalla stanza, l’ombra di un sorriso sul suo volto.
«Il suo corpo è sopravvissuto la prima volta senza il nostro intervento, l’energia temporale lo renderà più forte quando sarà il tempo. Prosegui.»
 
Le simulazioni dovevano essere, almeno in teoria, più complicate volta dopo volta, Mick si ritrovò a pensare che doveva esserci qualche problema nella programmazione, ogni volta che entrava in una simulazione quella durava sempre meno, gli obbiettivi erano lenti e spesso non reagivano agli attacchi come sarebbe dovuto accadere. Il suo corpo fremeva per qualcosa di più, sempre di più, le simulazioni non erano abbastanza, mai abbastanza.
Se avesse saputo che la conseguenza di quella semplice richiesta sarebbe stato un ciclo di puro dolore che gli penetrava in ogni cellula del corpo fino a distruggerla per poi essere rigenerato ogni volta avrebbe pensato due volte prima di farla, ma era tardi per tirarsi indietro.
Condizionamento, così lo aveva chiamato Declan, completamente diverso dall’apprendimento a cui era stato sottoposto, il condizionamento era qualcosa che non sapeva come descrivere, lo lasciava sospeso nel nulla, fuori dal tempo e dallo spazio, ogni cosa nella sua mente veniva creata solo per poi essere distrutta e ricreata nuovamente, ogni volta simile ma con una sfumatura impercettibilmente diversa. Era come morire e rinascere nel giro di pochi istanti, per centinaia di migliaia di volte. E ogni volta rinasceva più forte.
A volte Declan si azzardava a far penetrare la sua voce nel flusso di morte e rinascita, una domanda semplice che interrompeva il silenzio del Tempo.
«Qual è il tuo nome?» Mick non rispondeva mai, il suo vero nome, perché certamente ne doveva avere uno, non lo ricordava, il nome che aveva scelto per sé stesso stava aspettando il momento giusto per rivelarsi, si era insinuato sinuoso nella sua mente la prima volta che aveva toccato un Nucleo Temporale e si era ancorato lì, gli diceva di aspettare, gli diceva che il tempo non era ancora giunto, c’era una strana ironia nel parlare di Tempo in un luogo in cui il tempo era quasi immobile. Un’ironia ancora più profonda se considerava il nome che aveva scelto.
«Quelli come te non sono semplici Cacciatori.» Mick aveva alzato un sopracciglio mentre seguiva Declan nell’hangar, più volte il Signore del Tempo si era rivolto a lui con quell’appellativo. «Quello era il nostro scopo iniziale, quello che dovevi essere.» Spiegò notando il dubbio che si era dipinto sul suo volto solitamente impassibile. Gli stivali rinforzati risuonavano sul pavimento, l’armatura era pesante sulle sue spalle, l’elmo assicurato sotto un braccio e il mantello scivolava alle sue spalle. «Ma sei più di un semplice Cacciatore, li hai visti. Eseguono gli ordini senza alcuna inventiva o conoscenza, conoscono solo la missione di quel momento. Tu al contrario…» Mick si lasciò sfuggire uno sbuffo orgoglioso, si era accorto della differenza tra lui e i quattro Cacciatori Temporali che erano presenti al Punto di Non Ritorno. Tre uomini e una donna che non aveva nulla da invidiare a loro in fatto di brutalità, tutti provenienti dal gruppo di pecorelle, quattro sopravvissuti, i più forti. Ma non per quello i migliori.
«Gli Agenti Temporali sono una classe d’Élite, se così vogliamo dire. A metà tra i Cacciatori e i Signori del Tempo.» Mick conosceva la differenza, la Pellegrina faceva parte di quella classe, la Pellegrina era stata la sua insegnante molto più che Declan ed era l’unica veramente degna della sua fiducia. Declan gli passò lo schermo olografico che aveva avuto in mano fino a quel momento, Mick spostò la maschera da un braccio all’altro per avere una presa più solida sullo strumento e prese a scorrere i file leggendo solo le indicazioni iniziali. «Queste sono le tue prime missioni.» Spiegò il Signore del Tempo. «Al termine di ognuna voglio che tu rientra a fare rapporto prima di proseguire.» Riprese a camminare fino a giungere davanti ad una nave scura. «D’ora in avanti userai questa nave per viaggiare, posso sperare che tu sia in grado di pilotarla.» Mick non rispose, sapeva dal tono di voce che era una domanda retorica, Declan sapeva delle sue scappatelle a bordo della navetta temporale, ma in quel momento non importava, forse non era mai importato, forse tutto era voluto per giungere a quel momento.
«Non voglio errori.» Decretò infine mentre Mick si faceva scivolare la maschera sul volto e saliva a bordo della nave temporale.
«Sapete che non commetto errori.» Ribatté con voce meccanica prima di chiudere lo sportello e avviarsi verso il ponte; le luci che illuminavano i corridoi stretti e scuri tendevano ad un leggero verde, il ponte era ampio, una poltrona singola e un pannello di controllo più grande di quello a cui era abituato, ma a differenza di quando aveva iniziato ora sapeva come operare. Lasciò che la mano guantata scorresse sul pannello attivando i controlli manuali quando prese posto. L’ingresso nel Flusso Temporale lo schiacciò contro lo schienale mentre lo spettacolo a cui non si sarebbe mai abituato si apriva sullo schermo davanti a lui, un turbinare di vortici di colori brillanti, fulmini bianco accecante e filamenti dorati che si estendevano e intrecciavano tra loro in una danza antica e immortale.
Lasciò vagare lo sguardo nuovamente sul riepilogo della prima missione.
2348, Pirati Spaziali, Attentato all’Imperatore delle Tre Galassie.
“E pirati spaziali siano.” Pensò mentre spostava di qualche grado i comandi e la nave virava senza diminuire la velocità.
«Posso ricordarle la cintura, Capitano Chronos?» In un attimo, mentre Mick sobbalzava cercando di capire chi avesse parlato, da dove e soprattutto come faceva a conoscere quel nome, la nave uscì dal flusso temporale nel 1348.
«Chi diavolo sei?!»

 


Angolino dell'Autrice: Eccomi di nuovo qui, con un capitolo scritto completamente in una sera, perchè come lo avevo iniziato non mi soddisfava più e, a quanto pare, oggi ero discretamente ispirata (Dopo essermi sparata una playlist di soundtrack discretamente rapide mentre scrivevo per un'ora).
Non ci sono grandi eventi ma si apre effettivamente la "storia" di Chronos, non descriverò completamente le missioni, non tutte (e dipende da quanta ispirazione c'è, sempre lì siamo!)
So che Chronos è tecnicamente un Cacciatore, ma ho iniziato questa fanfic per dare ppiù spazio a Mick e a quella mente che tiene bella nascosta, volevo che fosse qualcosa in più di un semplice Cacciatore, quindi ho creato la via di mezzo, gli Agenti Temporali. La differenza è che i Signori del Tempo, come Zaman Druce e Declan per capirci, controllano il tempo dalla loro postazione, raramente vanno in missioni effettive per sistemare qualcosa. A quello ci pensano gli Agenti. Loro sono fuori, nel Tempo a sistemare le anomalie, o almeno quello dovrebbe essere il loro compito principale, ogni Agente poi ha delle particolari specializzazioni, la Pellegrina per esempio si occupa per eliminare le minacce prima che diventino minacce.
Spero che la storia continui ad interessarvi, se trovate errori mi scuso da subito, l'ho riletta tre volte ma gli errori scappano sempre. E spero che continuerete a seguirmi!

Bye Bye~
Aki
   
 
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