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Autore: luna_storta    08/11/2016    0 recensioni
[Le nove vite di Chloe King]
Chloe King è una ragazza normale. Va a lezione (la maggior parte delle volte), litiga con sua madre, va addosso ad un ragazzo...o due. Ma attorno al suo sedicesimo compleanno, Chloe scopre che forse non è normale dopo tutto. Si intensifica la visione notturna, i riflessi super veloci-oh, e gli artigli. Così lei scopre chi è -e da dove viene- ed è chiaro che non sia sola. E qualcuno cerca di farla fuori. Chloe ha nove vite. Ma nove saranno abbastanza?
"Nemmeno la curiosità la ucciderà"
La storia non è mia, è solo una traduzione italiana della trilogia "The Nine Lives Of Chloe King" di cui questo libro è il primo. Il mio intento non è quello di plagiare (assolutamente) e non ho il permesso dell'autrice (Elizabeth Braswell). Questa traduzione ha il solo scopo di dare una possibilità anche agli italiani di leggere questo libro.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu diverse ore dopo nel giorno successivo, durante la prima metà dell’ora di civiltà americana, che improvvisamente Chloe si ricordò: quello che aveva fatto, o quasi fatto, la sera prima, senza contare la parte di non-morte. Aveva dimenticato tutto per un breve, felice istante.
Ciò non era sorprendente; il suo cervello a malapena iniziava a lavorare prima delle nove. Le ore tra l’essere svegliati dalla sua scadente vecchia radio sveglia e la seconda campana di solito passavano indolori, sfocate ed insensate. Sua madre, c’era una volta la felice madre single, le aveva fatto i pankakes con delle faccine sorridenti di sciroppo e le aveva chiesto cosa avrebbe fatto quel giorno. Alla fine aveva rinunciato a cercare di comunicare con la sua appena alzata e borbottante figlia e le aveva riempiendo la caffettiera e aveva impostato il timer, invece che farlo la sera prima. Chloe cercava sempre di ricordarsi di borbottare un "ciao" durante il suo cammino come la signora King faceva con lei nella sua mattinata di yoga davanti alla TV.
Merda Santa. Ho quasi fatto sesso con uno sconosciuto in un parcheggio la notte scorsa.
Chloe sentiva brividi quando pensava a Xavier; poteva ricordare di volerlo così tanto da star male ma non il sentimento stesso. Aveva pigramente cercato di delineare le sue labbra sul bordo del suo quaderno. Dove aveva messo il suo foglietto?
"...lo stesso di scarpone, per ciascun piede. Io non credo che nessuno di voi ragazzi oggi con le vostre Florsheims o le vostre scarpe da tennis possa immaginare la sofferenza di quei i soldati che hanno marciato sul…"
Né Paul né Amy erano in classe, quindi era triplamente noioso. Che diavolo è un Florsheim? Chloe cercò di coprire uno sbadiglio, ma era così enorme che sembrava che la sua mascella si fosse aperta più ampiamente di come avrebbe dovuto, come in Alien. I suoi denti scricchiolarono insieme quando finì, troppo rumorosamente. Si guardò intorno per vedere se qualcuno lo avesse notato- nessuno tranne Alyec, che stava guardando con le sopracciglia alzate. Lei arrossì ma sorrise di rimando, in realtà guardandolo nei suoi bellissimi occhi blu ghiaccio. Lui sorrise e fece un gesto "assonnato" con le mani ai lati del suo volto. Chloe annuì, e ognuno tornò a prendere appunti o scarabocchiare prima che la signora Barker ne prendesse nota.
Quando suonò la campanella, Chloe raccolse la sua roba e si preparò per andare in biblioteca -era una tale stronza: aveva il secondo periodo gratuito. Lo scorso anno Amy aveva avuto il primo periodo gratuito e spesso aveva dormito fino alle otto prima di preoccuparsi di entrare a scuola. Mentre Chloe passava affianco agli armadietti popolari, vide Alyec e si agitò. Era, ovviamente, circondato da persone popolari.
Chloe pensò alla loro piccola interazione in classe e al suo successo con il buttafuori la sera prima e si avvicinò a lui, ignorando gli altri.
"Non faceva schifo civiltà americana oggi?" Ancora una volta lei era lì, a fare qualcosa a cui non poteva credere. Prima c'era il cadere da una torre, poi si dava da fare con uno sconosciuto, e ora andava dritta fino al ragazzo più ricercato della classe giovanile per parlare con lui. Poteva sentire i riflessi viziosi della sua cricca impalare il suo didietro, ma in qualche modo non era minimamente nervosa. Neppure un battito cardiaco.
È fantastico. Dovrei quasi morire ogni giorno.
“Oh, donna" disse Alyec con un accento che si stava spegnendo, ma che aveva ancora sfumature straniere "Guardare te-come si dice, gemere? Sì? Quella è stata la parte più eccitante dell’ora."
"Non stavo gemendo, stavo sbadigliando.” disse Chloe con un sorriso timido. “Ma se trovi un modo per farmi gemere, te lo lascerò vedere per tutto il giorno." L’ho appena detto? Poteva vedere un sacco di bocche aperte dalla sua posizione.
"Sei esilarante, King, lo sai?" disse con una vera e propria risata.
Squillò la seconda campanella. "Devo andare in biblioteca-ma dovremmo bighellonare ogni tanto."
Keira sembrava che stesse per ringhiare; le sue labbra erano tirate indietro lungo i denti.
"Assolutamente." concordò Alyec "Ci vediamo dopo, King."
"Ci vediamo." Camminò oltre le altre ragazze, cercando di non sembrare troppo compiaciuta ma incapace di non sorridere un po’.
 
Pensò Xavier per la maggior parte del suo tempo in biblioteca, guardando fuori dalle finestre e sognando un po'. Fece lo stesso a matematica e durante il pranzo. Pensò a lui più che la sua caduta. Era un po’ come sua madre aveva detto-era caduta, era sopravvissuta, ed era lì. Stava fissando il vuoto, con la pizza a metà strada verso la bocca, quando un fastidioso colpo familiare sulla sua spalla la fece ritornare alla realtà. Grumi di olio di arancio brillante volarono dall'altra parte del tavolo.
"Oh mio Dio, è vero?" Amy si gettò nel posto accanto a lei. "Voglio dire, buon compleanno, ma OhMioDio, è proprio vero, hai davvero flirtato con Alyec proprio davanti a Halley, a Keira e-e tutti?"
“Sì, immagino di averlo fatto." Disse con un sorriso.
"Come ti senti?"
Chloe si strinse nelle spalle. "Bene, credo. Un po' strana. La notte scorsa-"
"Guarda, dobbiamo parlare." la interruppe Amy, poggiandosi sul bordo e guardandola dritto negli occhi. "Qualcosa di grande sta affondando con me. Ne voglio parlare. Cena? "
Più grande di una quasi-morte e di un’esperienza di quasi-sesso? Ma trattenne una risposta sarcastica; Amy sembrava davvero preoccupata. E più intensamente del solito.
"Okay-"                                                            
"Bene! Ci vediamo a inglese! "
Chloe guardò l’amica saltare e correre fuori, con le spille da balia e le catene che tintinnavano mentre andava, i capelli castani spettinati che rimbalzavano. Si voltò verso la sua pizza e si chiese quando la vita sarebbe tornata alla normalità. Il grasso si era rappreso in piccole pozze solide di un qualcosa di simile a plastica arancione. Sospirò e spinse via.
 
La normalità sembrava essersi riaffermata a Pateena. Per quanto odiasse l'ordine degli abiti quando tornavano dalla tintoria, c'era qualcosa di familiarmente rilassante nella piega e nello stiro, le tirate a caso dei manager, i clienti alla moda. Niente di sexy o di soprannaturale. Solo un sacco di jeans e di costosissime vecchie scarpe da basket.
Non poté fare a meno di notare un cliente che era entrato, comunque-proprio quando pensava di aver finalmente abbattuto i suoi ormoni. Indossava dei pantaloni neri, una maglietta nera a coste, e una giacca di pelle nera, con il taglio dritto, come in una giacca normale. Ma non c'erano accenni di gotico su di lui: nessun tatuaggio o gioiello o zanne o nulla. L’outfit, che avrebbe dato a chiunque altro l'aspetto di un voglio-essere-Johnny-Cash, calzava perfettamente su di lui; aveva i capelli molto scuri, era leggermente abbronzato, la pelle era pulita, e aveva dei profondi occhi marroni con delle belle ciglia lunghe.
Il tocco finale, era un berretto di maglia fatto a mano con le orecchie da gattino.
Lì c’era un fantastico ragazzo con senso dell’umorismo. Scorreva le polo, aggrottando le sopracciglia.
“Stai cercando un costume per Halloween?” gli chiese Lania con cattiveria. Chloe sbadigliò, ancora non riuscendo a credere che alla piccola stronza fosse stato permesso di stare alla cassa e a lei no. Solo perché l’altra era più vecchia di due anni. Se avesse avuto un dollaro per ogni cliente insultato da Lania, avrebbe finalmente comprarsi una nuova bici. Una bici bella.
Ma lui ridacchiò e basta. “No, ho paura che si tratti di un vero e proprio incontro con dei pezzi grossi.” Sembrava troppo giovane per essere nel mondo degli affari, ma quella era San Francisco, dopo tutto. Probabilmente era un programmatore o un graphics designer o qualcosa del genere.
Chloe tornò al suo lavoro, chiedendosi come Xavier sembrasse alla luce del sole. Quanti drink aveva bevuto? Circa uno o due. Avrebbe potuto avere gli occhi stralunati dalla birra. Magari quelle lentiggini sexy erano in realtà una brutta acne…
“Scusa.” Il ragazzo con le orecchiette da gatto fece un passo verso di lei, stringendosi al petto gli acquisti. Apparentemente Lania aveva deciso di lasciarlo pagare.
“Mi piace il tuo berretto.” disse Chloe.
“Davvero? Grazie!” se lo tolse e lo guardò, come se fosse sorpreso che lei l’avesse notato.
“Te l’ha fatto la tua ragazza?”
Sogghignò. “No, l’ho fatto io.”
Chloe non poté fare a meno di essere impressionata. Oltre ad Amy, nessun’altro che lei conosceva-non contando le amiche di sua madre-cuciva, e non aveva mai finito nulla. A parte per qualche cucitura, sembrava fatto da un professionista.
“Ho trovato il modello su internet.” continuò “Se ti interessa posso darti l’URL.”
“No grazie, non so farlo. La mia amica Amy ci riesce, ma io sono un completo disastro con le mani.”
“Oh, dovresti assolutamente provarci. È una specie di divertimento.” disse, giusto un po’ imbarazzato.
Chloe si preparò al solito discorso tipo ragazzo-scabroso e sensibile che era sicura di seguire, su come i movimenti fossero calmanti, su come si fosse sentito in contatto con le persone tempo prima su come alcune culture native o altre facessero qualcosa di spirituale con i ferri a maglia, di come lui volesse aprire un negozio un giorno, di come fosse giusto insegnarlo ai bambini carenti di autostima…
Ma si era già girato per andarsene.
“Bene, ci si vede.” disse con un adorabile mezzo sorriso mentre raggiungeva la porta. I suoi occhi increpavano la parte superiore della guancia, la pelle era tesa e tirata da una cicatrice sexy che correva dalla parte esterna dell’occhio fino appena sotto lo zigomo.
Chloe gli fece un cenno e lo guardò andarsene. Una parte di lei si sentiva offesa; era o non era una bella ragazza che aveva attratto l’attenzione di due splendidi ragazzi nelle ultime ventiquattr’ore? E a Mr. Cappello Con Le Orecchie Da Gatto non interessava. Era il suo compleanno, per l’amor di Dio. Prima del suo imminente castigo, il destino non aveva in serbo qualcosa per lei?
Poi il suo culo vibrò.
Doveva estrarre con attenzione il suo telefono fuori dalla tasca posteriore dei suoi jeans vintage, che erano appartenuti ad un uomo e avevano una toppa bianca e rettangolare dietro dove una volta qualcuno gli aveva preso il suo portafoglio. Una volta dentro, il suo telefono era salvo. Tirarlo fuori mentre era in piedi era praticamente impossibile.
Testo del messaggio: da carlucci alle 7-a.
Carlucci era il lungo in cui lei e Amy si erano incontrate per la prima volta quando gli Scotkins si erano spostati nel quartiere. Forse dopotutto quel giorno si sarebbe riuscita a prendere una pizza decente. La parte migliore del suo lavoro era che Pateena pagava in contanti sotto il bancone alla fine di ogni giorno. Avrebbe voluto gridare a tutti i venti “Make Me One with Everything pie”.
Il resto del pomeriggio passò senza incidenti, tranne quando tentò di nascondere un paio di pantaloni viola sbiadito che era sicura sarebbero piaciuti a Amy. Di solito la proprietaria non aveva problemi con la voce “risparmio” dei dipendenti per sé stessi. Marisol era il capo più eccezionale che Chloe avesse mai avuto. L’aveva anche lasciata usare la macchina del negozio per fare l’orlo dei suoi jeans e cose del genere. Ma se Lania avesse visto i pantaloni –o se le fossero piaciuti- avrebbe creato dei pasticci. Chloe li nascose sotto una pila di camicie da bowling in poliestere quando Lania se ne fu andata.
Mente si avviava verso il ristorante nell’umida nebbia, le finestre di Carlucci brillavano come se fossero illuminate da lanterne a gas, un ristorante senza tempo. Davvero, era solo un locale italiano in cui veniva servita pasta con candele in vecchie bottiglie di Chianti come ogni altro locale italiano nel mondo, ma era suo e di Amy, ed era accogliente, e ogni tanto il vecchio e vecchio proprietario si ricordava di loro.
Quando aprì la porta, le parve che ci fossero più candele del solito.
 “Buon compleanno…” cantò Amy, rinunciando saggiamente dopo una frase incerta. Il suo volto ansioso era illuminato in maniera maniacale dal bagliore di diciassette candele intorno ad una fetta di un Make Me One with Everything pie. “Soffia velocemente,” aggiunse “Carlucci pensa che io stia per bruciare il posto.”
Chloe rise di gusto, qualcosa che non ricordava da giorni. Inspirò profondamente.
Desidero…
Desidero…
Sarebbe dovuto essere facile: la pace nel mondo, la fine di tutti i disastri di inquinamento nel mondo, la capacità di volare, un cane. I desideri sembravano sempre più complicati man mano che lei cresceva: che suo padre tornasse a casa. Per conoscere chi fossero i suoi veri genitori biologici. Per sapere se avesse un fratello o una sorella. Pensandoci bene, forse il suo recente forte desiderio era una sorta di sostituzione dell’amore paterno o qualcosa del genere. Ewww… 
“Chloe?”
Uscì dalla sua fantasia.
Voglio una nuova bici.
No, un attimo, voglio la pace nel mondo.
Soffiò, cercando di non sputare sulla loro pizza. Vide con divertimento che Amy aveva pre-ordinato le tre lattine necessarie per ognuno di Nehi all’uva.
“Sei la migliore, Amy.”
“Hey, nessun problema.” Non si abbracciarono, Amy odiava cose come quella. Subito si sedettero a tavola e iniziarono la seria miscela di fette di salsiccia-cipolla-pepe-pomodoro-peperoni-capperi-olive nere dentro la loro bocca il più velocemente e umanamente possibile. Chloe gemette di piacere.
“Questa pizza è la cosa migliore che mi sia capitata in tutta la settimana. Beh, fatta eccezione per la scorsa notte.” Deglutì e guardò Amy, ma la sua amica non sembrava sarcastica.
“Sì? Intendi la caduta? Questo è davvero assurdo.”
“No, dopo. Ieri notte. Dopo la sclerata di mia madre.” Ma l’amica non stava davvero ascoltando. Chloe sospirò, infine posò il suo sguardo disperato su quello distratto di Amy. “Okay, cos’è più importante della mia vita durante il mio compleanno?”
“Paul e io l’abbiamo fatto la scorsa notte!” Sbottò, coprendosi immediatamente la bocca con le mani, come se non avesse voluto che le parole le uscissero.
Chloe si sentì soffocare. Ci volle metà di un Nehi per rimettere in sesto la sua normale respirazione e deglutizione. Di tutte le cose che Amy avrebbe potuto dire, questa era decisamente l’ultima che si sarebbe aspettata. Certo, Amy e Paul si stavano guardando il giorno prima, ma merda santa, tutti si conoscevano dalla quarta elementare. Era come uscire con un fratello. Un fratello davvero eccentrico.
“Tu hai fatto cosa?”
“Dopo che ti abbiamo portata a casa, abbiamo bazzicato a casa sua.”
Facile da immaginare: Amy e Paul nella sua piccola stanza, circondati da scaffali sommersi di trofei e dalla sua piattaforma girevole. Sdraiati sul pavimento. “Intendo, ci eravamo veramente spaventati, sai?” Amy la guardò negli occhi. “Saresti davvero potuta essere morta. Intendo, il fatto che tu sia viva è semplicemente-fantastico. Come se ti fosse stata data una seconda chance.” Chloe decise silenziosamente che Amy non sarebbe entrata nella sua merda da angelo; improvvisamente non era il momento. “Una sorta di, suona stupido, un totale cliché, ma era solo come se noi avessimo appena realizzato che la morte ci aveva toccati. Di’ le cose mentre puoi, hai presente? Nel caso che tu non abbia mai la possibilità di farlo.” Prese un profondo respiro. “Così stavamo parlando di, lo sai, cose profonde e di vita e eh, poi…beh, e poi…”
“L’hai baciato?”
“Praticamente, sì.” Amy stava arrossendo? “Ma non è tutto. Ci tengo davvero a lui, lo sai? Siamo cresciuti insieme, lui è come un familiare, così c’è questa specie di amore, ma non l’avevo mai trovato sexy prima…”
“Oh mio Dio,” disse Chloe “Mi stai dicendo che lo trovi sexy adesso? Ancora? Ventiquattro ore dopo?”
“Non lo so. Intendo, forse.”
Masticarono in silenzio per un po’. Subito l’ossessione di Chloe del ragazzo sexy al club e del flirt con Alyec sbiadirono. Con Xavier era stato solo un bacio, sebbene lungo e intimo, e se lei non l’avesse più visto, sarebbe stato solamente quello. E Alyec era solo un flirt. Quello era serio. Avrebbe diviso il trio.
Se loro non fossero stati seri, o se lo fossero stati e non fossero durati, o se quella fosse stata solo una stranezza dell’ultima notte e se uno dei due non si fosse sentito sicuro come l’altro, la splendida amicizia dei tre sarebbe stata distrutta. Chloe non sopportava l’idea di essere l’amico in comune dopo il “divorzio”. Terribilmente imbarazzante. Era sicura che sarebbe stato un completo disastro.
Dopo cena Amy acchiappò il conto quando Carlucci lo lasciò sul tavolo.
“Le soprese cesseranno mai? Prima sono sopravvissuta alla cauta e adesso questo…” disse Chloe, preventivamente pessimista.
Ma Amy sollevò semplicemente un po’ le sopracciglia e camminò verso casa sua, parlando di Paul tutto il tempo. Solo quando erano vicine alla casa dei King sembrò ricordarsi di Chloe.
“C’era qualcosa che volevi dirmi prima?”
“Oh, uh, nulla di importante. Intendo, non importante come questo.” Sbloccò la porta e la lasciò aperta. “Vuoi salire?  Potremmo-“
C’era una moltitudine di persone, ben vestite, che parlavano e girovagavano in sala da pranzo e in salotto. Venivano serviti antipasti; lo champagne veniva versato nei bicchieri. Paul era lì con i suoi genitori, e il signore e la signora Scotkin, e le altre persone che erano vicini o facce familiari.
“Oh, merda.” disse sua madre, voltandosi e vedendola. “Sorpresa!” 
  
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