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Autore: _Rael_89    08/11/2016    0 recensioni
Rosso: come la sua giacca preferita, il porpora della sua nobiltà, il sangue dei rivoltosi.
Nero: come i suoi capelli, il carbone della sua miseria, il futuro che l’attendeva.
Éponine Thénardier era totalmente l’opposto di Monsieur Enjolras.
E se si fosse innamorata di lui invece di Marius Pontmercy… sarebbe riuscita a salvarlo?
In questa storia vedremo quel se diventare realtà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Eponine, Gavroche, Marius Pontmercy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LesMis –Red and Black
#Mademoiselle


Il Café Musain era un piccolo e modesto locale situato tra Rue des Grés e Rue Monsieur-le-Prince, che si affacciava su Place Saint-Michel. Éponine non aveva ancora le idee chiare quando varcò la soglia; Gavroche, al suo fianco, avanzò sicuro imboccando le scale per salire al primo piano. La sorella indugiò ancora qualche minuto prima di mettere piede sul primo gradino…
The time is near...
So near, it's stirring the blood in their veins!
And yet beware...
Don't let the wine go to your brains!

Éponine si poggiò al corrimano, e lentamente salì i gradini che la separavano da quella voce.
L’ambiente al piano superiore si presentava molto più ordinato rispetto alla stanza di sotto, meno affollato e caotico; i giovani erano seduti o in piedi vicino ai tavoli, intenti a parlare e a studiare varie carte e libri ingialliti dal tempo; poche candele per dare luce, solo qualche bottiglia poggiata su un tavolo, dove stazionava un ragazzo dall’aria furbetta passando il vino ai compagni, più indaffarato a riempire il suo di bicchiere, che si svuotava con una facilità disarmante.
Éponine lo vide subito: Monsieur Enjolras era al tavolo di fronte alla finestra, giacca rossa appoggiata su una sedia, chino su quella che doveva essere una mappa, con la sua voce imperiosa che sovrastava quelle degli altri.
-Enjolras, non puoi sapere se le cose andranno come credi!- il tono del giovane che si era appena alzato dal suo tavolo era seriamente preoccupato. ­-Le barricate non vengono su da sole! Non puoi sapere se avremo l’appoggio completo della popolazione, oppure…-
-Come puoi dubitarne, Joly?- lo interruppe severo il giovane leader, poggiandogli una mano sulla spalla. -Noi siamo tutto quel che hanno. Senza noi, senza Lamarque, sono in balia dei soprusi della Monarchia.-
-Si, è vero! Noi siamo gli eredi di Lamarque, il popolo ci darà manforte!- annuì un altro, seduto vicino a quel tale Joly.
Enjolras distolse lo sguardo dall’amico, fissando un punto non meglio definito. -Il popolo è debole; il popolo ha bisogno di essere salvato. La situazione è grave, la gente non fa che morire: quei poveri miserabili hanno bisogno di noi. Il Re crede di aver distrutto il sogno della Repubblica, ma quel sogno vive ancora nei nostri cuori, e finché vivrà in noi ci sarà speranza per il futuro. Già una volta ci siamo liberati di un sovrano, già una volta il popolo ha tolto la corona ad un re: con il nostro aiuto, con la nostra guida, lo faranno di nuovo.-
Tutti si erano fermati per ascoltare il breve monologo di Enjolras: non volò più un fiato, nessuno batté ciglio, perfino quel ragazzo attaccato alla bottiglia di vino non bevve nemmeno una goccia durante l’ascolto. Tutti, Éponine compresa: ma, a dispetto degli altri, si sentì ribollire di rabbia. Belle parole, anche giuste in un certo senso… ma tralasciavano una cosa fondamentale.
Noi non siamo deboli. Ecco quel che Éponine avrebbe voluto gridare contro il giovane rivoluzionario, facendosi largo tra quei ragazzi mentre si congratulavano con lui esultanti; ma una forte stretta sul braccio le impedì di proseguire oltre.
-Oh, non sapevo avessimo una spettatrice!- era il ragazzo del vino ad essersi accorto di lei. Nonostante la sorpresa, le fece un gran sorriso. -Benvenuta tra noi!-
Il suo intento di non farsi notare era andato a quel paese: oramai non c’era un singolo individuo nella stanza che non la stesse fissando. Si sentì in imbarazzo, non era piacevole essere l’unica ragazza in mezzo a tanti uomini; e l’imbarazzo crebbe quando avvertì lo sguardo di Enjolras posarsi su di lei. Stava per dirle qualcosa, sicuramente lo stava per fare, Enjolras è il tipo che deve sempre avere il controllo della situazione, ma una figura si piazzò davanti a lei, interrompendo quell’interminabile silenzio.
- Non sei la ragazza di ieri? La sorella di Gavroche?- era il giovane che rispondeva al nome di Marius e sembrava piacevolmente sorpreso. -Che cosa ci fai qui?-
-‘Ponine è qui perché vuole unirsi alla nostra causa!- ad anticipare la sua riposta fu un sorridente Gavroche, che si affiancò fiero a lei. Certo, era quello che aveva confessato al fratello (anche se non era ancora totalmente convinta), eppure avrebbe preferito andarci molto più cauta. La situazione le stava decisamente sfuggendo di mano…
-Oh, non me l’aspettavo proprio! Ma beh, come ha già detto Grantaire, sei la benvenuta!-
Un coro di approvazione e facce sorridenti accompagnarono l’affermazione di Marius: non sembrarono badare al fatto che fosse una donna, una plebea, l’ultimo gradino della società. Éponine si sentì invasa da un calore mai provato prima: mai nessuno aveva dimostrato interesse nei suoi confronti. Gli Amis dell’ABC (questo era il nome in codice che usavano) la circondarono, presentandosi a turno ed offrendole del vino. L’imbarazzo della ragazza svanì all’istante: si sentì a proprio agio in mezzo a loro, non la trattavano come una pezzente, e questo le piacque.
L’unico che non sembrava convinto della cosa, purtroppo, era proprio Enjolras.
Avevano bisogno di volontari, non di donne. Il suo sguardo era più palese di mille parole.
-Una Rivoluzione è una cosa da uomini. Che cosa credi di poter fare, per aiutarci?- la incalzò.
-Beh, io potrei…-
-Se sei qui per fare da balia a tuo fratello- la interruppe bruscamente. -Puoi anche tornartene a casa.-
-Non sono venuta qui per questo.- puntualizzò la fanciulla. -Io… ho sentito il bisogno di venire qui. Dopo il vostro discorso a Place Saint-Michel l’ho capito. Ho capito di voler fare anch’io qualcosa per cambiare questa città!-
Ma quelle parole non lo convinsero affatto, e lo confermò lo sguardo di biasimo che le lanciò.
-Suvvia, Enjolras! Diamole una chance.- intervenne il giovane che si era presentato come Combeferre.
Joly approvò le parole del compagno. -Lei è la dimostrazione che il popolo vuole sostenerci. Il suo comportamento sarà da esempio ed incoraggerà gli altri.-
Il ragazzo del vino, Grantaire, fissò prima Enjolras, poi Éponine. -Oh, Enjolras è un vero disastro con le donne!- le rivolse un sorriso. -Una bella fanciulla ti dice che ha avuto la pazzia di mettersi ad ascoltare i tuoi deliri, e tu la ignori completamente!-
-Non ho tempo da perdere dietro alle donne.- rispose freddamente.
Éponine scattò: era stanca di venire snobbata in quel modo. -Nemmeno io ho tempo da perdere, Monsieur.- chiarì. -A dire il vero, non sono qui solo per rendermi utile: vorrei anche dimostrarvi che vi sbagliate.-
Di nuovo, calò un silenzio imbarazzante; ma stavolta al centro dell’attenzione c’era Enjolras. Per un motivo diverso dal solito, e la sensazione non gli piacque affatto. Si mise a braccia conserte, di fronte a lei, fissandola dall’alto in basso: pur non essendo molto alto c’era abbastanza differenza tra i due, e si sentiva di poterle incutere timore. -Spiegati meglio. Sarei davvero lieto di sapere in cosa mi starei sbagliando, se davvero così fosse.- marcò l’ultima parte con particolare enfasi.
Ma la ragazza non si fece spaventare.
-Sono qui per dimostrare, a tutti voi, che noi gente del popolo non siamo deboli.- lo fissava negli occhi, parlando lentamente. -Siamo gente che combatte continuamente, tutti i giorni, per sopravvivere. Siamo gente abituati alla battaglia, siamo nati combattendo, e probabilmente moriremo combattendo. Dunque non abbiamo bisogno che voi combattiate per noi, abbiamo bisogno di voi e voi avete bisogno di noi: combatteremo insieme, per una causa comune. E’ così che avrete il nostro appoggio.-
Éponine aveva tirato fuori tutto, finalmente lo aveva fatto, e aveva parlato bene, tanto da riuscire a farsi ascoltare perfino dal grande Enjolras.  Certo, le mancavano carisma e proprietà di linguaggio: ma era stata brava. Ed anche il giovane repubblicano sembrò apprezzarlo. Accennò un mezzo sorriso all’angolo della bocca, riprendendo il controllo della situazione.
-Su una cosa siamo d’accordo: combatteremo insieme, per una causa comune.- si girò a guardare il resto del gruppo, tornando a ricoprire il solito ruolo. -D’ora in poi ci concentreremo di più a reclutare volontari, di ogni sesso e di ogni classe sociale; inizieremo ad organizzarci per allestire le barricate, continueremo con la nostra propaganda in mezzo alle folle. Siate discreti, mi raccomando.- Poi si rivolse per l’ultima volta verso di lei, con lo stesso mezzo sorriso di prima. -Mi aspetto di cambiare idea su di te, su quelli come te. Quindi farai bene ad impegnarti seriamente, mademoiselle.-
Éponine arrossì leggermente: era la prima volta che qualcuno la chiamava mademoiselle.
Grantaire fissò Enjolras con interesse: era la prima volta che chiamava qualcuna mademoiselle in quel modo.
  
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