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Autore: irishpuppysmile    08/11/2016    2 recensioni
Se dovessi ricordare l’esatte parole che mi disse mia madre prima di chiudermi dentro l’armadio, non saprei riportarle. Ricordo i suoi occhi terrorizzati e pieni di lacrime, ricordo le urla di mio fratello maggiore in sottofondo e ricordo il corpo di mio fratello minore sul pavimento, in una pozza di sangue. Poi solo il buio. Mi nascosi sotto i vestiti, troppo spaventata dalle urla che sentivo. Piansi fino ad addormentarmi e quando mi risvegliai, il nulla.
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«io non sono preoccupata, ce la caveremo.» borbottai, prendendolo a braccetto. Lui rise e mi strinse a sé.
«Ci puoi giurare.»
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ferid Bathory, Mikaela Hyakuya, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yūichirō Hyakuya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12 settembre 2012
 
Se dovessi ricordare l’esatte parole che mi disse mia madre prima di chiudermi dentro l’armadio, non saprei riportarle. Ricordo i suoi occhi terrorizzati e pieni di lacrime, ricordo le urla di mio fratello maggiore in sottofondo e ricordo il corpo di mio fratello minore sul pavimento, in una pozza di sangue. Poi solo il buio. Mi nascosi sotto i vestiti, troppo spaventata dalle urla che sentivo. Piansi fino ad addormentarmi e quando mi risvegliai, il nulla.
            «Mamma?»
Uscii dall’armadio titubante. Il silenzio che mi investì fu quasi assordante. Cercando di non guardare il corpo privo di vita di mio fratello minore, andai in corridoio e passai per tutte le stanze. Ma di mio fratello maggiore e di mia madre non c’era traccia. Ricordo che mi sorpresi quando iniziai a piangere, pensando di aver finito le lacrime. Ero sola.
Mi morsi il labbro e cercai di calmare i singhiozzi. Chiusi gli occhi e mi rannicchiai in un angolino della cucina. Cosa avrei fatto? Sarei morta anche io? Tirai su con il naso e mi passai una mano sugli occhi. Come avrebbe potuto sopravvivere una ragazzina di 12 anni in un mondo tanto distrutto?
            «Sai, una bella bambina non dovrebbe piangere»
Sgranai gli occhi e mi alzai di scatto, prendendo con la mano sinistra la prima cosa che mi capitò a tiro. Ricordo bene gli occhi rossi divertiti del ragazzo davanti a me. Puntò lo sguardo sul mestolo che brandivo con tanto coraggio e scoppiò a ridere, appoggiandosi al tavolo. Alzai un sopracciglio e mi maledissi per aver scelto un utensile così inutile, non che avessi speranze contro un vampiro.
            «Mi piaci, hai fegato»
            «Non mi ucciderai» affermai, cercando di convincere più me che lui.
            «No, hai ragione»
Abbassai leggermente il mestolo e storsi la testa, non capendo se mi stesse prendendo in giro o meno. Lui mi sorrise e si avvicinò lentamente, indietreggiai d’istinto e alzai nuovamente l’utensile. Quando allungò la mano, chiusi gli occhi pregando che non mi uccidesse.
            «Piacere di conoscerti, io sono Akaashi.»
            «Mh?» mormorai, portandomi al petto il mestolo. Lui stava ancora sorridendo, aspettando che mi presentassi e che gli stringessi la mano. Allungai titubante la mano libera e gliela strinsi leggermente.
            «Maru.»
            «Bene, Maru-chan, diventiamo amici?»
Sbarrai gli occhi ma non ritrassi la mano. Aggrottai le sopracciglia cercando di capire se stavo facendo il più grande sbaglio della mia vita o il passo che mi avrebbe salvata da tutto.
            «Ci aiuteremo a vicenda, se ti va» aggiunse.
Chiamatemi idiota, ma quel giorno accettai l’amicizia di quel vampiro.
Da quel giorno, non rimasi mai da sola.

 
26 Settembre 2016
 
«Muoviti, non abbiamo tempo da perdere» mormorai uscendo da quello che un tempo era un supermercato. Akaashi sbuffò e mi seguì con le braccia incrociate dietro alla testa.
«Maru-chan, non andare così veloce!» si lamentò e sorrisi leggermente. Rallentai il passo e lo sentii affiancarmi.
            «Novità?» domandai, svoltando in una strada secondaria che ci avrebbe condotti a quella che ormai chiamavamo casa. Avevamo lasciato la mia vecchia casa di 4 anni prima e ne avevamo trovata una abbandonata abbastanza vicina alle mura. Non ero mai andata oltre quel muro che mi ritrovavo sempre davanti.
            «Sembra che tra poco scoppierà una guerra tra umani e vampiri»
Annuii e lo guardai con la coda dell’occhio.
            «Ovviamente tu ..» non mi fece neanche finire che mi sorrise e mi rispose.
            «rimarrò con te.»
Akaashi non era un vampiro come tutti gli altri, anzi, inizialmente non era proprio un vampiro. Mi aveva raccontato che era stato trasformato in esso da uno dei vampiri nobili – di cui mi aveva fatto ore di lezioni – dopo aver provato a proteggere sua sorella. Mi raccontò che aveva seguito il gruppo di vampiri che aveva fatto irruzione in casa mia e aveva visto i miei fratelli deceduti, da lì ha deciso di essere una figura fraterna e sempre presente per me. Pensai che lo facesse sentire meglio con se stesso per non essere riuscito a proteggere sua sorella.
Inizialmente ricordo che non fu facile. Lui doveva riuscire a controllare la sete e procurarsi del sangue e io dovevo trovare di che sfamarmi. Un giorno gli offrì il mio sangue e lui mi portò del cibo. Era un dare – avere continuo, e a me andava più che bene cedere il mio sangue a lui.
            «Sai, ricordo che prima di seguire quel gruppo di vampiri, un gruppo di bambini provò a scappare dalla città dei vampiri»
Alzai le sopracciglia e voltai la testa verso di lui, ascoltando ciò che non mi aveva mai raccontato. Non parlavamo spesso di quei giorni.
            «Riuscì a scappare solo uno di loro, un altro lo trasformarono in vampiro.» Alzò lo sguardo al cielo, «dicono che ora sia tra i subordinati di Ferid.»
Chiusi gli occhi continuando a camminare e sospirai, pensando al mondo terribile in cui eravamo costretti a vivere.
            «la cosa non ci riguarda, spero.»
            «No, infatti. Sono solo preoccupato per quello che verrà. Ne risentiremo in ogni caso.» replicò, mettendosi le mani in tasca.
            «io non sono preoccupata, ce la caveremo.» borbottai, prendendolo a braccetto. Lui rise e mi strinse a sé.
            «Ci puoi giurare.»
   
 
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