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Autore: jimmybloodhand    09/11/2016    0 recensioni
Fotografare un attimo di movimento e analizzarne le componenti.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un momento immobile, un eterno attimo in cui tutto quello che sta succedendo, semplicemente smette di accadere. La pioggia smette di cadere sul freddo marmo di una piazza centrale in una città del nord; i piccioni interrompono improvvisamente il loro volo, rimanendo immobili nell'aria come bolle di sapone che hanno smesso di muoversi. Ma non è il paragone più adatto; semplicemente il tempo smette di scorrere, di proseguire, di continuare inesorabile il suo percorso che porta al cambiamento repentino delle cose. Qui invece, non cambia niente; è un attimo fisso che dura e resiste per un tempo indefinito e, purtroppo, indefinibile. Tutto il movimento viene improvvisamente a mancare. Le persone rimangono sospese nel passo che stanno compiendo, immobili in equilibrio su quell'unica gamba che sorregge il peso. Sul lato destro della piazza, tenendoci alle spalle la cattedrale, un uomo elegante con un caffè americano nella mano destra e una valigetta nella sinistra, un avvocato, che dal suo appartamento di lusso si sta recando in tribunale, per sbattere dietro le sbarre uno stupratore seriale che tra le altre cose ha tentato anche di corromperlo con una bella sommetta, un bel mucchio di soldi. Nonostante egli fosse un delinquente i soldi certo non gli mancavano; aveva però toppato nella maniera più assoluta tentando di comprare una persona così. Era una persona onesta, quell'avvocato; se c'è una cosa su cui non transigeva affatto erano donne e bambini, non si era certo fatto comprare da una cosa così stupida e dannosa come, i soldi. No lui era un uomo di morale, non gli interessavano affatto nonostante ne avesse parecchi; se li era guadagnati mandando in galera gentaglia come quella, nel corso di quel tempo che improvvisamente aveva smesso di funzionare. Lui, quell'avvocato così elegante ed educato che aveva improvvisamente smesso di compiere il movimento di portarsi la tazza in cartone alla bocca, contemporaneamente alla sua camminata spedita e nervosa; che grande uomo, l'avvocato. Davanti alla cattedrale di quella piazza, una famiglia si scatta una foto. A settare l'autoscatto c'è il padre, un genitore dal look trasandato e poco curato, tipico di un insegnante liceale che dalla vita non ha ottenuto esattamente ciò che avrebbe voluto ottenere, è depresso, frustrato e odia se stesso per non essere arrivato dove ambiva di arrivare. Questa sua frustrazione è rigettata direttamente sulla figlia più grande, al lato sinistro rispetto all'obiettivo, che falsamente finge un grande sorriso, e con due grandi occhi verdi odia quell'uomo dall'altra parte della fotocamera, che periodicamente esplode in tutta la sua ira contro quella povera ragazza, immotivatamente. Dal lato opposto rispetto alla ragazza, vi si trova la sorellina più piccola; sei anni e neanche problema, la protetta di casa, la principessa di quel castello creato da lei e da quei genitori che tanto l'hanno viziata fin dalla nascita. Non avevano cattive intenzioni, volevano e speravano per lei una vita di lussuria, sfarzosità e indipendenza economica; condannandola invece a finire come impiegata in un fast food, a causa della sua presunzione e del suo egocentrismo smisurato, per terminare successivamente nel terribile e mortale tunnel della droga. Tra questa due giovani promesse si erge in tutta la sua elegante bellezza la madre di questa coppia di fanciulle, il reale capo della famiglia. Una donna forte, che nella sua vita ha scelto di accontentarsi pentendosene poco dopo. Finendo in poco tempo a commettere adulterio. Dall'inizio del loro matrimonio fino a quel momento ben diciassette anni dopo. Ma questo non significa che fosse una donna facile, anzi, inizialmente era più che complesso farsi anche minimamente considerare, non era una donna di tutti i giorni e lei lo ha sempre saputo. Aveva carattere, carisma e coraggio da vendere. L'unico problema di questo essere meraviglioso appartenente al gentil sesso, è il facile calo di interesse nei confronti degli uomini, forse anche troppo facile. Si odiava per questo, non si sopportava ma non poteva farne a meno. È come un bambino con un giocattolo, poco dopo si annoia e ne vuole un altro, che stimoli nuovamente il suo interesse. Come mai allora una donna del genere si è sposata ed ha addirittura avuto due figlie? Dovete sapere che quando si conobbero, anche quel cornuto dietro l'obbiettivo era interessante; allora aveva grandi sogni, speranze e ambizioni degne di un uomo che non si sarebbe mai accontentato nella vita, o almeno dava questa idea di sé. Ebbero così una relazione puramente fisica, niente amore né baci, niente di nuovo per lei. Lei era innamorata della sua apparente intelligenza e delle sua doti fisiche, non di certo della sua persona, come un amore platonico in cui c'è anche il sesso. E invece era rimasta fregata, a causa di una precauzione in condizioni non proprio ottimali, costretta quindi a sposarlo quell'uomo, che almeno le concedeva di vivere in maniera quantomeno dignitosa. A conti fatti quindi abbiamo un depresso cornuto che non sa di esserlo, un'adolescente che odia quel cornuto e che, per questa ragione, finirà per uccidersi con dei medicinali entro l'anno successivo. Dall'altra parte una bimbetta viziata che finirà a friggere patatine per obesi e scopare sconosciuti per una dose di eroina. Tra loro due una donna inutile quanto puttana che vive sulle spalle degli altri; la classica famiglia tradizionale insomma. Poco distante, saliti i gradoni davanti alla grande chiesa antica, una coppia dedita a fare il grande passo; ma in maniera del tutto inusuale. È lei quella inginocchiata, che macchiando di sporco e pioggia quel bel paio di Jeans, comprati poco distante da lì proprio con quella persona, sta facendo facendo la proposta di matrimonio; lei a lui, lei vuole sposare lui. I ruoli sono invertiti in tutto e per tutto. Lei, totalmente incurante dello sporco sotto le sue ginocchia, con addosso solo un maglioncino rosso e un berretto in lana grigia a coprirle la folta chioma bionda, che fuoriesce da esso per arrivare fino alle spalle. Ai piedi un paio di Huggs marroni fanno intendere l'avvento della stagione fredda. Lui, con fare non molto virile, si copre la bocca con la mano sinistra vestita da un guanto in pelle dall'aspetto costoso che entra nella manica di un cappotto lungo fin sotto la parte alta della gamba, anch'esso dà l'impressione di essere particolarmente caro. Gli occhi strabuzzanti fanno trasparire la grossa sorpresa, e l'inevitabile "si" che ne verrà in seguito. Più in là, lontano da tutti, messo in disparte come un disadattato sociale, ci sono io. Seduto su di un marciapiede, bloccato in un momento che facilmente, durante il corso della mia vita, si sarebbe potuto trovare, più volte e nelle più svariate occasioni: Fumare. Fermo, immobile ad osservare tutti intorno a me, congelato ad aspettare qualcosa che nemmeno io so di che si tratti. Come se aspettassi che quell'attimo eterno finisca, per potermi alzare e andarmene, lontano da lì. Non che non mi piaccia stare lì, in quel posto, in quel momento eterno, anzi. Vorrei solo che il tempo continuasse a scorrere come è giusto e normale che sia. Nessuno vuole vivere per sempre, soprattutto bloccato lì, fuori, al freddo come un povero stronzo che non ha nessun luogo dove andare, perché nessun luogo gli appartiene veramente. Io non apparendo ad un luogo, appartengo ad una persona magari, ad un lasso di tempo che voglio soltanto riavere per poter riprendere a vivere.
   
 
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