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Autore: thequeens    10/11/2016    1 recensioni
Questa è la storia di due anime sole che, incontrandosi, scopriranno valori di cui non avrebbero mai immaginato l’esistenza e diventeranno, l’una per l’altra, più importanti di quanto si aspettassero.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un cancello sbattuto in faccia.
Questo era tutto ciò che aveva ottenuto, nonostante i suoi sforzi; perché Chuuya ci aveva provato, e anche tanto.
Aveva provato a farli ragionare, a pregarli di lasciarlo restare, a dirgli che non aveva niente e nessuno là fuori, ma niente. A loro non importava, perché lui era pericoloso.
Era iniziato tutto il giorno prima, quando aveva quasi ucciso un suo compagno di stanza durante un litigio scaturito dai commenti di quest’ultimo riguardo la sua bassa statura; la sua maledetta abilità si era scatenata da sola, e lui aveva massacrato il suo interlocutore spinto da una rabbia che mai proverebbe un essere umano normale. Ma lui non era normale, tanto meno umano, anzi, si sentiva un mostro per quello che aveva fatto.
La faccenda si era risolta con un violento colpo alla testa infertogli da uno degli amici della vittima, e lui era svenuto lì.
Nonostante fosse inerme, i dottori dell’orfanotrofio erano spaventati a tal punto da non toccarlo nemmeno, e non si erano curati di portarlo in infermeria. 
Chuuya si era risvegliato molte ore dopo sul freddo pavimento della stanza che condivideva con altri tre ragazzi.
Non ci aveva messo tanto a ricordare l’evento, e la rabbia aveva lasciato il posto alla paura, perché sapeva che sarebbe successo qualcosa di spiacevole dopo la sua sfuriata.
Ci aveva visto giusto: sin dal giorno dopo, sia gli altri orfani sia gli inservienti che lavoravano lì si allontanavano da lui velocemente quando lo incrociavano per i corridoi, come se fosse una bestia feroce pronta ad attaccare al minimo contatto visivo.
Quello stesso pomeriggio il direttore dell’orfanotrofio lo aveva convocato nel suo ufficio insieme ad alcuni assistenti sociali dicendogli che doveva andarsene per preservare l’incolumità degli altri.
La notizia gli arrivò violenta come un pugno in un occhio.
Aveva tentato disperatamente di convincere il direttore a farlo restare, ma lui, impassibile, aveva rifiutato.
Gli aveva detto che era abbastanza grande per vivere da solo, e non aveva dato minimamente peso alle sue proteste.
Era abbastanza grande, se la sarebbe cavata da solo. La solitudine, era questa la punizione per le persone cattive. E lui si sentiva cattivo; cattivo e molto arrabbiato con se stesso.
La sua rabbia e la sua impulsività lo avevano portato alla perdita dell’unica casa che aveva.
E ora? Cosa avrebbe fatto?
Confuso riguardo gli avvenimenti delle ultime ore e incerto sul suo futuro, si allontanò dall'orfanotrofio.
(Restare qui non servirà a nulla.)
Il freddo pungente di dicembre si faceva sentire costringendo il ragazzino a stringersi nel cappotto.
Erano ore che camminava, non aveva idea di dove fosse, di quanta strada avesse percorso, né di quante ore fossero passate da quando era stato sbattuto fuori dall'orfanotrofio, ma una cosa la sapeva: un normale ragazzino della sua età, a quell'ora, doveva essere in casa a cenare allegramente con la sua famiglia.
Proprio in quel momento, passò davanti a Chuuya un bambino, insieme ai suoi genitori, intenti a rientrare in casa; ci fu uno scambio di sguardi tra i due per un momento,
(Cos'hai da guardare tu, che sei tanto fortunato?
finché quest’ultimo non sparì dietro la porta. 
Continuò a camminare; ormai era notte fonda, gli facevano male i piedi e la temperatura era sempre più rigida.
Iniziò ad innervosirsi e a respirare più pesantemente, ma cercò di controllarsi; comportarsi in quel modo non lo avrebbe di certo aiutato a trovare un posto per dormire.
Si colpì forte le tempie con entrambe le mani per riacquisire lucidità, così da avere una visione diversa di ciò che lo circondava; notò, infatti,
(un ponte!)
che non aveva visto prima,
(sono salvo, cazzo!)
e decise di bivaccare lì; tutto quello che trovò, furono varie scatole di cartone rotte, ammassate l'una sull'altra.
Si accomodò su una di esse, sistemandosi la giacca a mo' di coperta e poggiando il cappello accanto a sé.
Stava per addormentarsi, quando un rumore improvviso lo fece sussultare...



 
TO BE CONTINUED.




 
Angolo autrici: Ciao! Siamo A&G e questa è la nostra prima storia a quattro mani! Abbiamo concepito questa roba a seguito di parecchie headcanon che condividevamo ad ogni ora del giorno, e abbiamo deciso di costruirci una storia sopra.
Speriamo che questo prologo vi abbia incuriositi almeno un po', e grazie a tutti per aver letto fino a qui!
Ci teniamo ad informarvi che pubblicheremo un capitolo ogni giovedì! :D
A presto,
A&G
   
 
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