Akane sospirò, per l'ennesima volta e con cautela,
volse lo sguardo dall'altra parte dell'aula. Se qualcuno l'avesse beccata
a guardarlo… Ma nemmeno il pensiero dei lazzi delle proprie amiche e delle
risate stupide dei suoi amici riuscivano quel giorno a farla desistere:
proprio non poteva impedirselo, doveva guardarlo, guardare Ranma.
Tanto
per cambiare, il suo fidanzato era placidamente addormentato, comodamente
adagiato sul libro di testo, indifferente alla lezione che la professoressa
Hinako tentava di portare avanti, lottando contro la sua inarrestabile voglia
di mettersi a giocare.
Akane
si sforzò di volgere altrove lo sguardo, dicendosi che ormai era questione di
istanti e la campanella l'avrebbe salvata… Non terminò nemmeno questo pensiero
che la salvatrice fece udire la sua stridula voce; il vero e proprio
boato che ne seguì coprì il suo esile sospiro di sollievo: finalmente la pausa
pranzo! Si alzò felice e dopo aver preso il suo obento, si volse verso Yuka e
Sayuri "Vi spiace se oggi mangiamo fuori? E' una così bella
giornata!" chiese, implorando con gli occhi le sue amiche affinché
l'accontentassero. Le due ragazze si scambiarono un'occhiata curiosa, prima di
accettare e seguire Akane fuori dall'aula. Nel passare davanti a Ranma,
finalmente svegliato non proprio gentilmente da Hiroshi e Daisuke, lei lo
guardò appena "Io sono fuori in giardino" lo informò, in un filo di
voce, prima di correre via.
Lui batté le palpebre, ancora offuscate dal sonno,
osservando curioso la fuga della ragazza, tallonata dalle altre due. Akane era
proprio strana quel giorno… anzi, a dire il vero, era quasi un mese che era
strana…
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"Cosa?!" Yuka e Sayuri la guardarono
stupite. Erano sedute sotto ad uno degli alberi del grande parco del Furinkan,
riscaldate dal caldo sole di quella tarda primavera. Akane, adagiò le bacchette
sul suo obento e annuì "Non credo che Ranma lo sappia" ripeté lei,
rinunciando a finire il suo pranzo. "Com'è possibile che non sappia che
domani è il tuo compleanno?! Akane, stavate per sposarvi un mese fa!"
asserì Yuka, ancora perplessa. Akane si morse le labbra, non amava ricordare
quel disastroso pomeriggio… Se quelle tre furie non fossero intervenute, forse
ora lei e Ranma… scosse la testa, tentando di scacciare fisicamente quel
pensiero e sorrise, tentando di assumere un'aria disinteressata "Non è poi
così strano, non me l'ha mai chiesto" "E tu non gliel'hai mai
detto" aggiunse Sayuri "Perché avrei dovuto? Non è poi così
fondamentale che quell'idiota insensibile lo sappia! Lo sapete che non amo
festeggiare il mio compleanno, visto che è anche l'anniversario della morte di
mia madre… In casa mia non lo festeggiamo mai, nemmeno ne parliamo, altrimenti
rischieremmo l'allagamento a causa delle lacrime di mio padre!" finì con
un tono allegro che era ben lungi dal sentire sinceramente. Le altre due si
scambiarono un'occhiata, pensando che invece la loro amica era ben lungi
dall'essere disinteressata…
Akane non aveva mai dato troppa importanza al suo
compleanno: le ricordava troppo la perdita di sua madre e aveva sempre creduto
che anche la sua famiglia preferisse non pensarci troppo. Ma… una parte di sé,
una parte infinitesimale certo, beh, avrebbe gradito che Ranma le avesse
fatto gli auguri, almeno… Non che le importasse granché, ma c'era questa
piccola parte di sé che ancora si illudeva su quel idiota… come potesse, era un
mistero per il resto di se stessa! Insomma, da quel maledetto matrimonio (o
meglio, mancato matrimonio), lui sembrava voler in tutti modi essere il più
sgarbato possibile, come a voler fugare ogni dubbio sui suoi sentimenti per
lei. O per essere più precisi, sulla mancanza di sentimenti per lei. La stuzzicava di continuo, sembrava cercare la lite,
offendendola come e più di prima, nemmeno temesse che non facendolo lo si
sarebbe potuto accusare di volerle bene! Che sciocco! Lei di certo non gli
avrebbe mai fatto un'accusa del genere…
In un primo tempo aveva provato a rispondergli per
le rime, ribattendo le offese con le offese, le battute acide con battute
altrettanto acide (e soventemente con alcune poderose martellate…), ma poi si
era sentita sciocca; il fatto è che per quanto non lo desse a vedere, non
voleva fargli del male, mentre le battute di lui gliene facevano, e molto.
Perciò aveva adottato una tecnica nuova: lo evitava, semplicemente.
Beh, a dirla tutta, attuarla non era affatto
semplice, dividevano la stessa casa! Però così facendo otteneva due ottimi
risultati: evitava di fargli del male e, più di tutto, evitava di farsene fare.
Perciò ogni mattina con la scusa di voler arrivare prima a scuola, non usciva
più di casa con lui; appena finito di cenare si rinchiudeva in camera, dicendo
che doveva studiare per riprendere il tempo perduto (in effetti con la storia
di Safulan e del monte Hooh era stata via molti giorni) e non si allenava più
con lui, anzi… appena Ranma la raggiungeva in palestra, raccoglieva le sue cose
e dopo averlo salutato educatamente, se ne andava, con le scuse più varie.
"Oggi tocca a te fare le pulizie, vero?"
le chiese Yuka, strappandola ai suoi pensieri "Sì, infatti. E' il mio
turno" e di questo ne era felice: trattandosi di lavorare, Ranma sarebbe
corso via a gambe levate: non avrebbe nemmeno dovuto inventarsi una scusa per
non tornare a casa con lui.
"Akane, senti, perché domani non festeggiamo
noi tre? Potremmo andare al cinema e a prendere un gelato! Così, niente di
particolare!" "E' vero, Yuka ha ragione! E poi, così Ranma non ne
saprà nulla comunque, se tu non vuoi…" Akane guardò le due amiche grata e
sorrise loro con calore "Vi ringrazio… D'accordo, ma non prendiamolo come
un festeggiamento, va bene? Diciamo che sarà un buon motivo per passare un
pomeriggio insieme!" ridendo per la prima volta sinceramente in quel
giorno, Akane riprese il suo pranzo, felice che almeno le sue amiche più care
tenessero a lei.
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Akane richiuse il suo armadietto e fece ritorno
verso la sua aula; la scuola era quasi deserta e il silenzio che ora vi regnava
le piaceva. Era stata trattenuta oltre il previsto dal comitato studentesco che
aveva in tutti modi tentato di convincerla ad accettare un ruolo nella commedia
che il club del teatro stava mettendo in piedi… Visto il successo
dell'anno prima… Incredibile, ma quel tipo del comitato aveva proprio detto
così! Lei scosse appena il capo, facendo ondeggiare i capelli che le carezzarono
il collo: stavano crescendo, pensò distrattamente, forse avrebbe dovuto farseli
aggiustare di nuovo da Kasumi. Oramai si era abituata a portarli così corti, si
disse, passando svogliatamente una mano tra le ciocche seriche e scure come
l'inchiostro.
Risalendo lentamente le scale che conducevano alla
sua classe, Akane rammentò la recita di Romeo e Giulietta in cui avevano
recitato lei e Ranma… Nonostante la confusione e l'equivoco finale (avevano
creduto che fosse in palio un viaggio in Cina, mentre in realtà avevano vinto
una serata in compagnia del signor Cina… Ranma aveva faticato a
riprendersi quella sera!) non serbava un brutto ricordo di quella recita,
soprattutto del finale… Arrossì involontariamente e sorrise appena, rammentano
quel quasi bacio… 'Già, allora l'ho quasi baciato…' .Un'altra stupidaggine,
un'altra delle sue stupide illusioni su…
"Finalmente ce l'hai fatta! Credevo non
arrivassi più" la sua voce la fece sobbalzare dallo spavento. Alzò gli
occhi e lo vide, seduto sull'ultimo gradino della scalinata che conduceva al
corridoio del terzo piano, dove si trovava la loro aula. Svogliatamente
appoggiato alla parete, lo sguardo puntato su di lei, leggermente annoiato…
Ranma sembrava davvero stare aspettandola da ore.
"Ranma…" lui si scostò dalla parete,
guardandola "Cosa volevano da te?" "Nulla d'importante… Perché
sei ancora qui? Credevo che fossi andato a casa, ormai" "Credevi… o
speravi?". Lei spalancò gli occhi, troppo sorpresa per ribattere, sorpresa
che lui scambiò per una muta ammissione (del resto, se pur per motivi che lui
non poteva sapere, non era una bugia); il ragazzo assottigliò i begli occhi
grigio- blu ed il suo viso divenne serio; si mise in piedi, alzandosi con calma
e poi affondò le mani nelle tasche dei pantaloni di taglio cinese "Senti
Ranma, ora non ho tempo, devo ancora finire i lavori in classe e…"
"Ti ho sostituito io mentre eri al consiglio. Non hai più nulla da fare
qui, possiamo tornarcene a casa. A meno che tu non ti trovi qualche altra cosa
da fare all'improvviso, come ti capita ormai ogni giorno" Akane percepiva
la rabbia che lui tentava di tenere a freno, celata nella sua voce
apparentemente calma. "No, non ho null'altro da fare… possiamo
andare" lui annuì e dopo aver raccolto la propria cartella, poggiata
accanto a sé, cominciò a scendere i gradini; quando le giunse vicino, si fermò,
in attesa e non si mosse fino a quando lei non iniziò a sua volta a scendere,
nemmeno temesse che lei scappasse.