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Autore: Breed 107    04/04/2005    9 recensioni
Forse, lontano da tutto e tutti, la verità potrà esser detta... E' il compleanno di Akane e chissà che il suo desiderio più grande non possa realizzarsi. Prima parte della "trilogia del desiderio".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Akane sospirò, per l'ennesima volta e con cautela, volse lo sguardo dall'altra parte dell'aula. Se qualcuno l'avesse beccata a guardarlo… Ma nemmeno il pensiero dei lazzi delle proprie amiche e delle risate stupide dei suoi amici riuscivano quel giorno a farla desistere: proprio non poteva impedirselo, doveva guardarlo, guardare Ranma.

Tanto per cambiare, il suo fidanzato era placidamente addormentato, comodamente adagiato sul libro di testo, indifferente alla lezione che la professoressa Hinako tentava di portare avanti, lottando contro la sua inarrestabile voglia di mettersi a giocare.

Akane si sforzò di volgere altrove lo sguardo, dicendosi che ormai era questione di istanti e la campanella l'avrebbe salvata… Non terminò nemmeno questo pensiero che la salvatrice fece udire la sua stridula voce; il vero e proprio boato che ne seguì coprì il suo esile sospiro di sollievo: finalmente la pausa pranzo! Si alzò felice e dopo aver preso il suo obento, si volse verso Yuka e Sayuri "Vi spiace se oggi mangiamo fuori? E' una così bella giornata!" chiese, implorando con gli occhi le sue amiche affinché l'accontentassero. Le due ragazze si scambiarono un'occhiata curiosa, prima di accettare e seguire Akane fuori dall'aula. Nel passare davanti a Ranma, finalmente svegliato non proprio gentilmente da Hiroshi e Daisuke, lei lo guardò appena "Io sono fuori in giardino" lo informò, in un filo di voce, prima di correre via.

Lui batté le palpebre, ancora offuscate dal sonno, osservando curioso la fuga della ragazza, tallonata dalle altre due. Akane era proprio strana quel giorno… anzi, a dire il vero, era quasi un mese che era strana…

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"Cosa?!" Yuka e Sayuri la guardarono stupite. Erano sedute sotto ad uno degli alberi del grande parco del Furinkan, riscaldate dal caldo sole di quella tarda primavera. Akane, adagiò le bacchette sul suo obento e annuì "Non credo che Ranma lo sappia" ripeté lei, rinunciando a finire il suo pranzo. "Com'è possibile che non sappia che domani è il tuo compleanno?! Akane, stavate per sposarvi un mese fa!" asserì Yuka, ancora perplessa. Akane si morse le labbra, non amava ricordare quel disastroso pomeriggio… Se quelle tre furie non fossero intervenute, forse ora lei e Ranma… scosse la testa, tentando di scacciare fisicamente quel pensiero e sorrise, tentando di assumere un'aria disinteressata "Non è poi così strano, non me l'ha mai chiesto" "E tu non gliel'hai mai detto" aggiunse Sayuri "Perché avrei dovuto? Non è poi così fondamentale che quell'idiota insensibile lo sappia! Lo sapete che non amo festeggiare il mio compleanno, visto che è anche l'anniversario della morte di mia madre… In casa mia non lo festeggiamo mai, nemmeno ne parliamo, altrimenti rischieremmo l'allagamento a causa delle lacrime di mio padre!" finì con un tono allegro che era ben lungi dal sentire sinceramente. Le altre due si scambiarono un'occhiata, pensando che invece la loro amica era ben lungi dall'essere disinteressata…

Akane non aveva mai dato troppa importanza al suo compleanno: le ricordava troppo la perdita di sua madre e aveva sempre creduto che anche la sua famiglia preferisse non pensarci troppo. Ma… una parte di sé, una parte infinitesimale certo, beh, avrebbe gradito che Ranma le avesse fatto gli auguri, almeno… Non che le importasse granché, ma c'era questa piccola parte di sé che ancora si illudeva su quel idiota… come potesse, era un mistero per il resto di se stessa! Insomma, da quel maledetto matrimonio (o meglio, mancato matrimonio), lui sembrava voler in tutti modi essere il più sgarbato possibile, come a voler fugare ogni dubbio sui suoi sentimenti per lei. O per essere più precisi, sulla mancanza di sentimenti per lei. La stuzzicava di continuo, sembrava cercare la lite, offendendola come e più di prima, nemmeno temesse che non facendolo lo si sarebbe potuto accusare di volerle bene! Che sciocco! Lei di certo non gli avrebbe mai fatto un'accusa del genere…

In un primo tempo aveva provato a rispondergli per le rime, ribattendo le offese con le offese, le battute acide con battute altrettanto acide (e soventemente con alcune poderose martellate…), ma poi si era sentita sciocca; il fatto è che per quanto non lo desse a vedere, non voleva fargli del male, mentre le battute di lui gliene facevano, e molto. Perciò aveva adottato una tecnica nuova: lo evitava, semplicemente.

Beh, a dirla tutta, attuarla non era affatto semplice, dividevano la stessa casa! Però così facendo otteneva due ottimi risultati: evitava di fargli del male e, più di tutto, evitava di farsene fare. Perciò ogni mattina con la scusa di voler arrivare prima a scuola, non usciva più di casa con lui; appena finito di cenare si rinchiudeva in camera, dicendo che doveva studiare per riprendere il tempo perduto (in effetti con la storia di Safulan e del monte Hooh era stata via molti giorni) e non si allenava più con lui, anzi… appena Ranma la raggiungeva in palestra, raccoglieva le sue cose e dopo averlo salutato educatamente, se ne andava, con le scuse più varie.

"Oggi tocca a te fare le pulizie, vero?" le chiese Yuka, strappandola ai suoi pensieri "Sì, infatti. E' il mio turno" e di questo ne era felice: trattandosi di lavorare, Ranma sarebbe corso via a gambe levate: non avrebbe nemmeno dovuto inventarsi una scusa per non tornare a casa con lui.

"Akane, senti, perché domani non festeggiamo noi tre? Potremmo andare al cinema e a prendere un gelato! Così, niente di particolare!" "E' vero, Yuka ha ragione! E poi, così Ranma non ne saprà nulla comunque, se tu non vuoi…" Akane guardò le due amiche grata e sorrise loro con calore "Vi ringrazio… D'accordo, ma non prendiamolo come un festeggiamento, va bene? Diciamo che sarà un buon motivo per passare un pomeriggio insieme!" ridendo per la prima volta sinceramente in quel giorno, Akane riprese il suo pranzo, felice che almeno le sue amiche più care tenessero a lei.

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Akane richiuse il suo armadietto e fece ritorno verso la sua aula; la scuola era quasi deserta e il silenzio che ora vi regnava le piaceva. Era stata trattenuta oltre il previsto dal comitato studentesco che aveva in tutti modi tentato di convincerla ad accettare un ruolo nella commedia che il club del teatro stava mettendo in piedi… Visto il successo dell'anno prima… Incredibile, ma quel tipo del comitato aveva proprio detto così! Lei scosse appena il capo, facendo ondeggiare i capelli che le carezzarono il collo: stavano crescendo, pensò distrattamente, forse avrebbe dovuto farseli aggiustare di nuovo da Kasumi. Oramai si era abituata a portarli così corti, si disse, passando svogliatamente una mano tra le ciocche seriche e scure come l'inchiostro.

Risalendo lentamente le scale che conducevano alla sua classe, Akane rammentò la recita di Romeo e Giulietta in cui avevano recitato lei e Ranma… Nonostante la confusione e l'equivoco finale (avevano creduto che fosse in palio un viaggio in Cina, mentre in realtà avevano vinto una serata in compagnia del signor Cina… Ranma aveva faticato a riprendersi quella sera!) non serbava un brutto ricordo di quella recita, soprattutto del finale… Arrossì involontariamente e sorrise appena, rammentano quel quasi bacio… 'Già, allora l'ho quasi baciato…' .Un'altra stupidaggine, un'altra delle sue stupide illusioni su…

"Finalmente ce l'hai fatta! Credevo non arrivassi più" la sua voce la fece sobbalzare dallo spavento. Alzò gli occhi e lo vide, seduto sull'ultimo gradino della scalinata che conduceva al corridoio del terzo piano, dove si trovava la loro aula. Svogliatamente appoggiato alla parete, lo sguardo puntato su di lei, leggermente annoiato… Ranma sembrava davvero stare aspettandola da ore.

"Ranma…" lui si scostò dalla parete, guardandola "Cosa volevano da te?" "Nulla d'importante… Perché sei ancora qui? Credevo che fossi andato a casa, ormai" "Credevi… o speravi?". Lei spalancò gli occhi, troppo sorpresa per ribattere, sorpresa che lui scambiò per una muta ammissione (del resto, se pur per motivi che lui non poteva sapere, non era una bugia); il ragazzo assottigliò i begli occhi grigio- blu ed il suo viso divenne serio; si mise in piedi, alzandosi con calma e poi affondò le mani nelle tasche dei pantaloni di taglio cinese "Senti Ranma, ora non ho tempo, devo ancora finire i lavori in classe e…" "Ti ho sostituito io mentre eri al consiglio. Non hai più nulla da fare qui, possiamo tornarcene a casa. A meno che tu non ti trovi qualche altra cosa da fare all'improvviso, come ti capita ormai ogni giorno" Akane percepiva la rabbia che lui tentava di tenere a freno, celata nella sua voce apparentemente calma. "No, non ho null'altro da fare… possiamo andare" lui annuì e dopo aver raccolto la propria cartella, poggiata accanto a sé, cominciò a scendere i gradini; quando le giunse vicino, si fermò, in attesa e non si mosse fino a quando lei non iniziò a sua volta a scendere, nemmeno temesse che lei scappasse.

  
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