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Autore: SailorDisney    11/11/2016    0 recensioni
"Ti presento Bo Peep." disse Woody sorridendo amaro fissandola mentre lei richiamava le sue pecore. "E' la mia fidanzata."
"Fidanzata?" credo di avere storto il naso e inclinato il viso, come un gattino poco convinto.
"Non te la prendere Jessie, magari adesso può sembrarti strana ma... ti innamorerai. Ne sono sicuro." disse cingendomi le spalle.
"Oh ne dubito seriamente!" dissi senza smettere di fissarla.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bo Peep, Jessie
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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(Ecco come ho immaginato le mie due protagoniste:
http://lightyear90.deviantart.com/art/Stay-please-645059095 )


È risaputo che raccontare una fase della propria vita ad uno sconosciuto è più semplice e liberatorio che confidarsi con un amico di sempre, con chi ci conosce da una vita. A volte è la paura di essere giudicati, il fastidio di sentirsi psicanalizzati come pazienti da una vita nello stesso ospedale. Ma il vero problema è che questa fase della mia esistenza vorrei provarla a raccontare all'unica persona che non mi guarderebbe aggrottando le sopracciglia, quella sconosciuta che imbarazzata non volgerebbe lo sguardo oltre la mia testa, quella persona sono io. Proverò a parlare con me stessa, a capire cosa è successo in quei giorni e se potrò ottenere una risposta, forse mi concederò un perdono che so di non meritare.

Era estate.

La sensazione di soffocamento dentro quella orrida bara di cartone piena di polistirolo era accentuata da un calore di agosto ancora più opprimente. Al, il collezionista che mi aveva acquistata ad un mercatino dell'usato qualche anno prima, era spesso in quel dannato appartamento. Ogni occasione era buona per evitare di andare al lavoro. Un pigro e sudaticcio uomo di mezza età era l'unico essere vivente che meritavo di avere come compagnia. Qualche tempo dopo il mio arrivo, Al portó nella mia vita Bullseye. Il sostegno che riuscì a darmi quel cavallo di pezza è indescrivibile. Non vedevo l'ora di aspettare che Al andasse via per uscire da quella dannata scatola e giocare con Bullseye, un po' come se lui fosse il mio giocattolo. Ma era molto di più, un amico, un conforto, un motivo per continuare quell'esistenza priva di qualsiasi stimolo. Qualche mese dopo si unì a noi Stinky Pete, non so dire se si trattasse effettivamente di un conforto, capii presto che avevamo una visione molto diversa delle cose, lui era cinico, sprezzante, forse semplicemente rassegnato come tutti gli anziani. Ma entrambi eravamo accomunati da una sola e unica caratteristica: la delusione.

Pete (eviterò di ripetere il nomignolo Stinky perchè mi sembra poco serio addentrarmi nei sentimenti e interrompermi mettendomi a ridere dando del puzzone a qualcuno), come dicevo, passare gli anni con lui mi aprì gli occhi e mi chiuse il cuore. Pete mi raccontò di noi, delle nostre avventure, degli anni gloriosi in cui il nostro nome compariva ovunque, dalle scatole dei cereali ai fazzoletti per il naso, mi parlava di bambini adoranti e delle prime produzioni in larga scala. Mi parlava di Woody, una figura che avevo solo immaginato dai suoi racconti, un compagno di avventure che mi affiancava nelle fotografie sui giornali e in quelle vecchie videocassette, qualcuno che dopo anni di racconti, mi convinsi non avrei visto mai e sarebbe esistito solo nelle parole di un vecchio e arcigno pioniere.

Nonostante ciò, questo fantasma che ci avrebbe salvato, questa figura mitologica che se fosse apparsa ci avrebbe portato via, in Giappone, lontano da quella lugubre vita in appartamento era l'unico appiglio che avevo quando ero costretta a passare lunghissime giornate chiusa in una scatola in un polveroso magazzino. Ricordo bene come i giorni e le settimane si confondevano, ricordo infiniti istanti di vita in cui non mi era permesso nemmeno sapere se fosse giorno o notte, se un altro giorno fosse sorto, se fuori di lì vi fosse ancora la vita. Chiudevo gli occhi e immaginavo un finale in cui Woody salvava tutti quanti e ci conduceva al cavallo al tramonto come in una favola western. Quando il buio ti circonda, apri le palpebre e ll buio non ti permette nemmeno di contare le dita delle mani, devi cercare qualcosa a cui aggrapparti. Io mi aggrappavo a quell'idea, a quei racconti in bianco e nero e più mi sforzavo, più colori e sfumature venivano fuori, potevo quasi sentire lo scalpitìo degli zoccoli di Bullseye sulla sabbia. E di questo ringrazio Pete, probabilmente senza di lui avrei abbandonato qualsiasi idea vagamente simile alla speranza.

Quando Al entrò trepidante nell'appartamento, non potevo immaginare che quel giorno sarebbe cambiata totalmente la mia esistenza. Potrebbe sembrare un'esagerazione ma stavo vivendo un incubo da anni e quando lui arrivò, la mia vita ottenne nuovamente un senso.

Vedere Woody per la prima volta, poterlo toccare, fu come trovare l'acqua fresca in un deserto colmo di miraggi. Fu istintivo per me abbracciarlo, convincermi che quei lunghi anni di attesa non erano stati vani, Woody non era sicuramente l'eroe che avevo sognato, mi ci vollero giorni per convincerlo che era stato un pezzo grosso ma dopo poco tempo, una gita all'aeroporto e tante insicurezze, mi convinsi che seguire lui e la sua stravagante banda di amici sarebbe stata la scelta migliore.

CASA DI ANDY

Andy non è mai stato un bambino come tutti gli altri. E' vero, la mia unica esperienza non era stata delle migliori, potrei risultare prevenuta. Eppure, non credo che tutti i bambini abbiamo la fortuna di avere una fervida immaginazione, una cura verso il prossimo, un istinto innato a preoccuparsi degli altri. Non posso negare che Woody abbia influito tantissimo su questi aspetti del carattere di Andy, con gli anni mi convinsi che entrambi fossero molto più che amici. Io e Emily eravamo inseparabili, quasi sorelle, ma Woody e Andy... loro avevano qualcosa in più, non l'ho detto mai a Woody ma credo proprio che Andy vide in lui una figura paterna e che Woody si sia preso cura di lui negli anni come solo un padre potrebbe fare. Una volta ne parlai con Buzz, mi rispose con un sorriso e cambiò discorso. Credo che in fondo lo sapesse anche lui e che fosse questo a far si che Andy avrebbe sempre messo Woody al primo posto.

Respiro. Faccio un respiro, adesso che l'ho nominato, i ricordi si confondono, quella morsa allo stomaco si fa sentire. Scusa Jessie, farà soffrire ma devo proprio tornare indietro.

Conobbi Buzz nell'appartamento di Al. Conoscere è un parolone, diciamo che lo vidi di sfuggita ma nemmeno ricordo di aver avuto alcuna interazione con lui, la situazione era confusa, di Buzz ce n'erano addirittura due, Woody non sapeva se andare con loro o partire con noi. Il caos, insomma.

Quando tornammo a casa, il timido space ranger non tardò a farsi avanti. Ricordo bene il primo complimento che mi fece, si era innamorato dei miei capelli, almeno credo. Io non lo conoscevo, sapevo solo che aveva rischiato la vita per salvarmi e i suoi occhi mi guardavano con una dolcezza che non ho più visto in nessun giocattolo. Non tardai nemmeno io ad affezionarmi. Ogni giorno davamo qualcosa all'altro, le sue attenzioni non mancavano mai ed io mi ritrovai a provare emozioni che non pensavo avrei mai provato, il cuore mi batteva quando trovavo fiori di campo sul davanzale della finestra, il mio posto preferito. Le guance arrossivano quando parlavo con Mrs. Potato e alzavo lo sguardo notando che lui mi guardava sorridendo incantato. Mi ritrovai a giocare con i capelli quando Woody mi raccontava in segreto che Buzz balbettava dopo avermi nominata. Nonostante ciò, qualcosa ci impediva di andare avanti. Qualcosa fece in modo che per un periodo tutto rimanesse in quel modo, qualcosa o per meglio dire, qualcuno.

Il giorno in cui arrivai a casa di Andy, rimasi colpita, quasi infastidita che Woody non mi avesse detto di avere una fidanzata. Non che fossi gelosa, sia chiaro. Ma era come se lui la custodisse come un segreto da non svelare, come se non volesse condividerla con nessuno. Quella sera, mi sentii osservata. Wheezy intonava una canzone, io e Buzz sorridevamo godendoci la musica. Io però mi sentivo osservata, una pastorella dai capelli biondi come il sole, con un pomposo abito a pois rosa, mi guardava mentre sfiorava il petto di Woody. Cercava forse di dirmi di non avvicinarmi? Voleva intimorirmi? Non sapevo nemmeno chi fosse ma nel suo sguardo non c'era nulla di cordiale. Preferii non cedere alle provocazioni, in fondo ero appena arrivata, non avevo nessuna intenzione di presentarmi come una cowgirl irascibile. Lasciai correre, convincendomi di avere immaginato quell'ostilità.

Quella notte, mentre tutti dormivano, i pensieri cominciarono ad affollare la mia piccola testa. Era tutto così nuovo, così diverso. Avevo passato anni chiusa da sola in una scatola e adesso mi ritrovavo circondata da una mandria di giocattoli affettuosi in un clima di serenità... dovevo proprio abituarmi all'idea. Mi arrampicai sulla scrivania e mi sedetti sul davanzale della finestra, mi ritrovai a scrutare il cielo, guardare le macchine passare nella notte tra i vialetti, osservare l'albero in giardino muoversi con estrema lentezza. Era davvero tutto diverso, così normale. Quando qualcuno ti fissa è inevitabile, lo capisci, lo senti. Non è una sensazione facile da spiegare, è come se le spalle ti avvisassero, come se lo sguardo ti scostasse i capelli per baciarti il collo e avvertissi un brivido. Mi girai di scatto e sullo scaffale, in alto, nel buio la pastorellina mi fissava tenendo in mano il suo bastone. Non appena me ne accorsi, i nostri sguardi si incrociarono, almeno credo. Lei mi voltò le spalle e si addentrò nel buio, sparendo. Mi alzai di scatto, quasi pronta ad andare alla sua ricerca, cosa voleva? Stava cercando di dirmi qualcosa? I miei timori erano fondati? Ne approfittai per andare a dormire, ancora più incuriosita e desiderosa di saperne di più.

Il giorno dopo, Andy mise in piedi una fantastica avventura. Partecipammo tutti, adesso che aveva tutta la famiglia del west, si sentiva probabilmente ispirato. Lo sceriffo con il suo fedele space ranger monitoravano la zona, mentre i coniugi Potato organizzavano il prossimo colpo in banca. Quel che mi stupì fu vedere anche la pastorellina in quel contesto.

"Ti prego Woody, salva le mie pecore." disse Andy agitando la disperata pastorella.

"Ci penso io!" esordì Andy agitando però me, invece che Woody.

"Sono cose da uomini!" rispose Woody mentre Andy infagottava un po' la voce.

"Ma io sono la cowgirl più coraggiosa del west, ve la farò vedere io!" disse Andy mentre mi faceva galoppare in aria. Non nascondo che mi sentii estremamente felice, non solo un bambino mi amava e giocava con me ma ero pure la protagonista, io potevo salvare la situazione!

Con un balzo afferrai le pecorelle, Andy le caricò sul mio destriero e in men che non si dica le riportai al recinto di mattoncini lego.

"Andy! Scendi o faremo tardi!" gridò la mamma dal piano di sotto.

"Uff... arrivo." rispose il bambino sbuffando e correndo giù. La porta di casa si chiuse e per qualche secondo il silenzio regnò.

Mr. Potato sbuffava come al solito, ruppe il silenzio con uno dei suoi ironici commenti. Mi alzai da terra frastornata, non indossavo il cappello, mi guardai intorno, poi mi sentii sfiorare la mano.

"Cercavi questo?"

La pastorella mi porse il cappello senza sorridere, quasi intimorita.

"Ehm, si. Io... grazie ma, ehi! Dove vai?" La pastorella aveva già girato i tacchi e si allontanava. "Ehi!" La inseguii e le afferrai il polso, forse un po' bruscamente ma si sa come sono fatta.

"Non ci siamo nemmeno presentate! Io sono Jessie e..."

La bambola di porcellana si voltò lentamente interrompendomi. "Grazie." Aveva dei grandi occhi azzurri. "Grazie di aver salvato le mie pecore." Poi le scappò una sorta di sorriso, anche se non ne ero proprio sicura. Detto questo, sfilò il polso ancora tra le mie dita e si allontanò, lasciandomi ancora più dubbiosa.

"Uh! E' più di quanto sia riuscito a scucirle da quando sei arrivata, complimenti." disse una voce dietro le mie spalle.

"Woody!" mi voltai come se non avessi capito una parola di quello che aveva detto. "Chi è quella?"

"Ti presento Bo Peep." disse sorridendo amaro fissandola mentre lei raccoglieva le sue pecore. "E' la mia fidanzata."

"Fidanzata?" credo di avere storto il naso e inclinato il viso, come un gattino poco convinto.

"Non te la prendere Jessie, magari adesso può sembrarti strana ma... ti innamorerai. Ne sono sicuro." disse cingendomi le spalle.

"Oh ne dubito seriamente!" dissi senza smettere di fissarla.

   
 
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