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Autore: Akisan    12/11/2016    7 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aki: «Signore e signori e tutto ciò che c’è nel mezzo, sono tornata! Prima di ricevere il dovuto linciaggio, ho un paio di comunicazioni da fare: la prima è che ci ho messo così tanto perché, quando ormai avevo scritto quasi metà capitolo, il disco esterno dove tenevo il mio sudatissimo lavoro ha deciso per motivi noti solo a lui di rompersi e portarsi via tutto ciò che conteneva, costringendomi a ricominciare da capo. Probabilmente la mia reazione a tale fatto è piuttosto prevedibile, quindi non ci soffermeremo troppo sugli epiteti da me utilizzati in tale occasione. Vi basti sapere che, dal nervoso, ho deciso di cambiare completamente la storia. La seconda è che, dato che il capitolo mi stava venendo una mostruosità di più di quaranta pagine con un finale che tutt’ora si prolunga verso l’infinito, ho deciso di tagliarlo in due. In questo modo, non vi lascio ulteriormente a secco, il prossimo capitolo è quasi completamente scritto, e quindi non ci metterò una vita ad aggiornare, e in più posso dedicarmi ancora un po’ ad esorcizzarlo come si deve senza l’ansia di essere in super ritardo. Quindi niente, questo capitolo qua è un po’ più breve rispetto al solito, ma il prossimo arriverà prestissimo, e magari sarà anche un po’ più bello di come risulterebbe ora se lo concludessi di fretta giusto per aggiornare.»
 
 
Per questa volta salto i ringraziamenti perché ho fretta e poco tempo, ma non temete, li metterò tutti nel prossimo capitolo!
 
Bleach, i suoi personaggi, le sue questioni in sospeso e tutte le cose più o meno nerd citate in questo capitolo non mi appartengono. L’unica cosa che mi appartiene sono dei personaggi dalla morale discutibile e dall’ancora più incerto intelletto, qualità che potrebbero oppure no aver ereditato dalla loro creatrice. Ci tengo inoltre a precisare che non faccio parte di alcuna setta satanica, non sono familiare coi loro usi e costumi e sicuramente non conosco il diavolo. A volte ho il vago sospetto di essere sua zia, ma quella è un’altra questione.
 


Capitolo 44: Il sangue non è acqua. E neanche latte. Per fortuna.
 
Il negozio era ancora in piedi.
 
Lo stesso non si poteva dire della finestra della cucina, che era allegramente implosa  portandosi dietro parte del muro, ma per stare serenamente al mondo bisognava sapersi accontentare.
 
In una realtà quotidiana in cui gli oggetti tendevano a saltare per aria con estrema disinvoltura e le emergenze della sottocategoria “abominio volante” erano all’ordine del giorno, Liz era diventata una campionessa nel trovare il lato positivo in ogni situazione.
 
Tetto e muri portanti ancora al loro posto => serata ancora salvabile.
 
Certo, la barriera che, in teoria, avrebbe dovuto essere impenetrabile a qualsiasi aggressione, dava l’impressione di essere stata trapassata da un missile terra-aria, però Urahara era già al lavoro per ripararla, quindi nessun problema.
 
Magari dentro l’aspetto era migliore.
 
Prima che potessero sincerarsene, tuttavia, vennero raggiunti a pochi passi dall’ingresso dalla voce di Alex, proveniente proprio  dalla cucina mezza distrutta.
 
«VAFFANCULO!»
 
Liz e Rei si bloccarono sui loro passi.
 
Aramis non si era direttamente avvicinato, rimanendo a distanza di sicurezza parecchi metri indietro.
 
Uh uh…
 
«Fossi in voi non entrerei ancora per un po’» li avvisò giovialmente Urahara, che in quanto al mantenere la pace interiore di fronte al disastro non aveva rivali. «Alex al momento è un po'...  indisposta.»
 
«IO LA AMMAZZO QUELLA BALDRACCA!»
 
«“Indisposta”?» gli fece eco Rei con un sopracciglio inarcato. «A fare cosa? A lasciare sopravvissuti?»
 
Liz gli afferrò una manica e gli fece cenno di arretrare cautamente insieme a lei.
 
Rei le rivolse uno sguardo divertito, ma obbedì.
 
«Credi davvero che sia così pericoloso?»
 
Liz annuì.
 
«Grimmjow deve aver combinato qualcosa» sussurrò segnalandogli disperatamente di parlare piano.
 
«Se quel “baldracca” era riferito a lui, allora ci sono parecchie cose della loro dinamica di coppia che non voglio sapere.»
 
«Sshhhh! Certo che no, ma… »
 
«E QUEL BRUTTO IDIOTA IMBECILLE CRETINO! NON POTEVA FARE PIÙ ATTENZIONE?»
 
«Solo lui può provocarle così tanta soddisfazione» concluse Aramis in tono divertito.
 
Fin troppo divertito.
 
Liz gli rivolse uno sguardo sospettoso.
 
«Come mai sei così rilassato?»
 
«Già, poco fa a sentirti sembrava ci fosse un’apocalisse in atto » le diede manforte Rei.
 
Aramis scrollò le spalle.
 
«La situazione è chiaramente sotto controllo» commentò seraficamente, mentre un piatto uscito dall’attuale zona di guerra schizzava al di sopra delle loro teste con la stessa propulsione di un caccia bombardiere.
 
Liz incrociò le braccia. «Già, chiaramente.»
 
«Piuttosto, dov'è Grimmjow?» chiese Rei, dimostrando una straordinaria perspicacia nel non insistere sull’argomento “sbalzi d’umore e mancate risposte” di Aramis.
 
Ci volle qualche secondo perché Liz processasse il senso di quella domanda e si rendesse conto che l’unica presenza che sentiva nell’edificio era quella di Alex.
 
Senza contare la vistosa assenza di urla di accompagnamento che normalmente non sarebbero state affatto difficili da individuare.
 
Ops.
 
Era lì da neanche due minuti e già aveva fallito una delle regole base dell’Addestramento dall’Inferno: quando si arriva in un luogo, fare sempre la scansione dei dintorni per individuare le energie spirituali presenti.
 
Se lo percepisci e non lo conosci è una minaccia che va eliminata” le aveva ripetuto Grimmjow fino alla nausea.
 
Evidentemente non era ancora abbastanza.
 
O forse Liz non era semplicemente terreno fertile per ideologie psicopatiche.
 
«Già, dov’è Grimmjow?»
 
«Questa è decisamente una buona domanda» rispose Urahara senza la minima ombra di preoccupazione, porgendole… un foglio di pergamena?
 
Alla sua destra, Aramis sospirò e si chinò su di lei per leggere il messaggio.
 
Rei fece lo stesso dall’altro lato.
 
Wow, inchiostro rosso sangue.
 
Qualcuno aveva davvero buon gusto.
 
 
Col presente contratto, la sottoscritta Dania, detta la Magnifica, soprannominata la Splendente, e spesso venerata come la Diabolica, prende possesso a tempo indeterminato dell'Arrancar Grimmjow in anima, corpo e intenzioni, fornendo in cambio questo ombrello come compenso di eguale valore.
 
 
Liz alzò lo sguardo. «Abbiamo ricevuto un ombrello?»
 
«È quello che ha sfondato la barriera e la finestra.»
 
«Deve essere un gran bell’ombrello. Solido. Compatto.»
 
«Già.»
 
«E lei si è presa Grimmjow.»
 
«Esattamente.»
 
«Contenta lei.»
 
«Aramis!»
 
«Dico solo che, secondo me, tutto sommato abbiamo fatto un affare.»
 
«Perché non lo dici un po’ più ad alta voce, allora?»
 
«Perché non ho un desiderio suicida.»
 
«QUALCUNO LO PICCHIA DA PARTE MIA?»
 
Rei gli tirò uno schiaffo sulla nuca.
 
«Il suo udito è migliorato» brontolò Aramis massaggiandosi la parte lesa.
 
«Ma come ha fatto a catturare Grimmjow? Voglio dire, lui non è esattamente il tipo da farsi prendere facilmente intero. O vivo. O lasciando gli altri vivi. O gli edifici circostanti interi» commentò Liz.
 
«Questo non ha importanza con alcuni tipi di abilità», rispose Urahara, «perché influenzano aspetti esterni al reiatsu e alla semplice forza fisica. Così su due piedi, e da quel che ho visto, direi che l’abilità di questa Dania le permette di acquisire ciò che desidera, a patto che compili un contratto col suo sangue in cui specifica chi è, ciò che ha fatto, e che fornisca un “compenso” dello stesso valore.»
 
«Quindi Grimmjow vale quanto un ombrello missilistico.»
 
«Evidentemente, per lei sì.»
 
«E adesso lui sarebbe cosa? Suo schiavo?»
 
«Probabile.»
 
«È seriamente possibile una cosa del genere?»
 
«Se si possiede il potere adatto, sì. Ho visto cose più incredibili» rispose Rei.
 
In cucina cessò qualsiasi rumore.
 
La porta d’ingresso si aprì, ed emerse Alex.
 
«Dove la trovo la baldracca?» ringhiò rivolta ad Aramis.
 
«Cosa ti fa pensare che io lo sappia?»
 
«Il fatto che se lo sia portato via perché ha sentito “l’impronta inconfondibile di qualcuno di cui lei ha sentito tanto la mancanza” nella sua anima. Chissà come mai, ho il vago sospetto che non stesse parlando di me o di Liz!»
 
Tutti si voltarono a fissare Aramis, che rivolse uno sguardo accusatore ad Urahara. «Dovevi proprio fare la spia?»
 
«Suvvia Aramis, Alex era preoccupata!»
 
Liz rivolse un sorriso ad Aramis.
 
Un sorriso caldo ed accogliente.
 
Con giusto un tocco di omicidio nel mezzo, ma quello doveva essere l’effetto residuo delle lezioni di Grimmjow. «E come mai Dania si ricorda di te?»
 
Rei incrociò le braccia e si allontanò di un passo, lasciando Aramis nel bel mezzo del fuoco incrociato.
 
Aramis non rispose.
 
«Te la sei portata a letto e poi te ne sei fregato di lei, non è vero?» chiese Alex senza alcun tipo di stupore nella voce.
 
«Detta così suona male.»
 
«Esiste un luogo, in questa dimensione e in quella in cui finiremo da morti, in cui sia possibile tirare un sasso senza colpire qualcuno con cui hai broccolato?»
 
Aramis aprì la bocca, poi si accigliò, usò le dita per contare mentre faceva mente locale su qualcosa, e sembrò giungere ad una conclusione diversa.
 
«Dipende quanto è ampia la tua definizione di “luogo”. Se si parla di chilometro quadrato, allora…»
 
«Possiamo tornare all’argomento di prima?» lo interruppe Rei con aria sofferente.
 
«Ottima idea» concordò Alex, scrutando Aramis con aria truce. «Avanti, dimmi tutto quello che sai.»
 
Aramis si rabbuiò.
 
«No.»
 
«Cos’hai detto?»
 
«Ho detto di no. Grimmjow non rischia di morire, e nessun altro di voi ha bisogno di aver a che fare con Dania. Suggerisco di andare avanti con la nostra vita, e prima o poi Grimmjow si rifarà vedere. Forse.»
 
Alex sbatté le palpebre un paio di volte.
 
Oh oh.
 
Liz seguì l’esempio di Rei e arretrò di un paio di passi.
 
«Aramis», disse Alex lentamente e con calma mortale, «forse negli ultimi dieci secondi ho avuto un microinfarto che mi ha compromesso l’udito. Stavi per dirmi dove si nasconde quella stronza che ti ricorda con tanto affetto e che ha messo le mani su qualcuno che mi appartiene, giusto?»
 
L’aria si fece improvvisamente pesante e difficile da respirare.
 
Gli occhi di Alex cominciarono ad assumere una tinta rossastra, mentre le pupille di Aramis si allungarono fino a diventare verticali.
 
Liz e Rei giravano la testa dall’uno all’altra come spettatori durante una partita di ping pong.
 
«No» ribadì Aramis con altrettanta calma glaciale. «Ti ho detto di scordarti di Dania. Dimenticati di aver mai sentito questo nome e rassegnati ad aspettare che Grimmjow ritorni da solo.»
 
Detto questo, prima ancora che uno solo di loro riuscisse a reagire, usò il Sonido per darsela a gambe.
 
«TORNA QUI, MALEDETTO CONIGLIO!»
 
*
 
Alex stava marciando incessantemente avanti e indietro in camera sua, borbottando tra sé e gesticolando come una direttrice d’orchestra ubriaca.
 
Liz e Rei erano seduti al di fuori della sua traiettoria, stringendo in mano una tazza di cioccolata calda ciascuno.
 
«Non ci posso credere! Uno si fa rapire e l’altro fa l’offeso! Appena uno dei due mi capita tra le mani lo ammazzo di botte, e poi cerco l’altro per dargli il resto!»
 
Rei si chinò verso Liz per sussurrarle: «Credevo che lei fosse quella calma nel vostro gruppo.»
 
«Non badarci, sono le brutte compagnie.»
 
Rei rimase un attimo in silenzio a ponderare la questione.
 
«Non sembri turbata.»
 
Quell’affermazione colse di sorpresa Liz.
 
«Io? Perché dovrei esserlo? Non credo proprio che Grimmjow sia in pericolo di vita. Sarei più preoccupata per la tizia che l’ha catturato. Vedo parecchio dolore fisico nel suo futuro.»
 
«No, intendevo per il comportamento di Aramis.»
 
Liz sorseggiò la sua cioccolata. «Più che altro sono perplessa. È raro che Aramis abbia paura.»
 
Alex si fermò a metà della sua milionesima transumanza dalla parete ovest a quella est. «Pensavo fosse solo la sua dannata abitudine di fare sempre il contrario di ciò che gli si chiede.»
 
«Eravate entrambi arrabbiati. Non mi sorprende che la comunicazione si sia fatta difficoltosa. Poi, che Aramis abbia qualche lacuna in fatto di empatia, non è esattamente una notizia dell’ultima ora.»
 
«Credo che il termine che stai cercando sia “sociopatia”.»
 
«Da quando in qua ci aggrappiamo ai dettagli insulsi come la sanità mentale?»
 
Alex rimase un attimo in silenzio.
 
«Touché.»
 
«Eh.»
 
Buona parte della tensione presente nella stanza si dissipò, e Alex si lasciò cadere a terra con un verso ben poco femminile.
 
«Detesto gli uomini!»
 
«Lo so» annuì Liz comprensiva.
 
Rei si schiarì la voce.
 
«Diciamo che detesto gli Arrancar in particolare» si affrettò a chiarire Alex.
 
«Grazie.»
 
«Che si fa adesso?» chiese Liz.
 
«Immagino che trovare Aramis e pestarlo di botte finché non vuota il sacco non sia un’opzione, vero?»
 
«Sei sicura di non essere Grimmjow sotto mentite spoglie? Magari è stata la vera Alex ad essere rapita.»
 
Alex si lasciò cadere la testa tra le mani con un gemito.
 
«Argh, mi sembra di impazzire!»
 
«Sei solo sconvolta. È una normale reazione umana» la rassicurò Rei.
 
«Non per me! Io sono quella calma e controllata, non lancio piatti fuori dalla finestra e non aggredisco come un’imbecille l’unica persona in grado di aiutarmi!»
 
«Non è che ci voglia molto per perdere le staffe con Aramis» commentò Rei.
 
Liz gli tirò una gomitata. «Riesco ancora a sentire la sua energia spirituale, Alex. Se non volesse assolutamente farsi convincere non ci darebbe la possibilità di trovarlo, no?»
 
«O magari vuole trollarmi costringendomi ad inseguirlo per tutta la città fino alle prime luci dell’alba.»
 
«Già, non ci avevo pensato.»
 
Rei scosse la testa sospirando. «Gli Arrancar sono sempre così… capricciosi?»
 
Alex gli rivolse uno sguardo tetro. «Non ne hai la più pallida idea.»
 
«Già. Ti ricordi quella volta che Ed e Al sono riusciti ad entrare nell’armadio di Aramis, rovinandogli metà dei vestiti, e poi per una settimana non abbiamo fatto altro che trovare gatti di peluche impiccati per la casa?»
 
«Ma salve, sociopatia.»
 
«O quella volta che Grimmjow ha finito di pestare quegli Hollow che a detta sua lo avevano guardato male, e dal quel che ne era rimasto sembrava che qualcuno li avesse messi in un frullatore acceso ma senza chiudere il coperchio?»
 
«Eee addio appetito» commentò Rei posando la cioccolata.
 
Ci fu una breve pausa contemplativa.
 
«Quindi che si fa?» ribadì Liz.
 
«A parte prenotare una psicoterapia di gruppo?»
 
«Quello era sottinteso.»
 
Alex si rimise in piedi.
 
«Si va a caccia.»
 
*
 
«Ditemi che è uno scherzo» disse Alex con orrore misto a rassegnazione.
 
Liz inclinò la testa con aria pensierosa. «Sai, avevamo entrambe ragione. Alla fine voleva sia farsi trovare che prenderti in giro. Non si può dire che gli manchi stile.»
 
«O un senso dell’umorismo da due soldi.»
 
Tutti e tre alzarono lo sguardo fino in cima alla torre.
 
«Ha l’aria molto vecchia» commentò Rei.
 
«Sì, è una delle nostre poche attrazioni turistiche. Di giorno se paghi puoi salire fino in cima!» gli spiegò Liz. «Però se spingi qualcuno di sotto ti fanno una multa allucinante.»
 
«… non avete molti turisti, vero?» chiese Rei.
 
«Già, non lo trovi strano?»  
 
«Stranissimo. Come mai è salito proprio lì sopra?»
 
«Perché è un idiota che si crede il re della comicità, ecco perché» rispose tetramente Alex.
 
Liz si mise in punta di piedi per sussurrare all’orecchio di Rei: «Alex soffre di vertigini.»
 
«Oh.»
 
Alex borbottò con risentimento qualcosa che conteneva parecchi aggettivi pittoreschi.
 
Liz decise di andarle incontro. «Se vuoi ci vado a parlare io, voi restate qui sotto e…»
 
Alex e Rei si limitarono a guardarla molto male.
 
«Okay, come non detto.»
 
«Fatti vedere, Aramis, non ho tempo per giocare!» esclamò Alex ad alta voce.
 
Ti sto aspettando, principessa. La porta è aperta.
 
Malgrado il messaggio fosse evidentemente rivolto ad Alex, Liz lo sentì comunque in modo chiaro nella propria testa, e, a giudicare dalla sua reazione poco entusiasta, lo stesso accadde anche a Rei.
 
Perché invece non la smetti di fare la primadonna e vieni giù a discutere come una persona adulta?” rispose Alex seccata.
 
Perché essere una primadonna è  divertente, e ancora di più lo è costringerti a fare le scale. Quindi comincia pure a salire, e porta Rei con te.
 
«Non lascerò Liz qui fuori da sola» protestò Rei ad alta voce mentre Alex diceva mentalmente: “Ti sei bevuto il cervello.”
 
Tick tock, mi chiedo quali terribili cose stiano accadendo a Grimmjow in questo preciso istante?
 
Alex digrignò i denti.
 
Liz alzò gli occhi al cielo e cominciò a spingerla verso l’entrata.
 
«Volete piantarla tutti quanti? Mi sembra di essere tornata all’asilo! Anche tu Alex, ormai lo sai che quando gli prendono queste crisi adolescenziali non puoi ragionarci!»
 
«Ma non voglio obbedire ai suoi ordini come una marionetta!»
 
«E io non voglio stare qui a discutere tutta la notte senza concludere nulla, quindi salite su ‘sta torre e risolvete la faccenda, io starò benissimo!»
 
«Odio gli Arrancar!»
 
«Prendo atto» concluse Liz spintonandola dentro, per poi girarsi con le mani sui fianchi verso Rei.
 
Lui incrociò le braccia. «Io resto qui.»
 
«No, perché se no Aramis si inventerà qualche altra regola idiota, ad Alex verrà un esaurimento nervoso e rimarremo qui fino a domani mattina.»
 
«Non mi interessa.»
 
«Invece dovrebbe, perché se non andiamo a prendere Grimmjow in fretta, ci aspettano due scenari: o lui va completamente in modalità berserk e ammazza tutti quelli che gli sono nei paraggi, oppure va in modalità berserk e si fa ammazzare.»
 
«Personalmente, sono una fan della prima opzione» aggiunse Alex. «Tuttavia, dato che a giudicare dalla reazione di Aramis, questa Dania non sembra una persona normale…»
 
«… non è davvero il caso di rischiare la seconda» concluse Liz.
 
Rei non sembrava molto convinto, tuttavia si avviò verso la porta.
 
Prima di entrare però, appoggiò una mano sullo stipite e si chinò verso Liz.
 
«Il trucchetto del cimitero. Usalo se hai bisogno, okay?»
 
«Non temere, sono armata e pericolosa. Cioè, non armata letteralmente, però pericolosa senza dubbio.»
 
Per un attimo sembrò che Rei volesse aggiungere qualcosa, poi scosse la testa e sparì oltre la soglia.
 
Liz chiuse la porta e indietreggiò di qualche passo.
 
«Non voltarti» disse dolcemente Aramis esattamente dietro di lei.
 
Uh oh.
 
Altra regola base dell’Addestramento dall’Inferno: ti piace la tua schiena? Ecco, farti cogliere alle spalle è un ottimo modo per trasformarla in un puntaspilli, solo che invece che spilli sono spade. Quindi occhi non solo avanti, ma anche e soprattutto sul culo! E intendo il tuo, non quello di chi ti cammina davanti! Cristo, a volte sei peggio di Aramis!
 
Accidenti, Grimmjow era sparito solo da qualche ora e lei già si stava comportando da pessima allieva!
 
«No aspetta, rifacciamolo! Torna su e stavolta quando atterri sarò pronta!» protestò senza girarsi.
 
«No coniglietto, in questi casi è buona la prima.»
 
«Ma così non vale!»
 
«Se vuoi, puoi usare “il trucchetto del cimitero”.»
 
Liz smise di sorridere.
 
«Uhm, no. Piuttosto, vorrei sapere perché stai rendendo la vita impossibile ad Alex proprio ora che sta morendo di preoccupazione. Come ti sentiresti se io fossi stata rapita e si rifiutassero di dirti dove sono finita?»
 
Le mani di Aramis si strinsero attorno ai suoi polsi.
 
Oh, quindi era una di quelle chiacchierate.
 
«Non hai considerato che potrei essere io l’unico a conoscenza del luogo in cui ti trovi» le sussurrò all’orecchio.
 
Liz deglutì.
 
«Intendi dopo avermi rapita?»
 
Aramis le posò un bacio sul collo. «Tu che dici?»
 
Liz rabbrividì e chiuse gli occhi.
 
«Non è questo il punto.»
 
«E qual è?» le chiese Aramis spostandosi pian piano più in alto.
 
«C-che cosa?» balbettò Liz inclinando la testa per dargli miglior accesso alla sua pelle.
 
«Il motivo per cui non posso rapirti adesso.»
 
«Qui si sta parlando del rapimento di Grimmjow, non del mio. Credo.»
 
«Mmmh, chissà.»
 
«Non lo faresti sul serio, vero?»
 
«Adesso suona come una sfida. O un invito.»
 
«Mmmh, chissà. Prima però dobbiamo recuperare Grimmjow.»
 
Aramis strinse la presa e, senza lasciarle i polsi, le avvolse le braccia attorno alla vita e alle spalle.
 
«Non ti avvicinerai a Dania.»
 
«Beh, se continui a non vuotare il sacco è poco ma sicuro. Preferisci che Grimmjow si faccia ammazzare?»
 
«Se il mondo andasse a seconda delle mie preferenze, Alex si rassegnerebbe all’assenza di Grimmjow e tu e quella tua lingua impertinente sareste alla mia mercé per ore e ore e ore…»
 
Liz deglutì a vuoto un paio di volte.
 
Se Aramis aveva intenzione di sviare la sua attenzione dall’argomento usando la seduzione, beh… ci stava riuscendo.
 
«Per favore, Aramis. Aiuta Alex.»
 
«No.»

«Ti sto supplicando.»
 
Aramis si irrigidì. «Non farlo. C’è solo un momento ben preciso in cui mi piace sentirti supplicare, e non è questo. Potrai farlo a tuo piacimento quando ti avrò rapita e rinchiusa da qualche parte… tipo nella stanza più remota della torre più alta di un castello. Legata al mio letto...» aggiunse applicandole una leggera pressione al lobo dell’orecchio con i denti.
 
Liz si sentì avvampare.
 
«Tu, Aramis, sei decisamente una persona sleale. Cosa posso fare, allora, per convincerti?»
 
Aramis la baciò sulla tempia e la lasciò andare.
 
«Devo andare adesso, la principessa e la mangusta sono arrivati in cima.»
 
Risposta non pervenuta.
 
Ovviamente.
 
Liz a volte si chiedeva come mai si prendesse ancora la briga di provarci.
 
«Dovresti davvero piantarla di chiamare Rei così.»
 
Anche perché da lì a Rikki-Tikki-Tavi il passo era davvero troppo breve.
 
No, un attimo, non doveva pensare a quell’ultima part…
 
Si voltò appena in tempo per vedere il sorriso malvagio di Aramis.
 
«È un’idea splendida.»
 
«No, sul serio, non hai cinque anni…»
 
«A dopo!» la salutò allegramente prima di sparire e riapparire in cima alla torre.
 
Accidenti!
 
*
 
Quello che stava arrivando per direttissima era un mal di testa formato condominiale, e Alex era convinta di non aver fatto assolutamente nulla quel giorno per meritarselo.
 
A parte forse tentare di mettersi ai fornelli.
 
Non era da escludere che i suoi patetici tentativi culinari avessero offeso una qualche oscura divinità della cucina, dopo tutto.
 
Eppure aveva come il vago sospetto che non fosse quella la causa.
 
«Che fine ha fatto l’essere mio schiavo per una settimana?» si lamentò quando apparve Aramis.
 
«Vedi principessa, quella condizione sussisteva nel momento in cui c’era la possibilità che tu raccontassi una certa cosa a Grimmjow. Ma, visto che senza il mio aiuto lui rimarrà lontano sia dai nostri occhi che dal nostro cuore, direi che la situazione si è rovesciata.»
 
«E va bene, ho capito. Le carte sono tutte nella tua mano. Procediamo con una scarica di applausi o vuoi essere direttamente incoronato Re degli Stronzi?»
 
«Tsk, principessa, devi imparare a perdere con più grazia.»
 
«Che cosa vuoi esattamente, Aramis? Lo sai che non possiamo lasciare le cose come stanno, quindi perché tutta questa farsa? Cosa devi dirci che Liz non può sentire?»
 
Rei inarcò un sopracciglio. «È solo per questo che ci hai fatti salire fin quassù? Sul serio? Non bastava chiederle di allontanarsi un po’ mentre eravamo in cortile? Oppure parlarci telepaticamente come hai fatto prima, ma senza includerla?»
 
Alex si massaggiò la fronte. «Ti prego, non cercare un senso in quello che fa Aramis, è meglio per tutti.»
 
Aramis fece un passo indietro, rimanendo a tutti gli effetti in piedi sul vuoto, e per un attimo Alex si irrigidì.
 
Non guardare in basso non guardare in basso non guardare in basso…
 
«Preoccupata per me, principessa?» rise lui.
 
«Le informazioni, Aramis. Non distrarti.»
 
Invece di risponderle, Aramis volse lo sguardo verso Rei.
 
Poi sorrise lentamente.
 
Un sorriso malvagio.
 
«Liz mi appartiene, Rikki. Cosa pensi di fare al riguardo?»
 
Alex fece un verso a metà tra un ringhio e un gatto che si sta strozzando.
 
Rei non si scompose. «Primo, non ho idea di cosa significhi quel nome, ma non ti darò la soddisfazione di chiederti spiegazioni. Secondo, Liz non è un oggetto, e chissà, potrebbe anche cambiare idea.»
 
«Possiamo trovare un altro momento per le crisi di gelosia?» si intromise Alex.
 
«Andiamo principessa, non gira sempre tutto intorno a te.»
 
«Ehm, scusa, se permetti al momento è la mia vita sentimentale ad essere più a rischio, non la tua.»
 
«Credevo che fosse una questione di vita o di morte» commentò Rei.
 
«No, è questione che se scopro che quella baldracca gli ha messo le mani dove non dovrebbe le faccio un lifting a furia di calci in faccia, e se scopro che a lui è anche piaciuto gli taglio le palle e poi gliele appendo al collo.»
 
Quell’annuncio fu accolto da parecchi attimi di silenzio.
 
Poi Rei scrollò le spalle. «Non ci trovo niente di sbagliato.»
 
Aramis invece incrociò le braccia. «Chi è quella gelosa adesso?»
 
«Come. Faccio. A. Trovarli?» scandì Alex con estrema impazienza.
 
«Va bene, va bene, te lo dico. Ad una condizione però.»
 
«Spara.»
 
«Liz ne resta fuori. Dania è pericolosa, e nel luogo in cui si nasconde ci sono cose che non è necessario che il coniglietto veda. Rikki, tienila al sicuro. Non c’è bisogno che ti dica cosa accadrebbe se al mio ritorno la ritrovassi con anche solo un capello fuori posto, vero?»
 
«Col cavolo che lo farò.»
 
Aramis rimase per un attimo immerso in un silenzio scioccato. «Prego?»
 
«Non sta a te decidere se lei possa venire oppure no, e io di certo non rimarrò indietro a farmi odiare per aver complottato alle sue spalle.»
 
Alex annuì. «Già. Ci sono già passata da quella strada e ho imparato la lezione, quindi non guardare neanche me.»
 
«È perfettamente in grado di fare le sue scelte, e visto che c’è anche la sua vita in gioco, direi che ne ha tutti i diritti» continuò Rei. «Tanto più che, se qualcosa va storto, ne pagherà le conseguenze a prescindere di dove si trovi. Se davvero la ami devi proteggere anche la sua dignità, non solo la sua pelle.»
 
Detto questo voltò loro le spalle, e, senza dare ad Aramis il tempo di replicare, saltò giù.
 
Alex fischiò la sua ammirazione. «Mi sa che lo avevo sottovalutato, ti ha dato davvero una bella ripassata.»
 
Aramis invece aveva un’espressione vagamente inebetita, come se non riuscisse bene a credere a quello che era appena successo.
 
Poi, accadde l’impensabile.
 
Aramis, maestro d’inganno e malizia, re dei doppi sensi e seduttore impenitente, arrossì.
 
Alex spalancò la bocca e si strofinò gli occhi.
 
Poi, assicuratasi di non essere vittima di allucinazioni visive, tirò fuori la minipolaroid dello stesso Aramis (che, dopo settimane di vane ricerche, era finalmente riuscita a trovare attaccata con del nastro adesivo sotto al tavolo della cucina) e gli scattò una foto.
 
Certi momenti erano troppo impagabili per non passare alla storia.
 
E poi, come Aramis stesso le aveva insegnato con la sua abitudine di scattare foto dei loro momenti più imbarazzanti, era sempre comodo avere a portata di mano del materiale da ricatto.
 
Giusto per sicurezza.
 
**
 
Grimmjow aveva parecchie lamentele da fare, riguardo a quella vacanza in villeggiatura.
 
Prima di tutto, la sua cella era tutto fuorché originale, e di certo era da fighette.
 
Era umida ma fin troppo arieggiata: una fortezza come si deve non avrebbe dovuto avere una finestra in ogni dannata cella, senza contare le sbarre alla porta a garantire un adeguato ricambio d’aria.
 
Cos’era, una prigione o una baita in montagna in mezzo ai pascoli?
 
Secondo, i ceppi rinforzati che inizialmente lo avevano imprigionato erano a dir poco ridicoli, come aveva dimostrato strappandosi un braccio e ammazzando un numero imprecisato di guardie prima di essere ricatturato.
 
Le sbarre che attualmente lo tenevano letteralmente inchiodato al muro, passando attraverso braccia (gli avevano perfino riattaccato quello che si era strappato, bah!), spalle e gambe, non erano tanto meglio.  
 
Terzo, le sessioni di tortura erano roba da principianti.
 
Frustate e coltellate, più qualche occasionale ustione e le molto più frequenti ossa rotte.
 
Uuuuuh, che paura!
 
Gente del genere non sarebbe durata neanche due giorni nell’Hueco Mundo, altro che giocare alla Ruota della Tortura.
 
E tutto questo per cosa?
 
Perché una stronza con manie di protagonismo voleva a tutti i costi farsi dire dove fosse quell’idiota di Aramis.
 
Adesso capiva casa spingesse Alex ad alzare così spesso gli occhi al cielo.  
 
Senza contare che la stronza in questione, che Grimmjow aveva personalmente rinominato La Vacca Infernale, si era messa in testa che, dove falliva la tortura, avrebbe sicuramente funzionato la seduzione.
 
Ah!
 
Come se per spingerlo a spogliarsi e a darci dentro potessero davvero bastare un po’ d’azione della variante sanguinolenta e due tette con una frusta in mano.
 
Primo, non era un pervertito deviato come Aramis.
 
Secondo, avrebbe avuto più possibilità di eccitarsi se fosse stato lui dall’altra parte della tortura.
 
Terzo, le Vacche Infernali non erano il suo tipo.
 
«Come ti senti oggi? Ho pensato di farti una piccola sorpresa per festeggiare il tuo primo mese di permanenza qui con me, in fondo è un’occasione speciale.»
 
Grimmjow aprì gli occhi.
 
Il sangue che gli colava dalla fronte gli rendeva difficile vedere con chiarezza, non che ce ne fosse particolarmente bisogno.
 
Lunghi capelli neri, occhi rossi, due tette grosse come scolapasta.
 
Non c’era molto altro da sapere su Dania, se non che era una stronza colossale.
 
«Solo un mese? Buffo come passa in fretta il tempo quando si è in vacanza.»
 
«Mmmh, quanta deliziosa energia che c’è ancora in questa stanza. Posso sperare che neanche oggi sia il giorno in cui cederai e mi dirai dove posso trovare il mio adorato Khaél? Amo così tanto le nostre chiacchierate.»
 
«Anche io. Adoro immaginarti strillare in agonia ogni volta che ti vedo.»
 
Dania ridacchiò facendogli scorrere distrattamente un dito sul petto.
 
«Mi sento così sola, senza di lui. Eppure tu ti rifiuti di tenermi compagnia. Il tuo soggiorno sarebbe molto più piacevole, se solo non fossi così testardo.»
 
«Forse non mi piacciono le stronze.»
 
«Alcuni uomini hanno pianto pur di avermi anche solo per una notte. È per via della tortura?»
 
«Tu questa la chiami tortura? Credevo fosse un massaggio professionale.»
 
«E allora cos’è di me che non trovi attraente?»
 
«Tanto per cominciare, hai troppe tette.»
 
«Uh?»
 
«E sei troppo alta. In più, da quando sono qui non mi hai mandato affanculo neanche una volta. Vedi, al contrario del tuo adorato, io ho dei criteri su con chi far divertire Grimmjow Junior là sotto, e tu semplicemente non hai la stoffa per interessarlo.»
 
Dania afferrò la sbarra che lo inchiodava attraverso la spalla sinistra e la rigirò bruscamente.
 
«Ti conviene cominciare a parlare. Dopo il tuo ultimo tentativo è ovvio che la fuga sia impossibile, e se stai aspettando che qualcuno venga a cercarti, temo che rimarrai deluso. Qui il tempo funziona diversamente. Pensi che un mese qui sia stato lungo? Nel mondo esterno sono passate a malapena tre ore. Sarai mio ospite ancora a lungo, Arrancar.»
 
«Non offenderti se muoio prima di noia.»
 
**
 
Un’oretta dopo, erano tutti e quattro in forma spirituale e quasi pronti a partire.
 
Alex e Liz si erano cambiate in abiti scuri e comodi, in modo da non dare nell’occhio e non essere intralciate in caso di combattimento o di fuga, e per lo stesso motivo si erano legate i capelli, Alex in una treccia nella cui base aveva infilato i suoi fidati fermacapelli di legno, mentre Liz in una coda alta.
 
Come arma Liz non si prese niente, ma in compenso si strinse in vita un minimarsupio con dentro qualche merendina, una bottiglietta d’acqua, bende, cerotti, disinfettante e salviette («Intrappolata ancora una volta in un’altra dimensione circondata da mostri senza neanche un grissino da sgranocchiare? No grazie. Ho giocato ad abbastanza survival games da sapere che spesso un calo di zuccheri è il tuo peggior nemico»), e infine distribuì a tutti e tre dei tappi per le orecchie.
 
«Non si sa mai» commentò con un’occhiata colpevole rivolta ad Aramis.
 
 Alex avrebbe voluto fare domande al riguardo, ma quando provò a dire qualcosa, Liz si mise a berciare cose come «è una sorpresa!» e «blablabla non ti sento!», quindi decise di lasciar perdere.
 
L’unica cosa che rimaneva da fare, era farsi dare le ultime spiegazioni da Aramis.
 
«Dania è il demonio» disse loro senza mezzi termini quando si assemblarono tutti nel giardino sul retro.
 
«Beh, di certo non sembra appena scesa dalle nuvole con un’arpa in mano» commentò Liz. «No, aspetta, intendi in senso letterale? Lei sarebbe Satana? Il diavolo?»
 
«In un certo senso, sì.»
 
«Sei andato a letto col diavolo?» chiese Alex disgustata. «Sul serio, Aramis? Pensavo che perfino tu avessi dei limiti.»
 
«Non è colpa mia se, nonostante tutto, continui a mantenere un’anima candida.»
 
Alex aprì la bocca per ribattere e probabilmente farsi trascinare in una discussione inutile, ma per fortuna ci pensò Rei a riportare il discorso sui binari giusti. «Hai detto “in un certo senso”. So che non può essere il diavolo inteso come “re degli Inferi”, perché è impossibile uscire dall’Inferno una volta entrati. Quindi cosa intendi dire?»
 
Aramis tirò fuori il suo pugnale e si tagliò il palmo della mano sinistra, lasciando colare il proprio sangue in una tazza presa dalla cucina.
 
«Intendo dire che la figura del demonio è ispirata a lei.»
 
«Questo non è difficile da credere» commentò Alex porgendo il dorso del braccio per farsi tagliare.
 
Le mani le servivano in combattimento, e lei non guariva in fretta come l’Arrancar.
 
Certo, avrebbe potuto farsi curare da Rei, ma lo Shinigami non dormiva da quasi ventiquattro ore e arrivava da un altro combattimento, quindi era meglio non fargli sprecare ulteriori energie.
 
«Il suo potere si chiama Corruzione. Più un’anima è malvagia, più lei riesce ad avere potere su di essa, tormentandola con visioni dei suoi peccati. Inoltre può “acquistare” la persona in questione tramite un contratto scritto col sangue, fornendo in cambio un “adeguato compenso”. Una volta acquisita la sua preda, la rinchiude nella sua fortezza situata in una tasca dimensionale isolata, insieme a tutti gli altri “giochi”. Tutto questo, tenendo anche conto della sua bellezza e del fatto che è in circolazione da davvero moltissimo tempo, dovrebbe farvi capire come abbia fatto a far nascere l’idea del diavolo.»
 
Alex si premette una garza sul braccio per fermare il sangue, e Liz porse ad Aramis la sua mano.
 
«In effetti, tutto questo pacioccare col sangue fa molto setta satanica. Ahia!» si lamentò Liz con un leggero sussulto quando la lama le incise la pelle. «Non dirmi che ci devi disegnare un pentacolo.»
 
«Va bene, non te lo dico.»
 
«Ewww. Non bastava aprire un portale?»
 
«È esattamente quello che voglio fare, coniglietto.»
 
«Intendo come quelli che fate tu e Grimmjow, o magari come quello di Rei.»
 
«Ogni dimensione ha le sue regole e il suo portale.»
 
«È per questo che per raccogliere il nostro sangue sacrificale stai usando una tazza delle Super Chicche? Per rispettare alla lettera le regole?»
 
Aramis fece un sorriso impenitente.
 
«Mi serviva qualcosa delle dimensioni adatte.»
 
«Appena torniamo me la ricompri, Aramis» disse Alex guardandolo male.
 
«Che melodrammatica, basta darle una lavata e via.»
 
«Una lavata un corno! Non ho nessuna intenzione di fare colazione al mattino con i vostri globuli rossi che mi salutano galleggiando nel latte.»
 
Rei sospirò e porse a sua volta il braccio.
 
«Se davvero Dania ha potere assoluto su chi “acquista”, come facciamo a liberare Grimmjow?»
 
«A parte ucciderla?»
 
«Sul serio Alex, smettila di incanalare lo spirito di Grimmjow, è inquietante» commentò Liz.
 
«Aargh!»
 
Aramis si chinò a terra e cominciò ad usare il loro sangue per disegnare un pentacolo sull’erba. «Dobbiamo offrirle qualcosa di uguale valore.»
 
«Quindi portiamo l’ombrello?» propose Liz tirando fuori l’oggetto infernale, che all’apparenza era un ombrellino collassabile viola.
 
«No. Nel momento in cui metteremo piede lì dentro, Grimmjow acquisterà valore come merce di scambio, e quindi non sarà più sullo stesso piano di un ombrello. Contando che l’ha catturato perché ha percepito un po’ della mia… ehm…»
 
«Malvagità?» suggerì Alex incrociando le braccia.
 
«Corruzione?» contribuì Rei.
 
«Ecco, quella. Dato che l’ha catturato perché insieme alla sua ha percepito la mia, è probabile che voglia arrivare a me.»
 
Alex sentì qualcosa di spiacevole contorcersi nello stomaco. «Stai dicendo che vorrà scambiarvi?»
 
«Probabile.»
 
Ci fu un attimo di silenzio stupefatto, poi cominciarono a parlare tutti insieme.
 
«Assolutamente no!»
 
«Ti sei bevuto il cervello?»
 
«Che cavolo ti metti a disegnare simboli satanici prima ancora di condividere i dettagli importanti?»
 
«C’è di sicuro un altro modo!»
 
Aramis completò il cerchio e cominciò a tracciare la stella a cinque punte.
 
«Fortunatamente per me, sarò accompagnato da parecchi spiriti candidi pronti a mantenere sulla retta via la mia anima corrotta. Che dite, il titolo di “Sposa di Satana” mi starebbe bene?»
 
«Si può sapere poi perché è così fissata con te?»
 
«Te l’ho detto, mi vuole sposare. Mi considera un’anima affine.»
 
Liz si accigliò. «Forse puoi aspettarci qui. Al sicuro. Lontano dalla baldr… da lei. Volevo dire da lei.»
 
Alex sospirò.
 
Non aveva intenzione di salvare Grimmjow solo per mettere Aramis nella stessa situazione, ma purtroppo avevano un disperato bisogno di lui.
 
«Quindi? Qual è la strategia?»
 
Aramis completò il pentacolo e prese il contratto, da cui grattò via un po’ del sangue di Dania col pugnale, facendolo cadere nel circolo, che cominciò a brillare di una cupa luce rossastra.
 
«Possibilmente non il mio matrimonio.»
 
 
 

Angolo deliri alcolici e sproloqui
 
 
Aki: «Venghino signore e signori, venghino! Visto che ormai è di moda e io sono assolutamente senza vergogna, ecco a voi il NNH Drinking Game!
 
Le regole ormai le conosciamo tutti, quindi godetevi la lettura e ricordatevi di bere un bicchiere:
 
  • Ogni volta che Alex alza gli occhi al cielo
  • Ogni volta che un discorso di Liz supera le due righe
  • Ogni volta che Grimmjow prova il desiderio di picchiare qualcuno
    1. Mezzo bicchiere in più se quel qualcuno è Aramis
  • Ogni volta che Aramis usa un soprannome
    1. Mezzo bicchiere in più se il soprannome in questione è irritante
    2. Due bicchieri se invece chiama qualcuno col suo nome
  • Ogni volta che Alex si trova in stato d’incoscienza
    1. Mezzo in più se qualcuno le appare in sogno
  • Ogni volta che Liz e/o Aramis fanno fatica a tenere a bada i loro ormoni
  • Ogni volta che Aki si lagna o si scusa
    1. Mezzo in più se Ulquiorra la consola
  • Ogni volta che Alex e Grimmjow discutono
    1. Mezzo in più se è per un motivo imbecille
    2. Due bicchieri se nel frattempo qualcuno menziona la parola “popcorn”
  • Ogni volta che Rina pronuncia la parola “inferno”
  • Ogni volta che Aramis abusa della sua telepatia
  • Ogni volta che ci sono un cliché e/o una citazione
  • Ogni volta che Rei è palesemente in imbarazzo
    1. Mezzo in più se è colpa di Aramis
  • Ogni volta che l’indice di volgarità aumenta per colpa di Grimmjow
  • Ogni volta che Liz dimostra di avere zero istinto di conservazione
  • Ogni volta che il bonus “invenzione di Urahara” viene usato come pretesto per fare del fanservice
  • Ogni volta che Alex si comporta da mamma chioccia
  • Ogni volta che c’è tensione sessuale quando Aramis parla con qualcuno
    1. Mezzo in più se quel qualcuno non è Liz
  • Infine, buttate giù l’intera bottiglia ogni volta che il nuovo capitolo è in ritardo
  
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