Dopo l’incontro con Adam,
capii che non potevo permettermi
di restare lontano da Jessi, questo significava che dovevo chiarire le
cose con
lei e per farlo avrei dovuto parlarle.
Decisi di andare a casa sua, così uscii di casa e corsi
verso la sua.
Arrivai ed era buio, molto buio ma nella camera di Jessi le luci erano
ancora
accese. Dalla porta non potevo entrare e mi arrampicai, cercando di non
fare
rumore.
”Che ci fai qui?”. La voce di Jessi mi
arrivò chiara: mi aveva sentito.
Aprii la finestra e lei mi venne incontro: provai una sensazione, come
di
gioia, la stessa gioia di quando vedevo Amanda, ma cercai di
nasconderlo.
”Ho bisogno di parlarti”
”E non esistono i telefoni?” chiese lei fredda e
distaccata: era ancora
arrabbiata con me.
”Tu non mi rispondi” risposi calmo.
”E perché dalla finestra?” un sorriso le
apparve sul viso … Era molto bella.
”Per essere più diretto…”
dissi “come te” aggiunsi. Lei non disse
nient’altro
così le chiesi “Posso entrare?”
Lei mi guardò negli occhi per qualche istante, poi mi fece
segno di entrare.
Non ero mai entrato nella sua stanza, ma l’arredamento era
decisamente …
Freddo, non caldo ed accogliente come da me.
”Non ti ho spaventata vero?” chiesi timoroso.
”Ti ho sentito arrivare” replicò
sedendosi sul letto, posto al centro della
camera.
”Se ti arrampichi un po’ fai rumore”
dissi sorridendo per farla sentire a suo
agio.
Alzò la testa e mi guardò “Io no
… L’ho fatto tante volte” aggiunse.
”Oh” ero sorpreso dalla sua ultima affermazione
“Bhè i cornicioni … Sono
stretti e scomodi” mi giustificai.
”Allora che vuoi?” cambiando discorso.
”Ultimamente volevi parlare con me e ti ho mandata via, ma
vorrei rimediare se
posso”.
”Non importa” disse convinta: in quel momento era
delusa… Triste… Si sentiva
abbandonata e mi sentii terribilmente in colpa.
”Sì che importa, ho pensato a quello che hai detto
e hai ragione … Nessuno è
più simile di noi due” dissi, e quando pronunciai
quelle ultime parole… Mi
sentii … Completo… Felice e in qualche modo
soddisfatto.
Jessi si alzò e guardandomi negli occhi mi chiese, e
stavolta normalmente “Tu
sei salito fin quassù solo per dirmi questo?”. Era
stupita.
”Volevo dirti che Adam è guarito” sul
suo volto lessi un’espressione di
sollievo: era felice per lui… E per me. “Mi ha
detto un modo per saperne di pù
di te… Per sapere di Sarah”
Quando dissi quello, il volto di
Jessi si era illuminato…
Era la stessa espressione che avevo io quando mi parlavano di Adam.
”Sarah? Come?”
”Vieni con me domattina, ti passo a prendere”
Sorrise e mi disse dolcemente “Grazie Kyle”
”Figurati” dissi specchiandomi nei suoi occhi: il
mio battito cardiaco
accellerò.
”Bhè allora… A domani”
aggiunse lei timorosa.
”A domani Jessi. Buona notte”
”Notte” mi rispose, poi chiuse la finestra ed io
ritornai verso casa Trager.
Quella notte capii che Amanda aveva ragione: volevo aiutare Jessi,
stare con
lei, non solo perché ero sempre disposto a vedere il lato
buono delle persone,
ma perché tra noi due c’era un feeling unico, che
non poteva esistere tra
nessun altro, perché nessun altro era come me: solo lei.
Capii che i miei
sentimenti verso Jessi non erano solamente di amicizia, ma qualcosa di
più …