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Autore: Heyale    13/11/2016    0 recensioni
Ogni anno venti bambini nascono con un gene anomalo nel loro sangue, il gene Xy, che porta loro ad avere abilità straordinarie, esattamente come fossero poteri sovrannaturali. Ogni Xy, così si chiamano, è tenuto al silenzio fino ai dodici anni, dove verrà portato in un istituto che lo aiuterà a sviluppare al meglio le sue abilità.
Sette di loro però hanno cambiato le carte in tavola, svelando il segreto al loro migliore amico, prendendo il nome di Sky e venendo portati all'istituto indipendentemente dalla loro età.
Sette bambini che si sono trovati in mezzo a tutto ciò perché volevano solo avere un amico hanno preso il nome di Cloud. Ed io, Riley, sono una di loro.
I nostri Sky sono diventati la nostra ragione di vita, tra Sky e Cloud c'è un rapporto che va oltre ogni genere di amicizia. Non ci fermeremo prima di averli finalmente ritrovati, ognuno di loro ha riposto in noi tutta la sua speranza.
 
Dal testo:
La sua voce tentenna per un attimo, concludendo in un colpo di tosse. "Ti ringrazio per aver reso questo possibile."
Scuoto la testa, girandomi verso di lui: "Grazie a te."
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SKY cap.5

SKY
CAPITOLO CINQUE
- Let me go, I will run, I will not be silent -


21:28
Venerdì 10 febbraio
Nuovo messaggio
Da: sconosciuto
Testo: Ci sono dei cambiamenti di programma. Hanno blindato le porte, quindi dovete salire dalla finestra. Salirete ognuno da un punto diverso, a questo messaggio ti allego un'immagine della cartina e dove ognuno salirà. Non verrà il vostro Sky ad aiutarvi, sarebbe troppo pericoloso. Max fermerà il tempo per cinque minuti, noi dovremo fare in fretta ad aiutarvi e a raggiungere le stanze. Tutto chiaro? A tra poco. 
Inviato alle 21:25 del giorno Venerdì 10 febbraio


Leggo velocemente il messaggio, questa non ci voleva. Certo, abbiamo le corde nel nostro zaino, avevamo previsto una cosa del genere, ma non che dovessimo essere da soli a salire, lontani dal resto del gruppo. Personalmente non ho molti problemi, ma penso più che altro a Lauren e Philip, che essendo i più piccoli del gruppo contavano sull'aiuto di tutti noi. Spero solo che vada tutto bene.
"Ragazzi!" raduno tutti i ragazzi intorno a me, sventolando la mano. "Hanno chiuso le porte, le apriranno solo per far entrare gli Xy. Noi entreremo dalle finestre vicino alle stanze degli Sky, ognuno da un punto diverso. Ci rivedremo nelle stanze, okay?"
"Da soli?" Lauren sgrana gli occhi, guardandomi preoccupata. "Riley, non avevamo detto così."
"Mi ricordo cos'avevamo detto, ma non dipende da noi." sospiro, sentendo il cuore battere velocemente. Dire che sono agitata è minimizzare ai minimi termini quello che ormai mi sta ribollendo nelle vene. Ho paura, tanta paura, ma non so nemmeno di cosa. Non so perché dopo avermi mandata via con tanta freddezza Jonah abbia detto di sì a chiunque abbia avuto l'idea di sfruttare l'occasione di questa loro piccola gita, a questo punto poteva risparmiarmi la scenata e forse ora sarei meno agitata.
"Sono arrivati." con un salto Asher atterra giù dal muretto su cui era appostato, correndo verso di noi. "Li stanno già dividendo, tra dieci minuti dovrebbero iniziare a tirarci su."
Annuisco, caricandomi sulle spalle il mio zaino: "Controllate il cellulare, poco fa vi ho mandato la foto del punto in cui partirete. Mi raccomando, siate attenti a non farvi vedere e se ci sono problemi chiamate chiunque di noi che possa rispondere."
"Stai attenta anche tu." Nick mi sorride, battendomi il pugno sulla spalla mentre si avvia alla sua postazione insieme a Chris, Philip e Lauren. Li guardo allontanarsi, ognuno poi prende la propria strada. Se devo dirla tutta, avrei preferito essere in camera con Philip. Non ho nulla contro Steve e Asher, per carità, Steve è come se fosse mio fratello, ma in ogni lavoro di coppia o di perlustrazione io sono sempre stata con Philip, e anche se è di due anni più piccolo di me ha sempre saputo cosa fare o dire al momento giusto. E' un ragazzino molto sveglio, purtroppo questo mondo l'ha fatto crescere troppo in fretta, avrei voluto conoscerlo anche se fosse stato un ragazzo come un altro.
"Andiamo, dai." Steve batte la mano sulla mia schiena, facendomi cenno di seguirlo. "Hai paura?"
Scuoto la testa, non voglio ammetterlo davanti a lui. Rivedere Jonah dopo quello che è successo non è così facile, probabilmente sarei meno agitata ora se diversi giorni fa lui non mi avesse respinta in quel modo. In ogni caso, però, ora devo essere forte. Abbiamo aspettato questo momento per un anno intero, sarebbe stupido rovinare tutto.
"Ci vediamo in camera." Asher mi dà un veloce abbraccio di rassicurazione. "Stai attenta, okay?"
Annuisco, rivolgendomi poi verso Steve: "A dopo."
Il moro fa un cenno, minimizzando tutto come al solito: "A tra poco."
Corro verso la mia postazione, la luce che filtra dalla finestra è già accesa. Il muro da scalare non è così basso come pensavo, la stanza si trova come minimo al terzo piano. Okay, se non mi calmo qui finisce molto male. Tolgo lo zaino dalle spalle per prendere la corda, ma non faccio nemmeno in tempo ad inginocchiarmi a terra che una corda mi arriva in testa dall'alto. Beh, non è di certo un bel saluto, questo.
Alzo così di scatto la testa, e sopra di me c'è un ragazzo che ho già visto.
E' tranquillamente appoggiato sul cornicione mentre mi fissa con un sorrisetto, ha i capelli credo castani - c'è buio, potrei anche scambiarlo per una donna se non sapessi che tutti gli Xy sono maschi - che non hanno una pettinatura precisa, sono più che altro spettinati, anche se non riesco a dirlo con precisione dato che ha un cappello nero in testa. L'unica cosa che riesco a vedere bene a causa del riflesso della luce sono i tre orecchini - un anello e due palline nere - all'orecchio destro e due palline nere, una sotto e una sopra, al sopracciglio sempre destro. Mi chiedo se questo tipo sia un punk o cosa.
"Alakei, giusto?" domando, cercando di parlare a bassa voce.
"Che brava, ti ricordi di me." lo Sky che in teoria mi dovrebbe aiutare continua a starsene fermo a fissarmi. Che carino, forse vuole un autografo.
"Pensi di darmi una mano?" gli chiedo, stizzita, afferrando la corda che pende di fianco a me e che teoricamente lui dovrebbe tenere in mano. Infatti annuisce, girandola poi attorno ad entrambi i palmi delle sue mani.
"Pensi di farcela semplicemente tenendola in mano?" mi domanda, guardandomi confuso.
Beh, no certo, la sto tenendo in mano ma non penso di farcela, sto solo sentendo da che parte tira il vento.
"Direi di sì." rispondo, sbuffando, cominciando lentamente a salire il muro. La sua presa è salda, per lo meno è abbastanza forte da reggermi mentre salgo.
"Sei Riley, vero?"
Grazie per il tempismo, ho proprio voglia di fare due chiacchiere in questo momento.
Alzo appena gli occhi fino a scontrare i suoi: "Riley Knight, tanto piacere."
"La Cloud di Jonah, giusto." il castano annuisce tra sé e sé, tirando di poco la corda per aiutarmi. "Ellis è venuto?"
Quindi esiste qualcun altro che sa il vero nome di Steve, alla fine. Questo mi solleva decisamente, anche se ora come ora sono impegnata a scalare un muro parlando con un Xy prolisso.
"Ellis è venuto." confermo, fermandomi un secondo per riprendere fiato. "Ma all'inizio non voleva."
"Immagino. E tu? Volevi?"
Scuoto la testa: "No. Ma tutto il resto del gruppo non ha ancora visto il proprio Sky, e se non venivamo io e lui nessuno si muoveva, ci saremmo sentiti in colpa fino alla morte."
"Avete fatto bene." Alakei sorride, tirando ancora la corda. "Insomma, io e Jonah speravamo che aveste capito che c'era qualcosa che non andava quella sera che siete venuti."
Sto per rispondere, ma per la distrazione appoggio male il piede sulla mattonella in rilievo, strisciando col viso sul muro e rischiando la caduta a terra se non fosse per una folata di vento talmente forte da portarmi quasi in cima. Ecco, fantastico, sembra che dove ci sia Alakei io sia destinata a cadere dai muri.
"In realtà," borbotto, tenendomi aggrappata con una mano e toccandomi la guancia ferita con l'altra. "Abbiamo pensato solo che foste due stronzi. Tre, con Cal. Si può sapere cos'è stato a tenermi su?"
"La mia presa da supereroe e i miei poteri da superumano." Alakei mi fa l'occhiolino, sorridendo come un povero imbecille. "Ti sei fatta male?"
"Un po'." confesso, issandomi per l'ultima volta fino a raggiungere il cornicione. "Controllo del vento?" chiedo al ragazzo mentre mi tende la mano per aiutarmi ad entrare.
Lui annuisce, tirando un sospiro di sollievo appena appoggio i piedi sul pavimento. Si avvicina a me, scrutando la mia ferita prima di appoggiare la mano su di essa.
"Ehi, ti stai spingendo un po' oltre, carino." sbotto, ma prima di ritrarmi sento la guancia improvvisamente bagnata. Possibile...?
"Non ci sto provando con te, Cloud." risponde allora il castano ruotando gli occhi - finalmente riesco a vederne il colore, sono nocciola - al cielo. Ammetto di essere in un imbarazzo tale che le guance diventerebbero rosse se non fosse per il fatto che lo sono già a causa dei graffi. Alakei toglie finalmente la mano, e non appena scivola via sento delle gocce d'acqua cadere sul collo. Ora è tutto chiaro.
"Elementi, eh?" domando retoricamente, passando la manica per evitare il disastro sulla mia maglietta.
Il ragazzo annuisce: "Aria, acqua, fuoco e terra. Ti ho risparmiato la rottura dell'osso sacro col vento e ti ho sciacquato la ferita per risparmiarti il dolore con l'acqua, hai già visto metà delle mie abilità. Complimenti."
Sbuffo sonoramente, se non fosse per il fatto che se veniamo scoperti siamo finiti probabilmente me ne starei qui a discutere con lui. Alla fine però devo lasciar perdere, e mi limito a guardarlo negli occhi: "Grazie."
Ora che lo guardo meglio, è totalmente vestito di nero: orecchini e piercing vari neri, capello nero, maglietta a maniche corte - questo qui è tutto scemo, siamo in febbraio - nera, pantaloni neri e scarpe nere. Probabilmente ha pure i boxer neri, ci scommetto. Anche l'altra volta ricordo che Jonah era vestito allo stesso modo.
"Se non vuoi che i cinque minuti scadano e che il tempo ricominci a scorrere, ti conviene darti una mossa." Alakei si sistema il cappello in testa, e noto che, oltre a tutto il resto, anche il polsino e il braccialetto che indossa sono neri. Cristo, sembra vestito per un funerale questo ragazzo. "Ti gira la testa?" mi domanda poi, schioccando le dita davanti al mio viso.
"No!" sbotto, scacciando la sua mano. "Andiamo, dai."
"Bella botta che hai preso." ridacchia lui, mettendo le mani in tasca mentre inizia a camminare verso la stanza.
Bella botta, eh?
Grazie mille piccolo mostricciattolo.

Solo una porta ora mi separa nuovamente da Jonah, l'unica cosa che riesce a darmi sollievo è sapere che dentro ci saranno anche Asher e Steve.
Vado per appoggiare la mano sulla maniglia dato che manca solo un minuto allo scadere dei cinque minuti nei quali abbiamo potuto salire qui, ma Alakei scaccia la mia mano dal pomello, girandosi verso di me.
"Cosa c'è?" gli chiedo, appoggiando le mani ai fianchi. Mi domando cosa passi per la testa a questo individuo.
"Dici che Ellis mi perdonerà per come l'ho trattato l'altra volta?" il castano si passa una mano sul viso, facendo tintinnare i piercing. "Insomma, spero che abbia capito che non potevamo mettervi a rischio. Non c'erano guardie ed eravamo fuori dalle telecamere, questo è vero, ma se una guardia fosse venuta fuori all'improvviso per voi sarebbe stata la fine."
"Lui è qui." rispondo a bassa voce. "Vuol dire che ti ha già perdonato abbastanza per mettersi a rischio un'altra volta. Se non ce lo dite noi non possiamo arrivarci."
"Vi stavamo salvaguardando." Alakei appoggia la schiena sulla porta, incrociando le braccia mentre con gli occhi sembra vagare nel passato. "Hai mai fatto caso come, in presenza di Jonah, nulla ti abbia mai colpita o fatto male? Nel vostro caso era nel campo degli oggetti e del movimento, ma per me non valeva così. Quella volta che Ellis è uscito da casa sua urlando che stava andando a fuoco, e nessuno si è degnato di andare ad aiutarlo, io sono andato da lui e fingendo di usare l'estintore ho calmato il fuoco. Nemmeno in quelle occasioni vi abbiamo detto nulla, no?"
Incrocio le braccia al petto, inarcando le sopracciglia: "E' del tutto diverso."
"Sembra che tu non provi emozioni, te l'ha mai detto nessuno?"
Faccio un ghigno spontaneo, annuendo: "Qualche volta."
Alakei imita la mia posizione: "Non è una cosa di cui vantarsi."
"Nemmeno nascondere al proprio migliore amico che lo si sta aiutando lo è." ribatto, fiera della mia risposta.
"Touché." risponde lui con un sorriso. "Pronta ad entrare?"
Spiacente: Sky zero, Cloud uno.
Annuisco, anche se non so effettivamente quanto io sia sicura. Sto morendo dalla paura, Jonah sarà di nuovo davanti a me e non so come reagirò appena me lo troverò di fronte. Ho paura di andare in panico come la scorsa volta, e non voglio. Non voglio che lui pensi che io sia una ragazza debole, perché sono diventata molto più forte psicologicamente da quando lui se n'è andato. Devo cercare di rimanere con la testa sulle spalle, attualmente lui non ha alcun diritto di pensare di conoscermi. Sono passati troppi anni e troppe cose ci hanno allontanati sempre di più, io non posso dire di prevedere lui come lui non può dire di prevedere me. Dopo questo ragionamento, viene spontaneo chiedersi perché io sia qui, ora. Ebbene, la risposta non la so nemmeno io. Forse un conto in sospeso, non lo so, so solo che devo vedere Jonah.
La porta viene aperta e, per un attimo, il mio cuore smette di battere.
E' solo un attimo, prima di rendermi conto che ormai sono qui e non c'è più nulla che io possa fare per evitarlo.
Jonah è seduto sul letto superiore del letto a castello addossato alla parete destra della stanza, sotto di lui Asher è seduto vicino a Steve e alla parete opposta c'è lo Sky di Asher, ovvero Jude. Prima che possa fare o dire qualsiasi cosa, del tipo domandare a Jonah che accidenti ha da fissarmi tanto, Steve si catapulta addosso a me, inchiodandomi tra lui e la porta.
"Cristo, come fai ad essere capace di ferirti sempre?"
"Semplice," anche Asher si alza, incrociando le braccia. "Perché è sempre distratta, no?"
Ho dei compagni di squadra veramente dolci e gentili, diciamolo.
"E i cazzi tuoi?" rispondo a tono, sorridendo ad Ash. "Voi due state bene? E' andato tutto come era previsto?"
Steve annuisce, facendo ondulare la piccola coda dietro la sua testa: "Tutto normale, il tuo Sky è parecchio forte."
Lancio uno sguardo a Jonah, che mi sta guardando con un'espressione indecifrabile: "Lo so." dico soltanto, tornando sui miei due compagni di squadra. Mi dirigo subito dopo verso Jude, stringendogli la mano per cortesia: "Tanto piacere, sono Riley Knight."
"Cloud di Jonah, lo so." il ragazzo - se non sbaglio della mia età - mi sorride. "Sono Jude, Sky di Asher."
"Ci siamo presentati tutti?" Johnatan salta giù dal letto agilmente, tirando su le maniche della felpa rigorosamente nera. "Se non vi dispiace vorrei medicare Riley."
Asher, Alakei, Steve e Jude annuiscono, credo che abbiano tutti quanti parecchie cose da dirsi. In compenso, io non so quanto me la senta di andare da sola in bagno con Jonah. Sono passati troppi anni dall'ultima volta che siamo stati in una stanza da soli, credo che all'inizio ci sarà parecchia tensione, considerando anche l'ultima volta che ci siamo visti. Presumo di dover pretendere delle spiegazioni da lui.
Fortunatamente ogni stanza è fornita di un bagno, quindi non c'è bisogno di esporci a rischio sicuro raggiungendo i bagni comuni. Prima di seguire Jonah però rivolgo un'ultima occhiata a Steve, che ricambia con un cenno. Spero che Alakei riesca a chiarirsi bene con lui, non sopporto vedere Steve triste, è una cosa a cui sono talmente poco abituata che fa male vederlo.
Johnatan chiude la porta del bagno con un tonfo, appoggiando poi la schiena contro di essa. Io sono esattamente di fronte a lui, con le spalle appoggiate alla vetrata della doccia. A separarci è solo un metro e mezzo di pavimento.
"Sei scivolata mentre salivi?" mi chiede avvicinandosi al rubinetto, bagnando l'asciugamano piegato lì vicino.
Annuisco, guardandolo mentre si avvicina a me con cautela. Ho sopportato a fatica Alakei poco fa, non credo di poter sopportare anche questo. Anche se la mia intenzione è quella di divincolarmi non appena mi vedo chiusa tra Jonah e la vetrata, resto bloccata senza riuscire a muovere un centimetro del mio corpo. L'unica cosa che riesco a fare è sgranare gli occhi, giusto in tempo per vedere il rosso di fronte a me ghignare e appoggiare la stoffa bagnata sulla mia guancia: "Col tempo i miei poteri si sono sviluppati." inizia a spiegare lui, stronfinando delicatamente l'asciugamano sulla mia pelle. "Posso controllare ogni genere di movimento, ora: umano, animale, vegetale. Potrei anche invertire il circolo del sangue nelle tue vene e ucciderti, ma in realtà è una cosa che non tengo a fare."
"Per fortuna." mormoro, rendendomi conto di avere almeno il controllo della bocca. "Si può sapere perché mi hai inchiodata qui?"
"Saresti andata via non appena mi fossi avvicinato, non è così difficile da capire." Johnatan allontana l'asciugamano dalla mia guancia, guardandomi negli occhi. Un brivido mi attraversa la schiena, non ricordavo i suoi occhi così verdi. O meglio, forse non ricordavo lui e basta. Non posso pretendere di avere tanti ricordi di quasi quattro anni fa. "Alakei a volte è un po' sbadato. Se ci fossi stato io, tu non ti saresti fatta niente. Mi dispiace."
Lo guardo a mia volta negli occhi: "Come quando, quella volta che c'era la neve e stavamo facendo il pupazzo, il ramo è saltato via prima che riuscisse a graffiarmi. Sei stato tu, non è così?"
"Vedo che alcune cose cominciano a chiarirsi, finalmente."
"Jonah-" sento il mio corpo farsi improvvisamente più pesante, adesso ne ho di nuovo il controllo. Mi avvicino così a lui mentre cerca di lavare via il sangue dall'asciugamano. "Chi era a mandarmi quei messaggi? Perché non mi avete detto con chi stavo parlando?"
"Ti sembra una domanda da fare?" il rosso si gira a guardarmi con un ghigno divertito. Sono veramente felice che tutto questo lo stia divertendo. "Se qualcuno avesse intercettato i messaggi sarebbe stata la fine. Eravamo io e Alakei, una volta dal mio e l'altra dal suo telefono per evitare che la fonte fosse la stessa."
Annuisco, ora è tutto chiaro. Certo, non tutto tutto, ma una parte comincia ad avere la sua spiegazione. Se non approfitto di questo momento, però, non potrò lamentarmi se non avrò le risposte di cui sono in cerca. In fondo, davanti a me ho colui che dovrebbe essere il mio migliore amico, non posso essere rimasta veramente senza parole.
Johnatan si avvicina nuovamente al mio viso, scartando e attaccandomi addosso un cerotto abbastanza grande da proteggere il taglio.
"Perché te ne preoccupi tanto?" gli chiedo non appena si allontana, provocando la sua confusione.
Certo, sembrerebbe una domanda ovvia, ma la risposta non lo è affatto.
"Forse perché sei ferita." risponde allora lui, strizzando l'asciugamano. "Non vedo perché non dovrei preoccuparmi. Che domande fai, Riley?"
"Se ti sta così tanto a cuore, allora," prendo un respiro, appoggiando la mano sul cerotto. "Perché l'altra volta sembrava che io fossi l'ultima persona che tu avresti voluto vedere?"
Il rosso sgrana gli occhi, forse questa domanda gli sembra ancora più stupida di quella di prima. Ma io ho bisogno di sentire quello che ha da dire, di sapere ciò che non ci siamo detti per tutti questi anni. Mi prende così per le spalle, avvicinandomi al suo viso: "Mi stai prendendo per il culo, Riley? Ti pare che potessi farti le feste quando eri nell'istituto super segreto degli Xy e dove potevano sbatterti in prigione da un momento all'altro? Sinceramente non so cosa diavolo avete combinato per trovarci, ma so solo che da quella sera ho saputo che dovevo parlarti, per questo ho deciso di sfruttare quest'occasione. Mi dispiace se ti ho fatta stare male, ma se ti avessi abbracciata come al solito non saresti più andata via, capisci?"
"Come al solito?" ripeto, stizzita, allontanandomi da lui. "Come puoi parlare di 'solito' quando non ci vediamo da cinque anni? Potevi dirmelo, accidenti, vedo che le parole per mandarmi via ce le avevi!"
"Ma perché non vuoi capire?" come se non bastasse tutto quanto, ha anche il coraggio di piacchiarsi la mano sul viso, sbuffando. "Non vedi che ora ti sto spiegando tutto? Se fossi veramente quello che ti ho mostrato l'altra volta ora non saresti nemmeno qui. Renditi conto che l'ho fatto per il tuo bene."
Lascio cadere la testa all'indietro, sono stanca di questa storia. L'unica cosa che voglio ora è tornare indietro nel tempo, quando ancora non sapevo dei poteri di Johnatan, quando ancora non sapevo dell'esistenza dei Cloud e degli Sky. A quel tempo la vita era decisamente più facile, darei tutto adesso per cambiare il presente.
"Riley." mi sento chiamare di nuovo da lui, ma non appena tiro su la testa, sento il calore del suo corpo attorno al mio e le sue braccia che mi cingono la vita. Ricordo di aver capito che gli Xy hanno una temperatura corporea maggiore a noi dopo aver messo insieme tutti i dati di noi Cloud, ma ora lo sto sperimentando per la prima volta dopo averlo realizzato. Non so bene perché mi stia abbracciando dopo quello che ci siamo detti, ma probabilmente è per farmi tacere. Se è realmente per questo motivo, in ogni caso, missione compiuta. Mi sembra di ritornare bambini, quando ci abbracciavamo per un nonnulla ed essere stretta a lui sembrava la cosa più sicura del mondo. Anche ora, in effetti, riesce a darmi la stessa sensazione. Questo calore sovrannaturale che mi avvolge, molto più forte di un tempo, sa ancora di casa. Non dovrei sentirmi così, dopo tutto il tempo passato a convincermi a non lasciarmi andare alle emozioni, ma non riesco a rimanere impassibile in questo momento. Era da cinque anni che aspettavo un suo abbraccio, e benché io sia stanca, stufa di tutto, arrabbiata e ferita, questo è un momento bellissimo, del quale non voglio, e non riesco, fare a meno.
"Lo so cosa pensi di me, ora." inizia lui sottovoce, parlando dritto al mio orecchio. "So che non ti fidi più di me come un tempo, ma so anche che per essere qui allora qualcosa è rimasto. Ti prego di ricordare com'era la nostra amicizia, perché per me non è cambiata. Sono cambiato io ed è cambiato il mio modo di agire verso di te, ma non quello che c'era. Per tutti questi anni ho solo cercato di proteggerti, anche mandandoti via ti stavo salvaguardando. Sei la mia Cloud, no? Io sapevo a cosa andavo incontro quando ti ho rivelato dei miei poteri, ma sapevo che se eri tu, allora avrei accettato qualsiasi conseguenza."
Deglutisco, perché al momento non ho parole. Se è veramente come dice lui, allora tutta questa fatica non è stata vana.
Mi fido di lui?
Non posso dirlo con certezza, ma mi fido del ricordo che ho di quando eravamo più piccoli. Attualmente è quella l'unica certezza che ho, e forse non dovrebbe bastare, ma per me è sufficiente.
"Per tutti questi anni ho avuto paura che tu non fossi più lo stesso. Anche stasera, avevo il terrore di entrare in questa stanza e realizzare che per te non ero altro che una seccatura."
"Lo sei, infatti." il rosso ridacchia, allontanandosi leggermente da me, sfiorando la guancia dove poco fa ha messo il cerotto. "Ma sei la seccatura che volevo vedere da cinque anni."
Faccio una smorfia, scuotendo la testa: "Sempre simpatico, eh?"
"Sempre." ripete lui, sfoderando un sorrisetto che non vedevo da troppo tempo. "Che dici, raggiungiamo gli altri?"
Annuisco, uscendo finalmente da questo bagno.
Come immaginavo, sul letto a castello di sinistra trovo Asher e Jude che parlano di qualcosa che non riesco a capire, mentre sul letto opposto Steve e Alakei ridono come due idioti. Quest'ultimo si gira verso di noi, sistemandosi - penso abbia un tic o qualcosa del genere - il cappello in testa: "Alleluia! Cosa ci voleva a mettere un cerotto?"
"Pensa per te." borbotta Jonah in tutta risposta, rivolgendomi poi un sorriso.
Sembra incredibile, dopo così tanto tempo, che le cose si siano sistemate. Certo, ci sono ancora moltissimi punti di domanda, ma abbiamo già cominciato a chiarirne qualcuno. Del resto, come ha detto lui, se non avessi più un briciolo di fiducia non mi troverei qui.
Anche se, più che di fiducia, dovremmo parlare di speranza.
"Tra un po' passa il controllore." Jude si alza dal letto, stiracchiandosi leggermente. "Vi conviene andare in bagno, Cloud. Se vi beccano sappiamo tutti che siamo morti."
Lancio un'occhiata a Steve e poi ad Asher, per poi annuire contemporaneamente.
Anche se vorrei stare con Jonah, in questo momento sta a me salvaguardarlo, quindi chiudo la porta del bagno dietro di me, appoggiandovi la schiena contro. Non so cosa si siano detti Jude e Asher o Steve e Alakei, ma a giudicare dal sorriso sui visi dei miei compagni di avventure direi che è andata bene. Sono sollevata, più di quanto mi aspettassi, anche se sto rischiando la mia libertà sento che va tutto bene. E' da quasi due anni che sto lavorando per arrivare dove sono ora, ed aver raggiunto il mio scopo riesce a farmi dimenticare tutto ciò che ho dovuto passare.
E questo, lo giuro, sembrava fosse impossibile.


  
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