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Autore: LadyCrow07_    13/11/2016    2 recensioni
Piccola One Shot sulla Mikayuu, ispirata dalla canzone "Demons" degli Imagine Dragons.
Dal testo:
"Mika non avrebbe saputo dire cosa gli fosse passato per la testa, in quel momento.
Non avrebbe saputo dire come un pensiero del genere avesse raggiunto la sua mente, né da quanto tempo si celasse e crescesse all'interno di essa, soffocato da rimpianti e preoccupazione.
Ma, ne era certo, avrebbe saputo descrivere alla perfezione le labbra di Yuu."
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccole note:
Ciao a tutti! 
Inizio con il dire che questa One Shot è stata davvero un parto: l'ho scritta dopo un periodo in cui sono stata totalmente improduttiva, per cui è stato veramente difficile riprendere in mano il computer e inventarsi qualcosa che mi soddisfacesse.
Per quanto riguarda la storia, vorrei solo chiarire un paio di cose. Prima di tutto, è importante dire che è ambientata in un contesto alternativo, in cui Guren ha tradito la Compagnia Demoniaca, segnandone la condanna a morte. Yuu e Mika si trovano tra le rovine di una vecchia metropolitana, lontani dagli altri superstiti, per ovvie ragioni. Detto questo, spero che vi piaccia! Sappiate che ci tengo davvero molto a migliorare, per cui, se aveste una qualsiasi critica o un consiglio, sarei felicissima di farne tesoro! 
Grazie per stare leggendo, siete davvero importanti :)

Ps:
Vi consiglio di leggerla ascoltando la canzone "Demons" degli Imagine Dragons!










When the days are cold,
and the cards all fold,
and the saints we see are all made of gold...
 

Pioveva, quel giorno. Yuu riusciva a percepirlo dal cadenzato picchiettare dell'acqua piovana che si abbatteva sul terreno sovrastante e dalle gocce che, ostinate, penetravano attraverso le inutili giunture del tetto.
A Yuu pareva che, oramai, fossero passati anni dall'ultima volta che aveva potuto sentire il bacio caldo del sole sulla pelle pallida.
Naturalmente, l'idea di uscire allo scoperto per poter godere del calore o del fresco non era minimamente contemplata, anzi: in quella situazione, affacciarsi fuori dal rifugio sotterraneo sarebbe stato ugualmente efficace che conficcarsi un pugnale tra le costole.
Pur avendo la protezione di Mika, era consapevole di non avere la benché minima possibilità di sopravvivenza, senza Asuramaru.
Yuu sospirò, lasciandosi incantare dalla visione del suo respiro caldo che, venuto a contatto con l'aria gelida, si condensava come l'alito di un drago: l'inverno era ormai alle porte.
Sarebbe stato il primo inverno che avrebbe passato in quel buco, da quando i vampiri avevano preso il sopravvento.
Dopo il tradimento di Guren, per il genere umano non c'era stata alcuna possibilità di vittoria:  ogni progetto, ogni tentativo di preservare la dignità dell'uomo era ben presto risultato vano. La stessa speranza, flebile fiaccola in quel mondo oscuro, si era rivelata infondata e, ben presto, ogni cosa era crollata, come un castello di carte in balia del vento.
Dopotutto, c'era da aspettarselo: i vampiri erano caratterizzati da una struttura fisica estremamente resistente, con un'incredibile capacità di rigenerazione. Il debole essere umano, succube della propria fragilità, era destinato a soccombere agli invasori.
E così, nel giro di pochi mesi, non vi era stata più alcuna possibilità di riscatto: le truppe erano cadute, una dopo l'altra, e i pochi superstiti erano stati costretti a fuggire e a nascondersi, con la coda tra le gambe.
Gli incubi lo tormentavano da allora.
Ogni notte, senza eccezione alcuna, i volti dei suoi compagni, il suono delle loro grida di terrore, l'odore metallico del loro sangue, di cui era impregnato il campo di battaglia, lo raggiungevano e infestavano i suoi pensieri come un lento e ripetitivo supplizio, che cessava solo con l'alba.
Ogni notte, prima che il sonno lo catturasse nella sua tela di ragno, Yuu stilava un elenco, nella propria mente, e lo mormorava a voce bassa, per non farsi sentire da Mikaela.
Shinoa, Yoichi, Kimizuki, Mitsuba.
Un mormorio per ciascuno di loro, un mormorio per chiunque fosse stato, prima di trovare la morte, parte della sua famiglia.
E ogni notte, quando il buio prendeva il sopravvento, giurava vendetta alle creature infernali che avevano privato lui e la sua famiglia di un futuro, e anche dello stesso presente: avrebbe estirpato ogni singolo vampiro dalla faccia della terra.
E poi, Yuu? Che farai, dopo di questo? I morti non tornano dalla tomba, nemmeno se vendicati.
Yuu scosse il capo, impedendo a quei pensieri di prendere il sopravvento. 
No, i morti non tornano dalla tomba: questo gli era sempre stato fin troppo chiaro.
Eppure, il desiderio di vendetta era tutto ciò che lo spingeva, ogni mattina, a spalancare le palpebre in quel mondo nero.
Non è per riportarli in vita. Ho bisogno di questo, per continuare sopravvivere.
Yuu scoccò un'occhiata nel buio, alla ricerca della chioma bionda che gli era tanto familiare.
E ho bisogno di sopravvivere, per lui.
Yuu non avrebbe saputo dire da quanto tempo Mika avesse smesso di essere solo un fratello. Forse, quando si era ritrovato a pochi centimetri dal suo viso, la sua spada conficcata nel suo petto, gli occhi spalancati di dolore e di sorpresa.
Forse, quando Mika l'aveva tenuto tra le braccia, impedendogli di muoversi. Yuu riusciva ancora a sentire l'eco di quella sensazione, impresso sulla propria pelle come un marchio: un mondo oscuro, sull'orlo del baratro, un altro chiaro e inaccessibile.
E  a lui, protetto da quelle braccia, sicure come sbarre di ferro, era parso di avere il privilegio di vivere in entrambi gli universi.
Oppure, ancora, se ne era accorto quando gli aveva offerto il suo sangue, e si era reso conto che non gli importava minimamente di perdere la vita. 
Che portassero via il suo sangue, il suo corpo, la sua anima ... Poco gli importava: nulla era davvero perduto, se Mika aveva ancora respiro.
Forse, si innamorava di lui semplicemente ogni giorno: si innamorava di quegli occhi rossi, contornati da ciglia chiare; si innamorava della pelle diafana, del sorriso che gli attraversava il volto, anche quando non vi era più alcun motivo di darne mostra.
Yuu si azzardò ad allungare una mano per sfiorargli una guancia: il contatto con la sua pelle fu bruciante.
Si rese conto solo in quell'istante che l'amico, steso accanto a lui, tremava come una foglia, stringendo tra le dita affusolate e pallide la coperta sdrucita, tentando di cavarne fuori quanto più calore possibile. 
Yuu sospirò: come aveva potuto non accorgersene? Scosse il  capo, arrabbiato.
La sete dei vampiri è terribile, gli avevano detto.
E, allora, perché sopportare tanto? Per proteggermi? Per mantenermi in vita? Ma io non posso vivere, se non ti ho con me.
La rabbia iniziava a fargli perdere il controllo: la sentiva mescolarsi al sangue, nelle vene, bruciargli la pelle, corrodergli il cervello, impedendogli di pensare.
Stupido, stupido Mikaela!
Ogni volta era la stessa storia: quando la sete di sangue diveniva insopportabile, Mika si aggrappava con tutte le sue forze a quel briciolo di umanità che gli rimaneva. 
Mika era sempre stato così: autonomo, e mai disposto a mostrare le proprie debolezze, per paura di turbare le persone che amava. Libero.
Eppure, di notte, non c'era nessuno, nemmeno lui stesso, che potesse impedirgli di mostrare il suo dolore.
Chi avrebbe mai detto che sarebbe diventato schiavo della vita e del sangue della persona che amava di più al mondo?
Yuu si avvicinò ulteriormente al corpo tremante e rigido del biondo, fino a sentire i capelli chiari sfiorargli le gote. Come pensava.
"Mika, smettila." disse, la voce impregnata di rimprovero.
Mika spalancò le palpebre, lasciando che il rosso dei suoi occhi invadesse l'oscurità.
"Come hai fatto a capire che fingevo?"
"Ti conosco da sempre ..."
Puntellandosi sui palmi delle mani, si sedette sul pavimento, rabbrividendo al contatto con il terreno gelido.
Yuu, gli occhi smeraldini spalancati come candele dalla luce flebile, nell'oscurità, l'osservava, lo sguardo intriso di rancore.
Il pensiero giunse alla mente di Mika in un attimo: ha capito tutto, di nuovo.
"Yuu Chan, non ne ho bisogno", mormorò. Forse, se avesse mandato giù quel groppo che gli intasava la gola, impedendogli di respirare, sarebbe risultato più convincente.
Yuu non diede segno che alcuna voce gli fosse giunta alle orecchie: con calma spettrale, prese ad armeggiare con i bottoni della divisa, fino a lasciare scoperto un angolo di pelle diafana.
L'odore dell'epidermide umana raggiunse le narici di Mika come uno schiaffo in pieno volto: dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non affondare i canini in quella carne profumata.
"Ti ho detto che non ne ho bisogno", ripeté, maledicendo quel groppo alla gola e distogliendo lo sguardo.
"Sì che ne hai bisogno. Non fa piacere nemmeno a me, sai? La devi smettere, con questa storia".
Mika stava per perdere il controllo. Sentiva l'aria farsi pesante ed irrespirabile all'interno dei suoi polmoni e spingere per uscire fuori, i muscoli contrarsi e diventare rigidi come roccia, la vista offuscarsi: il palpito del cuore di Yuu, perfettamente udibile nel silenzio della notte, era l'unica cosa che pareva essere immutata.  
Tum. Tum. Tum.
E, ad ogni singolo battito, sentiva il richiamo insostenibile di quella sinfonia dalla dolcezza crudele, che, con il sadismo proprio unicamente di un tentatore, gli ricordava la sua debolezza.
Si accorse di provare disgusto per se stesso, per ciò che era diventato: una creatura infernale, un vampiro, costretto, a causa dell'incapacità di dominare i propri istinti, a far del male a chi amava.
Uno schifoso parassita, disposto a vivere a spese di altri, pur di sopravvivere.
Lui non aveva mai voluto questo.
"E... Se non volessi?" bisbigliò.
"Smettila di dire stronzate! Non sono uno stupido. So benissimo che non ti nutri da settimane e, sì, so anche che non riesci più a dormire a causa della sete. Credi che non ti senta tremare, di notte?" sputò fuori Yuu. Era stanco. Stanco di vivere in quel buco, stanco di sottomettersi al destino, stanco di non essere in grado di lottare per le persone che amava. Mika era tutto ciò che gli rimanesse: l'unico spiraglio di luce in un mondo di tenebra e, per quanto tale luce potesse essere debole, sarebbe stato disposto a tutto, pur di mantenerla viva. 
Mika sentì le labbra aprirsi in un sorriso amaro. 
"Tu non capisci proprio niente, invece", mormorò. Ferire Yuu gli importava ben poco, se sull'altro piatto della bilancia c'era la sua vita. 
Yuu era sempre stato un incosciente, fin da quando erano bambini. Agire d'impulso era una costante, per lui: se c'era in gioco la vita delle persone a lui care, era disposto a tutto, persino a perdere la propria, pur di combattere. 
E, anche in quell'occasione, ignorava completamente il pericolo. Mika sapeva perfettamente di non essere in grado di controllare la propria sete, eppure, Yuu non si faceva alcuno scrupolo a offrirgli il suo sangue. Avrebbe potuto ucciderlo, prosciugarlo e lasciarlo cadere a terra come un guscio vuoto, e lui non avrebbe opposto alcuna resistenza.
"Io non ho alcuna intenzione di continuare a vivere. E non voglio che tu lotti perché io lo faccia. Smettila di giocare a fare il super eroe: sei troppo debole per salvare qualcuno", esalò. 
Yuu emise un gemito soffocato, come quello di un animale ferito che ha appena ricevuto la pugnalata letale. Non disse nulla, ma lo uccise con gli occhi, come a dire: "Tu mi hai fatto questo".*
Mika sentiva le lacrime farsi strada e spingere per uscire: le ricacciò indietro con violenza, soffocandole insieme alle parole di scuse che avrebbe voluto esalare.
Prese a fissare il pavimento, incapace di reggere il confronto con gli occhi dell'amico. 
"Non puoi", ribadì un'altra volta.
Yuu sentì la rabbia invadergli la mente.
Chi era Mika, per decidere cosa fosse giusto fare? 
La vita la aveva privato di tutto: dei genitori, della sua famiglia. Poi aveva avuto un'altra famiglia, e aveva quasi creduto che le cose potessero andare meglio. E, invece, il destino, beffardo, non lo aveva permesso. Aveva perduto ogni cosa, ancora, eccetto Mikaela. 
Il pensiero di non poter fare nulla per proteggere tutto ciò che amava lo investì, potente come un tornado, devastante come un ciclone. Yuu avrebbe voluto urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, per poi lasciarsi cadere sul pavimento: sentiva il peso opprimente delle parole di Mika poggiarsi sul suo collo come una lama, una condanna a morte.
Sei troppo debole, per salvare qualcuno.
No, decise. Non lo avrebbe accettato.
Avrebbe combattuto, perché era questo ciò che voleva: non avrebbe permesso a nessun altro di essere artefice del suo destino.
Gli sembrò quasi che il corpo rispondesse ai suoi pensieri: con uno scatto fulmineo, afferrò il bavero della veste di Mika, le dita contratte con forza innaturale contro il tessuto candido, il volto a pochi centimetri da quello dell'amico. 
Mika sussultò, lo sguardo ancorato al pavimento, il respiro trattenuto.
Il richiamo del sangue gli giunse alle narici prepotentemente, strepitando per ottenere attenzione.
"Non te lo permetterò". La voce di Yuu rimbombò nell'aria, determinata.
Mika si rese conto che, a quella distanza, riusciva a scorgere, inframmezzato dal tessuto della maglietta, un angolo di pelle diafana, il cui pallore veniva bruscamente interrotto da due piccoli fori cicatrizzati.
I ricordi lo avvolsero come un fiume in piena: ricordò il sapore del sangue di Yuu sulla lingua, i canini a fondo nella carne morbida, la soddisfazione e il disgusto che aveva provato nell'essere finalmente sazio.

I want to hide the truth, I want to shelter you, but with the beasts inside, 
there's nowhere we can hide...
No matter what we breed, We still are made of greed
This is my kingdom come, this is my kingdom come!

Trattenne il respiro e si voltò di scatto. Non poteva lasciare che il vampiro che era in lui lo sopraffacesse.
"Non ti permetterò di morire. Sono pronto ad ogni cosa, pur di mantenerti in vita. Se  non ti nutrirai, smetterò anche io di farlo. Levati dalla testa queste idee stupide, e vedi di collaborare. Se non vuoi vivere, fallo per me. Sei tutto ciò che mi resta, e non ti lascerò andare così facilmente."
Ormai, Mika non riusciva a sentire più nulla: le parole di Yuu non erano altro che un fastidioso rumore di sottofondo, un rimbombo ovattato, insignificante, rispetto a quello del suo cuore palpitante.
I battiti erano aumentati e scandivano il tempo come un orologio rotto. 
Il collo di Yuu era a pochi centimetri dalle sue labbra.

When you feel my heat, look into my eyes:
it's where my demons hide, it's where my demons hide
Don't get too close, it's dark inside:
it's where my demons hide, it's where my demons hide

Mika riuscì quasi ad osservare la scena come uno spettatore esterno: le sue pupille che si dilatavano, fino a ridursi a due spilli brillanti nell'oscurità; i muscoli irrigidirsi e contrarsi quasi contro la sua volontà; le sue dita stringersi attorno al collo di Yuu e spingerlo contro il muro gelido; i suoi canini affondare nella carne con violenza, e perforarla ancora, e ancora, alla ricerca di una vena. E, infine, il sapore del sangue esplodergli in bocca e scorrere nella gola, sanando la secchezza come un balsamo.
Yuu mugugnò per il dolore, ma Mika non diede segno di curarsene: ormai non gli importava di nulla, neppure di ferirlo.
Dopotutto, lui non era altro che un mostro, e finalmente mostrava la sua vera natura: null'altro che un vampiro, una creatura creata per togliere la vita.
Prima di affondare i canini ancora più a fondo nella carne, riuscì a scorgere gli occhi verdi di Yuu spalancarsi per il terrore. 
Una nuova ondata di euforia lo travolse. 
Era questo l'amaro privilegio di essere un predatore: l'eccitazione data dal controllo sulla vita di un altro, la consapevolezza di poterci giocare e utilizzarla come un semplice passatempo, ma, al contempo, osservarla scivolare via con lentezza dagli occhi della preda.
Mika sapeva che Yuu avrebbe voluto urlare e spingerlo via, mentre, pur di garantirgli la sopravvivenza, si limitava ad affondare con forza i denti nel labbro inferiore, reprimendo le lacrime.
Mika ne era certo, ora: era davvero un mostro.
E  ad urlarglielo, a schiaffargli prepotentemente la realtà davanti, non era altri che Yuu stesso: a confermarlo, con la crudeltà che può essere celata solo dietro tanta innocenza, erano quegli occhi smeraldini, velati di un pianto represso.
A confermarlo, quel labbro torturato, tumefatto, sanguinante in più punti.
A confermarlo erano le dita di Yuu che, sempre più flebilmente, stringevano il lembo della sua veste, in una muta implorazione.
Mika avrebbe voluto urlare fino a logorare le corde vocali, eppure, si limitò ad appoggiare una mano sulla parete di fronte a lui, per poter avere un accesso migliore all'arteria.
Percepì un lieve calore sfiorargli il viso: Yuu, il volto di cera privo di ogni rossore umano, gli occhi chiusi, le ciglia umide, tese una mano verso di lui, tremante.
La delicatezza di quel tocco lo fece trasalire: perché?
Lui non meritava alcuna gentilezza. E allora perché, in ogni occasione, Yuu lo trattava come se fosse qualcosa che va protetto? Se solo non fosse stato così avventato, così impulsivo, avrebbe compreso che la sua sopravvivenza era più importante di quella di un vampiro.
Le dita di Yuu gli sfioravano debolmente il viso.
Una carezza.
Perché lo fai? Non vedi cosa sono? Sono un mostro!
Un'altra.
Smettila di fingere che ti vada bene così! Dovresti scappare!
Un'altra ancora.
P-perche?
Prima che potesse rendersene conto, esplose in un singhiozzo. Estrasse fuori i canini dalla carne, il volto rigato di lacrime, e si rifugiò nell'incavo del collo di Yuu.
Non riusciva a capire.
Come si poteva amare così tanto un mostro, fino ad arrivare a porre la propria vita in secondo luogo?
Il contatto con la realtà gli sembrò bruciante come fuoco.
Yuu, accasciato sotto di lui come un burattino a cui sono stati tagliati i fili, pareva fragile come cristallo: la pelle aveva raggiunto un candore spettrale, dietro il quale si riuscivano quasi ad individuare le sfumature violacee delle vene; le labbra, gocciolanti di sangue, spiccavano sul pallore, come un rosa rossa in un campo di margherite.
Mika lo strinse tanto forte che pensò sarebbe potuto andare in pezzi, proprio come vetro: trattenne a stento un grido di sorpresa, quando percepì le dita dell'amico afferrargli il volto e asciugargli le lacrime.
"Siamo una famiglia. Ricordi, vero?", esalò Yuu, la voce ridotta ad un mormorio.
Sarebbe stato stupido negare di aver avuto paura. Era perfettamente cosciente del fatto che Mika aveva completamente perso il controllo: gli si era avventato contro con una violenza che non gli apparteneva, che gli aveva fatto dubitare, per un istante, sella saggezza delle proprie azioni. 
Aveva digrignato i denti, per non urlare di dolore. Dopotutto, si era detto, se fosse dovuto morire, lo avrebbe fatto per mano di qualcuno che amava.
Ed ora era lì, il volto vicino al suo, forse troppo, la sensazione del suo respiro irregolare sulla pelle, i capelli biondi che gli solleticavano le labbra, gli occhi immersi nei suoi.
"Mika, tu non sei un mostro", sussurrò, la voce ridotta ad un bisbiglio. 
"M-mi dispiace ... Io ... Io non sono riuscito a controllarmi ... A-avrei potuto ucciderti!"
"Ma non l'hai fatto".

Don't want to let you down,
but I'm hell bound!
Thought this is all for you,
don't want to hide the truth ...

Mika non avrebbe saputo dire cosa gli fosse passato per la testa, in quel momento.
Non avrebbe saputo dire come un pensiero del genere avesse raggiunto la sua mente, né da quanto tempo si celasse e crescesse all'interno di essa, soffocato da rimpianti e preoccupazione. 
Ma, ne era certo, avrebbe saputo descrivere alla perfezione le labbra di Yuu. 
Vi si avventò come un assetato nel deserto si getta su uno zampillo d'acqua e, per una volta, si impose di escludere ogni tipo di rimorso.
Mika si ritrovò a pensare che le labbra di Yuu potessero in qualche modo riflettere l'essenza del loro proprietario: tremanti, all'inizio, poi sicure. Baciare quelle labbra era come partecipare ad un conflitto tra razionalità e follia e rassegnarsi, perché poco gli importava di poter essere considerato folle, se in cambio aveva a sua disposizione quel paradiso.
Le saggiò con delicatezza, leccandone le ferite con cura, come per sanarle.
Yuu ebbe bisogno di qualche secondo per mettere a fuoco ciò che stava accadendo, e la conferma di ciò che aveva immaginato lo risvegliò, come un ceffone in pieno volto.
Mika lo stava baciando, ne era certo: anche in quel momento, con le forze che lo stavano per abbandonare, con le palpebre che si facevano sempre più pesanti, con il battito cardiaco lento, avrebbe saputo riconoscere quel calore familiare.
E, quella volta, lo sentiva premere sulle labbra.
Sentì le guance andare a fuoco, mentre la realtà sembrava aver avuto la meglio sull'oblio che stava per inghiottirlo.
Si aggrappò ai capelli di Mika, stringendoli tra le dita e beandosi della loro morbidezza. Le labbra di Mika sapevano di lacrime, di sangue, di parole non dette.
Chiese l'accesso alla sua bocca, leccandone i contorni. 
Mika non esitò a schiudere le labbra, lasciando che le loro lingue si intrecciassero.
Lo attirò ancora di più al suo corpo, con impeto, l'aria condivisa e sudata che mai, prima di allora, gli era parsa tanto superflua.
Riusciva a percepire ogni cosa: il sangue scorrere caldo nelle vene, il cuore palpitante di Yuu che aumentava di un battito ogni qual volta le loro labbra si univano.
Era estremamente bizzarro: a Mika sembrava quasi che la mancanza d'ossigeno, dovuta a quel contatto  prolungato, gli riempisse i polmoni.
Nel momento in cui si staccò, le lacrime ormai asciugate sul volto, sentì i polmoni contrarsi e i muscoli irrigidirsi, in una tacita protesta.
Il confronto con gli occhi di Yuu fu spiazzante: l'iride smeraldina, brillante nell'oscurità, lo scrutava come per cavargli fuori ogni singolo pensiero, ogni singola emozione.
Yuu si ritrovò più volte a ringraziare il buio che regnava nell'aria gelida della notte: era avvampato di nuovo.
Tornare alla realtà fu come uscire da un sogno e risvegliarsi in un incubo: che cosa aveva fatto?
Si allontanò da Yuu di scatto, incurante del suo sguardo ferito, fissando il pavimento. 
Da quando distruggere ogni cosa amata era diventata sua massima prerogativa? 
Aveva approfittato dell'affetto di Yuu, si era nutrito di lui, gli aveva fatto male e, incurante di ciò che potesse provare, l'aveva baciato. Ovviamente, non aveva avuto un rifiuto. Come avrebbe potuto, d'altro canto, Yuu ribellarsi? Era così stanco da riuscire a malapena a restare sveglio: non avrebbe potuto opporsi, nemmeno volendo.
"M-mi dispiace ... Io ... n-non volevo ..." borbottò, ma sentiva che non bastava.
Yuu lo fissò, il mondo che gli crollava addosso: ecco, doveva essere stato un errore. E lui che ci aveva anche sperato, povero illuso ... Era stato bello, però. Finto, ma bello.
Mika non vedeva, non sentiva più nulla: solo nero, nient'altro. Portò le proprie dita a tirare i suoi stessi capelli, le lacrime che iniziavano a bruciare sul viso. 
Se ne sarebbe andato, decise. Yuu avrebbe avuto più possibilità di sopravvivenza, senza di lui. Si sarebbe aggregato ad un altro gruppo di superstiti, avrebbe costruito una nuova famiglia ... Ma lo avrebbe fatto senza di lui.
Dopotutto, era giusto che fosse così: i morti non tornano dalla tomba, e lui non sarebbe mai dovuto tornare indietro.
"Non succederà mai più una cosa del genere, te lo giuro. Appena si farà giorno, raggiungeremo il gruppo di superstiti a sud..."
La voce di Mika giunse alle orecchie di Yuu come un rimbombo ovattato: e tu, Mika? Tu che farai?
"Mi stai lasciando indietro ..."mormorò, la consapevolezza che si faceva largo nella sua mente.
"No, non ti sto lascia-..."
" Sì, invece! Pensi che io non sia abbastanza forte per sopportare tutto, vero? Ma ..." Yuu fece appello a tutte le sue forze residue, per puntellarsi sui gomiti, fino a quando non riuscì ad alzarsi in piedi, sorreggendosi al muro.
"Ma ti sbagli."
Il silenzio si fece largo nell'aria viziata.
"Tu non sei un mostro. Sei Mika, e basta ... E il resto non mi importa."
"Mi sono approfittato di te, Yuu Chan! Perché non capisci? Per te è ... è meglio così."
"Non mi interessa ciò che è meglio per me! Una vita senza di te ... non ha senso di essere vis ..." Sentì le gambe, molli come gelatina, cedere ancor prima di poter portare a termine la frase. 
Yuu soffocò un gemito di frustrazione: non poteva, non voleva essere debole. Doveva dimostrare di essere forte, altrimenti Mika se ne sarebbe andato. 
Eppure, il contatto con il pavimento non arrivò: a Yuu ci volle qualche secondo per realizzare che si trovava tra le braccia di Mika, che l'avevano sorretto prontamente.
Sentì le lacrime bruciargli gli occhi ma, stavolta, lasciò che scorressero indisturbate sul viso. 
No, non voleva ... Non poteva perderlo ... 
Nascose il volto sul petto di Mika, il corpo scosso dai singhiozzi.
"Yuu Chan ..."
"Tu n-non puoi ... non puoi lasciarmi di nuovo da solo! Resta con me ..."
Mika sentiva di non riuscire a muovere un muscolo: Yuu, sorretto unicamente dalle sue braccia, teneva il capo poggiato sul suo petto, il corpo tremante, e lui non riusciva a fare nulla. 
Si ritrovò a passargli le dita tra i capelli, a stringerlo più forte, come per impedire che andasse in frantumi.
Era questo ciò che stava accadendo: Yuu si era piegato più e più volte, ed ora si era rotto.
Yuu singhiozzò ancora contro il suo petto, le lacrime che appesantivano il tessuto della maglietta.
Avrebbe potuto ferirlo, avrebbe potuto ucciderlo ... Ma non gli importava più.
Chi riparerà i tuoi pezzi, bambola rotta, se non io? A nessuno piacciono i giocattoli danneggiati.
"Resterò, Yuu Chan", mormorò. 
Yuu alzò il capo, gli occhi stanchi e lucidi spalancati per la sorpresa. Sentì le proprie labbra dischiudersi in un sorriso debole, mentre le palpebre si facevano insopportabilmente pesanti.
Percepì soltanto Mika sollevarlo e posarlo delicatamente sulla brandina, per poi stendersi al suo fianco e coprire entrambi con la coperta sdrucita. 
Due braccia calde a circondarlo, una lieve pressione sulle sue labbra, poi il mondo di Yuu si fece tutto nero.

They say it's what you make, I say it's up to fate,
it's woven in my soul, I need to let you go!
Your eyes, they shine so bright, I want to save their light...
I can't escape this now, unless you show me how!
   
 
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