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Autore: Tabheta    13/11/2016    1 recensioni
Un compleanno da organizzare e una dose fin troppo alta di nonsense, riuscirà Soul Eater Evans a non cadere preda della follia?
Dal testo:
"Cosa avesse fatto per ritrovarsi in quello scenario post apocalittico – o demenziale che dir si voglia, non lo sapeva nemmeno lui, Soul avrebbe voluto semplicemente festeggiare, magari mangiarsi una fetta di torta, e poi rispedire tutti all'inferno da cui erano venuti. Tranne Maka, Satana era a casa propria."
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Soul Eater Evans, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Maka compiva gli anni in un periodo ingrato. A maggio era troppo presto per soffrire il caldo, ma troppo tardi per patire il freddo. Soul, che era un tipo accomodante, preferiva non palesare il suo evidente disappunto per le mezze stagioni. Ogni mattina, quando la sua meister lo svegliava sgradevolmente aprendo la finestra, l'abbraccio congelante con l'aria dell'esterno era sufficiente a guastargli l'umore per il resto del giorno. Ma non poteva lamentarsi, no no, altrimenti sarebbe finito vittima del pessimo carattere di Maka, che lo accusava di essere fin troppo polemico, e non voleva finire di nuovo giù dalla finestra – era la seconda volta che la facevano riparare nel giro di un mese. 
Non troppo intenzionato a pensare alle conseguenze delle sue idee, quella del compleanno della sua partner sarebbe stata in ogni caso l'occasione perfetta per fare baldoria, così decise malauguratamente di chiedere una mano ai suoi compagni.
“Lascia fare a me, sarà una festa memorabile!” Soul non aveva alcun dubbio che, se avesse lasciato fare a Kid, si sarebbe ricordato l'evento fino alla fine dei suoi giorni.
“Ti ho detto che non ho intenzione di invitare più di qualche amico, Kid.”
“Se non ci sono almeno una cinquantina di ospiti non è una vera festa.”
“Secondo te come dovrei far entrare cinquanta persone nel mio salotto?”
Per carità, non avrebbe mai saputo gestire una simile confusione, oltre al fatto che né lui né Maka erano particolarmente tipi da party alla Death The-sono-schifosamente-ricco Kid.
“Almeno permettimi di aiutarti a redigere una lista precisa di tutto il necessario, Liz dice sempre che sono irreprensibile in queste cose.”
“Irresponsabile Kid, irresponsabile.” Suggerì Liz, soffiando sul velo di smalto che aveva appena steso sulle unghie.
“Che ne direste di coinvolgere anche Black*Star?” Chiese con voce penosa Tsubaki, che fin a quel momento non aveva spiccicato una sola parola, troppo impegnata a tenere d'occhio il suo meister. L'assassino correva senza sosta da un lato all’altro del parco giochi di Death City, che era diventato la base della loro riunione segreta mentre Maka era ancora a scuola alle lezioni di potenziamento.
Sentendosi nominare, l'azzurro saltò giù dallo scivolo, piombando proprio sulla scultura di sabbia a cui Patty stava lavorando. Sollevata una nuvola di polvere, si precipitò poi da loro emettendo una cacofonia di urla beduine.
“So io come organizzare una festa davvero big!” Disse tra una risata smodata e l'altra.
Nel frattempo la minore delle Thompson, in cerca di vendetta, rovesciò col secchiello una pioggia di sabbia sulla testa dell'azzurro, innescando una reazione a catena di rappresaglie che li portò a dare inizio ad un duello tra palette brandite come spade e secchielli-scudo.
“Non so se Maka apprezzerebbe.”
In realtà Soul era certo che la sua partner non avrebbe apprezzato nessuna delle sue trovate, ma almeno far finta di ascoltarlo sarebbe servito a tenere buono Black*Star per più di cinque minuti, con somma gioia di Tsubaki. In fondo l'azzurro amava crogiolarsi nell'autocompiacimento. Così, mentre Patty e Black*Star continuarono a terrorizzare i bambini del parchetto con la loro rissa anticonvenzionale, le prime idee cominciarono a prendere forma.

 

*

 

“Spostiamolo verso destra Soul!”
“Alla mia o alla tua?”
“Perché quante destre ci sono?”
Soul odiava Kid per aver affidato a Black*Star il compito di aiutarlo a spostare i mobili del salotto di casa, ed odiava Black*Star perché lo stava costringendo ad auto-convincersi di non trovarlo insopportabile. Era il suo migliore amico, ma la sua utilità si limitava puramente a scopi ricreativi quali risse e partite di basket. Se fosse riuscito a non suicidarsi entro mezzanotte – in tempo per il compleanno di Maka, avrebbe attraversato in pellegrinaggio l'intero deserto di Death City scalzo e senza crema solare che, per lui che era albino, avrebbe significato comunque la morte per stillicidio.
Conveniva con Liz nel definire Kid un irresponsabile. Solo un pazzo avrebbe potuto affidare un compito di tale delicatezza a quell'elefante idrofobo dell'azzurro.
“Secondo te il divano non è troppo vicino alla finestra?”
“L'importante è che non intralci l'illustre sottoscritto!” Disse l'assassino tuonando una risata.
“Facciamo una pausa.” Soul sospirò più rumorosamente del previsto, cercando di non dare a vedere il tremolio isterico nella voce.
Una bella aranciata fresca, anzi no, gelata, era quello che gli ci voleva. Era una brutta persona se sperava che potesse congelare almeno in parte l’irritante entusiasmo dell’azzurro? Voleva conservare ancora un tetto sopra la testa alla fine di quell’edificante esperienza.
“Una veloce – specificò poi, dobbiamo ancora finire di spostare i servizi di porcellana della mamma di Maka e l’argenteria.” E solo Shinigami sapeva quante preghiere gli avrebbe rivolto se avesse fatto in modo d’immobilizzare Black*Star per qualche minuto e lasciare a lui la gestione dell’ingrato compito. Maka lo avrebbe ucciso, spellato, diseredato, se fosse successo qualcosa a quelle reliquie. 
“Tranquillo Soul, ci ho già pensato io, possiamo anche sbracarci.” Esclamò l'amico dandogli un’energica pacca sulla spalla, che per Soul ebbe l’effetto di una pubblica esecuzione in piazza con tanto di filmino commemorativo sulla sua breve e quanto mai sventurata esistenza. Prima di digerire completamente l’affermazione dell’azzurro, che poteva avere a potenza un che di positivo, cioè, magari Black*Star aveva effettivamente pensato prima di lui a concludere il lavoro, quindi non c’era bisogno che si preoccupasse visto che l’assassino aveva ben chiaro in mente come procedere! Ma che diavolo andava pensando, era ovvio che aveva combinato un disastro di proporzioni bibliche e lui era morto, morto, morto.
“Ah sì?” Soffiò con il suo ultimo sospiro da vivo.
“Eh già, è tutto dentro i cartoni che ci ha dato Kid.”
“Quelli rivestiti con la carta di giornale?”
“Quelli rivestiti con la carta di giornale.”
Fu come tornare a respirare. Il desiderio di bersi un qualcosa di fresco stava diventando impellente, anche perché il pericolo di una morte prematura gli aveva prosciugato tutte le forze vitali. In fondo potevano rilassarsi per cinque minuti no? Poi avrebbe controllato l’effettivo operato del suo sgangherato compagno di traslochi che nel frattempo, biascicando frasi inconcludenti di auto-approvazione, si era andato a sedere sul divano in salotto.
Rimediati due bicchieri di plastica e del ghiaccio dal congelatore, Soul si apprestò a riempirli dell’agognata bevanda quando, nell’aprire il frigorifero, si rese conto di un dato affatto trascurabile.
“Black*Star hai svuotato anche il frigorifero?”
“Certo e anche tutte le mensole e gli stipi. Ovviamente ho messo tutto nei cartoni rivestiti con la carta di giornale, con chi pensi di parlare? Sono un professionista io.”
La sua risata gli faceva venire da piangere o da strozzarlo con le corde del piano, ancora non riusciva a decifrare bene il suo stato d’animo. Sospirare e prendersi la testa fra le mani era così poco cool.

 

*

 

La casa era in ordine, le bevande erano in fresco, il ragazzo delle consegne con la torta stava per arrivare, tutto sembrava perfetto. Se non fosse stato per il baccano infernale che regnava nel suo salotto.
“Soltanto tu puoi essere tanto stupido da svuotare un’intera cucina!”
“Non è colpa mia se Soul non si sa spiegare!”
“Sorellona io ho faaame!”
“Ma dov’è finita Tsubaki?”
Calmo, doveva stare calmo, adesso andava di là, finiva di sistemare i palloncini e quando sarebbe tornato quel guazzabuglio di urla sarebbe finalmente sparito. Cosa avesse fatto per ritrovarsi in quello scenario post apocalittico – o demenziale che dir si voglia, non lo sapeva nemmeno lui, Soul avrebbe voluto semplicemente festeggiare, magari mangiarsi una fetta di torta, e poi rispedire tutti all’inferno da cui erano venuti. Tranne Maka, Satana era a casa propria.
L’ingresso, ancora privo di decorazioni, era l’unico luogo che non fosse ancora stato tempestato di coriandoli o festoni, che Tsubaki si era premurata personalmente di ritagliare. I palloncini poi, curati nientepopodimeno che dal terzetto di Kid, avrebbero dovuto essere il coronamento dell’addobbo, ma non riusciva a spiegarsi il perché avessero scelto una forma tanto elaborata. Patty, che nel frattempo lo aveva raggiunto stufa di sentire le diatribe dei compagni, lo illuminò prontamente in merito alla faccenda.
“Kiddo-kun ha detto che solo con questi palloncini era sicuro di ottenere la perfezione!”
“Sì, ma perché a forma di anime?”
“Perché sono anime.”
Ricapitolando, non solo Kid lo aveva relegato a balia di Black*Star per mezzo pomeriggio, ma gli aveva anche riempito la casa di uova di Kishin, che era più o meno l’equivalente di seppellirgli mine inesplose in giardino.
“Kid mi ha raccomandato di rimetterle tutte a posto nel caricatore a fine della festa, quindi non c’è pericolo!” Aggiunse gioviale Patty.
Soul, con tutto l’autocontrollo di cui era capace, cercò di mantenere un sorriso stoico, ma per quanto si sforzasse diventava sempre più simile alla perenne smorfia sul viso del professor Sid.
Sarebbe andato tutto bene anzi, andava tutto bene, si ripeteva nella mente come un mantra. Sarebbe morto come asceta oppure avrebbe preso a bastonate chiunque gli si fosse parato davanti fino all’arrivo di Maka – che poi avrebbe potuto assumere quel compito al posto suo.
“Soul, Tsubaki è rimasta chiusa accidentalmente in bagno, hai tu la chiave?” Lo informò Kid entrando in sala con tutta la pacatezza possibile, inconsapevole che il fragile filo della razionalità di Soul Eater Evans si era fracassato in un milione di pezzettini.
“Certo, adesso la cerco.” Disse Soul con un sorriso isterico stampato in faccia.
“Che cosa stai facendo alle tende? Le hai storte…”
“Ops non è qui, forse dovrei cominciare a spostare quella fila di sedie così perfettamente allineata per vedere se è caduta lì sotto…”
“No fermati! Pietà!”
“Dovevate pensarci prima!” Esclamò in un’accusa universale contro tutto il genere umano e non raccolto a casa sua.
In un inconsulto gesto di disperazione Kid saltò addosso a Soul. L’albino, impossibilitato a muoversi, continuò la sua vendetta tirando e strappando tutto ciò che gli capitava a tiro, mentre lo Shinigami, in piena crisi esistenziale, singhiozzava ed urlava. Patty osservava tutta la scena comodamente seduta sul divano, ridendo e spassandosela nemmeno fosse stata al cinema, ignorando le richieste d'aiuto di Liz che cercava invano di far uscire Tsubaki dal bagno. Il timore che la situazione potesse precipitare ulteriormente divenne certezza quando Black*Star le diede la sua parola di tirarla fuori anche a costo di sfondare la porta – la lunga rincorsa che stava prendendo sarebbe servita di certo a cementificare la promessa.
In quel momento disperato la porta bussò. Il silenzio tornò padrone nell’appartamento ed un sentimento di orrore misto a paura si dipinse sui volti dei presenti. Non l’avrebbero passata liscia, nessuno di loro, Maka li avrebbe pestati uno per uno tranne forse Tsubaki, se continuava a rimanere chiusa in bagno. Più la porta si apriva, più Soul si malediceva per non averla chiusa a chiave. Una macabra sequenza di gocce di sudore gli attraversò la fronte, era consapevole che quello per cui sarebbe finita peggio era proprio lui.
“Sorpresa?” Urlarono in coro, guardandosi spauriti in faccia a vicenda.
“Ragazzi sono venticinque dollari, ve la posso lasciare in cucina la torta?”

*


Angoletto scemo: Mi vergogno di aver prodotto un qualcosa di così demenziale dopo millemila secoli, ma non ci posso fare niente, i ragazzi mi ispirano troppo nonsense mi dispiace soprattutto per te Soul... Non tempestatemi di librate, posso spiegare! E' tutta colpa dell'assenza di Maka che disciplina il gruppo .-.
Se vi ha fatto sorridere almeno un po' lasciatemi la vostra opinione e qualche caramella <3

  
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