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Autore: Novelist Nemesi    15/05/2009    0 recensioni
Dopo L e Hayley mi cimento con una storia su Mello. Ambientata in Germania. Qui tratto la mia visione della sua infanzia, e spero che vi piaccia. Non abbiate paura di lasciare recensioni e consigli su come migliorarmi! Grazie di cuore!
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Troppe domande si affollavano nella sua testa: tanto per cominciare, perché Milhel non si era fatto sentire per tutto quel tempo? Cosa doveva scoprire lui del padre? E perché non potevano più scriversi?
Stava succedendo qualcosa a suo fratello, poco ma sicuro. Doveva scoprirlo quanto prima.
Ma che poteva fare lui, a soli dieci anni?
-Bentornato, papà-
-Ciao, Mihael-
Il solito silenzio a cena, una cosa a cui Mello si era ormai abituato. Eppure quella sera doveva fare un eccezione.
-Papà… Perché lavori così tanto?-
-E’ un lavoro complicato e che occupa molto tempo, Mihael-
-Ed è bello?-
-Lo capirai quando sarai più grande, Mihael. È complicato da spiegare-
I giorni passavano ma niente di nuovo: suo padre si ostinava a non parlare e le lettere di Milhel non arrivavano, come era stato detto. Sennonché un giorno accadde che per la città si sentivano le sirene della polizia.
-Che succede?-
-Hanno arrestato il padre di uno della nostra classe-
-Come mai?-
-Sembra che abbia ucciso una persona durante una rapina-
A casa si parlò proprio di quell’arresto.
E suo padre sembrava indifferente.
Forse Milhel aveva preso un granchio.
Però doveva vincere il gioco. E a proposito di quello…
-Papà, perdere un gioco è così umiliante?-
Suo padre approfittò del fatto che mangiava per stare un po’ in silenzio. Poi disse –Dipende da che tipo di gioco è. Dipende da cosa c’è in palio. Perdere può anche servire per migliorarsi, ma non devi permettere di farti battere troppo spesso. Le volte che perdi devono servirti da lezione-
-Quindi… E’ umiliante per te che i comunisti hanno… Rovinato il lavoro?-
Suo padre lo squadrò da capo a piedi, con un’aria fin troppo seria. Mello ebbe paura di un ceffone.
-Vado a dormire- disse invece l’uomo dopo aver posato la forchetta –Non disturbarmi-
Una cosa che Mello non capiva era come faceva ad aggiornare il fratello dei comportamenti di suo padre. C’era qualcosa in cui lui, per un motivo o per un altro, era escluso. Come faceva a fare l’ometto se era escluso nelle cose da grandi?
Piuttosto, ripensava a quell’arresto: il padre di quel ragazzino aveva tentato di rapinare una signora molto ricca. Sembrava che ormai fosse finito in bancarotta e, disperato, ha compiuto quel gesto estremo. Chissà se anche suo padre sarebbe arrivato a quel punto.
Diciamo che la risposta la ebbe il giorno dopo, il piccolo Mello. Leggermente diversa, però.
-Papà, farai tardi al lavoro-
Bussava, ma niente.
-Papà, io apro- disse, mentre girava lentamente la maniglia.
Le voci che giravano erano sempre le stesse: povero piccolo, è rimasto solo a soli dieci anni, che modo orribile, che padre degenere, eccetera eccetera.
Si era tagliato la gola, lenzuola sporche di sangue, nessuna lettera e nessun saluto per suo figlio. Niente segno di scasso e la porta non era chiusa a chiave. Che fosse suicidio, insomma, non c’erano dubbi.
Il movente invece era ancora da scoprire.
-Allora, Mihael Keehl… Nato a Berlino il 13 dicembre 1989…- diceva il poliziotto, dettandosi le cose da scrivere –Metti una firma qui, per favore… Bene, possiamo iniziare. Allora, dimmi tutto-
Mello aveva lo sguardo vuoto, apparentemente tranquillo. Il tono della voce piatto –Io non credo che mio padre si sia suicidato-
-Mihael, so che è incredibile, ma a volte la gente compie questi gesti…-
-Sarebbe stata una sconfitta per lui morir così. Non può essere-
-Mihael, ce ne occuperemo noi. Tu non puoi fare niente, sei troppo piccolo-
I nervi cominciavano a pulsare. Per quanto tempo sarebbe stato troppo piccolo?
-Piuttosto, dobbiamo trovarti una sistemazione. E abbiamo trovato il posto che fa per te. Dovrai fare un bel viaggio, ma non credo ci saranno problemi. Hai qualche richiesta particolare?-
Mello ci pensò su un attimo –Vorrei del cioccolato al latte-
Sembrava indifferente all’uomo anziano che sedeva accanto a lui, nella macchina lussuosa. Guardava il finestrino, mangiando una barretta di cioccolato. Ultimamente la mangiava spesso, si rese conto, forse come un attaccamento a casa.
-Mihael Keehl…- disse il signore –Sarai un po’ disorientato all’inizio, ma non ti devi preoccupare. Ci sono bambini dotati del tuo stesso cervello, e avrai una stanza tutta per te. Se c’è qualche richiesta particolare, dimmelo pure-
Basto guardarlo un secondo per capire. Il signore sospirò –Immagino tu voglia della cioccolata, vero?-
-Grazie- rispose semplicemente Mello tornando a guardare il finestrino
-Un’ultima cosa. All’interno dell’orfanotrofio usiamo tutti nomi falsi, per la nostra incolumità. Io sono Watari, ma ovviamente è falso come nome. Se vuoi usare uno pseudonimo che ti piace, dimmelo pure e farò in modo che tutti ti chiamino così-
-Un nome in codice?-
-Sì, esatto-
Non aveva dubbi –Mello… Voglio essere chiamato Mello-
Nonostante poteva gustarsi cioccolata tutti i giorni, e nonostante fosse uno dei bambini coi voti più alti, Mello sentiva che gli mancava qualcosa. O qualcuno.

Caro Maker,
stavolta sarò io a non dirti dove mi hanno portato, ma è un posto niente male, lontano da Berlino. Non sono riuscito a scoprire cosa faceva papà, è morto prima che potessi ricavarne qualcosa: dunque che si fa? Inoltre non posso partecipare al gioco se tu non mi indichi qualcosa. Fammi sapere.

La risposta, contrariamente a quel che pensava Mello, arrivò pochi giorni dopo.

Mello,
ti avevo detto di non farti sentire per nessuna ragione. Mandarci lettere in questo modo è rischioso. Non ti preoccupare, ho scoperto io cosa faceva papà, e per fortuna tu non sei stato coinvolto. Ho solo una richiesta da farti: non tornare in Germania. Resta dove sei.
P.S.: Mischa è uscita dall’ospedale e sta meglio.

Il resto del testo non si capiva bene. Come se avesse fretta di concludere. Leggeva una o, e una cosa simile a una r, ma non capiva bene, sembravano scarabocchi.
Cosa stava succedendo?
E se Milhel fosse stato… Ucciso?
Era in pericolo?

Grazie mille per i commenti ^^ Comunque per il nome di Mischa: Mischa in russo significa orsacchiotto. Ho pensato che tenendo la c fosse più simile a un nome che darebbero in Germania. Cioè, non mi immagino Mischa in Germania scritto senza c. Volevo cercare di essere verosimile coi nomi.
  
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