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Autore: Botu    14/11/2016    0 recensioni
Sono passati circa cinquantamila anni dalla venuta dell'Albero della vita e Kezef il Distruttore ha attaccato con la sua armata di divoratori -esseri creati dalla diretta emanazione della sua anima oscura- i Cinque Regni, la più grande popolazione di Uomini del mondo, trascinandoli in una guerra che ha già mietuto migliaia di vittime e che molte ancora ne chiama a sé.
Ad opporsi alle forze del Distruttore si trovano l'Esercito dei Cinque Regni, per la prima volta alleati dopo secoli di faide, e l'Ordine delle Ombre, una setta di formidabili guerrieri votati a mantenere la pace nei Cinque Regni seguendo le vie dell'Albero della Vita, un culto millenario ereditato dalle ormai scomparse ninfe.
In questo mondo in guerra si snodano le vite di Silas Jenkins e dei gemelli Jessie e Marco Einsof, tre giovani Ombre che si ritroveranno a ricoprire un ruolo inaspettatamente centrale nella lotta al Distruttore in un'avventura che sconvolgerà completamente le loro vite.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Mamma! Papà! Dove siete?»
Per quanto 
Silas urlasse a squarciagola, non giungeva alcuna risposta.

Era di nuovo bambino e si trovava in mezzo ad un bosco, un indistinguibile ammasso di vegetazione identico a se stesso in ogni direzione.
Correva in quella selva da ore ormai e non sapeva come ci fosse arrivato e, tanto meno, come uscirne.
Ricordava solo che un attimo prima era a tavola coi suoi genitori e 
Hani, suo fratello, e che un attimo dopo tutto era stato inghiottito dalla vegetazione.
Silas chiuse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime.
«Voglio tornare a casa...»
il bambino si rannicchiò a terra e calde lacrime gli 
rigarono le guance bagnando il terreno sotto di lui.
Improvvisamente una folata di vento investì 
Silas, che aprì gli occhi, sorpreso.
Non era più in mezzo al bosco ma sopra di esso e stava volando ad una decina di metri dalle alte fronde.
In lontananza, una calda luce ambrata rischiarava l'orizzonte.
Il bambino si ritrovò a volare verso quella luce e la gioia gli colmò il cuore: probabilmente quella luce proveniva da una città e lì avrebbe potuto chiedere aiuto! 

Quando, però, giunse in prossimità di quel bagliore, la gioia lasciò il posto ad un cieco e sconfinato terrore: quella luce proveniva dal suo villaggio divorato dalle fiamme.
Alla luce del fuoco facevano da sottofondo le urla delle vittime; uomini, donne e bambini, nessuno riusciva a salvarsi dalla furia delle fiamme.
Dal fumo che si sollevava dal rogo emersero tre volti.
Erano indistinti e mutavano ad ogni secondo ma 
Silas seppe subito che quei volti erano quelli dei suoi cari, le facce deformate dal dolore e dall'odio.
«Perché? Perché ci hai lasciati morire?»
A queste parole i tre visi iniziarono ad avvizzire come se le ossa del cranio 
assorbissero la pelle. In una manciata di secondi nel fumo si poterono distinguere solo tre teschi che, però, non avevano smesso di trasudare un dolore sconfinato.
«Ci hai uccisi tu! 
Silaaas!».

Il giovane si svegliò di scatto, le urla dei suoi cari che ancora gli rimbombavano nelle orecchie.
Erano passate quattro ore dell'assassinio di Klema Ifor e Silas, Jessie e Marco si erano accampati poco fuori Irkfas dentro all'insenatura tra due enormi massi nella palude fuori città. La pioggia aveva smesso di cadere da da una ventina di minuti, appena prima dell'alba. Silas fu il primo dei tre a svegliarsi, come sempre.

"Mamma...Papà...Hani..."

Il piccolo fuoco che Marco aveva acceso per scaldarli durante la notte si era ridotto ad un cumulo indistinto di cenere e ora non produceva alcun calore.
I gemelli dormivano come al solito vicini, schiena contro schiena come da bambini e coperti dai loro soprabiti.

Conosceva i suoi compagni sin da che erano bambini, sin dal giorno in cui si erano conosciuti all'orfanotrofio dodici anni prima.
Erano tutti e tre appena dei bambini, Silas di otto e i gemelli di sette anni, lasciati al loro destino da una sfortunata serie di eventi.
Silas era sempre rimasto in disparte, chiuso nel suo dolore e desideroso solo di escludere il resto del mondo dal suo universo personale; tuttavia, aveva sempre avuto uno spiccato senso della giustizia e non aveva saputo trattenersi quando aveva visto Gonar, uno dei ragazzi più grandi, prendere a pugni Marco mentre sua sorella lo guardava piangendo.
Il ragazzo era saltato addosso a Gonar e aveva colpito, morso e graffiato fino a far scappare a gambe levate il ragazzo più grande.
Per lui la faccenda sarebbe finita così, se i gemelli non gli si fossero appiccicati addosso desiderosi di ricambiare il favore. Subito Silas li aveva semplicemente ignorati ma, col tempo, iniziò a provare simpatia e infine affetto per quei due e da allora furono inseparabili. Almeno fino all'arrivo dei divoratori.

«Come sempre perso nei tuoi pensieri»
Marco prese un pezzo di legno umido e lo lanciò tra le ceneri, allungò una mano e il ceppo si accese malgrado fosse bagnato.
«Pensavo a quando da bambini Gonar ti stava spaccando la faccia e io ti ho salvato»
«Già...»
Il ragazzo si passò una mano tra la folta chioma bionda
«Tutte le donne dei Cinque Regni ti ringraziano per aver salvato questo capolavoro»
fece un gesto ad indicare il proprio volto.
«Ah sì?»
Silas rise di gusto e si alzò in piedi, recuperò da terra il soprabito e la spada e si avviò verso la vegetazione all'esterno.
Appena fu all'aperto, si voltò verso l'amico.
«Hey, bel faccino, sveglia Jessie, sarà il caso di metterci in cammino.»
disse prima di addentrarsi nella palude.

Camminò per un paio di minuti, abbastanza da nascondersi alla vista dei due compagni.
Appena fu solo sguainò la propria spada, chiuse gli occhi e iniziò a menare fendenti.
Roteava su se stesso muovendo la lama con gesti precisi e misurati in una danza elegante quanto potenzialmente letale.

Silas faceva questo rituale ogni mattina: appena sveglio si isolava dal mondo e allenava le proprie capacità di guerriero simulando combattimenti contro i nemici più svariati per almeno mezz'ora.
Aveva preso questa abitudine dal proprio maestro, Beri Hammongs, quando una mattina si era svegliato prima e lo aveva sorpreso a combattere da solo nel giardino sul retro della casa in cui vivevano; quando gli aveva chiesto spiegazioni, Beri lo aveva liquidato con un semplice «Impicciati degli affari tuoi, ragazzino.» Silas, però, iniziò a svegliarsi prima ogni mattina per imitare il proprio maestro.

L'Ombra menò un ultimo fendente con cui abbatté un piccolo albero, roteò la spada e la rimise nel fodero fissato sulla schiena.
Il ragazzo chiuse gli occhi per un istante e respirò profondamente; era così che si manipolava il Flusso: bisognava concentrarsi sul mondo attorno a sé, sulla vita che scorre anche nel più piccolo filo d'erba. Si doveva annullare se stessi ed entrare a far parte di ciò che di solito percepiamo come estraneo.
Subito è una delle cose più difficili che ci siano ma, appena si riesce a comprendere davvero il fulcro di ciò che è il Flusso, si è in grado di utilizzarlo per diventare più forti, più veloci, più agili, si possono persino manipolare gli elementi naturali.
Era un'arte risalente a prima della guerra tra uomini e ninfe e che solo pochi erano in grado di esercitare.
Le Ombre erano tra questi.

Silas aprì lentamente gli occhi, si mise in guardia e, d'improvviso, scagliò un pugno davanti a sé; tutta l'aria attorno al ragazzo si mosse improvvisamente in un vento terribilmente impetuoso che colpì un robusto albero a qualche metro di distanza e lo sradicò. Il tronco si abbatté al suolo con violenza in una pioggia di schegge. L'Ombra sorrise, fiero della propria forza e tornò verso il rifugio.

Quando arrivò alla piccola grotta, Silas trovò Jessie e Marco seduti vicino al fuoco a mangiare un po' di carne secca appena arrostita.

«Colazione?»
Jessie porse all'amico una striscia di carne fumante e dall'aria deliziosa.
«Volentieri»
Silas prese la carne ed iniziò a mangiarla in piedi.
«Siete pronti?»
chiese con la bocca piena.
I gemelli si alzarono compiendo movimenti identici, come accadeva molto spesso.
«Certo, torniamo a casa.»
disse Marco.

I tre membri dell'Ordine si addentrarono nella palude silenziosi come sempre e diretti a nord, verso Asyia.
Diretti verso casa.

   
 
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