Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Akimi    14/11/2016    5 recensioni
[Levi x Hanji] |Fanfiction partecipante al contest “Truth or dare? Love is in the air” indetto da Sethmentecontorta sul forum di EFP”.
1508 - Repubblica di Firenze.
"«Forse ci sono dei familiari che li cercano e se sapessero che sto sventrando i loro figli in questo modo.»
Alle volte pare parlare senza un'apparente metodo logico, si dispiace per persone che non conosce e capita, seppur raramente, che neanche "per il bene della scienza" sia una giustificazione per non sentirsi attaccata dai rimorsi.
«Lo abbiamo mandato al patibolo perché era un lurido maiale.»"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: _Akimi
Titolo: Beatus in diversitate
Fandom: Shingeki no Kyojin
Pacchetto: pacchetto Ω, verità
Introduzione: Hanji è una donna votata alla scienza, Levi, invece, un soldato della Repubblica fiorentina.
I cadaveri che quest'ultimo le procura sono diventati ormai una scusa per conoscerla, eppure, anche dopo anni, Hanji riesce ancora a serbargli delle sorprese.
Beatus in diversitate = Beati/felici nella diversità; il latino era una delle lingue ufficiali della Repubblica.
La data 1508 è legata a Leonardo da Vinci poiché da quel momento iniziò a fare autopsie, studiando l'anatomia umana.

 
Beatus in diversitate

{1508 – Repubblica di Firenze}
 
Hanji lavora solo per sé stessa, ovvero che non vi è nessun uomo capace di comandarla – e tra le tante altre cose, è solo fedele alla scienza e in essa opera tutte le volte in cui si ritrova nascosta nella sua casa.
Ogni giorno, infatti, si tiene occupata con i cadaveri che giungono a lei clandestinamente, corpi di persone che nemmeno conosce e alle quali, sino a quel momento, non aveva riservato neppure un po' di pietà.
L'uomo che glieli procura è Levi, un soldato di ronda in città durante la notte ed è l'unico essere di genere maschile capace di far palpitare il cuore di Hanji più del solito.
Non fraintendete – Hanji Zoe è una studiosa, gli unici uomini che ha mai potuto osservare da vicino – senza abiti per giunta – sono quelli distesi sui suoi banchi di lavoro, vittime di incisioni e dissezioni, al fine di rivelare nuovi misteri della Medicina.
Così, Levi non è il soggetto del suo reale interesse, anche se, negli ultimi anni, intercorre tra di loro un rapporto poco comprensibile da altri.

Quel giorno, più dei precedenti, Hanji pare ancora più folle agli occhi di Levi; si fa piccola sulla sedia, tra le mani tiene i propri strumenti sporchi di sangue e le sue iridi riflettono gli organi estratti e accuratamente conservati davanti a sé.
«Alle volte non dovremmo sentirci in colpa?»
La donna comincia a parlare e Levi non la interrompe, rimanendo a braccia conserte nella penombra della stanza.
«Forse ci sono dei familiari che li cercano e se sapessero che sto sventrando i loro figli in questo modo.»
Alle volte pare parlare senza un'apparente metodo logico, si dispiace per persone che non conosce e capita, seppur raramente, che neanche "per il bene della scienza" sia una giustificazione per non sentirsi attaccata dai rimorsi.
«Lo abbiamo mandato al patibolo perché era un lurido maiale.»
Levi avanza di qualche passo e sospira perché non è mai stato bravo a motivare gli altri; sul suo volto è dipinta un'espressione neutra, non perché sia disinteressato alle preoccupazioni di Hanji, ma poiché non prova nessuna compassione per l'uomo che è stato giustiziato.
«Ha violentato una donna e c'erano dei testimoni.»
Hanji non reagisce alla notizia, non trova corretto abituarsi a tali barbarie, ma il mondo in cui vivono è violento, opportunista e per questo si fida di Levi e del lavoro che gli spetta.

«La vita è rara, Hanji.» La donna si volta verso di lui e lo guarda con una vena di curiosità; non lo ha mai sentito parlare in quel modo, sa che è un uomo riflessivo, ma i suoi pensieri rimangono inespressi nella sua mente nella maggior parte dei casi.
«E individui come questo non vivono, esistono solamente.»
Levi conosce molte persone che sono solo passivi spettatori delle vite o gente violenta che attende un sciocco momento di gloria per comandare l'esistenza altrui; Hanji non rientra tra queste e, seppur stravagante e con poca cura di sé, Levi segretamente continua ad ammirarla.

«Dovrei sposarti per questo, lo sai?»
Hanji sembra scherzare, ma in cuor suo già si domanda se esista un'altra donna adatta al moro al di fuori di lei; non vuole peccare di egocentrismo, ma lei ne è consapevole – non potrebbe trovare nessun altro capace di comprenderla e di sopportarla come Levi.
Sono strambi e, nonostante il loro non si possa chiamare un Amore ordinario, trovano tutto ciò di cui hanno bisogno l'uno nella compagnia dell'altra.
Niente parole gentili, corteggiamenti formali o motivi per cui nascondere i propri difetti, sono fatti così e semplicemente si accettano.
«Non vorrei trovarmi tra le tue grinfie nemmeno da morto.»
«I morti non parlano e poi, il tuo cadavere è l'unica eredità che potresti lasciarmi.»
Hanji sorride, la sua è un'affermazione piuttosto inquietante, ma Levi – nonostante tutto – legge nelle parole un sentimento che riconferma le sue convinzioni: Hanji è diversa, vive a modo suo e questa è l'unica cosa che per lui conta.
  
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