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Autore: mxrlynians    14/11/2016    1 recensioni
Sappiamo quanto il nostro Merlin sia impacciato, debole e fragile, in un certo senso, ma, non stante tutto Arthur lo supporta, e lo farà sempre.
Detto questo, vi lascio a questa raccolta!
ATTENZIONE!
Hurt! Merlin!
&
Protective! Arthur!
(“Cose molto dolci” penso)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Capitolo 1
“Febbre”

“Buon giorno Sire!” Un rumore sordo di argenteria riempì la stanza reale, “abbiamo una giornata fitta di impegni, quindi, si alzi!” Le tende vennero brutalmente aperte, e un fascio di luce colpì in pieno Arthur, che scattò a sedere.                                                                                    
Si guardò in torno, non trovando però il sorriso del suo valletto a dargli il buongiorno.

“Dov’è Merlin?” chiese secco.                                                                            

L’uomo accanto al letto chinò la testa, “il vostro servo, non è entrato in servizio quest’oggi, e il Medico di Corte, mi ha chiesto di riferirle che Merlin è malato”

Arthur strinse gli occhi, “Aspetta… George giusto?”

“Questo è il mio nome Sire” chinò ancora la testa, e dopo averla rialzata posò un fazzoletto sotto il mento di Arthur, “vogliamo cominciare con la colazione?”.                                
La voce del sevo si spense quando il reale scese dal letto e infilò gli stivali, andò dietro al paravento e si mise la camicia rossa, “vuoi darmi una mano George?”.                         

Il servo scattò al richiamo, e aiutò il re ad indossare la camicia.                                                   
Dopo aver terminato, con passo veloce si diresse verso la porta, e alla domanda dove stesse andando il biondo rispose; “Devo buttare giù dal letto, quell’ragazzo che chiamo valletto!”.

***

 “Merlin!” Arthur urlò sbattendo la porta delle camere di Gaius. Si guardò in torno cercando il vecchio, dopo vari minuti di ricerca constatò con era all’interno della stanza.                                                                                                                                                
Fece un passo, e chiuse dietro di sé la porta, attraversò la camera, salì le scale che portavano alla stanza del servo.     

“Merlin?” Arthur aprì la porta, e mise dentro la testa per vedere il suo servo sdraiato sul letto, gli occhi chiusi e il respiro affannoso.                                                                                 
Un sentimento di preoccupazione prese piede nel suo cuore, entrò nella stanza e si avvicinò al capezzale dell’amico.                                                    
 I capelli neri, di solito spettinati e in disordine, erano attaccati alla fronte da una patina di sudore, il pallore ero esteso su tutto il corpo, ma le guance erano rosse come le ciliegie in estate, il corpo scosso da brividi, anche se era coperta da tre coperte, e se era estate.

Arthur sospirò. Era sempre tenuto all’oscuro di cosa faceva Merlin quando non era in servizio, e questo lo spaventava.

Metti una mano sulla sua fronte, così saprai quanto è alta la febbre. Gli sussurrò una vocina, avvicinò la mano alla fronte di Merlin, ma si fermò.                                                     
E se si fosse svegliato?                                                                                                  
Cosa avrebbe pensato!?                                                                                                                        
Ma che ti importa!? È tuo amico maledizione! La vocina assunse un tono arrabbiato e Arthur si sentì abbastanza in colpa per quello che aveva pensato. La sua mano si posò sulla fronte sudata di Merlin, e la sentì calda.

“Idiota” mormorò, sospirò e uscì dalla stanza, si precipitò nella stanza principale.                  
 Cercò freneticamente un panno e un secchio, lì trovò dopo vari minuti, sotto al sotto scala, riempì il secchio con dell’acqua fresca e lo portò al piano di sopra.                                   
Si sedette sulla sedia, e intinse il panno nel liquido, lo strizzò e lo posò gentilmente sulla fronte del corvino.

Nonostante la situazione, Arthur sorrise fra sé. Anche se non lo avrebbe mai dichiarato ad alta voce, era affezionato a Merlin. Sì, ero un servo abbastanza incompetente, il suo sarcasmo era pietoso, ma c’era qualcosa in Merlin, che Arthur non aveva mai visto in nessun’altro servo, e persino persona. Era gentile, sincero, e leale, una lealtà che ad Arthur faceva paura.                                                                                   
Una goccia d’acqua scese per tutto il collo di Merlin, rabbrividì e con fatica aprì gli occhi.

“A’thur?” sussurrò con voce roca, “che ci fai qui?”.

Il principe sorrise, “secondo te, perché sono qui?”.

Merlin chiuse gli occhi e mormorò, “per dirmi… di tornare a lavorare…”

“No, Idiota” sorrise, mise apposto il panno sulla fronte di Merlin che gemette piano, “sono qui per assicurarmi che tu non muoia, prima devi lucidare la mia armatura e affilare la mia spada” ricordò.

“Almeno ci stai provando…” sussurrò, “ho freddo”.

“È la febbre Merlin, devi solo riposare” prese le coperte e le tirò più vicino a lui, con le dita sfiorò il collo del valletto, che sospirò.

“Che c’è?” Chiese allarmato quando vide che il petto del ragazzo scendere lentamente, troppo per i suoi gusti.

“Hai le mani calde…” borbottò “e io ho freddo”.

Arthur sorrise e prese il panno dalla fronte dell’altro, “è la febbre a parlare, in meno di pochi giorni ricomincerai a dire stupidate su stupidate, ci scommetto dieci monete d’oro” lo ritinse nel secchio, e lo posò ancora sulla fronte di Merlin.

“Normale…mmm…” gli occhi di Merlin lottavano per rimane aperti, lanciò un ultimo sguardo, quasi per accertarsi che Arthur fosse ancora lì.                                            
Sorrise e si addormentò.

Riposa amico mio, ne hai bisogno pensò, passò una mano sulla guancia del ragazzo, e sorrise. Il petto di Merlin si muoveva in modo lento e regolare, segno che era profondamente addormentato, per un primo momento si sentì a disagio, ma poi prese coraggio, posò le sue labbra su quelle del corvino.

Un bacio lento, scandito dal tumulto dei cuori di entrambi.                                                             
Arthur alzò la testa, e si staccò dalle labbra di Merlin, sorrise.                                                            
Si appoggiò contro lo schienale della sedia, e fissò il mago, per una buona mezz’ora.                                                                                                                                         

Dopo tutto, lui era il re, no?

***

Quando le palpebre di Merlin si aprirono, la testa non gli faceva male come nelle ore precedenti. Poteva tenere gli occhi aperti senza paura di perderli per la troppa luce.                                                                                                                                                 
Si mise a sedere, un asciugamano cadde sulle sue ginocchia, lo guardò per qualche minuto confuso, chi lo aveva messo lì?                                                                                   
Improvvisamente sentì un leggero russare, si voltò verso il rumore, per vedere Arthur addormentato, con la testa fra le braccia sul materasso del corvino.

Un secchio pieno d’acqua era appoggiato al comodino, su cui erano riposti una pila di asciugamani, piegati e asciutti.                                                                                                          
I ricordi ritornarono fievoli, come un corso d’acqua cristallina, che bagna un terreno arido. Merlin si spostò, attento a non svegliare Arthur, e gli posò una leggera coperta sulle spalle.

“Testa a fagiolo” sussurrò con affetto, incrociando le gambe.

Dopo tutto, al re importava di lui.

   
 
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