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Autore: Jade Tisdale    14/11/2016    1 recensioni
«Sara!»
La diretta interessata si voltò, deglutendo sommessamente.
«Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami più.»
Sara serrò la mascella, cercando di nascondere il fatto che le tremassero le labbra. «Non posso farlo» sussurrò.
Nyssa la guardò tristemente, le lacrime pronte a cadere. «Allora non andare» soffiò a sua volta.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nyssa al Ghul, Sara Lance
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Don’t let me go

 

Oh, won’t you stay with me?
'Cause you’re all I need
Sam Smith - Stay with Me

 

 

 

 

 

Sara attraversò il corridoio buio con un groppo in gola, fermandosi davanti a una grande porta in legno senza alcun numero inciso sopra. Era quasi sul punto di bussare, ma bloccò il pugno a mezz’aria prima di arrivare toccare il legno.
Non era pronta.
Fece un passo indietro, analizzando lo specchio appeso al muro alla sua sinistra. Era impolverato, ma riusciva a scorgere benissimo il proprio riflesso. Era bella e in salute, ma le mancava ancora una cosa per potersi riappropriare definitivamente della propria anima dopo quanto avvenuto con Constantine mesi prima.
Si preparò a bussare di nuovo e, seppur esitante, riuscì a tirare fuori tutto il coraggio che aveva in corpo. Le bastò battere con le nocche sul legno tre volte per essere sentita; alla quarta la porta si spalancò e il respiro le venne a mancare.
«Che cosa ci fai qui?»
Sara si irrigidì, dischiudendo appena le labbra per dire qualcosa, ma prima che potesse riuscirci Nyssa la trascinò all’interno dell’appartamento e chiuse la porta a chiave dietro di sé.
«Come mi hai trovata?» chiese poi, voltandosi di scatto verso la bionda.
«Mio padre…» Nyssa fece un cenno con la testa. Non serviva che Sara finisse la frase, perché aveva già capito.
White Canary si infilò le mani nelle tasche della giacca di pelle, a disagio. Sapeva che sarebbe stata dura avere una conversazione tranquilla con Nyssa, ma non si aspettava un tono così brusco da parte sua. Da come le si era rivolta sembrava quasi che la odiasse.
«Che cosa ci fai qui?» domandò la mora per la seconda volta, impaziente. Tuttavia, quando capì che Sara non le avrebbe risposto, si avvicinò alla finestra e si mise a piegare dei panni asciutti in una bacinella gialla, decidendo semplicemente di ignorarla.
La bionda la osservò per qualche istante, scorgendo solamente stanchezza e malinconia nei tratti del suo volto: indossava una tuta da ginnastica che Sara non aveva mai visto, probabilmente nuova di zecca, e aveva gli occhi spenti, privi di alcuna emozione che non fosse l’odio.
«Mi dispiace per quello che è successo a tua sorella» disse poi, ancora di spalle. A Sara parve come se qualcuno le avesse appena tirato un calcio nello stomaco.
«Non fa niente.»
Mentiva, Sara. Era tornata per parlare con Nyssa di quanto accaduto sulla Waverider, della sorte di Laurel, della loro relazione, ma ora che si trovava davanti a lei si sentiva inspiegabilmente vuota e priva di pensieri.
«Ho sentito dire che hai sciolto la Lega.»
Nyssa si bloccò per un istante con una t-shirt rossa in mano. «Oliver ti ha detto anche che sono diventata Ra’s al Ghul solamente grazie a lui?»
«So che ti ha aiutata a battere Merlyn, ma ciò non significa che non ti meritassi quel titolo.»
La diretta interessata fece una smorfia, per niente d’accordo con l’affermazione di Sara. Quest’ultima delineò un sorriso, consapevole che l’amata non lo avrebbe mai notato.
«In ogni caso, sono fiera di te.»
La mora si sentì avvampare, ma non osò voltarsi per nessun motivo. Sara continuò a guardarla mentre piegava i vestiti per un tempo che le parve infinito, fino a quando prese un respiro profondo e trovò la forza di parlare ancora.
«Non voglio farti perdere tempo. Sono qui solo per dirti quello che penso su di noi.»
Al sentire la parola “noi”, Nyssa alzò lo sguardo, incontrando quello serio di Sara. «Ti ascolto.»
La bionda sospirò, imbronciandosi di colpo. «Non dobbiamo più vederci.»
La figlia di Ra’s trattenne a stento un sussulto. Stava per chiederle spiegazioni, ma Sara proseguì prima che potesse farlo.
«Ti avevo promesso che una volta sconfitto Vandal Savage sarei tornata da te, ma… Diciamoci la verità, non siamo mai state brave a mandare avanti una relazione come si deve. Ci ho pensato a lungo negli ultimi mesi, e sono giunta a questa conclusione.»
Nyssa annuì debolmente, deglutendo appena. «Mi stai dicendo che vuoi lasciarmi?»
Lei e Sara non stavano più insieme da mesi, ma la bionda capì benissimo a cosa si stava riferendo.
«Forse è la cosa giusta da fare. Per tutte e due.»
Nyssa annuì ancora, assimilando le parole di Sara con un nodo alla gola.
Si trovava una situazione piuttosto buffa. Due anni prima era stata lei a pronunciare quelle stesse parole alla bionda, ma alla fine, Sara aveva accettato di tornare a Nanda Parbat, di tornare da lei. Ora, invece, la stava lasciando andare. Per sempre.
Non era questo che Nyssa voleva. Quando Sara aveva bussato alla sua porta pochi minuti prima, lei aveva cercato di essere il più distaccata possibile perché si vergognava di sé stessa e del fatto che non fosse riuscita a evitare che più di un anno prima la sua amata venisse uccisa, non perché voleva che quest’ultima la lasciasse.
Al contempo, nemmeno Sara voleva abbandonare Nyssa, ma se lo avesse ammesso a voce alta sarebbe stato ancora più doloroso e difficile. Desiderava la mora con tutta sé stessa, ma sapeva che la cosa giusta da fare era lasciarla andare e permetterle di avere la vita che desiderava, senza che lei le desse continue preoccupazioni. Non voleva più essere un peso per Nyssa, e l’unico modo che aveva per evitarlo era sparire per sempre dalla sua vita e farle credere che non teneva più a lei.
Sara si voltò senza aggiungere altro e si avvicinò alla porta, pronta a fuggire, ma la voce di Nyssa la bloccò prima che potesse stringere la mano intorno al pomello.
«Sara!»
La diretta interessata si voltò, deglutendo sommessamente.
«Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami più.»
Sara serrò la mascella, cercando di nascondere il fatto che le tremassero le labbra. «Non posso farlo» sussurrò.
Nyssa la guardò tristemente, le lacrime pronte a cadere. «Allora non andare» soffiò a sua volta. Aveva la voce spezzata dal pianto.
Vedendola così disperata, Sara si sentì morire. Si avvicinò a lei di qualche passo, annullando la distanza che la divideva da Nyssa poggiando con cura le mani sulle sue guance. Avrebbe tanto voluto dirle che sarebbe andato tutto per il meglio, ma quella sarebbe stata solo l’ennesima bugia. Invece, la baciò.

 

Un bacio che sa di rimpianti e parole mai dette, un bacio che sa di speranza e di dolore e di momenti mancati, di tutti quei giorni che non avete potuto trascorrere insieme perché lei era morta.

 

Quando Sara si separò da Nyssa, quest’ultima tentò di restare agganciata alle sue labbra ancora per un secondo, ma lo sguardo dell’amata bastò a farla desistere.
Le fece una carezza sulla testa, dopodiché prese a indietreggiare lentamente, i lunghi capelli biondi che ondeggiavano sul suo petto.
«Ma’as salam[1], Nyssa.»
«Habibti[2]…»
Sara si voltò un’ultima volta, consapevole che se fosse uscita da quell’appartamento non sarebbe più potuta tornare indietro.
Sei ancora in tempo per cambiare ideaurlava il suo cuore. Ma Sara era più forte di così. 
Le dedicò un ultimo sorriso prima di girare la chiave nella serratura e uscire per sempre dalla vita di Nyssa, chiedendosi disperatamente se ne valesse la pena.
E quando si ritrovò nuovamente nel corridoio, non riuscì a non accasciarsi a terra prendendosi la testa fra le mani. Si ritrovò con la schiena appoggiata alla porta, dopodiché scoppiò in un mare di lacrime e cercò di coprirsi il volto nascondendolo tra le ginocchia, consapevole che dall’altra parte del muro Nyssa era nella sua stessa posizione, anche lei naufraga in un oceano di lacrime e di dolore, con ancora l’anima di Sara avvolta intorno al proprio cuore.

 

 

 


[1] Dovrebbe significare “addio” in arabo, ma visto che mi baso sulle traduzioni che trovo su internet potrei sempre sbagliarmi.
[2] L’avrò detto fino allo sfinimento nel fandom di Arrow che ormai chi legge le mie storie avrà imparato il suo significato, ma dato che non si sa mai ogni tanto lo ripeto: significa “amore mio/mia amata” in arabo.

 

 

 


Ooookay, la bozza di questa storia riposava tranquillamente nel mio pc da un tempo indescrivibile, ma poi mi sono finalmente decisa a portarla a termine.
Terzo tentativo di un’ipotetica reunion Nyssara dopo la resurrezione della nostra canarina, ovviamente ambientato dopo la sconfitta di Savage e Darhk ma prima che Sara salisse nuovamente sulla Waverider insieme a Rip e company.
Non ho molto altro da dire, l’unica cosa che vorrei sottolineare è che la parte in corsivo, se non si fosse capito, è riferita a Nyssa ed è come se fosse la sua coscienza a parlare per lei (o, per farla ancora più semplice, come se la narrazione si spostasse su di lei solo in quella parte). È abbastanza nonsense, ma l’avevo già scritta e mi piaceva, quindi ho voluto inserirla così com’era.
Punto bonus a chi indovinerà il motivo per cui Nyssa ha chiesto a Sara se la stesse lasciando nonostante in realtà non stessero più insieme da un bel po’.
Vi saluto tutti e vi mando un bacio.

   
 
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