È tutta colpa
della neve.
Gennaio 2016
Nina adora
tutte le stagioni, da sempre, ha un’indole allegra e positiva che le fa vivere
tutto guardando il bicchiere mezzo pieno. Quindi, quando arriva l’inverno non
vede l’ora di andare a sciare e buttarsi con lo snowboard giù per le piste più
pericolose.
Gliel’ha
passata lui la passione per lo snow, le ha regalato lui
quella che è diventata la sua tavola preferita, quella su cui va meglio e che
ogni anno si ripromettere di cambiare non riuscendo mai davvero a sostituirla.
Anche se poi ne
usa anche altre perché altrimenti si logora troppo.
Nina si accinge
ad avvicinarsi all’attacco della funivia dopo aver convinto gli altri, tra cui
Austin, ad avviarsi a casa; ha bisogno di farsi l’ultima pista della giornata
in solitudine, come piace a lei, ascoltando nel silenzio il fruscìo
della tavola sulla neve, dei raggi del sole calante ad accompagnare la sua
discesa, della quiete della montagna mentre si prepara ad addentrasti nella
notte.
Anche se,
alzando il naso verso la cima della montagna, vede che il cielo si è fatto già
più plumbeo e minaccioso.
Si sistema
meglio la maschera sul casco arrivando in prossimità dei tornelli in cui
inserirà il pass, quando l’addetto all’impianto la ferma.
-Stiamo per
chiudere-
L’uomo sulla
sessantina la scruta attento, stringendo la radiolina in una mano.
Nina indugia un
attimo con i suoi occhioni su di lui come per capire velocemente quali siano i
suoi punti deboli e colpirlo per ottenere il via libera.
-Oh, lo so, ma…
prometto che non mi ripresenterò fino a domani se mi lascia andare su un’ultima
volta!-
-E sta pure
venendo brutto tempo-
Punta la mano
con la radio verso il cielo scuro che sembra però così lontano da loro due a
fondo valle, dove c’è ancora luce.
Lei segue la
direzione indicata, poi torna su di lui.
-Sarò molto
rapida a scendere….la prego!!-
-Mm...devo
avvertire il mio collega che è su…ma si sbrighi a venir giù, potrebbe diventare
pericoloso-
Lei dilata uno
di quei sorrisi irresistibili che farebbero sciogliere l’intero Polo nord - e
sicuramente l’uomo davanti a lei - poi con la tavola in mano passa dai tornelli
e si avvia in attesa che arrivi la cabina; dà le spalle all’uomo e lo sente
distrattamente parlare con qualcuno alla radio che si porta vicino alla bocca.
-Ok mandala su, ma non fate salire più nessuno
che qua nel giro di mezz’ora si scatenerà una bufera e scendere è troppo
pericoloso-
-Se la
situazione è messa male la rimandi giù in funivia-
-Vediamo...io eviterei, è già abbastanza
rischioso così-
-Male che vada
te la tieni al rifugio-
L’altro
ridacchia complice e poi una voce maschile li interrompe, costringendo il
signore a voltarsi.
-Scusi, posso
andare ancora su?-
-Eccone un
altro...Jim te ne mando su due-
-Che siano gli ultimi!-
-Ricevuto-
Chiude la
conversazione e poi fa un cenno al nuovo venuto di raggiungere la ragazza che
sta per salire nella cabina in arrivo.
-Grazie-
Ian ha fatto
piste su piste tutto il giorno stando dietro a Nikki e alla famiglia di lei,
gli fa piacere aiutare suo fratello o parlare con suo padre, ma per quanto sia
egocentrico e logorroico anche lui ha bisogno di staccare un attimo e farsi le
sue piste in solitudine. Infondo è un solitario di natura, si adatta poi alla
persona che ha accanto, ma ha sempre amato godersi la montagna senza schiamazzi
o interruzioni e poi nessuno della famiglia di Nikki sa andare sullo snowboard
e questi sono gli unici momenti in cui può sbizzarrirsi senza pensieri.
Per questo Nina
era un’ottima compagna di sciate, perché era esattamente come lui e potevano
fare le cose insieme capendo perfettamente l’esigenza di silenzio e quiete
dell’altro.
Sospira e passa
dai tornelli scacciando quel brutto e inutile pensiero mentre si accinge a
raggiungere la ragazza di spalle in attesa della funivia; non l’aveva notata
prima, ma adesso improvvisamente la sua figura, pur infagottata nella tuta da
sci, gli sembra estremamente familiare.
Si sistema la
maschera sopra al casco e i suoi occhi, più che si avvicina, scendono sulla
tavola da snow che tiene col braccio; per un attimo
sorride pensando che solo i pazzi con lo snow si
buttano a quest’ora a fare piste solitarie, ma poi la scruta meglio iniziando a
riconoscerla.
Perché lui una
tavola identica l’ha regalata a lei diversi
anni fa ormai, l'aveva scelta colorata e ci aveva fatto scrivere il suo nome
sopra; ed è in quel momento che una serie di collegamenti lo mettono in allarme
mentre con lo sguardo percorre la figura davanti a lui in cerca di indizi.
Quando arriva
la cabina e si ferma per farli salire, Ian ha piena conferma dei suoi sospetti.
Lei non si è ancora voltata, troppo presa a puntare quei suoi occhi profondi -
che non si sente pronto a rincontrare- verso la cima della montagna.
Non lo deve
aver sentito arrivare a causa del rumore ripetitivo degli ingranaggi che
coprono altri suoni, e un po' è paradigmatico del suo rapporto con lui. Non
vederlo mai arrivare, almeno non in tempo da potersi preparare.
La sua mente
era svuotata dai pensieri, serena e tranquilla, pronta per godersi la sua
sciata, ma tutto questo si è dissolto nel momento in cui ha percepito qualcuno
poco dietro di lei salire sulla cabina insieme.
E il mare
azzurro inatteso l’ha tirata sott’acqua ancora una volta.
Che cosa ci fa
lui li?
Era sempre
stata attenta in quegli ultimi due anni ad evitare località sciistiche dove
potesse esserci lui- sicuramente con lei
e questo pensiero le da la nausea- perché non lo voleva incontrare e invece nel
momento in cui ha abbassato la guardia è arrivato il colpo frontale.
Che poi in un
secondo la sua mente si domanda se tutte le volte in cui in quei giorni ha
visto passare qualcuno dai tratti familiari non avesse visto proprio lui.
Le si blocca il
respiro nei polmoni e dalla sua faccia Ian capisce che Nina non si aspettasse
quanto lui, di trovarlo lì.
-Ehi-
-Ciao-
Gli occhi scuri
tentano di sbattersi per riattivare la lacrimazione, ma il suo corpo non pare
rispondere ai suoi comandi. Le porte si chiudono alle loro spalle e solo il
movimento della cabina che parte per salire, facendole quasi perdere l’equilibrio,
sembra scuoterla.
E le sue pozze
vagano allarmate, perché sia mai che sbuchi anche lei all’improvviso, ma Ian ha la tavola da snow
ed è solo.
Dio, quanto
sono identici in questo momento; entrambi bisognosi del loro spazio di
solitudine per godersi una sciata come si deve.
-Anche tu …qua?-
-Già….sciata
solitaria-
Lui alza appena
lo snowboard rubandole un sorriso involontario che si sprigiona sul volto
infreddolito e arrossato.
-Idem-
Anche lei
sposta l’attenzione sulla propria tavola.
Su quella tavola, su ciò che rappresenta un
ultimo ricordo, frammento, di loro due. Lo pensano entrambi, Ian mentre fa
scorrere gli occhi sull’oggetto colorato e consumato, Nina mentre sente il
cuore stringersi osservando lo sguardo di lui velarsi di vecchi e dolci ricordi
di un passato così lontano.
Lui fa per dire
qualcosa, ma una forte folata di vento fa oscillare più del solito la cabina
spostando il loro disagio all’esterno, verso la situazione meteo.
-Sembra si stia
alzando una bufera-
-L’aveva detto
il signore giù-
-Non sarà
facile scendere-
-Beh qua per
aria siamo più esposti-
-Forse-
Fanno le loro
valutazioni con naso premuto contro ai vetri appannati, ottimo per distogliere
i pensieri dalla situazione disagiante in cui si trovano.
-La porti a
levigare ogni tanto?-
Lo sguardo
interrogativo di Nina si sposta dal vetro ad Ian ed infine alla tavola su cui
lui sta passando una mano avvolta nel guanto nero e bianco con fare studioso.
Meno male che stavano cambiando argomento.
-Sì certo,
perché?-
-Perché è
finita...insomma non va più molto bene così-
-Ehi è
perfetta! Io mi trovo bene!-
Gli occhi
azzurri si sollevano appena sulla faccia indispettita di lei, pronta a scattare
sulla difensiva e proteggere quell’oggetto a cui, a quanto pare, sembra tenere
ancora molto.
-Considerata la
tua scarsa prudenza dovresti decisamente comprarne una nuova-
Nina fa una
smorfia di disappunto, ma ogni suo commento viene interrotto dal rumore della
cabina che arriva all’attacco della funivia aprendo le porte. Sono stati così
presi dalle loro rispettive emozioni che non hanno dato davvero molto peso alla
situazione meteorologica tanto che sobbalzano entrambi quando, scendendo,
vengono sferzati dal vento freddo e carico di neve.
Sotto la
struttura c’è il signore con cui probabilmente stava parlando l’altro addetto
all’impianto alla radio, che li attende tutto imbiancato dalla raffica di neve
che sta imperversando.
Grandioso, una
bufera.
-Ragazzi-
Il tipo alza la
voce per cercare di sovrastare il rumore del vento molto forte.
-Non potete
scendere! E’ troppo pericoloso abbiamo chiuso la pista-
Nina e Ian si
avvicinano allarmati e preoccupati, la bufera li sta inzuppando tutti.
-Allora
prendiamo la prossima-
-No è troppo
pericoloso, con questo vento dobbiamo fermare l’impianto-
-Ma noi come
torniamo giù?-
-Perché non ci
ha avvertito subito?-
-Perché si è
scatenata tutta ora e per una questione di sicurezza dobbiamo proibire l’uso
della funivia, mi dispiace-
Nina si para
leggermente il volto con una mano e prova a meditare una soluzione.
-E come
facciamo?-
-Vi potete
fermare al rifugio, è a 100 metri io sto andando la, seguitemi-
Ian cerca il
volto di Nina e trova la sua espressione impanicata,
incapace di realizzare cosa stia accadendo.
Il rifugio è lo
stesso dove, quando è bel tempo, si fermano tutti a prendere una cioccolata
calda o la birra prima di riprende a sciare; di giorno col sole fa tutto un
altro effetto rispetto ad ora.
Una piccola e
tipica struttura in legno sommersa di neve. Sicuramente ci sarà qualche
avventore romantico che si è fermato a pernottare e ha beccato il clima
decisamente adatto, ma loro due invece sono molto preoccupati visto che il loro
intento era scendere a valle.
Avrebbero
dovuto pensarci, si sa che il tempo in montagna cambia rapidamente.
Lottando contro
la bufera, a testa bassa con Ian che istintivamente si mette davanti a Nina per
attutire il vento contro di lei, seguono il signore al rifugio sospirando come
dopo un grande sforzo non appena arrivano sul minuscolo portico ed entrano nel
piccolo ingresso dove ci sono gli scarponi e gli sci dei vari ospiti.
Entrambi
beneficiano del tepore e si scrollano di dosso la neve, iniziando a togliersi
caschi e guanti.
-Siete
fortunati, abbiamo una camera libera, vi sistemiamo lì per stanotte, aspettate
qua vi porto delle ciabatte da indossare…intanto toglietevi gli scarponi-
Nina e Ian si
guardano sempre più disorientati e poi lei si siede sganciando gli scarponi per
poi collocarli in uno dei vari ripiani di legno. Ha la neve praticamente
ovunque e inizia a sentire l’umidità penetrarle le ossa, le pelle cotta dal
freddo e i capelli sono un po' bagnati nei punti in cui non erano protetti dal
casco. Sembra una bambina, tutta avvolta nella tuta da sci cosparsa di neve.
E Ian la
osserva di sfuggita, quasi di nascosto, la punta del naso, le labbra incurvate
in una piccola smorfia di freddo, quegli occhi spauriti nei quali non si è
concesso ancora di affogare dentro; poi si avvicina quando lei si alza,
prendendola alla sprovvista.
Le pozze scure
di lei trovano quelle più azzurre boccheggiando appena, improvvisamente fa un
po' meno freddo, la pelle del volto punge forse per il repentino cambio di
temperatura ora che lui allunga una mano libera dai guanti e le scuote via la
neve rimasta sulle spalle e sui capelli.
-Sembri un
pupazzo di neve-
Le labbra si
schiudono leggermente tentando di riordinare i pensieri sconnessi che le
scombinano testa e cuore, perché ancora la sua vicinanza le fa questo effetto?
Le ruba l’ossigeno stordendola solo col respiro, e poi le incurva le labbra in
un sorriso scherzoso, recuperando un barlume di lucidità.
-Senti chi
parla-
-Ecco, tenete
pure-
L’uomo li
interrompe aprendo la porta che divide l’ingresso dalla sala composta da alcuni
tavoli in legno e il bancone che i due possono intravedere dalle pareti di
vetro.
Porge loro le
ciabatte da albergo -di quelle in serie che si tengono per gli ospiti- e li
invita a seguirli nella sala decisamente più calda. Non sono l’ideale, ma
almeno possono evitare di stare con gli scarponi da sci.
Quando entrano
ci sono quelli che devono essere i pochi ospiti seduti ai tavoli che bevono in
attesa della cena, ed in effetti anche loro due hanno una discreta fame. Per
fortuna che Ian non esce mai senza soldi, nemmeno in cima ad una montagna
mentre è abbastanza sicuro che Nina stia già entrando in ansia dato che -come
suo solito- non si sarà portata dietro nulla, perché “che vuoi che succeda in montagna” era il suo motto.
Ci penserà la
mattina dopo a deriderla quando le offrirà il loro soggiorno imprevisto. E a
proposto di imprevisti, deve trovare il modo di chiamare Nikki per non farla
preoccupare.
Nina si leva la
giacca per tentare di trarre beneficio dal calore della sala e si guarda
intorno un po' indecisa sul da farsi. Dato che la loro permanenza lì è
piuttosto indiscutibile dovrà avvertire gli altri per evitare che sua madre
mandi in spedizione la sicurezza nazionale.
-Em, per caso avreste un telefono?-
L’uomo viene
fermato dalla voce bassa e roca di lei e le fa cenno di seguirlo, indicandogli
il fisso che si trova vicino alla cassa.
-Solo chiamate
urbane-
Lei lo guarda
perplessa e poi compone il numero del cellulare di sua madre. Ian intanto,
mentre aspetta il suo turno forse per chiamare Nikki e il pensiero le chiude lo
stomaco, si siede ad un tavolo e parla con il signore per farsi portare i menù.
Michaela, dopo dieci minuti di panico, si è
calmata solo quando le ha spiegato chi
ci sia con lei chiedendole ovviamente di omettere la cosa ad Austin. Non vuole
problemi o complicazioni inutili.
Quando ha fatto
raggiunge Ian che le fa cenno, mentre si alza, verso il calice di birra scura
che le ha ordinato.
Si siede
leggermente destabilizzata da questo gesto accorto; infondo, ora che lo osserva
andare verso il telefono, lo sa che lui è sempre stato un tipo attento e
premuroso con chiunque. Però la sorprende in modo piacevole che si sia
ricordato come le piace la birra e come una bambina timida e impacciata allunga
le mani per afferrare il bicchiere freddo e portarlo alla bocca.
Come faranno a
gestire questa situazione?
Sicuramente
l’alcool aiuterà a calmare l’agitazione oltre a riscaldare il corpo, peccato
che non aiuti per nulla osservare le sue spalle forti, il profilo niveo, quei
capelli umidi corvini un po’ spettinati, o il sorriso che gli si increspa
quando alza lo sguardo verso la ragazza dietro alla cassa.
Non aiuta per
niente Nina sbircialo continuamente, come se non lo conoscesse, o lo avesse
ritrovato dopo lungo tempo e avesse bisogno di ricordare quei suoi particolari,
dettagli, le fossette, la risata pulita, piccoli frammenti dell’uomo che un
tempo le aveva rubato tutto solo per donarle la propria vita.
E lei…
Lei l’aveva
rifiutata.
Gli occhi neri
si riabbassano velati di un’amara tristezza sui piatti che sta portando il
signore.
-Sarà una notte
rumorosa…-
Nina alza lo
sguardo sul signore.
-Il vento ulula
più dei lupi…se mangiate bene e bevete quanto basta riuscirete a dormire-
Quando
l’enigmatico gestore del rifugio si allontana, dopo aver lasciato due piatti
carichi e fumanti, Nina scorge dietro di lui Ian che torna al tavolo.
-Che succede?-
-Mi sa che ci
siamo imbattuti in un oste degno di TVD per quanto è inquietante-
Iniziano a
mangiare, sentendo l’adrenalina accumulata in quelle poche ore scendere di
livello, distendendo i muscoli indolenziti dall’umidità.
-Beh anche lo
scenario è molto da…non so, Klaus che entra e sgozza tutti?-
Agita le
posate, allargando quel suo sguardo troppo azzurro con fare così alla Damon che
per un breve istante Nina si è sentita come sul set, e la nostalgia canaglia le
morde lo stomaco e i pensieri.
-Vuoi turbarmi
il sonno per caso?-
Mangia un
boccone di carne, scrutando il piatto di lui come in cerca di qualcosa di gustoso.
-Ti prego,
quando dormi nemmeno un attacco degli Unni potrebbe svegliarti, sei catatonica-
-Adesso stai
esagerando, questo non è vero-
-Ti sei
allenata per addormentarti praticamente ovunque, certo che è vero-
Lei sgrana gli
occhi fintamente offesa e poi ficca con uno scatto la propria forchetta nel
piatto di lui per rubargli un po’ di polenta.
-Oh, serviti
pure-
-Non la
digerisci la polenta la sera, voglio evitarti degli incubi…-
-Tanto non mi
sentiresti-
Allunga
canzonatorio un mezzo sorriso compiaciuto, andando poi a trafugare dal piatto della
sua dirimpettaia di tavolo un fungo.
-Nemmeno quello
lo digerisci e comunque…sì certo che ti sentirei!-
-Oh sul serio?
Devo ricordarti quella volta in cui ho avuto la febbre…e aspetta, com’era?-
Si porta una
mano al mento con fare pensieroso, evidentemente intento a deriderla mentre
Nina, di contro, cruccia lo sguardo gonfiando la faccia.
-Oh sì giusto “non ti preoccupare ti assisto io tutta la
notte”…e appena toccato letto, puf…sarei potuto
morire se fosse stato per te-
-Ecco che
ricominci con quella storia, sei esagerato avevi una banale influenza mentre io
avevo girato 15 ore di fila, e interpretavo due personaggi…IO!-
-Certo sempre
la solita scusa-
-Non era una scusa…era…-
-Miss “io lavoro per due”-
-Era vero!-
La faccia offesa
di lei, come una bambina cui è stato appena sottratto un giocattolo, lo fa
scoppiare d’improvviso a ridere e nel tentativo di calmarsi le ruba la sua
birra ordinando un altro giro e, ovviamente, due pezzi di torta.
Nina, dopo
essere rimasta immobile per istanti infiniti persa in quel sorriso pieno che
temeva di non rivedere più rivolto a lei in una tale spontaneità, viene
contagiata a sua volta mettendosi a ridere a crepapelle.
Non pensavano
possibile poter tornare a ridere con una simile semplicità, insieme.
Insieme, non credevano possibile più niente
da troppo tempo ormai.
E invece per un
curioso scherzo del destino, eccoli lì che si ritagliano un momento fuori dal
mondo, tra la neve, a parlare di loro due e di ciò che un tempo rendeva piena
la loro vita.
Insieme.
Ciao a tutti,
è tanto, troppo
tempo che non scrivo sui Nian.
Questa assurda
e inconcludente storia consterà solo di due capitoli; l’ho partorita
esattamente nel gennaio di quest’anno, tirandomela dietro tutto questo tempo
per la mia eterna indecisione su che fine darle.
Ma poi mi sono
detta che, siccome sarebbe stata solo questo, una breve storia, avrei potuto
fantasticare e lasciarmi andare a una bolla di sapone.
Niente, spero
vi piaccia, a breve posterò il secondo capitolo e sappiate che ho ripreso anche
Frammenti della quale pubblicherò a breve un nuovo capitolo. E’ stato un
periodo di stallo per vari motivi, ma sono tornata!
Vi attendo come
sempre
Baci
Eli