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Autore: HarleyGranger98    16/11/2016    0 recensioni
Un'anziana signora che per sua sfortuna vive proprio al centro della movida della sua città, è costretta a rinunciare al suo sonno ogni sabato sera. Ormai i giovani la conoscono, la guardano dal basso della strada mentre lei li osserva dall'alto del suo balcone, che tuttavia non è abbastanza alto da proteggere il suo sonno da quegli orribili e fastidiosissimi schiamazzi notturni. E' proprio durante una di quelle tante sere, che la vista di tutti quei giovani desiderosi di divertirsi insieme la trasporta in un viale di ricordi lungo quasi tutta una vita.
"Così con il cuore ancora amaro e i pensieri della sua testa ancor di più, scese una scala mentale che la riportò alla magnifica età di 18 anni, quando aveva ancora un meraviglioso futuro che le si proiettava davanti, indefinito e ancora incerto, ma che sapeva sarebbe stavo grandioso. Iniziò a raccontarsi una storia, non una di quelle terribilmente belle da risultare false, ma una di quelle storie che non erano belle, e non erano terribili, ma solo vere. Una storia che non avrebbe mai narrato senza rammarico poiché ne conosceva già il finale..."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Din din din!! Un suono forte e stridulo mi sveglia. Din din din! Apro gli occhi. Din din din. Mi serve un minuto per capire dove sono. Mi giro verso il comodino e stacco la sveglia del telefono. Le 6:45 mi dice il display. È già tardi, ma in fondo sono in ritardo da sempre, quindi perché smettere proprio ora? Mi alzo rapidamente e noto con piacere che la mia mente è già sveglia e reattiva. Mi dirigo in bagno, mi infilo nella doccia e lascio che l'acqua fresca mi ricada sulle spalle, poi alzo la testa e lascio che anche questa si bagni. 10 minuti dopo sono già fuori vestita e con il phon in mano. Guardo il mio volto allo specchio, un volto giovane e fresco. Mi fisso attentamente negli occhi, i miei occhi dentro i miei, marrone dentro marrone. Li guardo così a lungo che sembra quasi di vedervi un tunnel infinito dentro, e per la prima volta capisco cosa intende dire mia madre quando dice che i miei occhi sono talmente grandi da far paura. Continuo a guardarli cercando una fine, una fine che a quanto pare non esiste, assurdo, proprio oggi dovrei avere altri pensieri per la testa, pensieri più importanti, in fondo oggi era il giorno in cui mi sarei lasciata un pezzo di vita alle spalle, il giorno in cui sarei diventata adulta e probabilmente una disoccupata a tempo pieno. Oggi è il giorno della mia maturità, e io sono ancora davanti lo specchio a indagare nei miei occhi. Ed ecco che attraverso lo specchio vedo arrivare da dietro di me mia cugina, tutta assonnata e rintontita. << Scusa, il phon ti ha svegliata? >> << No no, ma perché non mi hai svegliata? >> mi dice strofinandosi l'occhio con il dorso della mano << Volevo lasciarti dormire, non c'era motivo di svegliarti adesso >> << Posso andare in bagno? >> dice ignorando completamente quello che le avevo appena detto << Certo >>. Lei entra e si siede sul water liberando la vescica. << Come ti senti? >> mi chiede mentre è ancora seduta << Normale >> le rispondo, e mentre lo dico percepisco che questa è la verità, strano, tutte le persone che hanno affrontato questo esame si sono sempre sentite almeno un poco in ansia, io no. Perfino in quel momento c'erano persone in altre case con l'agitazione alle stelle, anzi, persone a cui l'agitazione era venuta una settimana prima, mentre io niente, calma più totale. Non so se questo mi tranquillizzi, perché in fondo so di essere molto preparata, o mi spaventi perché magari non so di essere stupida, ma in ogni caso ormai è il grande giorno e mi rassegno dicendo tra me e me che se non dovessi essere preparata come penso di certo non posso porvi rimedio adesso. Torno in camera, prendo il mio telefono e vedo due messaggi, uno da parte di Emilia che mi augura buona fortuna, e uno di Letizia, che mi avvisa che è già sul motore. Mi trucco in fretta, a furia di guardarmi negli occhi non mi sono resa conto del tempo che passava e adesso è proprio tardi. << Fiona! Scendiamo è tardi! >>. Afferro velocemente il carpettone, con cui in pratica dormivo da due settimane, e mi fiondo verso la porta di casa. Fiona compare dal nulla e con la sua solita calma, che spesso mi fa infuriare, mi dice << Aspetta El, bevi almeno un bicchiere d’acqua prima di scendere >>. Tipico di Fiona, per lei è improponibile scendere da casa senza mangiare e senza bere, per lei non farlo significa che sicuramente sentirsi male, e quindi costringe tutti, ma la cosa mi va bene, so come è fatta e so che tutto quello che fa lo fa perché tiene alle persone. Per non iniziare un dibattito vado in cucina e bevo un bel bicchiere d'acqua, in effetti ci voleva. Chiudo il frigo la guardo e dico << Adesso possiamo andare? >> << Si >>mi dice con sguardo soddisfatto. Una volta scese di casa e arrivate finalmente alla macchina vedo Nausicaa e Sophie che ci aspettano. Sophie ha già fatto l'esame due giorni fa mentre Nausicaa deve farlo oggi come me. Saliamo in macchina e subito Sophie dice << Come sta la maturanda? >> << In realtà molto tranquilla >> e penso che la stessa domanda deve averla fatta anche a Nausicaa poco prima, e immagino che la sua risposta sia stato moto diversa della mia, ansiosa com’è. << Dobbiamo fare una fermata prima di andare a scuola, vi dispiace? Dobbiamo andare a prendere Letizia >> dice mia cugina << No no >> risponde tranquillamente Nausicaa, ma io la conosco, so che nonostante cerchi di apparire tranquilla in realtà dentro sta proprio morendo. Fiona mi guarda << Rob già è lì >> mi annuncia e mette in moto. Finalmente arriviamo a destinazione, e mentre ci dirigiamo al cancello vedo Rob con le spalle e una gamba appoggiata al muro. Non posso credere che sia venuto veramente. Lo diceva fin dall'inizio dell'anno, ma Rob è uno che cambia spesso idea, anzi, lui è l'incarnazione del "Panta rhei" di Eraclito, quindi non ho mai creduto realmente che sarebbe venuto, e adesso invece eccolo qua, arrivato con mezz'ora di anticipo, ad aspettare me. Non so se sia venuto per me, per sostegno o per prendermi in giro a vita nel caso in cui dovessi sbagliare qualcosa. Ci salutiamo e ci sediamo tutti insieme sulle scale antincendio fuori dall'edificio. Rob mi prende il carpettone dalle mani<< Come ti senti?> > mi dice con l'ombra di un ghigno sulla faccia << Sto bene, so di essere preparata quindi non ho motivo di preoccuparmi >> lui mi guarda a metà, tra l'essere soddisfatto per la mia risposta e l'esserci rimasto male. Con ancora il mio carpettone tra le mani, gli dà una rapida occhiata << Perché ti sei portata sto coso? >> << Per ripassare? >> gli rispondo con il tono di chi pensa che la risposta sia ovvia << Ma lo sai che quello che sai, sai, vero? >> << Certo che lo so >> dico un po’ stizzita << E allora perché l'hai portato? >> Ma che gli importa? << Per sostegno psicologico, Robert! >> sta già iniziando a farmi venire i nervi. << Ma credevo che fossi tranquilla... >> dannazione! Questo ragazzo ha la capacità straordinaria di rigirare le mie parole e usarle contro di me << Mi stai stressando Robert >> dico cercando di mantenere la calma e strappandogli il carpettone dalle mani. << Rey! >> sentiamo da dentro la portineria. Guardo la mia compagna Meredith che è arrivata poco prima di me, sembra tesa, o eccessivamente rilassata, non la conosco molto bene nonostante i 5 anni nella stessa classe. Lei ricambia il mio sguardo e le dico << Buona fortuna >> e proprio mentre lei entra vedo arrivare Giorgia. Finalmente! Aspettavo lei! L'unica delle mie compagne con cui abbia instaurato un rapporto sincero. Mi alzo e le corro incontro, lei fa lo stesso con le braccia aperte. << Sei arrivata! Abiti qua dietro perché ci hai messo così tanto? >> << Non importa sono qui! Che hai? Come ti senti? Vuoi una caramella? >> dovevo immaginare che mi avrebbe fatto le solite tre mila domande che rivolge alle persone per cui è in ansia. << Non ho niente, mi sento tranquilla e la caramella la voglio solo se è alla menta! >> << Meredith è già entrata? >> << Si, ora >> << Tu che vuoi fare? Aspetti fuori o entri? >> mi chiede. So che lei vuole entrare, Meredith è tra quelle che venivano sempre considerate le più brave (talvolta senza neanche un vero motivo) insieme a Giorgia, e nonostante il rapporto pacifico e di stima reciproca tra le due c'è sempre stata comunque molta concorrenza. << Tu vai, io entro tra poco >>. Guardo l'orologio, sono passati già cinque minuti da quando Mer è entrata, alzo lo sguardo sugli altri e chiedo << Entriamo? >> << Non vuoi ripassare? >> mi chiede Fiona << No no >> e faccio per entrare. Una volta dentro la sensazione è sempre la stessa, calma.... Calma totale. Ascolto le domande che rivolgono all’interrogata e noto con soddisfazione che so rispondere a tutto, ma questo mi fa preoccupare un poco. Se stavano facendo adesso le domande a cui sapevo rispondere c'era la possibilità che quelle che avrebbero rivolto a me avrebbero potuto crearmi qualche problema. Mi fermo un attimo a respirare, e caccio via quei pensieri lontani da me. Avevo mantenuto la calma fino a quel momento perché sapevo che l'ansia e la paura non mi avrebbero aiutato. In questo momento sto dicendo fanculo all'intelligenza emotiva di Goldman, per far spazio alla cara e vecchia razionalità, fin quando sento << Signorina cosa le piacerebbe fare da grande? >> oh merda! Ha finito! Ha finito! Ora tocca a me! E ancora in preda al panico mi fiondo fuori, con Fiona, Letizia, Rob e Sophie alle mie spalle. Arrivata fuori, l'aria fresca mi riempie i poloni e mi sento subito meglio. << È stata brava >> << Si ma sicuramente lei uscirà con cento >> << A me non è piaciuta tanto >> Ascolto i commenti degli altri in silenzio, li sento ancora parlare, finché non smettono di parlare e si voltano tutti verso di me quasi aspettandosi un mio commento << È stata brava >> dico in fine con un tono forse un po’ piatto, mentre un poco d'ansia si fa strada nel mio petto, ancora domabile certo, ma mentirei se dicessi di essere tranquilla come quando mi sono svegliata. Probabilmente la nascita dell’ansia traspare dalla mia faccia, perché Rob si avvicina a me e da buon amico, quale è in fondo, mi dice << Tranquilla, le cose le sai >> ma non faccio in tempo a rispondere che alle mie spalle sento la professoressa dire << Spoto! >>. Do tutto quello che ho a Fiona ed entro dentro con solo le mappe in mano. << Buongiorno >> dico cercando di mantenere la calma, e per apparire il più normale e disinvolta possibile inizio a distribuire le copie che ho in mano, e solo in quel momento, nel momento più sbagliato che potesse esserci, mi accorgo che la mia mano sta tremando. Mi siedo cercando di ignorare il mio tremore, mentre una schiera di occhi mi squadrano. << Allora, di cosa vuoi parlarci? >>. Mi rendo conto che non è scritto in maniera perfetta, ma ci sto provando, vi chiedo di avere pazienza. Spero che con l'andare avanti la storia vi intrighi, ancora è noiosa, siamo ancora al primo capitolo e la storia deve ancora essere delineata. Vi chiedo di essere indulgenti
   
 
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