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Autore: QuellochebussaWW    17/11/2016    1 recensioni
un ragazzo si sveglia in un luogo sconosciuto senza ricordarsi nemmeno il suo nome, un luogo pieno di esseri mostruosi e alieni di ogni specie, il suo obbiettivo sarà quello di capire dove si trova, chi è e come poter fuggire da questa struttura. in tutto questo dovrà anche usare il suo cervello per capire di chi fidarsi e di chi no per non essere ammazzato o mangiato.
Genere: Avventura, Commedia, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il giovane protagonista si risvegliò steso su un letto che sentiva non essere il suo, senza ricordare nulla ne di chi sia, ne del dove si trovi. Al suo risveglio si sentiva come rintontito, si strizzò gli occhi per vedere meglio, ma tutto gli pareva sfuocato pensò. Realizzato che senza degli ipotetici occhiali non sarebbe stato in grado di vedere ad un palmo dal naso decise, prima ancora di alzarsi, di allungare le mani intorno a lui alla ricerca di un qualcosa che gli potesse esser utile. sentii affianco a lui quello che poteva sembrare un comodino e provò a tastare cosa vi era sopra. Riconobbe subito la montatura di quelli che presuppose essere i suoi occhiali e si affrettò ad indossarli. Tutto si fece nitido, si trovava steso nella parte bassa di un letto a castello, in una camerata tipica degli istituti scolastici. Il giovane ragazzo dai capelli castani cercò con tutte le sue forze di ricordare chi fosse, ma niente, la sua mente era completamente vuota di qualsivoglia informazione. Non sapeva ne il suo nome ne il suo aspetto, non riusciva neanche a ricordare la sua età. Una volta preso il coraggio a due mani si alzò e si mise a studiare l’ambiente circostante. La camerata era composta da sei letti a castello disposti in due file, ognuno accompagnato da un comodino in legno, spoglio di qualsivoglia decorazione. Al fondo vi era un piccolo bagno, il giovane, dopo essersi accertato di esser solo in tutta la camerata, decise di esaminarlo. Era una piccola stanzina separata solo da una porta, anch’ essa in legno ma dipinta di bianco, che pareva non esser molto resistente. All’interno vi era una piccola doccia che faceva angolo, un water ed un lavandino con sopra uno specchio. Il giovane si lavò il volto e si guardò allo specchio nella speranza di ricordare qualcosa di se, ma la figura che vide nello specchio gli era del tutto estranea, era un giovane ragazzo, probabilmente appena maggiorenne, con dei corti capelli castani, degli spessi occhiali con montatura sottile e nera e lenti rettangolari, dai tratti del viso sembrava caucasico, i suoi occhi erano azzurri come il cielo ma sfigurati dall’angosciosa situazione. Indossava una t-shirt sgargiante, con disegnato uno strano personaggio con una maglia ed un capello rosso coperta da una salopette, aveva dei baffoni marroni ed una “M” sul berretto. Oltre alla maglia indossava dei blue jeans  e delle semplici scarpe da ginnastica si chiese dubbioso e abbastanza deluso.  Dopo questa breve riflessione si avvio verso l’uscita della camerata che era sbarrata da una porta in acciaio che sembrava quasi indistruttibile. Una volta messa la mano sulla fredda maniglia dorata si fermò attanagliato dai dubbi, cosa si poteva celare al di là di quella porta? Chi o cosa potrebbe aver portato in quel luogo? Perché non riesce a ricordare nulla? Le sue ginocchia cominciarono a tremare, era terrorizzato dall’idea di aprire la porta, ma in qualche modo sentiva di doverlo fare. Prendendo il coraggio a due mani aprì di scatto la porta e si mise a correre a testa bassa e occhi praticamente chiusi dalla paura per il corridoio finche non andò a sbattere contro qualcuno, i suoi occhiali caddero a terra ed udì una voce con un timbro incredibilmente grave . Il giovane alzò d’istinto la testa verso l’origine della voce che proveniva da una figura alta circa due metri, molto più imponente dei suoi circa 175cm. Il giovane rimase in silenzio, terrorizzato da quella figura imponente e da quella voce tanto grave. disse la sagoma vedendo il ragazzo terrorizzato. Il giovane indietreggiò istintivamente cadendo all’indietro. La figura si chinò a raccogliere gli occhiali del ragazzo il ragazzo annuì ancora tremante di paura e l’essere gli mise gli occhiali. Non appena il ragazzo lo vide nitidamente fuggì. Infatti la figura che gli ha parlato non era quella di un uomo, bensì quella di una sorta di rettile, aveva una lunga coda dentellata e la sua pelle era in realtà squamata e di color verdastro. Il giovane corse il più lontano possibile lontano da lui, senza però accorgersi di dove stava finendo, infatti, appena si fermò, trovandosi in un altro corridoio uguale a quello dal quale era uscito, decise di rientrare nella sua stanza. Appena entrato però, guardandosi intorno notò che la stanza in cui si trovava era estremamente diversa dalla sua, era una stanza spartana, rozza,  formata da due fila di quattro cumuli di fieno.   non fece in tempo a finire di ragionare che subito una splendida ragazza uscì dal bagno coperta solo da un asciugamano. Il ragazzo non riuscì più a staccare lo sguardo da lei: la sua lunga chioma dorata, i suoi bellissimi occhioni verdi che parevano quasi penetrargli l’animo, quella sua pelle candida come la neve, quelle sue lunghe orecchie a punta e quel corpo così formoso e sensuale da togliere il fiato. Appena la ragazza si accorse di lui tirò un urlo tanto forte da rimbombare in tutta la stanza e successivamente, con un solo movimento del braccio e una strana sequenza di suoni, generò una forte onda d’urto che investì il ragazzo facendolo sbattere violentemente contro la parete. Il giovane persi i sensi ed una buona dose di sangue. Al suo risveglio il protagonista si trovò  steso su un cumulo di fieno, con la ragazza inginocchiata accanto a lui con le mani intorno alle sue tempie che brillavano di una luce verdognola. Prima ancora di potersi chiarire le idee su ciò che era successo non riuscì a non notare il nuovo abbigliamento della ragazza, composto da un top in cuoio che lasciava ben poco all’immaginazione e dei pantaloncini, anch’ essi in cuoio che lasciavano scoperta quasi tutta la gamba, infine al posto delle scarpe portava dei sandali, probabilmente molto antichi. Guardandole il volto più da vicino il protagonista pensò che fosse più matura di lui, non tanto per eventuali rughe o cicatrici, di cui non vi era la minima traccia, ma tanto per lo sguardo, che sembrava quello di una persona che ne aveva passate tante. disse la ragazza con voce tranquilla, la sua voce era molto dolce e trasmetteva un senso di protezione al protagonista. chiese lui scrutando il corpo della ragazza. disse lei alzando lo sguardo del  giovane verso di se. disse lei con un sorriso innocente. Il protagonista non riuscì ad arrabbiarsi, quei suoi occhioni erano penetrati nella sua mente ed erano tanto dolci da rendere impossibile arrabbiarsi con lei. disse lui ormai perso nelle praterie dei suoi occhi. La ragazza sorrise di nuovo chiese lei incuriosita. Allora il ragazzo iniziò a descrivere tutto ciò che ricordava, compreso il suo risveglio mentre la bionda dalle orecchie a punta pareva quasi conoscerla già. Alla fine del racconto lei disse di aver avuto la stessa esperienza e di essersi risvegliata in quel luogo ormai da tre mesi. Continuò successivamente con lo spiegare che la struttura in cui sono intrappolati pare essere una sorta di ambiente di raccolta per varie creature, disse anche che la struttura è divisa in tre piani, nel piano terra, dove si trovano al momento, vi sono i dormitori maschili, femminili ed un ampio spazio di ritrovo dove saziare la fame e la sete. Al primo piano si trovano invece le strutture di svago, tra qui la piscina, la palestra e la biblioteca. Lei stessa confessò di non sapere cosa si trovi al secondo piano in quanto non vi è mai andata. Il ragazzo intanto si appuntava le nozioni su il quadernino ed una penna che la giovane aveva detto esser consegnati a tutti gli ospiti. Una volta essersi fatto un’ idea della planimetria dell’edificio, il protagonista iniziò ad accusare i primi sintomi della fame. Quando il suo stomaco brontolò la ragazza scoppiò a ridere il ragazzo scosse la testa, non voleva più uscire per paura dei mostri che avrebbe potuto incontrare ed era deciso a sopportare la fame. La ragazza dalle orecchie a punta lo guardò dritto negli occhi disse. Il ragazzo non riuscì a rifiutare e si alzò tenendo per mano la ragazza. Insieme uscirono dalla camera e si diressero lungo la strada che portava a quella che il ragazzo aveva ipotizzato fosse una mensa. Quando il corridoio finì il giovane ragazzo si trovò davanti il suo più grande incubo, la mensa era enorme, quasi infinita, con delle tavolate che la tagliavano da parte a parte. A lato vi era una cucina che offriva un servizio self-service con piatti di tutti i tipi, anche cose che parevano incommestibili al giovane quattrocchi. Appena i due fecero il loro ingresso tutti si girarono a guardarli. Tutti quegli occhi puntati su di se buttavano una pressione che per il ragazzo era insostenibile, perciò si nascose dietro la ragazza a cui ancora stringeva forte la mano. Il giovane non capiva il perché tutti lo guardassero in quel modo.
   
 
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