Era tutto finito.

Avevano aspettato, rinchiusi nei rispettivi sacchetti, per un lasso di tempo che era parso loro interminabile (per non farsi mancare nulla Gurgle, in preda all'ansia ed alla claustrofobia, si era pure fatto venire una crisi di panico), ma poi, finalmente, Nigel li aveva notati. Aveva convinto un gruppetto di gabbiani a lacerare la plastica con i loro becchi taglienti, con la promessa che avrebbe diviso con loro il facile spuntino; subito dopo la movimentata liberazione, aveva velocemente tratto in salvo l’intera Tank Gang e si era involato verso il mare aperto, trasportandoli nell’ampio becco. Quando neppure aguzzando la vista era possibile scorgere un lembo di terra all’orizzonte, il loro fedele amico pellicano si era adagiato sull’oceano, elegante e silenzioso, e li aveva dolcemente restituiti al loro elemento. Gli avevano detto addio, colmi di commozione, ed ora erano lì, immersi nel silenzio ovattato di quella distesa d’acqua sconfinata che mai avevano veduto prima…


…tutti tranne Gill.


Fino a quel momento, il trambusto della situazione gli aveva impedito di focalizzarsi realmente su quello che gli stava capitando; a cose fatte, tuttavia, l’adrenalina lasciò presto il posto alla più totale immobilità. Appena sotto il pelo dell’acqua, quel tanto che bastava per poter respirare agevolmente, se ne stava lì, imperscrutabile, lo sguardo perso nel vuoto, non un movimento se non quello impercettibile delle pinne, percependo i commenti entusiastici dei suoi compagni senza ascoltarli davvero. Più volte i suoi amici avevano provato a smuoverlo, ma lui pareva sordo, completamente immerso nei propri pensieri, come in attesa di qualcosa…ma che cosa?


Il colore dell’acqua, nel frattempo, stava lentamente cambiando: da blu cobalto, iniziò ad assumere una sfumatura purpurea via via sempre più intensa. Nessuno se ne accorse…tranne Gill.


- Andiamo, Gill! Hai intenzione di restare là impalato per sempre?! Perché non…
- Venite a vedere.

Tre parole sussurrate appena, poi affiorò in superficie, presto seguito da tutti gli altri. Un tramonto mozzafiato apparve davanti ai loro occhi: paragone banale, forse, ma il Sole era davvero un’enorme palla di fuoco, spaventosa nella sua imponenza, il cielo un drappo di seta rosa e arancio, non un dettaglio fuori posto a distogliere lo sguardo da quel miracolo.
Potrà sembrare assurdo, ma era quello il momento per cui aveva lottato per una vita intera, quello lo spettacolo che sognava tutte le notti, quella l’ossessione che gli aveva permesso di sopravvivere per tre lunghi anni nell’acquario del dentista ad escogitare i più strampalati piani di fuga.


Era arrivato a rischiare più volte la vita - nonché a sacrificare una pinna - solo per poter ammirare ancora una volta il Sole inabissarsi pigramente nell’oceano.


Nessuno lo seppe mai, perché il mare è un ottimo posto ove nascondere il proprio pianto, ma non poté impedire ad una lacrimuccia furtiva di mescolarsi all'acqua salata che lo avvolgeva. Il senso di vuoto era scomparso, annientato dalla pace sobria e composta che invade l’animo di chi capisce di aver vinto, finalmente. Era a casa.



- Adesso capite per che cosa ho lottato per tutto questo tempo?





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Cosina scritta più che altro per reazione alla scena finale de Alla ricerca di Dory, quella dopo i titoli di coda. Mi perdonerete se ho utilizzato i nomi originali, ma quelli in italiano proprio non mi piacciono (e per dirlo io, che sono tutto fuorché esterofila...).
Spero che il sacrosanto e strameritato lieto fine per Branchia/Gill e tutti gli altri vi sia piaciuto :)


Semolina