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Autore: Recchan8    18/11/2016    2 recensioni
Il mio nome è Lidia Mormorai. Nobile giovane fiorentina, possedevo tutto ciò che una ragazza della mia età potesse desiderare: una ricca famiglia, una grande villa, un'eccellente vita sociale e l'amore delle persone più care. Ma un giorno in quell'ingranaggio perfetto si insinuò un granello di sabbia; il tutto si disarmonizzò e il macchinario si bloccò improvvisamente, fino a rompersi. La mia famiglia venne uccisa e la nostra villa saccheggiata. Per proteggermi mi macchiai di omicidio e fui costretta a fuggire e a rinnegare il mio nome.
La mia splendida vita si frantumò in mille pezzi che io gettai al vento.
Ma qualcuno si fermò, volse lo sguardo a terra e, incurante del fatto che potesse ferirsi, raccolse quei frammenti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grigi come il quarzo lodolite.
Quelli erano gli occhi di chi era stato in grado di possedere il mondo ed era stato costretto a vederlo sgretolarsi sotto ai propri piedi; erano gli occhi di chi era stato tradito dalla vita, di chi aveva perso fiducia in tutto e in tutti; erano gli occhi di chi aveva toccato il più alto dei cieli con un dito ed era poi stato trascinato verso le fiamme dell'Inferno.
Quelli erano gli occhi di un angelo caduto.
I suoi capelli biondo cenere, lievemente e dolcemente mossi, erano legati da un nastro azzurro sulla nuca; parte di questi gli ricadeva sul viso.
-”Non avvicinatevi!”- ordinò a Lidia alzando un braccio nella sua direzione e coprendosi il volto con una mano. -”Non osate guardarmi!”-.
La giovane, dopo un tempo che le parve interminabile, strinse i pugni lungo i fianchi e si morse il labbro inferiore. Mosse un passo in avanti, poi un altro, e un altro ancora, prima con tremante esitazione, poi con sempre più forza e decisione, finché la sua divenne una corsa disperata. L'Arcangelo, istintivamente, si voltò verso il fiume in piena e tentò di scappare, ma Lidia riuscì a raggiungerlo e le sue esili braccia si strinsero attorno ai fianchi di Michele.
-”Perché?”- domandò, il volto piangente premuto contro la schiena del giovane biondo. -”Siete un codardo, messer Adimari”-.
-”Lasciatemi andare”- ribatté piatto.
-”Ho parlato con Vittorio. So tutto”- vuotò il sacco Lidia. -”So del rapimento vostro e di vostro fratello, so del piccolo Lorenzo che ha perduto la vita, so...”-.
Le mani di Michele si posarono su quelle di Lidia. Per un attimo la giovane dai capelli color cannella credette di aver finalmente fatto breccia nel cuore dell'Arcangelo, ma si sbagliava. Michele aumentò la presa e con un movimento forte e deciso le fece spalancare le braccia. Lidia, colta alla sprovvista, non riuscì a difendersi. L'Arcangelo, la schiena sempre rivolta verso Lidia, la strattonò in avanti per un braccio, la colpì con una ginocchiata nel costato e la gettò nel fango. Rapido, le si sedette sopra a cavalcioni, impedendole così di rialzarsi.
-”Voi non sapete niente”- disse a denti stretti. Le bloccò i polsi sopra la testa e si chinò sul suo viso. -”La vedete questa cicatrice? Ditemi, ditemi come me la sono procurata”- la incitò.
Il cuore le batteva all'impazzata; se avesse continuato, nel giro di poco tempo le sarebbe scoppiato il petto. Il gelo stava pian piano penetrando nelle sue ossa. Gli occhi grigi di Michele, bui e tristi come il cielo sopra di loro, le tolsero il respiro. L'orribile cicatrice che attraversava diagonalmente il bel volto dell'Arcangelo era profonda e dai bordi insolitamente precisi; sembrava essere stata fatta da una affilatissima arma da taglio.
-”Parlate”- la esortò con un tono di voce apatico.
-”Non lo so”- ammise Lidia in un sussurro.
L'Arcangelo si chinò su di lei ancora di più e le sfiorò l'orecchio con le labbra inumidite dalla pioggia. Il contatto fece rabbrividire la ragazza.
-”E' stato mio fratello a farmela, poco prima che io lo uccidessi”-.
Lidia spalancò gli occhi verdi e serrò le labbra. Michele posò la fronte su quella di Lidia, un'espressione indecifrabile sul volto. Attorno alle due solitarie figure, intanto, imperversava il temporale.
-”State peccando di tracotanza. Sostenete di conoscere tutta la storia, ma in verità non sapete assolutamente niente”-.
-”Perché? Perché avete ucciso vostro fratello?”- domandò Lidia con voce spezzata.
Gli angoli della bocca dell'Arcangelo si incurvarono lievemente in quello che a Lidia parve un mezzo sorrisetto forzato.
-”Questo, madonna, non è affar vostro”- la freddò. Si alzò, senza porgere la mano alla ragazza stesa nel fango, e si incamminò verso i suoi averi abbandonati sotto al pino.
-”Dove state andando?!”- gli gridò dietro Lidia. Aveva gli abiti e i capelli sporchi di melma e completamente zuppi, ma per un attimo mise da parte il suo animo da aristocratica per tentare di comprendere il suo interlocutore.
-”Anche questo non è affar vostro”-.
Vide Michele sguainare la spada e controllare la lama. Subito capì quali fossero le sue intenzioni e si precipitò verso di lui. Estrasse la spada e la puntò contro Michele. La sua presa e le sue mani erano incerte e tremanti.
-”Non osate”- disse la giovane, più in una supplica che in un ordine.
L'Arcangelo alzò un sopracciglio biondo.
-”Madonna, noto che siete un po' dura di comprendonio. Ho detto che questo non è affar vostro”-.
-”Non vi permetterò di uccidere Vittorio”- ribatté, questa volte con voce ferma.
-”Era stato avvertito”-.
-”Andrete contro il Credo”-.
Michele strinse le labbra, fissò negli occhi Lidia per un po', poi rinfoderò la spada e si voltò verso l'Arno. Lidia esalò un sospiro di sollievo e imitò l'Arcangelo, rinfoderando la spada. Lo affiancò e gli posò una mano sulla spalla. Michele sussultò per l'inaspettato contatto, ma non si mosse.
-”Ciò che Vittorio ha fatto era in buona fede. Non vi è stata alcuna malizia o scherno nelle sue parole. Desiderava solamente che qualcuno vi aiutasse”-.
Lidia attese una risposta dall'Arcangelo che, purtroppo non arrivò. Il giovane dagli occhi grigi teneva lo sguardo fisso di fronte a sé, perso nelle acque irruenti dell'Arno. Le mani erano strette a pugno lungo i fianchi e si stava mordendo con forza le labbra; un rivolo di sangue stava scendendo dal suo labbro inferiore. Preoccupata, Lidia allungò una mano verso il suo viso. Quando Michele se ne accorse, scostò la mano della ragazza con poco garbo. La fissò negli occhi e fu allora che Lidia intravide finalmente una traccia umana nell'Arcangelo: terrore.
-”Volevo solo aiutarvi...”- si scusò subito.
Michele fece un respiro profondo e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata al fiume in piena, si voltò, incamminandosi verso la risalita del Lungarno.
-”Michele!”- lo richiamò indietro la giovane.
-”Voi non potete aiutarmi”- disse secco.
-”Sì che posso!”- ribatté ingenuamente.
Michele piantò i piedi per terra, si voltò e tornò sui suoi passi con grandi e iraconde falcate. Afferrò Lidia per il bavero della camicia e le diede uno strattone. La ragazza chiuse gli occhi e incassò il capo nelle spalle, preparandosi al peggio. Sicuramente le avrebbe messo le mani addosso.
-”Voi siete l'ultima persona sulla faccia della Terra che potrebbe porgermi aiuto”- sibilò. La fissò negli occhi per qualche secondo, poi la spinse via e la guardò incespicare nel fango e riuscire miracolosamente a reggersi in piedi. Lidia mandò giù il groppo che le si era formato in gola e si spostò i capelli che le erano finiti sul viso. Quel maledetto temporale non accennava a voler smettere.
-”Non potete parlarmi in questo modo!”- disse con voce acuta. Le sue nobili origini stavano riemergendo. Michele se ne accorse e fece un sorriso di scherno. Lidia, indispettita, partì in quarta verso Michele, ma le parole di quest'ultimo la bloccarono dopo qualche passo.
-”Avrei dovuto uccidervi quando ne ho avuto l'occasione. Fate un buon ritorno a casa, madonna Lidia”-.
Lidia si pietrificò. Il cuore smise di battere per qualche secondo, così come il suo respiro si bloccò. La testa prese a girarle, e Lidia dovette ricorrere a tutte le sue forze per non accasciarsi al suolo. Una forte morsa le attanagliò lo stomaco, provocandole un'incredibile nausea. La bianca schiena di Michele, nel frattempo, si faceva sempre più distante e indistinguibile in mezzo alle grosse e fitte gocce di pioggia.
Lui sapeva.
Era lui a sapere tutto, non lei.
L'aveva chiamata per nome, quello vero, quello maledetto.
L'aveva chiamata “Lidia”, non “Beatrice”.
Doveva inseguirlo, e subito.
Tentò di corrergli dietro, ma il suo corpo sembrava non obbedirle più. Il giramento di testa si fece più forte e il mondo attorno a lei prese a vorticare pericolosamente. Lidia, una lacrima che le scendeva silenziosamente dall'angolo dell'occhio destro, chiuse le palpebre.
E cadde, come corpo morto cade.

 

 

 




NOTE DELL'AUTRICE
Ci stiamo avvicinando alla conclusione della storia; secondo i miei calcoli, mancano più o meno tre o quattro capitoli :O 
La fitta nebbia che avvolge il passato di Michele viene diradata poco per volta. Riuscirà Lidia nel suo intento? Salvare il proprio salvatore non si sta rivelando cosa facile.
Michele ha ucciso il proprio fratello. Se rileggete attentamente il capitolo "Exsecratio", capirete per quale motivo l'ha fatto.
Vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare mesi e mesi per questo capitolo :( Purtroppo ho il blocco dello scrittore facile :/
Grazie a tutti per il supporto e la pazienza!
Alla prossima! ^^

 

   
 
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