Parigi era
rimasta bellissima proprio come ricordava. I suoi
tetti, le stradine piccole e caratteristiche, la sua allegra e vivace
frenesia.
Era partito 6
mesi prima per tornare in Guascogna al suo
paese natio a trovare i suoi nonni e a portare loro
l’elefante che il re gli
aveva dato come ricompensa per la sconfitta dell’ incubo
‘Maschera di ferro’.
Sorrise… Quell’elefante ora era diventato
l’attrazione principale del suo
villaggio e lui era
diventato un eroe perché
ce lo aveva portato. Altro che grande e coraggioso moschettiere, a casa
sua era
diventato famoso perché era
l’uomo dell’elefante
… Scoppiò a ridere in sella a Ronzinante, il suo
vecchio ma fedelissimo ed efficientissimo
cavallo. Se gli andava male la carriera da moschettiere, con
l’elefante avrebbe
potuto aprire un
circo!
Sospirò.
Era quasi arrivato a casa. Avrebbe rivisto tutti,
quanto gli erano mancati, non aveva mai incontrato amici VERI come i
moschettieri…
Athos, la mente
del gruppo, quello serio, celebrale, maturo,
che mai perdeva la concentrazione e la giusta tranquillità
con cui affrontare i
nemici. Un modello, con la maturità quasi di un padre ai
suoi occhi.
E poi Porthos,
grande, imponente, simpatico, semplice, pieno
di energia e voglia di mangiare tanto buon cibo, con la forza di un
orso, un
gigante buono insomma. Un tipo dai modi forse meno fini degli altri
moschettieri
ma sincero, leale e dal cuore d’oro come pochi.
Aramis, il
moschettiere, anzi la ‘moschettiera’. La donna che
per vendicare il suo uomo si era finta essa stessa un uomo ed era
riuscita a
diventare moschettiere ingannando tutti ma poi meritandosi quel posto
per la
sua bravura superiore alla norma. D’artagnan ricordava
ciò che si erano
rivelati durante la battaglia finale contro Maschera di Ferro, la sua
storia d’amore,
l’omicidio del suo uomo, la sua scelta di vendicarlo. Lui
aveva mantenuto il
segreto da allora e da allora era aumentata la stima verso Aramis. E
sperava,
in cuor suo, che ora avesse finalmente sedato la sua sete di vendetta
con la
morte di Maschera di Ferro.
D’artagnan
sospirò. Anche Jean era partito insieme a lui,
dopo aver trovato tracce della sua mamma fra il bottino di maschera di
ferro. Chissà
se l’aveva ritrovata e chissà se
l’avrebbe rivisto…?
E poi, il signor
Bonacieux e Marta, il capitano De Treville,
il re e la regina. Avrebbe rivisto tutti entro breve e non vedeva
l’ora. Perché
adesso era Parigi la sua città e la vita da moschettiere la
sua ragione di
esistere.
Svoltò
l’ultimo angolo. Ecco, era arrivato, quella era la sua
casa.
E finalmente la
vide. Lei, quella che le era mancata più di
tutti. I suoi lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri come il mare, la
voce
dolce e gentile, la fedeltà assoluta alla regina che serviva
con devozione.
Constance…
Stava sistemando
distrattamente la paglia della piccola
stalla, nemmeno si era accorta che lui era arrivato e la stava
osservando
rapito.
Nella mente di
D’artagnan ripassarono davanti tutti gli
avvenimenti che l’avevano legato sempre più a lei.
Avvenimenti belli,
avvenimenti brutti… Quando l’aveva conosciuta,
urtandola e rompendole la bambolina
appena acquistata da Jean, lei, nel giardino reale con la regina Anna,
lei che
lo aveva ospitato a casa sua, lei che gli dava l’incarico di
andare a Londra a
recuperare la collana della regina, lei e lui, nel loro primo
appuntamento nel
bosco rovinato da Milady, lei ferita dopo quell’esplosione
terribile, lei senza
più memoria, lei che guariva e tornava a vivere, lei che
piangeva fra le sue
braccia quando avevano dovuto abbandonare la sua casa per colpa di
maschera di
ferro, lei … semplicemente la SUA Constance.
La sua Costance
… che, sei mesi prima, la sera antecedente la
sua partenza, l’aveva dolcemente baciato. Era stato
semplicemente …
meraviglioso.
Il viso di
D’artagnan si addolcì e sorrise. Già
…
meraviglioso e breve visto che il suo ‘amico’
elefante aveva deciso di
interromperli sul più bello. Ma in fondo, che importava? Ce
ne sarebbe stato di
tempo per lui e Costance …
Improvvisamente,
a quel pensiero, un brivido gli corse lungo
la schiena. Tempo … In fondo Milady gli aveva insegnato,
ferendo Constance, che
nessuno sapeva davvero quanto tempo si avesse a disposizione. Un
imprevisto, un
nemico, un qualcosa che distrugge la felicità può
esserci sempre, dietro l’angolo.
Milady
… Un altro brivido … Quella donna …
Lei rappresentava
il ‘male’ ma durante l’ultimo loro
incontro … si era invece dimostrata
semplicemente … umana …
D’artagnan
deglutì. Milady aveva avuto uno strano ascendente
su di lui. Ancora non capiva. Era stata la sua più acerrima
e pericolosa nemica
eppure … non ne era certo, però … in
fondo, ne era stato anche attratto.
Scosse la testa.
Era sbagliato pensare a queste cose. Non era
il momento.
Ora Constance
era davanti a lui e lo stava osservando. Si era
accorta del suo arrivo.
“Ti
stavo aspettando” – sussurrò lei
timidamente,
sorridendogli. Poi non aggiunse altro, lo abbracciò e lo
baciò a lungo …
Già,
stavolta non c’erano, in fondo, elefanti a disturbarli.