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Autore: BandBfun    20/11/2016    2 recensioni
Il giorno che sarebbe dovuto essere l'inizio di una vita insieme si è rivelato presto anche il suo finale e da allora la vita di Clara è stata un andare avanti a stenti, tra depressione e alcuni tentativi di suicidio e un solo momento all'anno davanti alla lapide del suo amato Claudio...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUELLA NOTTE


Clara si reca a far visita al marito Claudio nel giorno del suo compleanno, il primo di giugno. Sempre in questa data, solo quella volta l'anno, mai altre volte.

Il giorno del loro matrimonio, poco dopo usciti dalla chiesa, la loro auto è stata coinvolta in un terribile incidente stradale. Lei ha riportato qualche graffio, nulla di serio, ma suo marito ha trovato la morte pochi istanti dopo l'impatto.
Da allora Clara combatte contro il ricordo di quei momenti che, spesso, ricompaiono nella sua mente sotto forma di immagini e di suoni. Qualche volta, ha pensato anche al suicidio, ma non è mai riuscita a compiere quel passo. Per l'ultimo tentativo, risalente ad un paio d'anni fa, ha acquistato delle pillole, ha indossato il suo abito da sposa e ha preparato il bicchiere di vino per mandarle giù, ma poi ha cambiato idea. Non ha avuto la forza di farla finita.

Dalla notte dell'incidente, Clara non ha più guidato e sale in auto solo per andare a trovarlo, con l'amica di sempre Giulia. Questa l'accompagna ogni volta, ma resta sempre in macchina, per espressa richiesta di Clara. Le visite sono brevi e questa non fa eccezione.

"Clara?" - la chiama l'amica - "Siamo arrivate."
"Ho visto." - le risponde, fredda.
"Dove te n'eri andata?"
"Da nessuna parte."
Giulia è visibilmente preoccupata per l'amica. Di recente, Clara l'è apparsa calma e distaccata, quasi una statua di pietra. Non le sembra nemmeno più l'amica con la quale ha condiviso più di trentacinque anni di vita.
"Vuoi che ti accompagni? So che non ti va, ma..."
"No, grazie."
"Sicura?"
"Lo sono."
Si guarda nello specchietto retrovisore e si sistema i capelli con un paio di colpi di mano veloci.
"Come sto?"
"Perfetta."
"Bene."
Indossa gli occhiali da sole e scende dalla macchina. Dal sedile sul retro prende i fiori, le forbici e la bottiglia d'acqua.
"Non ci metterò molto." - dice all'amica.
"Fai con calma, non ho fretta."
Coi fiori in mano e la borsa col necessario nell'altra, si avvia verso l'ingresso del parco.
Giulia la guarda allontanarsi e non nasconde la sua preoccupazione.

"Pochi passi sempre dritto e girare sulla sinistra."
Se lo ripete ogni volta, anche se lo ricorda bene.
Fa qualche passo, gira alla sua sinistra e a metà fila riesce a scorgere la lapide del marito.
Si ferma, immobile come una statua.
Respira.
Prende fiato e le si avvicina.
“Eccomi, sono qui. E ho preso i fiori. Un mazzo di camelie, le tue preferite.”
Appoggia la borsa per terra e si china per mettere i fiori dentro il vaso di marmo posto di fronte alla foto del ragazzo.
I gambi sono di qualche centimetro troppo lunghi.
Prende le forbici e taglia qualche centimetro di gambo a ciascuno, perché siano tutti della stessa lunghezza. Poi li rimette nel vaso e aggiunge un po' d'acqua, perché non appassiscano entro un paio di giorni. Sposta un paio di steli e sistema qualche foglia perché tutti gli elementi siano in equilibrio e non nascondano chi riposa qualche metro sotto la lapide.
Si rialza per vedere meglio il risultato. Sembra soddisfatta.
"Sì, ci siamo. È perfetto."
A volte non parla: resta in silenzio e immobile di fronte alla lapide a ricordare. Altre volte, invece, parla, un po' di tutto, di solito nulla di serio. Quando si reca a fargli visita, indossa un completo violaceo, dalla linea semplice ed elegante, e una collana di perle ricevute in dono con la proposta di matrimonio al termine di una lite.
"Questa mattina ho pensato che tra un paio di settimane saranno quindici anni di matrimonio. Trentacinque di conoscenza, venticinque di frequentazione e quindici di matrimonio. E invece non ne abbiamo passato manco uno come marito e moglie."
Nella sua mente tornano come in una sequenza alcuni istanti di quella terribile notte. Il rumore dell'urto tra la loro auto e quella che ha invaso la corsia all'improvviso. La luce dei fari di quella macchina che ha illuminato tutto e poi la flebile luce dell'unico fanale ancora funzionante. Lo stato di confusione e quegli attimi di sensazione di estraneità. E il suo amato con la testa china sul parabrezza sporco del proprio sangue.
"A volte mi sveglio nel cuore della notte urlando."
Lo guarda cogli occhi di chi non ha mai visto niente di più bello e di chi sa che non lo vedrà mai più.
Si abbassa e si siede di fronte a lui, con le mani vicine appoggiate sulle gambe.
"Ho il cancro e solo qualche mese ancora a disposizione. L'ho saputo qualche giorno fa. Avrei voluto dirtelo con le parole giuste, ma poi, sul momento, ho deciso diversamente. Tutto qui, volevo che tu fossi il primo a saperlo."
Sorride, giusto un istante.
"Il cuore è come se si fosse fermato quella notte. Non ho paura. Non soffrirò più di quanto non abbia già sofferto."
Le scende una lacrima che si asciuga subito con un fazzoletto.
"Tutto qui, non c'è altro da dire."
Si rialza e si rimette gli occhiali. Con un paio di colpi di mano si sistema la gonna.
Prende la borsa con dentro le forbici e la bottiglia d'acqua e si dirige verso l'uscita del parco.
Sembra tentata dal voltarsi ancora una volta, ma non lo fa.
"Ti amo."

Entra in macchina e getta sul sedile di dietro la borsa.
"Fatto?" - le chiede Giulia.
"Sì. Possiamo andare."
L'amica mette in moto l'auto e fanno ritorno a casa.
Nessuna parla per l'intero tragitto.
Giulia è preoccupata, ma non sa come avere risposte dall'amica senza sembrare fastidiosa. A volte le lancia uno sguardo, ma sul volto dell'amica non appare alcuna espressione, nulla che possa aiutarla a capire. Lo sguardo di Clara è statico, fisso, come se fosse da un'altra parte. Ed è proprio così. E' tornata indietro ad una mattina d'inizio estate di vent'anni prima, quando si era sentita davvero felice per la prima volta nella sua vita.
Si era addormentata tra le braccia di Claudio e mi era risvegliata ancora in esse, stretta, protetta, illuminata dalla luce del sole. Il ragazzo aveva aperto gli occhi un attimo e le aveva dato un bacio sulla guancia, per poi riaddormentarsi. In quel preciso istante si era resa conto che non avrebbe avuto bisogno di nulla di più. Si era sentita amata e felice, per la prima volta nella sua vita.
Il ricordo di quel momento fa apparire sul suo viso un cenno di sorriso e una lacrima scivola lungo la guancia subito dopo.

Dopo circa dieci minuti, l'auto giunge davanti al cancello di casa.
"Siamo arrivate." - le dice, rompendo il silenzio del tragitto.
Clara stringe la maniglia che apre la portiera, ma sembra come bloccata.
"Stai bene?" - le chiede Giulia, preoccupata.
La donna si volta verso l'amica e, con voce calma, le dice quello che ha detto al marito poco prima.
"Sto morendo."

******

NOTE D'AUTORE

Sarò breve: le poche battute scritte in corsivo vanno lette come pensieri non detti dalla protagonista, ossia Clara.

   
 
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