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Autore: Kira Eyler    20/11/2016    5 recensioni
[Raccolta di One-Shots che funge da prequel di "Pazzia"]
[SOSPESA causa motivi spiegabili in MP. Scusatemi tutti.]
Dopo che due autrici mi hanno detto di fare un prequel sui due gemelli apparsi in "Pazzia", mi è venuta l'ispirazione per una raccolta di One-Shots su loro due. Le Shots avranno tutte un prompt diverso e solo a volte saranno collegate.
01. Inizio: "[...] -Souru, sorridi! Li ho uccisi, ti rendi conto!? UCCISI!- esclamò Katsumi, rimettendosi a ridere. Souru scoppiò in un altro forte pianto a dirotto, stringendosi al fratello e battendo i pugni sul suo petto [...]"
03. Maledizione: "[...] Un paio di fiammelle blu scesero, fluttuando, dalle scalinate del Tempio, e con voce infantile e alta parlarono: “Chiunque uccide un bambino accanto al Tempio, verrà ucciso in modo violento”
05. Bambole: "[...] -Bonjiro, giusto in tempo! La governante stava dicendo che mi usi a tuo piacimento, come se fossi la tua bambola!- [...]"
09. Specchio: "[...] -Hai capito il concetto, più o meno...- gli disse, celando la tristezza -... Ricordati di trovare qualcuno che raccolga tutti i pezzi, non solo i più grandi e quelli meno taglienti. D’accordo?-[...]"
Genere: Angst, Dark, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Marionetta pazza'
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In teoria il capitolo sarebbe dovuto uscire ad Halloween, ma lo pubblico ora che siamo al 20 novembre (poiché tutte le date che state leggendo, alla fine avranno un significato). Il capitolo potrebbe risultare piuttosto noioso e stupido, però mi serve per farvi capire una parte della psicologia di Ayano per uno specifico capitolo. La prima parte è narrata in prima persona da Ayano: se ci sono frasi confuse, è perché sono state inserite volontariamente, proprio per farvi capire la confusione della protagonista. Grazie a chi leggerà e a chi lascerà una recensione a questa shot cortina... (però, ehi, è sempre una raccolta!) Buona lettura!

04. Rottura

Avevo appena terminato la lezione al club dell’occulto. Quel giorno avevamo approfondito la magia nera nella sua storia, per cosa veniva usata e i rischi che si correvano; mi era piaciuto tanto spiegare e ascoltare i miei “colleghi”. Lo ammetto, quel club non ha una bella reputazione: si pensa che lì dentro si facciano riti satanici, si evochino demoni, o altre cose simili. Ucciderei chi insinua questo, se Bonjiro non me lo impedisse ogni volta: il mio club si usa per approfondire oggetti e misteri legati all'esoterismo, ma nessuno osa evocare demoni; il club dell’occulto non fa certe cose.
In ogni caso, stavo chiudendo la porta a chiave. Da quando Honoka, vice presidente, era stata rapita due giorni fa, il compito di chiudere e aprire quel club era mio, così come la responsabilità di ciò che accadeva al suo interno, poiché l’avevo costruito e addobbato. Se vi può sembrare qualcosa di facile, dimenticatelo: non lo è. Però, mi tiene lontana da Bonjiro, appartenente ad un altro club, ed è una cosa fantastica.
Appena tolsi la chiave dalla serratura, sentii qualcuno dire: -Quindi voi del club dell’occulto avete organizzato qualcosa per Halloween?-
Mi voltai per vedere chi aveva parlato: Akio. Credo di essere arrossita, perché era appena uscito dal club di basket e quindi aveva quella tuta che lo rendeva carinissimo. Non riuscii a parlare e annuii soltanto, sorridendo. Un momento, come sapeva della serata segreta del club? Credo che due ochette del club abbiano fatto il passaparola con tutti... insomma, se la notizia è arrivata al club di basket!
-Evocherete dei... demoni?- mi domandò con voce tremante.
Beh, diciamo che non voglio uccidere tutti quelli che pensano queste cose sul club, alcuni li lascerei tranquillamente in vita!
-No! Il club non serve a questo, te l’ho spiegato tante volte!- esclamai offesa.
Prendemmo, comunque, a camminare fianco a fianco dritti al terzo piano della scuola. Quella volta toccava all’altra metà classe pulire l’aula, e tra questa “metà classe” c’erano Yuuki e Bonjiro: dovevamo andare al terzo piano per vedere se avevano finito. C’era uno strano silenzio a scuola, nonostante i corridoi fossero ancora affollati: solo io e Akio parlavamo, senza sussurrare, di ciò che prevedeva quella serata speciale al club. Niente di speciale, ovviamente, ma volevo “convertirle” al blog di Saenoki Naho, mio idolo femminile!
Tutto quel silenzio mi sembrava sempre più strano, però. Arrivati al terzo piano notammo dei ragazzi bianchi in viso, mentre altri piangevano silenziosamente... altri sussurravano. Era un comportamento insolito, o forse no. Fanno così solo quando in cantina viene trovato un altro sacco della spazzatura con all’interno un cadavere fatto a pezzi, firmato “Souru” in sangue –sì, non so perché firmo solo col mio nome su quei sacchi d’immondizia–; però, io quel giorno e il giorno prima non avevo ucciso nessuno perché nessuno aveva scoperto il mio passato. L’ipotesi del ritrovamento di un cadavere svanì dalla mia mente.
Non appena vidi Yuuki e Bonjiro fuori la nostra aula, abbandonai Akio e corsi ad abbracciare la mia migliore amica; lei non ricambiò. Anzi, mi staccò da lei e mi guardò: aveva il viso pallido, con su dipinta un’espressione terrorizzata e preoccupata. Quello sguardo mi trafisse il cuore: e se avevano scoperto che ero io Souru, quella che loro chiamavano “L’assassina delle anime”? Non l’avevano ancora scoperto, ma... potevano in quel momento! No, no, che sto dicendo? Se l’avessero scoperto quelle due oche al club dell’occulto me ne avrebbero parlato, anzi, nessuno sarebbe venuto da me al club!
Cercai conferma nello sguardo del mio fratellino, ma stava fissando costantemente una finestra all’interno della classe, col suo solito fare apatico: perché diavolo guardava quella cosa? Vorrei non averlo mai scoperto.
-Che succede, Yuuki? Tutta la scuola è...- mi interruppi, poiché Yuuki mi fece cenno di abbassare la voce.
I suoi occhi castani, dolci e da me odiati, si rifletterono nei miei. Non mi ero mai sentita così in soggezione, strana.
-Quando abbiamo iniziato a pulire i vetri di questo piano,- prese a sussurrare Yuuki, con dei piccoli intervalli tra alcune parole e altre -fuori si sentiva uno strano odore, una puzza insopportabile. Pensavo di averla sentita solo io, fino a quando anche Bonjiro-san e gli altri nelle altre classi non hanno iniziato a lamentarsi; poi, si sa, è successo un passaparola.-
Una strana puzza di fuori? Poteva essere qualunque cosa, a dire il vero. Se anche Bonjiro l’aveva sentita e si era “lamentato”, voleva dire che non c’era nessun cadavere. Sentii Akio deglutire sonoramente dietro di me; mi era così vicino che potevo sentire appena il battito del suo cuore accelerato.
A scuola non c’erano gli insegnanti: quando si svolgevano i club e le pulizie, gli insegnanti e il preside tornavano a casa loro. Mi sentii oppressa da qualcosa, stretta tra due oggetti, senza possibilità di scampo... insomma, strana. Il mio cuore perse un battito, poi accelerò all’improvviso; le orecchie iniziarono a fischiarmi, un suono fastidioso che aumentava secondo dopo secondo, e la testa iniziò a dolermi in modo lancinante. Mi portai le mani alla testa e mi inginocchiai davanti a Yuuki, senza badare a ciò che lei e Akio iniziarono a dire, insieme ad altre persone curiose.
Le orecchie, Yako: avrei voluto staccarmele. Avrei voluto staccare l’intera testa per non sentire dolore. Volevo urlare: urlare per sovrastare il battito sempre più forte e veloce del mio cuore, e il fischio nelle orecchie; ma non potevo. Mi ritrovai ancora più in trappola, desiderosa di morire lì.
Non so ancora cosa mi stava succedendo: da come mi disse Bonjiro, non ero riuscita a controllare il mio timore e la mia ansia, ma non mi fido di ciò che dice riguardo le mie emozioni.
Parlando di Bonjiro, non appena si accorse del mio stato si inginocchiò accanto a me e mi abbracciò, facendo di tutto per farmi calmare: dal sussurrare parole come “Calmati, o Akio pensa male!”, a gesti come accarezzarmi i capelli e stringermi a lui; era diverso, troppo dolce. Tuttavia, mi calmai solo quando mi propose di andare a controllare cosa c’era al quarto piano, ovvero il terrazzo.
Dovete sapere che il numero quattro, nel nostro bel Paese, è maledetto e porta sfortuna. “Quattro” significa “Morte”*, infatti al quarto piano non va mai nessuno e si mette sempre il tetto, o il terrazzo; non esiste una porta chiamata col numero “quattro”, né un negozio al centro commerciale.  Bonjiro non credeva nella magia, o in queste cose, eppure mi disse di andare al quarto piano, non al terrazzo: sono la stessa cosa, ma mi fece sospettare molto.
Yuuki si propose di accompagnarci e anche Akio, seppur dopo aver detto varie scuse per farci desistere: fifone, il mio rosso. Penso non volesse venire anche perché è vietato andare sul terrazzo quando non ci sono gli insegnanti.
Cercando di dare il meno nell’occhio possibile, poiché altrimenti avremmo scatenato la curiosità di troppi, ci avviammo verso quella maledetta scala che portava al terrazzo. Confido che poche volte ho avuto così tanta ansia per qualcosa, e questa era una delle poche volte: ad ogni minimo rumore mi voltavo, tentavo di stare sempre in mezzo ad Akio e Bonjiro e mai dietro, o davanti, a loro. Quando ho paura cerco sempre di fare così, se sono in gruppo: nei film Horror, chi va davanti a tutti, o resta dietro, muore per primo. E poi mi dicono che “studiare” sul blog di Naho non insegna niente!
Arrivammo vicino alla rampa di scale, costruita tra due pareti che distanziavano il giusto per far passare quattro persone tra loro. Era una rampa di soli otto gradini, tutti bianchi, e alla fine vi era una porta metallica grigia con due ante, che il preside chiudeva sempre a chiave dopo le lezioni. Era chiusa, infatti, quando Yuuki provò ad aprirla.
Fu allora che entrai in azione io: presi la spilla che teneva attaccato il mio tesserino studentesco alla maglia ed iniziai a scassinare la serratura, senza pensare alle conseguenze.
-Ayano-chan! Se non c’è niente, cosa racconterai poi al preside per giustificarti!?- chiese allarmata Yuuki, con la voce un po’ troppo alta.
Le risposi con un sussurro: -Non preoccuparti-. Solo questo, nient’altro.
-Ma dove hai imparato a fare questa cosa?- domandò Akio, sbalordito.
Bella mossa, me: questo fu il mio pensiero. E ora cosa gli spiegavo? Fortunatamente, inventai che, un giorno, il mio club non si apriva e dovetti scassinare la serratura per entrare. Ci ha anche creduto, Akio. Il tempo di dire quella bugia, che si aprì la porta; io e Yuuki non abbiamo urlato per pietà dei timpani dei ragazzi. Se si va su un terrazzo perché al terzo piano si è sentito un brutto odore, e si vede una scia di sangue appena si entra... non è una bella cosa.
Rimasi scioccata: io non ho mai ucciso nessuno sul tetto. Mai! E neanche Bonjiro: da ciò che sapevo, non uccideva quasi mai e se lo faceva utilizzava il fuoco.
Vidi Bonjiro avanzare lo stesso, col suo solito fare freddo. Io guardai Akio e Yuuki per ottenere conforto e sicurezza nel proseguire; al loro annuire, presi Yuuki sottobraccio e insieme, lentamente, andammo avanti, seguite da Akio. La gola si seccò improvvisamente e, ad ogni passo che facevo, il mio cuore batteva più forte; non più veloce, solo più forte, e non mi era mai successo. Avevo paura, ricordo, così paura da deglutire ogni cinque minuti a vuoto.  
Raggiungemmo il punto in cui vi era l’antenna della scuola, usata per guardare il televisore presente in ogni aula**. Ovviamente, non guardavamo anime, ma solo documentari... purtroppo. Sotto l’antenna vi era un lago di sangue e qualcosa continuava a gocciolare; strinsi i denti, decisa a non guardare cosa era successo... e sentii Yuuki e Akio urlare. Quando Yuuki si staccò da me, alzai lo sguardo involontariamente, di scatto: vorrei non averlo mai fatto.
Honoka, la ragazza che mancava da due giorni poiché rapita, la mia migliore amica e la mia “sorellona”. Honoka era lì, “impalata” nell’antenna, con una parte dell’oggetto che le fuoriusciva dalla bocca spalancata, grondante di sangue, secco e non; le braccia  penzolavano lungo i fianchi e gli occhi, un tempo castani, erano bianchi: bianchi! I vestiti sembrava non ci fossero più: alcune parti erano strappate, ma il resto era tutto rosso, rosso sangue. I vestiti si erano come incollati al suo corpo a causa del sangue! E il corpo, poi: tra bruciature, graffi, tagli, ferite che sembravano essere state fatte con un coltello e il volto pieno di lividi... non sembrava più il suo corpo puro.
Vomitai, mi sedetti, scoppiai a piangere e urlai come una pazza, insieme a Yuuki. Akio si era messo a piangere, ma cercava di non urlare e di non vomitare. Bonjiro, invece, non stava versando neanche una lacrima.
Sospettavo che sarebbe morta, lo sapevo. Se Yuuki non si fosse rifiutata di dire ciò che sapeva, quando scoprimmo che Honoka era stata rapita, probabilmente avrei potuto salvarla. Anche di fronte al suo cadavere orribilmente ferito, si rifiutiva di sputare fuori ciò che sapeva.
Quando la polizia e l’ambulanza permisero ad ogni studente di tornare a casa, non proferii parola, se non con Akio. Fissavo Yuuki con odio, gli altri con aria spenta e le guance bagnate per il pianto. Tornai a casa con gli occhi fissi a terra, bianca più di come già lo ero, seguendo Bonjiro; né io, né lui ci scambiammo nemmeno una parola, neanche un “Povera Honoka”. Lui era responsabile di ciò che era accaduto alla mia migliore amica, e sapeva ciò che pensavo. L’unica cosa che ancora non capisco, a distanza di un giorno, è perché Yuuki dice di sapere qualcosa, il nome dell’assassino, e non lo dice alla polizia: se sa ciò che ha fatto Bonjiro, può dirlo. Io non posso, ma lei potrebbe dirlo per entrambe.
Ma, probabilmente, lei nemmeno sa chi è Bonjiro: chi è realmente “il suo amore”.
Non dirò ciò che ci siamo detti arrivati a casa, e nemmeno come “mi sono” rotta il labbro inferiore. Però avevo ragione, a dire che era stato lui ad ucciderla.
-Lei non poteva sapere niente di noi!- gli avevo gridato, seduta a terra, con una mano poggiata sulla guancia.
-Honoka non doveva essere eliminata quando scopriva qualcosa su di noi, Ayano- mi disse lui, calmo, senza accennare nemmeno un finto tono dispiaciuto. Lo odiai a morte, quella volta. Continuò, sorridendo come se volesse prendermi in giro e con le braccia conserte: -Doveva essere eliminata prima. E poi, illuminami, preferiresti quella al tuo caro fratellino, che fa di tutto per te?-
Aveva fatto quella domanda con un tono così... così da presa in giro, provocatorio. Avrei voluto alzarmi, prendere un’arma e ucciderlo, urlandogli che sì, avrei preferito Honoka a lui. Però non feci niente, anzi, feci il contrario di ciò che volevo fare: lo abbracciai, mi scusai con lui. Gli dissi che, anche se Honoka mi sarebbe mancata, volevo stare solo con lui. Perché?
Diario, non ti ho scritto ieri perché sono dovuta andare all’ospedale per vedere se il labbro e il naso si erano rotti, o se il livido sulla guancia si sarebbe tolto in poco tempo. A dire la verità, anche perché ho pianto tutta la notte per la morte di Honoka. Ho provato a contattare Yuuki, poiché è l’unica che dice di conoscere l’assassino della nostra migliore amica, e l’unica che può denunciarlo. Non m’importa come abbia fatto, se ha ragione, a capire la vera identità di Bonjiro... ma deve denunciarlo. Lei può, diavolo, lei può!
Come puoi ben capire, è stato inutile: non ha voluto dirmi niente, leggeva i miei messaggi senza rispondere, e attaccava alle chiamate che le facevo. Diario, sei l’unico che non mi considera pazza, anche perché sei un oggetto. A volte vorrei uccidermi, non importa come; vorrei che Bonjiro mi uccidesse. Non riesco più a tenermi questi pesi dentro, non riesco più a combattere da sola contro i miei mostri. Non so fare altro che implorare mentalmente Yuuki affinché parli; la sto odiando. Oggi l’ho sentita parlare a telefono con Bonjiro... con Bonjiro! Inizio a sospettare che ci sia qualcosa che non va e che mi stiano nascondendo qualcosa.
So solo una cosa con certezza: tra il nostro gruppo è avvenuta una brutta rottura, che mai si aggiusterà.
                                                                             ***
Yuuki sospirò, chiudendo il diario della sua migliore amica. Bonjiro glielo prese dalle mani, fissandola poi con impazienza; le aveva portato il diario per metterla davanti ad una scelta: o decideva di denunciarlo e avrebbe perso la vita, salvando però quella di Ayano; o decideva di non denunciarlo, di tenere la bocca chiusa, salvandosi la vita. Con quel diario si sarebbe, forse, decisa in fretta: ormai era da quattro giorni che la ballerina non sapeva cosa fare.
Anche in quel momento Yuuki aveva lo sguardo fisso sul tavolo del bar e, per l’indecisione e l’ansia, si toccava quei bracciali dai colori vivaci. Sospirava ogni tanto e scuoteva debolmente la testa, sussurrando qualcosa di incomprensibile; la frangetta castana le copriva gli occhi lucidi.
“Scusa, Ayano-chan” pensò Yuuki, asciugandosi col palmo della mano una lacrima “ma ho paura. Non voglio morire, né perdere Bonjiro-san...”
Alzò lo sguardo, puntando gli occhi in quelli di Bonjiro, che con una calma tale da risultare quasi sovrannaturale, continuava a bere la lattina di Coca Cola che aveva ordinato minuti prima.
Deglutì, prese un bel respiro e si raccomandò di non scoppiare in lacrime. Tremando, prese a parlare per comunicare la sua decisione: -Scelgo di non denunciarti e di stare con te.-
Le costò non poco fare quella scelta, ma non riusciva a fare altrimenti: Bonjiro era la persona che amava, ed era anche un assassino. Quando vide apparire un viso compiaciuto sul volto del ragazzo, si diede mentalmente della codarda e si ritenne responsabile di quella rottura che, lei e solo lei, aveva deciso di creare.

*Uno dei modi di pronunciare “quattro” in giapponese è “shi”, che significa “morte”.
** In Giappone ogni classe ha un televisore, che si usa per guardare programmi per approfondire ciò che si sta studiando, oppure per certe comunicazioni e notizie.


 
 
   
 
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