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Autore: lapotenza    20/11/2016    0 recensioni
"Gli esorcisti sono persone possedute da Dio. Essi esistono al fine di consegnare all'Oblio le sinistre creature che emergono dalle tenebre."
D.Gray-Man ~ Prima Notte, Vol.1
Yuki Hirai. Diciotto anni. La sua espressione, un vero e proprio capolavoro di falsità.
Ingenua o furba come la più infima ed astuta delle volpi?
Passionale o gelida e pacata?
Guerriera o spettro in fuga dal passato?
Yuki é divisa in due parti perfettamente... (A)simmetriche.
Non uno, ma ben due passati alle spalle, non uno, ma nessun futuro che si profila all'orizzonte, non uno, ma ben due marchi imposti da Dio.
Un' anima infranta o un cuore d'acciaio?
Ci sono così tante alternative da scegliere... Ma nessuna persona pronta a condividerle.
Come si sopravvive al ritorno nelle fitte spire dell'Ordine?
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Voglio ricominciare gli esperimenti.- Komui non capiva se Yuki si fosse resa conto di ciò che significavano quelle parole, e se si fosse tantomeno resa conto del fatto che, forse, non avrebbe dovuto dirle di fronte a Bak.
Ora che la vedeva meglio, però, non riusciva a capire che cosa le fosse accaduto.
Era identica a prima eppure era cambiata, allo stesso tempo.
Era più grande adesso. Sempre uno scricciolo, però, sfiorava il metro e cinquantacinque, forse, nonostante i diciotto anni già compiuti, che tra non molto sarebbero sfociati nei diciannove.
Si era fatta crescere i capelli, ed ora li aveva lunghissimi, molto più di come ce li aveva Lenalee prima di perderli. Una piccola fitta di nostalgia lo colse, al pensiero dell'amata sorella, ma fu lieve e di breve durata, il che lo spinse a tornare di nuovo alla ragazza di fronte a lui, stabile e con la schiena dritta, e quello sguardo solitamente quieto che in quel momento sembrava feroce e determinato. Stavolta non era del lucente colore del rame, sembrava più di fuoco, presentato con quell'espressione.
Non sapeva come rispondere.
Da un lato, avrebbe desiderato spingerla dentro il Gate ed impedirle di tornare indietro di nuovo, dall'altro, temeva che se le avesse detto di no si sarebbe preso il suo leggendario calcio girato in faccia.
Come parlare con i toni giusti ad una quasi-donna formato tascabile esperta nel Karate od ogni altra forma di combattimento che comprendesse il far sputare sangue all'avversario od intimidirlo abbastanza a sufficienza da farlo inginocchiare ai propri piedi?
Non capiva come facesse Bak a sapere esattamente come fosse fatta Yuki.
Nonostante tutto il tempo in cui si era arrovellato sulla spinosa questione del carattere della "signorina Hirai" come la chiamava Lvellie, ogni volta che gli rimbeccava la sua incompetenza nel trovare una pista attendibile per rintracciarla, non aveva mai cavato un ragno da un buco.
Proprio così. Yuki Hirai era la personificazione della bipolarità, a suo parere.
Aveva mica mai compreso, il caro Komui, com'è che funzionasse quella ragazzina a cui, nonostante strana ed indecifrabile che fosse, si era profondamente affezionato.
-Ne sei... Ne sei certa?- domandò Bak, l'espressione che aveva era un qualcosa di davvero struggente, si vedeva che fosse davvero poco d'accordo con una simile affermazione, eppure cercava di celare il tutto con un fare professionale male inculcato nelle sue parole, ma perfettamente integro qualche secondo dopo, il giusto tempo per la giusta ripresa.
Lui più di tutti sapeva cosa voleva dire per Yuki iniziare nuovamente i test, lui più di tutti aveva sperimentato le conseguenze a cui tali esperimenti conducevano.
Lui stesso aveva perso la famiglia a causa delle conseguenze di tali esperimenti. Lui si era ritrovato a soffrire ed a penare del senso di colpa generato da una decisione, un'azione, non sua. 
Komui tossicchiò.
-Hai una stanza pronta, Yuki, parleremo di "questioni importanti" domani, in presenza di Lvellie.- disse avvicinandosi a lei e benedicendo il fatto che gli accessi alla stanza del Gate fossero accuratamente gestiti.
Se qualcuno avesse sentito...
-Generale Tiedoll, per caso le dispiace occuparsi lei di Yuki? Le hanno affidato la stanza tra quella di Lenalee-chan e quella di Miranda.- domandò.
L'uomo sorrise ed annuì, spingendo la ragazza per le spalle verso la porta d'uscita della stanza, lei non si oppose, si girò solo verso di loro mentre camminava e sorrise appena, prima di voltarsi. Ogni traccia di ferina ferocità definitivamente sparita.

-Non credi si essere stata troppo impulsiva?- le chiese Tiedoll, mentre la guidava per i corridoi.
Yuki non rispose, scosse la testa risoluta continuando a guardare dritto davanti a se, segno che la conversazione sarebbe dovuta finire lì dove era cominciata.
Non aveva voglia di spiegare.
All'improvviso, si era svuotata.
La positività e la convinzione di riuscire ad essere felice anche lì dentro stavolta... Ma cosa era andata a pensare? Era sempre stata prigioniera, se ne rendeva conto. Era fuggita, ma valeva come se non lo avesse mai fatto, perché, tutte le notti, i ricordi tornavano, perché l'indelebile segno che Dio l'aveva, un tempo, ritenuta utile ai fini della sua causa... Era tutto addosso a lei... Pensieri sconclusionati ed inutili, cause grandi mosse da uomini infinitamente piccoli... Cause insignificanti curate dai migliori prodi.
Nulla aveva senso, nulla aveva alcun significato... Perché doveva averne uno proprio la sua storia?
Per lo meno, se sarebbe dovuta morire, l'avrebbe fatto per mano sua.
Se qualcuno aveva il diritto di rovinarla quella era lei stessa medesima e nessun altro.
Quindi... Perché non provare? Perché non... Rischiare? Dopotutto, se fosse andata male, sapeva già che la sua storia non avrebbe mai potuto avere un bel finale, ma se fosse andata bene... Avrebbe avuto l'opportunità di fare qualcosa per l'intero Genere Umano, o, per lo meno, per quei pochi che l'avevano accompagnata lungo il suo tortuoso cammino. 
Tiedoll si fermò all'imbocco di un corridoio.
-La quinta stanza a sinistra è la tua.- le disse sorridendo.
Yuki annuì, ricambiando il sorriso, poi voltò le spalle al generale e camminò verso la stanza indicatale.
Con un sospiro, tese la mano verso la maniglia, prima che il rumore di una porta che si apriva alle sue spalle la bloccasse.
Si voltò. Dalla stanza di fronte uscì Kanda, che la guardò un attimo perplesso.
-Ehm... Ehi.- mormorò Yuki, con espressione incerta.
Kanda socchiuse gli occhi e la fissò per qualche secondo, poi fece il suo solito verso di stizza e proseguì imperterrito per il corridoio.
Yuki scosse il capo ed aprì la porta.
Letto da una piazza e mezzo, scrittoio, armadio, scaffali e mensole ed una portafinestra che dava sul balcone. Il tutto miseramente vuoto, tranne che per la ventiquattrore che posò sul fondo dell'armadio.
Se rimaneva chiusa era meglio per tutti.
Fece una giravolta su se stessa, fissando il soffitto.
Andare in giro non era una buona idea, avrebbe fatto decisamente meglio a stare buona e a cuccia finché Lvellie non la sarebbe venuta a cercare.
Si buttò sul letto.
Il riassunto della serata? Aveva attivato una delle sue Innocence, ma non l'aveva usata, aveva incontrato Tiedoll ed un tipo che pareva il bel tenebroso che c'è in un po' tutte le storie, aveva attraversato un Gate, aveva visto Bak e Komui e, soprattutto, il "bel tenebroso" stava nella stanza di fronte alla sua, il che rendeva la sua vita ancor più miserabile.
Non ho nemmeno un vicino decente. Pensò. Non le rimaneva che sperare per gli abitanti delle stanze accanto...
Guardò le pareti di un verde acqua chiarissimo, quel soffitto che delimitava l'unica prigione da dove non sarebbe mai potuta volare via.

"Sei così bella, sai? Un angelo della guerra senza meta, che dispiega le sue meravigliose ali lucenti verso il cielo. Se mai un giorno qualcuno ti dovesse tarpare quelle ali, sono sicuro che per te sarà tremendo. I tipetti come te sono messi di fronte a costanti rischi, perché solo due tipi di persone possono distruggerli: quelli che li amano e loro stessi..."

Chiuse gli occhi, inspirando violentemente dal naso e trattenendo l'aria.
Uno.
Due.
Tre...
Sette secondi, poi la buttò fuori, lentamente. Se solo avesse potuto compiere quella azione con una sigaretta accesa in mano... Sentire il palato andarle a fuoco, e rimanere cosciente a causa del dolore...
Invece il passato irrompeva nella sua testa. Avrebbe tanto desiderato che i suoi trascorsi potessero essere tangibili, almeno un calcione ben assestato non gliel'avrebbe tolto nessuno.
Invece eccola là, stesa su un letto, a contemplare un maledetto soffitto mentre le immagini le scorrevano nella testa.

Una mano materna tra i capelli, cosparsa di macchie della vecchiaia, anni prima.
E poi dopo. Un bacio rubato alla fievole luce di una candela, in una stanza.
I capelli familiari ed il sapore di fumo di quella persona.

Cercò di scacciare le immagini, ma quelle tornavano, prepotenti.

Pioggia fitta ed una battaglia.
Esplosioni.
Il freddo contatto col suolo fangoso ad un violento impatto.
Il ghigno malefico.
Occhi neri, meravigliosi occhi neri colmi d'amore che diventano del colore dell'oro fuso.

Voleva urlare, scalciare, uscire da quella stanza ed iniziare a correre a perdifiato finché ne fosse stata in grado, finché le forze non l'avessero abbandonata del tutto.
Spingersi fino all'estremo e poi andare oltre. Fino alla morte.

Un abbraccio.
Spalle possenti, di un giovane uomo, non più quelle di un timido ragazzino.
Un sorriso lieve, un bacio a fior di labbra.

Eppure rimaneva lì, immobile, tutte le volte, mentre ad ogni immagine scendeva una lacrima, come la lancetta che scatta di un orologio ad ogni secondo.
Immagini veloci e brevi, sconnesse.
Immagini dolorose.
Momenti che le causavano fitte di nostalgia ed un vuoto nello stomaco, colmato solo da rammarico e desiderio di tornare indietro e riprovare quelle sensazioni almeno un'ultima volta.

Yuki aprì gli occhi di scatto, un raggio di sole che filtrava tra le tende le illuminava il volto accecandola.
-Mmh... - mugugnò, sedendosi sulla sponda del letto, si stropicciò gli occhi e fece uno sbadiglio profondo. 
Si era addormentata vestita così com'era, sopra al letto, stremata dall'invadenza delle allucinazioni. 
Sospirò, passandosi una mano trai i capelli. 
Le dita le si bloccarono tra i nodi. Sbuffò, ma quanto si era agitata nel sonno? 
Bussarono alla porta.
Ottimo. Probabilmente la stavano cercando per il colloquio con Lvellie, e lei era conciata in quel modo. Di bene in meglio.
-'vanti- biascicò, stiracchiandosi.
Bak entrò sorridente nella stanza.
Indossava la sua uniforme da caposezione, in testa il berretto, e teneva un pacchetto avvolto da carta bianca ed una grossa busta in mano. 
-Ehi Yu... Ohehi... - il suo sorriso si trasformò in una smorfia scioccata. 
-Hai fatto a botte con qualcuno?- domandò, sporgendosi verso di lei e scrutandola. 
Yuki osservò la sua espressione stupita, il primo istinto fu quello di sorridere, ma si sforzò di assottigliare lo sguardo e tirargli uno scappellotto. 
Bak, invece che lamentarsi, scoppiò in una sonora risata.
-Che hai da ridere?- sbottò Yuki, incrociando le braccia e voltando la testa altrove.
Bak si asciugò gli occhi e si chinò per guardarla dritto negli occhi. 
-Nulla, è che sono felice. Felice che tu non sia cambiata di una virgola.- le disse, sorridendole teneramente.
Yuki ricambiò il sorriso, sporgendosi a sua volta ed abbracciandolo.
Quando lo lasciò andare, Bak le porse il pacchetto ed appoggiò ai piedi del letto la busta.
-Cos'è?- domandò. 
-I tuoi nuovi abiti. C'è una curiosa novità.- disse, dirigendosi verso la porta ed appoggiando la mano alla maniglia. 
-Novità?-
-Indossali e presentati nello studio di Komui, e vedrai. Ah, il bagno delle donne è in fondo al corridoio.- detto questo girò la maniglia ed usci, rinchiudendosi delicatamente la porta alle spalle. 
Yuki rimase sola nella stanza, il pacchetto in mano. 
Sospirò e si sfilò il cappotto che non aveva ancora tolto dalla sera prima, rimanendo con l'abito lungo e semplice. 
Abiti? Come avevano fatto a confezionarle degli abiti in una sola notte? E, per giunta, come avevano fatto ad azzeccare le misure?
Una cosa era certa, se quei vestiti non le sarebbero caduti di dosso, come spesso le succedeva, a causa della sua esile taglia, stava a significare che il personale dell'Ordine aveva lavorato un po' sull'efficienza.
Tentò inutilmente di riavviarsi i capelli, afferrò la busta che giaceva indisturbata sul pavimento ed uscì dalla stanza.
Percorse il corridoio a passo felpato.
Un orologio segnava le cinque del mattino appena passate. 
Non sapeva esattamente in che stato il suo aspetto versasse, se non pessimo, e preferiva che nessuno la incrociasse in quella maniera. Venire etichettata come "La pazza che va in giro per i corridoi" non le andava di certo granché a genio, come idea.
Si trovò davanti ad una porta a doppia anta in legno di mogano, sulla parete, una targhetta d'oro con incisa sopra la scritta "Signore" luccicava alla luce del lampadario.
Yuki, sempre di soppiatto, entrò. 
Fortunatamente, la stanza era vuota, per cui appoggiò le sue cose sul bordo di marmo di un lavandino ed emise un verso strozzato quando si volse verso lo specchio.
Due evidenti occhiaie scure le solcavano gli occhi ramati, i capelli lunghissimi erano sparati un po' ovunque e la pelle era cinerea.
Peggio di così, pensò, si muore.
Con calma aprì la busta. 
Dentro vi erano una scatola da scarpe, una trousse contenente l'indispensabile per l'igiene personale, tre asciugamani e dei saponi.
Si voltò verso i box delle docce, separati fra di loro da dei divisori e chiusi da degli sportelli. 
Prese i saponi, l'asciugamano più grande (quello per il corpo) e quello medio per i capelli, ed entrò in un box a caso per una doccia. 
Appena finì di lavarsi ed asciugarsi si pettinò i capelli e lavò i denti. 
Con curiosità, scartò il pacchetto. 
Dentro vi era una camicia bianca, una gonna nera stretta a vita alta con due file di bottoni d'oro sul davanti, delle parigine* del medesimo colore della gonna ed un piccolo foulard nero che legò a fiocco intorno al collo, di modo che sbucasse da sotto il colletto graziosamente poggiato sul petto. 
Aprendo la scatola da scarpe trovò un paio di mocassini in pelle nera ed una scatolina più piccola, dove era custodita una spilla a forma di Rose Cross che appuntò all'altezza del cuore.
Era decisamente l'abbigliamento adatto ad un membro effettivo della Dark Religious, non di certo per una cavia da laboratorio.
Cosa aveva in mente Lvellie? 
Sospirò e si passò i capelli dietro le orecchie, radunando le poche cose che le avevano fornito ed uscendo dal bagno.
Percorse di nuovo il corridoio e lasciò le sue cose sul letto, uscendo dalla stanza. 
Rimase in mezzo al corridoio per cinque minuti buoni, perplessa. 
Avevano cambiato sede! E Bak... Bak si era (giustamente) dimenticato di dirle dove trovare l'ufficio di Komui. 
Sbuffò, gliene sarebbe mai andata giusta una? Non sapeva dove trovare alcun posto, se non la sala dei Gate, in cui era stata la sera prima.
Si guardò intorno, incerta su come risolvere la situazione. 
La maledetta porta di fronte alla sua, come il giorno prima, si aprì, e l'inquilino della suddetta stanza le rivolse uno sguardo truce.
Al posto della flemmatica divisa, indossava una maglia smanicata a collo alto e dei pantaloni comodi, solo gli stivali erano gli stessi.
-Buongio...- Kanda voltò la testa e proseguì per la sua strada. 
A quel gesto, Yuki non poté che innervosirsi.
-Ehi! Mi sembra che ancora con i muri non ci parlo!- lo richiamò.
-Beh, non è mai troppo tardi per cominciare.- fu la risposta secca del ragazzo. 
Yuki tentò in tutti i modi di trattenersi, non aveva la benché minima idea di litigare, specialmente con un tipo del genere.
Sbuffò, odiandosi per quello che stava per fare, ma, dopotutto, fare una figuraccia con qualcuno che non parla mai con anima viva, era sempre meglio di niente. 
-Ehi-chiamò, stavolta più gentilmente -sapresti dirmi dove si trova l'ufficio di Komui?- domandò. 
Il ragazzo si fermò e si voltò verso di lei, guardandola, lentamente, apri la bocca per risponderle e... 
-Trovatelo.- poi svoltò l'angolo, la lunga coda che guizzò appena nell'aria. 
Yuki strinse i pugni, cercando di domare l'istinto omicida.

-Io quel tipo lo ammazzo! Lo capisci, Komui?- urlò di nuovo la minuta ragazza, sbattendo le mani sulla scrivania con una forza inimmaginata. 
-Ma dai su, l'hai conosciuto appena appena ieri se...- le mani colpirono nuovamente con forza la dura superficie di legno, segno che non si ammettevano repliche. 
Eppure, stavolta le repliche c'erano, e Komui doveva per forza uscirne vincitore, o si sarebbe giocato la carriera. 
-Senti Yuki, so che non ti va molto a genio tutto questo però...non credi che sia meglio che rimanere rinchiusa tutto il tempo come una volta?- domandò, addolcendo il tono quel tanto che bastasse per farle capire che voleva solo farla ragionare pacificamente. 
Yuki rimase in silenzio un attimo. 
-Per cui... Dovrei, quando non sono sottoposta ai test di sincronizzazione, far parte della Sezione Scientifica e...-
-...quando Kanda é in missione fargli da "assistente".- terminò Komui. 
-Perché proprio io? Sono fuggita per tutto questo tempo e...-
-Yuki, Lvellie te lo ha spiegato poco fa, prima di andarsene, si "fida" di te perché sa che se lo ritieni conveniente ubbidirai, e dal momento che questa non é delle migliori delle situazioni e per giunta tu sei tornata di tua spontanea volontà, sa bene che lo farai. Inoltre, il tuo cervello é in grado di catalogare qualsiasi cosa.-
-Quindo dal momento che non ho scelta comunque devo diventare il sorvegliante di Yu Kanda.- concluse. 
-Assistente.- la corresse il Supervisore.
-Sorvegliante. Deve diventare Generale e pare che voi acconsentirete, ma deve essere successo qualcosa che spinge Lvellie a tenerlo sott'occhio ed io sono la scusa per farlo, data l'accuratezza dei rapporti che sono in grado di stilare.- Komui la guardò tentando di capire come avesse fatto a dedurre tanti particolare e specialmente se ne avesse dedotti anche degli altri che teneva accuratamente nascosti pronti per essere tirati fuori nel momento più conveniente.
Nonostante fosse una brava persona, e nonostante non nuocesse a nessuno, non si poteva certo dire che Yuki non fosse un'approfittatrice. Si teneva sempre da parte le cose interessanti, facendo scorta di "coltelli affilati"con cui manipolare chi le impediva di raggiungere il suo scopo ultimo, scopo che nessuno era mai riuscito ad intuire ancora ma che si sapeva fosse sempre lo stesso, e tutto per via di quella luce particolare negli occhi, che metteva chiaramente in mostra che la loro proprietaria era concentrata su di un qualcosa di specifico. Luce che, continuamente macchiata dalle ombre di fallimento, faceva intuire il massimo di Yuki Hirai: anima Infranta, determinazione ferrea e cuore spezzato.
-Accetterai?- domandò, sistemandosi gli occhiali. 
Yuki si dondolò sui talloni, tenendosi al bordo della scrivania. Quando lo lasciò, fece un passo indietro e contemplò l'espressione seria di Komui. 
-Si.-

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*Parigine: calze che arrivano all'altezza della coscia circa (quelle di Lenalee, ad esempio).

Angoletto for meeee

Per cui la storia inizia a prendere una piega più precisa... 
Yuki ha ricevuto la proposta di entrare a far parte della Scientifica e di fare da "assistente" al nostro amato futuro generale, ma i due andranno d'accordo?
E cosa riguarderanno i benedetti e citati e ri-citati esperimenti? 
Nel prossimo capitolo si vedrà...forse😉

Sara

   
 
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