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Autore: Tamako    20/11/2016    0 recensioni
In una triste e monotona giornata di novembre un gatto, acciambellato sul davanzale di una finestra di un appartamento al terzo piano, studiava la gente che passava con disinteresse, tentando di addormentarsi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Novembre è un mese solitamente malinconico e soporifero, ma quell'anno lo era ancora di più. A metà del mese, in una giornata noiosa e uggiosa come le altre, poca gente passava per strada, con molte borse in mano o con un cellulare all'orecchio, tanta gente invece era in casa, che guardava la televisione o leggeva. Da fuori infatti, nonostante la nebbia, era possibile vedere le finestre dei palazzi, vedere quello che la gente faceva, come si annoiava, o come combatteva la noia.

In una via come tante, in un palazzo come tanti, in un appartamento al terzo piano, c'era un gatto grigio abbastanza grande, si poteva quindi immaginare che fosse viziato, proprio come la maggior parte dei gatti della città, a parte quelli del porto. Il gatto non dormiva, aveva un occhio aperto, con cui studiava ogni singolo individuo che passava, e se ne faceva un'idea.

Nessuno gli sfuggiva: dal bambino piccolo che voleva la cioccolata calda, all'adulto indaffarato che tornava a casa dal lavoro, al vecchio che, non sapendo bene cosa fare, giunto ormai ad un periodo della sua vita in cui non doveva più necessariamente correre, camminava riflessivo. 

Il gatto un po' dormiva e un po' guardava, e si rallegrava alla vista di alcune scene, e rimaneva indifferente alla vista di altre, o addirittura sputava sentenze su qualcuno con cui non condivideva lo stesso stile di vita e gli stessi ideali. 

E, tra mamme che tenevano la mano dei loro bambini mentre li portavano al parco cittadino, giovanotti che vagavano senza meta da una via all'altra, abbracciati ad una ragazza o ai loro compari, il gatto vedeva me, che vedevo un certo Lui, mentre scendevo dal pullman, dallo stesso pullman da cui scendeva Lui,bello come sempre, più alto di me di un bel po' di centimentri, vestito di nero, che si sposava bene con quella giornata. 

Ancora oggi mi chiedo che cosa abbia pensato il gatto di me, di me e di Lui.
  
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