Capitolo 2
«Quelli
dell'agenzia non mi
rispondono proprio, sto chiamando ogni mezz'ora, vai a vedere
cos'avranno
combinato, vendere la stessa casa a due persone, mah..» disse
Anita amareggiata
lanciando il cellulare sul divano dove c'era Kevin.
Era una situazione davvero assurda. Come avevano fatto a non accorgersi
l'uno
dell'altra per due mesi?
Non era un'abitazione grande, ci stavano massimo tre persone, aveva due
camere
da letto, un bagno abbastanza grande, un salotto ed una cucina. Come
facevi a
non accorgerti che c'era qualcuno oltre a te?
Aveva passato buona parte della notte insonne, erano entrambi sul
divano a
parlare di come fosse stata possibile una frode di questo genere.
Nessuno dubitava più che l'altro fingeva di vivere
lì. I documenti che
attestavano la residenza c'erano, e non erano falsi.
«Cosa potremmo fare?» aveva domandato Anita.
«Beh, innanzitutto domattina chiameremo all'agenzia per
saperne di più, poi si
vedrà» aveva detto Kevin.
Poi, come se nulla fosse successo, avevano iniziato a parlare delle
loro vite, di
quello che facevano, di quello che avevano fatto.
Anita aveva scoperto cose di Kevin che non si sarebbe mai immaginata,
amava
suonare, dipingere e anche scrivere, non le sembrava affatto come gli
altri.
Sembrava che tutti gli altri avessero un solo interesse, lo stesso poi,
il
calcio.
Se chiedevi cose che non riguardavano il calcio la maggior parte di
loro faceva
scena muta, altri iniziavano a balbettare parole scomposte. Poteva
essere più
imbarazzante di così? Anita ne dubitava fortemente.
Avevano chiacchierato del più e del meno, dall'elezione del
nuovo presidente
degli Stati Uniti agli attentati in tutto il mondo.
Anita si chiedeva come poteva Kevin, più grande di lei di
solo un anno, avere
una mentalità così diversa da tutti gli altri
ventiduenni.
Non le era mai capitato di poter parlare di attualità con i
ragazzi della sua
età, e ciò le fece venire un dubbio.
«Ma sei proprio sicuro di avere ventidue anni?»
aveva domandato interrompendo
così la discussione su quanto i social disturbassero la vita
quotidiana.
Kevin cercò il portafogli nelle sue tasche, e poi ne
estrasse la patente.
«Guarda la data di nascita se non ci credi, non è
falsa» le aveva detto
tranquillamente.
«È solo che è strano parlare di
quotidianità con persone che abbiano meno di
trent'anni»
«Mi dicono che ho una mentalità diversa dai miei
coetanei, vorrà pur dire
qualcosa no?»
Anita sorrise «Certo»
Innamorata follemente o no, la cosa sicura era che quel ragazzo le
interessava.
E parecchio.
«Senta,
sono Anita DeVitto e credo
che voi abbiate fatto un grosso errore quando avete venduto..»
Per alcuni secondi ci fu solo silenzio «È uno
scherzo?» domandò una voce
femminile.
«Senta, avete venduto il MIO appartamento ad un ragazzo,
semmai dovrei essere
io a sentirmi presa in giro» sbraitò.
«Guardi signorina, io non ho voglia minimamente di scherzare,
se ha intenzione
di fare scherzi telefonici allora li faccia ai suoi vicini di
casa!»
Dopo questo si sentì un BIIP proveniente dal telefono.
L'Agente immobiliare aveva chiuso la chiamata.
«Ma sbaglio o mi sta prendendo per il culo?»
domandò Anita sbalordita.
Il ragazzo si sdraiò sul divano mettendosi una mano sul viso.
«È una situazione assurda»
«Decisamente, secondo te cosa possiamo fare?»
chiese Anita.
«Potremmo sporgere denuncia, ma c'è il cinquanta
percento della possibilità che
non vogliano crederci, i documenti non sono contraffatti, le firme mie
e tue
nemmeno, potrebbero credere semplicemente che siamo una coppia che
vuole
solamente guadagnarci qualcosa facendo finti reclami»
«La cosa più assurda è che noi non
siamo una coppia, ci conosciamo a malapena e
di sicuro, almeno io, non ho voglia di ricavare soldi in questo
modo.»
«E quindi? Vuoi fare come se nulla fosse?»
La ragazza rimase a riflettere per alcuni secondi mangiandosi le unghie
dal
nervoso.
«La settimana prossima farò qualche chiamata ad
una mia amica che si occupa di
queste cose, ora è in Australia con suo marito, potrebbe
aiutarci in qualche
modo.»
Kevin annuì.
«Ascolta, io fra un po' dovrò andare alla
libreria, finirò il turno per le sei di
stasera tu.. fai come se fosse casa tua, visto che a quanto pare lo
è, vado a
prepararmi.»
Giusto
il tempo per una doccia
veloce ed Anita era già fuori alla metro per andare a
Piccadilly.
Aveva iniziato a lavorare in quella libreria quasi subito dopo il
diploma, e
guadagnava abbastanza da potersi permettere il mutuo della casa, le
bollette,
il cibo e i suoi sfizi, e quindi non aveva problemi ad andare a fare
shopping
quando voleva.
Nonostante questo però la sua vita non era affatto monotona,
anzi.
Nel tempo libero faceva più di quanto avrebbe fatto una
normale ragazza della
sua età, e oltre lei e Claire tutte le sue amiche ed ex
compagne di scuola
vivevano ancora a spese dei propri genitori, senza un lavoro in quanto
«siamo
troppo giovani per iniziare una vita fatta di casa e lavoro, meglio
divertirsi
adesso, no?»
Ma Anita si divertiva più di qualunque altra sua coetanea, o
almeno la pensava
così.
La mattina solitamente la passava in casa ad ordinare vestiti o oggetti
su
Amazon, a volte capitava che andasse a correre al parco, oppure a
leggere
qualcosa, il pomeriggio seguiva qualche serie tv, usciva se ne aveva
voglia e
poi andava a lavorare giusto quelle quattro o cinque ore, rientrata a
casa
poteva scegliere se uscire con qualcuno o rimanere sul divano a bere
cioccolata
calda guardando un film.
In fin dei conti era single con una vita davanti, era libera ed aveva
la
possibilità di fare ciò di cui più
aveva voglia.
Il lavoro alla libreria non la occupava mentalmente ne tantomeno la
stancava
fisicamente, in fin dei conti doveva solo consigliare libri, e lei
amava
leggere, e al massimo doveva passare qualche oretta con gruppi di
bambini
venuti lì a studiare a richiesta degli insegnanti se il suo
datore di lavoro
glielo chiedeva, ma lei amava i bambini ed amava il suo lavoro, quindi
non le
dispiaceva più di tanto.
Amava essere consapevole di essere libera, ma una parte di lei aveva
anche
voglia di iniziare a mettere su famiglia.. E perché no? Non
le mancava nulla.
Una
volta davanti alla Book's for
Life constatò che era chiusa. Era arrivata in anticipo?
Controllò l'orario sul display del cellulare, ma erano le
due di pomeriggio in
punto, lei arrivava sempre o in anticipo o puntuale, ma mai le era
capitato di
trovarla chiusa.
Trovò sul portone un foglio con su scritto "Chiuso per
lutto", e
rimase perplessa.
Era strano che David, il suo capo, non la chiamasse in caso non doveva
lavorare.
Gli sarà sfuggito di mente, si disse.
Cercò di fermare un taxi che la portasse da Harrods, ma
nessuno pare volesse
fermarsi.
«Che giornata di merda!» disse sottovoce, poi
decise che ci sarebbe andata in
metro. Non era di certo colpa sua se i tassisti non volevano fermarsi.
Arrivata
davanti Harrods si
sorprese di trovarlo lì.
«Kevin! Che ci fai qui?» domandò
stupefatta e.. felice?
Sì, forse era leggermente felice di trovarlo lì,
ma nulla di che.
«Il mio ufficio oggi è chiuso, non mi hanno
avvisato e quindi ho deciso di
farmi una passeggiata qui»
«Ma non mi dire.. Anche a me è successo lo
stesso»
A vederli sembravano due amici dai tempi del liceo, lui faceva qualche
battuta
stupida e lei rideva come se fosse la cosa più divertente
del mondo.
Ed anche questo non le era mai capitato, che si stesse.. Innamorando?
Innamorata io? Ma quando mai, si disse Anita
guardandolo negli occhi.
Ha il sorriso più bello del mondo, si
ritrovò a pensare lui.
Erano piombati in un silenzio imbarazzante, nessuno sapeva cosa dire o
cosa
fare.
«Se vieni con me ti compro una scatola di
cioccolatini» le propose sorridendo.
«Uuuh, è proprio una proposta
interessante» sorrise di rimando lei.
All'improvviso scoppiò un temporale, Anita alzò
lo sguardo verso il cielo,
nessun meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, si
meravigliò.
Ma a volte capitava di sbagliarsi, no?
Si guardarono negli occhi, poi scoppiarono entrambi a ridere.
«Entriamo o aspettiamo che ci venga un
raffreddore?» chiese Kevin porgendole il
braccio.
«Ahahah entriamo» rispose lei prendendolo
sottobraccio, allegra.
Era da tanto tempo che non rideva così, di cuore.
Quel ragazzo da un lato sembrava complicato, ma dall'altro era la
persona più
semplice e piacevole del mondo. Poteva quasi dire che non le dispiaceva
la sua
compagnia.