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Autore: BrokenSmileSmoke    21/11/2016    0 recensioni
"Tu saresti troppo restrittivo, io e te non potremmo mai andare d'accordo!"
Fu così che Anita descrisse Kevin in una fredda mattina di Febbraio.
Erano due persone completamente opposte.
Lei, riservata, che preferiva passare più tempo da sola che in compagnia, che non amava particolarmente essere circondata da persone, e che era alla perenne ricerca dell'indipendenza, della sua libertà.
In un giorno qualunque scopre l'esistenza di questo ragazzo. A primo impatto si trovano a 50 e 50.
Per una metà simili, per l'altra totalmente opposti.
Entrambi sono consapevoli di queste divergenze, ma nessuno dei due è intenzionato a lasciar perdere l'altro, a farlo proseguire da solo per la propria strada. Saranno i loro sentimenti a fargli capire se troveranno un punto d'incontro per i loro caratteri o se uno prevalerà sull'altro, se l'orgoglio è più importante di ciò che provano o se sono destinati a restare insieme.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Intestazione
I passi della nostra Vita

Capitolo 2

«Quelli dell'agenzia non mi rispondono proprio, sto chiamando ogni mezz'ora, vai a vedere cos'avranno combinato, vendere la stessa casa a due persone, mah..» disse Anita amareggiata lanciando il cellulare sul divano dove c'era Kevin.
Era una situazione davvero assurda. Come avevano fatto a non accorgersi l'uno dell'altra per due mesi?
Non era un'abitazione grande, ci stavano massimo tre persone, aveva due camere da letto, un bagno abbastanza grande, un salotto ed una cucina. Come facevi a non accorgerti che c'era qualcuno oltre a te?
Aveva passato buona parte della notte insonne, erano entrambi sul divano a parlare di come fosse stata possibile una frode di questo genere.
Nessuno dubitava più che l'altro fingeva di vivere lì. I documenti che attestavano la residenza c'erano, e non erano falsi.
«Cosa potremmo fare?» aveva domandato Anita.
«Beh, innanzitutto domattina chiameremo all'agenzia per saperne di più, poi si vedrà» aveva detto Kevin.
Poi, come se nulla fosse successo, avevano iniziato a parlare delle loro vite, di quello che facevano, di quello che avevano fatto.
Anita aveva scoperto cose di Kevin che non si sarebbe mai immaginata, amava suonare, dipingere e anche scrivere, non le sembrava affatto come gli altri.
Sembrava che tutti gli altri avessero un solo interesse, lo stesso poi, il calcio.
Se chiedevi cose che non riguardavano il calcio la maggior parte di loro faceva scena muta, altri iniziavano a balbettare parole scomposte. Poteva essere più imbarazzante di così? Anita ne dubitava fortemente.
Avevano chiacchierato del più e del meno, dall'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti agli attentati in tutto il mondo.
Anita si chiedeva come poteva Kevin, più grande di lei di solo un anno, avere una mentalità così diversa da tutti gli altri ventiduenni.
Non le era mai capitato di poter parlare di attualità con i ragazzi della sua età, e ciò le fece venire un dubbio.
«Ma sei proprio sicuro di avere ventidue anni?» aveva domandato interrompendo così la discussione su quanto i social disturbassero la vita quotidiana.
Kevin cercò il portafogli nelle sue tasche, e poi ne estrasse la patente.
«Guarda la data di nascita se non ci credi, non è falsa» le aveva detto tranquillamente.
«È solo che è strano parlare di quotidianità con persone che abbiano meno di trent'anni»
«Mi dicono che ho una mentalità diversa dai miei coetanei, vorrà pur dire qualcosa no?»
Anita sorrise «Certo»
Innamorata follemente o no, la cosa sicura era che quel ragazzo le interessava. E parecchio.

«Senta, sono Anita DeVitto e credo che voi abbiate fatto un grosso errore quando avete venduto..»
Per alcuni secondi ci fu solo silenzio «È uno scherzo?» domandò una voce femminile.
«Senta, avete venduto il MIO appartamento ad un ragazzo, semmai dovrei essere io a sentirmi presa in giro» sbraitò.
«Guardi signorina, io non ho voglia minimamente di scherzare, se ha intenzione di fare scherzi telefonici allora li faccia ai suoi vicini di casa!»
Dopo questo si sentì un BIIP proveniente dal telefono.
L'Agente immobiliare aveva chiuso la chiamata.
«Ma sbaglio o mi sta prendendo per il culo?» domandò Anita sbalordita.
Il ragazzo si sdraiò sul divano mettendosi una mano sul viso.
«È una situazione assurda»
«Decisamente, secondo te cosa possiamo fare?» chiese Anita.
«Potremmo sporgere denuncia, ma c'è il cinquanta percento della possibilità che non vogliano crederci, i documenti non sono contraffatti, le firme mie e tue nemmeno, potrebbero credere semplicemente che siamo una coppia che vuole solamente guadagnarci qualcosa facendo finti reclami»
«La cosa più assurda è che noi non siamo una coppia, ci conosciamo a malapena e di sicuro, almeno io, non ho voglia di ricavare soldi in questo modo.»
«E quindi? Vuoi fare come se nulla fosse?»
La ragazza rimase a riflettere per alcuni secondi mangiandosi le unghie dal nervoso.
«La settimana prossima farò qualche chiamata ad una mia amica che si occupa di queste cose, ora è in Australia con suo marito, potrebbe aiutarci in qualche modo.»
Kevin annuì.
«Ascolta, io fra un po' dovrò andare alla libreria, finirò il turno per le sei di stasera tu.. fai come se fosse casa tua, visto che a quanto pare lo è, vado a prepararmi.»

Giusto il tempo per una doccia veloce ed Anita era già fuori alla metro per andare a Piccadilly.
Aveva iniziato a lavorare in quella libreria quasi subito dopo il diploma, e guadagnava abbastanza da potersi permettere il mutuo della casa, le bollette, il cibo e i suoi sfizi, e quindi non aveva problemi ad andare a fare shopping quando voleva.
Nonostante questo però la sua vita non era affatto monotona, anzi.
Nel tempo libero faceva più di quanto avrebbe fatto una normale ragazza della sua età, e oltre lei e Claire tutte le sue amiche ed ex compagne di scuola vivevano ancora a spese dei propri genitori, senza un lavoro in quanto «siamo troppo giovani per iniziare una vita fatta di casa e lavoro, meglio divertirsi adesso, no?»
Ma Anita si divertiva più di qualunque altra sua coetanea, o almeno la pensava così.
La mattina solitamente la passava in casa ad ordinare vestiti o oggetti su Amazon, a volte capitava che andasse a correre al parco, oppure a leggere qualcosa, il pomeriggio seguiva qualche serie tv, usciva se ne aveva voglia e poi andava a lavorare giusto quelle quattro o cinque ore, rientrata a casa poteva scegliere se uscire con qualcuno o rimanere sul divano a bere cioccolata calda guardando un film.
In fin dei conti era single con una vita davanti, era libera ed aveva la possibilità di fare ciò di cui più aveva voglia.
Il lavoro alla libreria non la occupava mentalmente ne tantomeno la stancava fisicamente, in fin dei conti doveva solo consigliare libri, e lei amava leggere, e al massimo doveva passare qualche oretta con gruppi di bambini venuti lì a studiare a richiesta degli insegnanti se il suo datore di lavoro glielo chiedeva, ma lei amava i bambini ed amava il suo lavoro, quindi non le dispiaceva più di tanto.
Amava essere consapevole di essere libera, ma una parte di lei aveva anche voglia di iniziare a mettere su famiglia.. E perché no? Non le mancava nulla.

Una volta davanti alla Book's for Life constatò che era chiusa. Era arrivata in anticipo?
Controllò l'orario sul display del cellulare, ma erano le due di pomeriggio in punto, lei arrivava sempre o in anticipo o puntuale, ma mai le era capitato di trovarla chiusa.
Trovò sul portone un foglio con su scritto "Chiuso per lutto", e rimase perplessa.
Era strano che David, il suo capo, non la chiamasse in caso non doveva lavorare.
Gli sarà sfuggito di mente, si disse.
Cercò di fermare un taxi che la portasse da Harrods, ma nessuno pare volesse fermarsi.
«Che giornata di merda!» disse sottovoce, poi decise che ci sarebbe andata in metro. Non era di certo colpa sua se i tassisti non volevano fermarsi.

Arrivata davanti Harrods si sorprese di trovarlo lì.
«Kevin! Che ci fai qui?» domandò stupefatta e.. felice?
Sì, forse era leggermente felice di trovarlo lì, ma nulla di che.
«Il mio ufficio oggi è chiuso, non mi hanno avvisato e quindi ho deciso di farmi una passeggiata qui»
«Ma non mi dire.. Anche a me è successo lo stesso»
A vederli sembravano due amici dai tempi del liceo, lui faceva qualche battuta stupida e lei rideva come se fosse la cosa più divertente del mondo.
Ed anche questo non le era mai capitato, che si stesse.. Innamorando?
Innamorata io? Ma quando mai, si disse Anita guardandolo negli occhi.
Ha il sorriso più bello del mondo, si ritrovò a pensare lui.
Erano piombati in un silenzio imbarazzante, nessuno sapeva cosa dire o cosa fare.
«Se vieni con me ti compro una scatola di cioccolatini» le propose sorridendo.
«Uuuh, è proprio una proposta interessante» sorrise di rimando lei.
All'improvviso scoppiò un temporale, Anita alzò lo sguardo verso il cielo, nessun meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, si meravigliò.
Ma a volte capitava di sbagliarsi, no?
Si guardarono negli occhi, poi scoppiarono entrambi a ridere.
«Entriamo o aspettiamo che ci venga un raffreddore?» chiese Kevin porgendole il braccio.
«Ahahah entriamo» rispose lei prendendolo sottobraccio, allegra.
Era da tanto tempo che non rideva così, di cuore.
Quel ragazzo da un lato sembrava complicato, ma dall'altro era la persona più semplice e piacevole del mondo. Poteva quasi dire che non le dispiaceva la sua compagnia.

   
 
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