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Autore: Aliwonderland94    21/11/2016    0 recensioni
Alessandro il Grande, divino eppure fragile. Un piano in grado di cambiare le sorti di un regno, due destini intrecciati e labbra che si sfiorano.
” Io non sono un dio, Efestione” disse il re scuotendo la testa.
“ Ma al pari di un dio, Alessandro, il tuo mito sarà scritto nelle stelle”
“Il nostro mito” ribattè il re.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2- Be my mirror, my sword and shield

 
Efestione uscì nell'aria frizzante di quella notte senza luna. La ghiaia scricchiolava sotto i suoi calzari e le cicale cantavano malinconiche lo scoppiare dell'estate. Dopo aver lasciato la Sala del Consiglio, Alessandro era come scomparso. Nessun soldato, nessun funzionario sembrava avere idea di dove si fosse nascosto. Efestione però, non aveva esitato nemmeno per un istante. Come quando erano bambini e litigavano per un cavallo o una gara di nuoto, Alessandro non voleva che nessuno lo vedesse triste o adirato. Lui preferiva rifugiarsi in un luogo sicuro, rivivere tutto nel silenzio della sua mente, piangere e poi tornare sui suoi passi e porgere la mano in segno di pace. Da quando lo conosceva c'era solo un luogo che Alessandro aveva designato suo rifugio privato. Un luogo nascosto in bella vista, dove due ragazzini potevano crescere lontani dalle pressioni della vita alla corte macedone. Davanti ad Efestione si aprì il viale alberato, dove fiori esotici e frutti succosi profumavano l'aria con le loro fragranze. Arrivato al settimo cespuglio di ibisco, Efestione si fermò e gettò una rapida occhiata intorno, stringendo gli occhi azzurri come un felino che scruta nella tenebra. Poi, assicuratosi di essere solo, entrò nella fronda di foglie rigogliose. Davanti a lui ora, zampillava allegramente una fontana di pietra ; al centro delle acque si ergeva maestosa la figura di Atlante, intento a reggere il peso della volta celeste. Aldilà della vasca, seduto sull'erba scura con una mano immersa nell'acqua, sedeva il grande Alessandro. Efestione sorrise dolcemente alla vista del suo più vecchio amico.
“Sapevo che ti avrei trovato qui” sussurrò il ragazzo prendendo posto accanto ad Alessandro, mentre lo sguardo arrossato dell'imperatore incontrava il suo.
“ Che ti succede?” chiese Efestione circondando col braccio le spalle dell'amico.
“ Ho rovinato tutto” disse Alessandro seppellendo il viso nel suo abbraccio.
“Credevo di aver pensato a tutto. Conoscevo le formazioni,  i luoghi, i tempi, ogni cosa. Credevo che i generali avrebbero approvato, credevo che avrebbero capito. Invece mi hanno dipinto come un tiranno, un despota pronto a gettare il suo popolo nel Tartaro per un pugno di gloria. Tu mi conosci Efestione, non sono così, sai che non lo sono”.
“ Alessandro” disse Efestione “ io ti conosco meglio di chiunque altro”. Alessandro abbozzò un sorriso, e per un momento la notte sembrò meno buia. Rimasero per qualche secondo in silenzio, persi l'uno negli occhi dell'altro.
“ Ricordi quando eri appena salito al trono ?” disse Efestione rompendo l’incanto. “Rimanevi alzato tutta la notte circondato da libri e mappe per spiegarmi fino a dove avresti desiderato spingerti. Io ti chiedevo cosa avresti fatto una volta raggiunta la fine del mondo. Ricordi cosa mi rispondevi?” chiese il ragazzo con lo sguardo fisso sulle labbra del re. Gli occhi di Alessandro ebbero un sussulto.
” Mi volterò e ne conquisterò l'altra estremità ”rispose. Efestione annuì, poi indicò la statua di Atlante al centro della fontana.
“Sai perché i piani di degli dei sono sconosciuti ai mortali? Perchè essi non sarebbero in grado di comprenderne la grandezza ”
” Io non sono un dio, Efestione” disse il re scuotendo la testa.
“ Ma al pari di un dio, Alessandro, il tuo mito sarà scritto nelle stelle”
“Il nostro mito” ribattè il re.  Efestione lo guardò confuso.
“Io non sono niente senza di te” disse Alessandro con la voce incrinata. Poi prese il viso di Efestione fra le mani, e appoggiò le labbra tremanti sulle sue. Dapprima il bacio fu timido, incerto, una danza di sensazioni e tocchi leggeri. Mano a mano che si abbandonavano l’uno all’altro, le carezze diventavano graffi di passione sulla pelle, le loro labbra si cercavano, si mordevano, si bramavano, come una terra desolata brama di essere bagnata dalla pioggia. Lentamente Efestione spinse Alessandro sulla terra umida, senza smettere di passare le dita fra quei riccioli delicati. Adesso le loro mani si incontravano voracemente; ogni stretta lasciava una scia di fuoco sulla pelle dell’altro, ogni bacio bruciava col calore di mille soli. Efestione stringeva il suo re, il suo migliore amico, quasi disperatamente premendo il proprio corpo contro il suo e seguendo il ritmo ipnotico che le labbra carnose di Alessandro creavano. Rimasero così per ore, assaporando la beatitudine di quel calore tanto inaspettato quanto desiderato. Mentre l’alba sorgeva sui loro volti addormentati Efestione aprì gli occhi, incredulo nel vedere il re abbandonato contro il suo petto. Prima di riaddormentarsi pensò a quello che Alessandro aveva detto la notte precedente. Il loro destino era legato come quello di Patroclo e Achille ; un mito di morte e amore, un mito in cui solo i giovani potevano credere.
 
   
 
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