Serie TV > Grey's Anatomy
Ricorda la storia  |      
Autore: Jas18    21/11/2016    0 recensioni
‹‹Il treno parte alle 13.55, mancano solo 30 minuti ed io sono ancora qui a gironzolare per casa, in cerca di un qualcosa o forse di nulla. [...]
"Arizona sbrigati! Dovevamo già essere in stazione, vuoi per caso perdere il treno?"››
Arizona sta per partire verso una nuova avventura, in panni in cui non siamo abituati a vederla, un po' più giovane e temeraria.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arizona Robbins
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 


Sono di fretta, ho dimenticato di prendere alcune cose, le ultime da inserire in valigia e forse le più indispensabili. 
 

Che testa, anche gli auricolari! Dove credo di andare senza, praticamente vivo con loro! La musica mi fa compagnia ad ogni ora del giorno.
 

Il treno parte alle 13.55, mancano solo 30 minuti ed io sono ancora qui a gironzolare per casa, in cerca di un qualcosa o forse di nulla. Probabilmente è soltanto una sensazione, quasi sicuramente è la consapevolezza che non farò ritorno tanto presto fra queste mura. 


 

"Arizona sbrigati! Dovevamo già essere in stazione, vuoi per caso perdere il treno?" E' mia madre che grida dal piano inferiore e mi esorta ad accelerare qualunque cosa io stia combinando su in camera.

 
 

Mi guardo intorno e sorrido, un letto con delle coperte troppo pesanti per settembre, delle fotografie che raffigurano me e Tim da piccoli attaccate con cura alla porta, un acchiappa-sogni blu all'angolo destro della testata del letto, un calendario segnato con degli appunti in rosso che ha come sfondo l'imponente Empire State Building.
 

Nulla di speciale certo, ma messi insieme danno quella sensazione di calore e accoglienza che pochi posti riescono ad emanare. Sorrido ancora ed una sensazione poco conosciuta si fa spazio, sto lasciando tutto questo e sì fa un po' paura ma inevitabilmente la linea delle mie labbra si allarga un po' di più mentre i pensieri corrono veloci a quello che mi aspetterà.
 

Decido che i minuti appena trascorsi sono sufficienti e senza altri ripensamenti corro giù per le scale, afferro la valigia ed esco soddisfatta dal portone. "Okay ci sono!"

 
 

"Pensavo fossi stata risucchiata da un buco nero, stavo per venire a controllare che fosse tutto apposto." Mia mamma mi squadra un po' per soppesare la mia reazione, conosco bene le sue mosse così mi metto a ridere e le dico "Tranquilla nessun alieno, non trovavo le cuffiette". La scusa ha un che di verità, in ogni caso funziona e partiamo.

 
 

Il viaggio in macchina è veloce e silenzioso per arrivare in stazione, siamo entrambe un po' prese dai pensieri per cui qualche parola è più che sufficiente. Tim è a Baltimora, studia medicina alla John Hopkins ed ha quasi completato i suoi studi. Ci divideranno 45 minuti di macchina quando sarò giunta alla mia destinazione. Mio padre è a lavoro, il suo capo non gli ha permesso di prendersi un'ora per venire a salutarmi.

 
 

Per quasi tutta la durata del liceo ho sempre pensato che avrei intrapreso anche io la stessa strada di Tim, che alla fine il college sarebbe stato nei miei piani. Ho sempre avuto tanti interessi, mi affascina la medicina, la filosofia e anche l'arte. Insomma, ne sono stata fermamente convinta finché non ho scoperto, quasi per caso, l'amore per i corpi militari. La passione per il mare invece è nel mio cuore da che ho ricordo, così mi sono resa conto che l'unica strada possibile per me era arruolarsi nella U. S. Navy.  
 

Me lo ricordo bene come successe, in tv avevano mandato dei servizi sulla marina statunitense; quegli uomini avevano fatto un lavoro eccezionale per la protezione delle coste e mi son detta "ecco cosa voglio fare!". Voglio essere davvero un buon marinaio nelle tempeste, come mio padre mi ha sempre insegnato.

 
 

Non appena ho comunicato la notizia ai miei le reazioni sono state completamente opposte: mia madre ha dato di matto, invece mio padre ne è rimasto entusiasta e anche un po' emozionato perché da giovane quello era il suo sogno. 
 

Solo dopo qualche giorno, quando è stato nuovamente tirato fuori il discorso, mia madre mi ha fatto sapere che era molto felice della mia scelta, che era orgogliosa e che la sua reazione era stata dettata semplicemente dalla novità e dell'apprensione nei miei confronti. Grazie al cielo, sarebbe stata dura altrimenti convincerla che non avrei cambiato idea per nessun motivo.
 

 

Scendiamo dall'automobile e so già che questo momento non lo dimenticherò tanto facilmente, è uno dei più difficili e allo stesso tempo mi dà tanta forza per affrontare quello che mi attende. 
 

Lei non ci pensa su due volte, mi abbraccia forte e io devo mettere tutta me stessa per trattenere le lacrime, si lascerà andare in un pianto e io non posso permettermelo o forse non voglio.

 
 

Sono orgogliosa di come le cose siano andate, sto facendo qualcosa che sogno da un po', ho raggiunto gli obiettivi che mi sono prefissata ma... c'è sempre un ma. Mi mancherà tanto la California, il mio mare a pochi passi, la tranquillità invernale, la vitalità delle calde sere d'estate, la famiglia, gli amici, quelli vecchi, quelli ritrovati, i nuovi, le risate, le chiacchiere sulla spiaggia con un cono gelato tra le mani, le nottate trascorse a far nulla, le cene con tanta musica, probabilmente anche le discussioni e la voglia di condividere i momenti più importanti. 

 
 

Sto partendo, sto andando sulla costa opposta dello Stato, mi sto voltando nella direzione opposta, eppure so che tutti loro saranno lì a sostenermi a chilometri di distanza quando sentirò che da sola non potrò affrontare ogni cosa. 
 

 

Sono sul treno, mi ha dato giusto il tempo di prendere posto e di guardare dal finestrino mia madre che si ostina ad agitare la mano, sembra quasi aggrapparsi a quel gesto per prolungare ancora e ancora il momento. Ma è questione di secondi perché ormai scorgo solo visi sconosciuti.

 
 

 

 

Adesso che sono sola posso lasciarmi andare giusto un po'. Qualche lacrima mi scorre lungo il viso, afferro con poca finezza un lembo della felpa e mi asciugo le guance. Non mi va di farmi trasportare da sensazioni negative, non avrebbe senso dopo tutto l'impegno e la dedizione che ho impiegato per entrare nella Marina Statunitense, le lacrime non hanno diritto di prendere il sopravvento.

 
 

Decido di rifugiarmi nella musica, il viaggio sarà lungo e i pensieri mi faranno compagnia per un po'. L'unica soluzione è qualche canzone a cui sono particolarmente affezionata, che ho scovato o che qualcuno mi ha fatto scoprire per caso ma, che per qualche ragione, è finita dritta nella playlist. 
 

Il volume non troppo alto nelle mie orecchie, unito al movimento costante e ondulatorio del vagone mi cullano fino a farmi socchiudere gli occhi. Tre minuti di totale pace.

 
 

Già, tre minuti. Qualche imbranato salito all'ultima fermata fa un gran baccano accanto a me e tremendamente confusa mi risveglio per capire cosa sta succedendo.
 

E' un ragazzo che dovrebbe avere la mia età, non troppo alto, castano chiaro ma capelli rasati a zero, indossa un jeans e una felpa blu molto semplice. Rimaniamo a guardarci per alcuni istanti. Lui ha la faccia che parla da sé, è in evidente imbarazzo, distoglie lo sguardo e punta gli occhi a terra. Mi è già simpatico nonostante mi abbia portato via da quello che sarebbe stato un bel sonnecchiare.
 

Con più attenzione si sistema sul posto di fronte al mio e mi tende la mano "Molto piacere sono Alex...ehm. Sai scusa se ti ho svegliata, ho perso l'equilibrio ed avevo la valigia tra i piedi." 
 

Sì mi è decisamente molto simpatico. "Non preoccuparti, avevo solo gli occhi chiusi. Comunque Arizona, piacere!".

 
 

La mia curiosità prende il sopravvento. "Toglimi un dubbio, dove sei diretto?"
 

"Sto andando nel Maryland, ad Annapolis. Tra due giorni inizierò l'Accademia Navale per diventare un soldato della Marina Statunitense. Tu invece?"
 

Io mi lascio scappare una risata "Ecco spiegati i capelli rasati, chissà perchè me lo aspettavo!" Scuoto la testa e sorrido, poi aggiungo "Anche io inizierò tra due giorni l'Accademia."

 
 

La mia avventura ha già preso una piega positiva, non ancora metto piede sul suolo militare ed ho già conosciuto un futuro collega. Avevo così timore di affrontare questo viaggio fisico e mentale ma il destino ha deciso che non doveva essere tutto così terribile. E di una cosa sono più che certa: io ed Alex diventeremo grandi amici. 















Angolo autrice:

Sono tornata inaspettatamente (anche per me) con una nuova One Shot, un po' diversa dalla precedente per via del contenuto. Questa è molto più vicina alla realtà e molto vicina alla mia esperienza personale. Qualche mese fa ho sentito il bisogno di buttar giù queste righe e oggi ho deciso che era arrivato il momento di pubblicarle qui.

Spero che le sensazioni descritte possano arrivare chiare, tengo molto a questo breve racconto.

Chiedo perdono anticipatamente per eventuali errori grammaticali, sintattici o di distrazione che potreste riscontrare.

Ringrazio tutti i lettori che si soffermeranno silenziosamente a leggere. Coloro che vorranno lasciare il proprio pensiero saranno assolutamente ben accetti, anzi mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Alla prossima FanFiction.

Jas18


 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: Jas18