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Autore: Made of Snow and Dreams    21/11/2016    0 recensioni
Ludwig Hofmann è un giovane scapestrato e disilluso nella vita quotidiana, ma il primo degli ultimi idealisti se immerso nella natura selvaggia della Foresta Nera. A riaccendere il suo spirito avventuroso sarà l'incontro inaspettato con una creatura appartenente a un mondo parallelo a quello umano, in cui giustizia e crudeltà, innocenza e corruzione, si danno battaglia senza esclusione di colpi. Raccontare la propria vita donerà l'occasione a Ludwig di esplorare un mondo sconosciuto, facendo riaffiorare in una mente tormentata ricordi dimenticati quanto dolorosi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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Nel Mondo dello Specchio




Capitolo 2

Dark glade






Accadde che la vide. Così, semplicemente. Non un accenno al suo aspetto così innaturale ed elementale, elfico. Non un singulto per quella pelle talmente diafana da risultare trasparente, così sottile da lasciar intravedere le vene azzurrine. Il viso di Ludwig Hofmann mantenne la sua rigida compostezza mentre le sue gambe si muovevano senza che il cervello avesse impartito l’ordine, come se una forza irrefrenabile le stesse spingendo senza tante cerimonie verso di lei.

Il tappeto di foglie prosciugate della loro freschezza aveva ceduto il posto a ciuffi d’erba immobili nella loro rigidità, cristallizzati in timide sculture floreali con cui avrebbe gradito giocare da bambino. Le minuscole gocce di rugiada, splendenti come lucciole in quella notte senza stelle e senza luna, erano diamanti con cui la creatura amava ornarsi i capelli. Fili dorati su cui adagiare quella linfa vitale; i fiori versavano quelle lacrime appositamente per lei, un servigio alla sua superiorità. L’intero drappo che fasciava il suo corpo regale era intrecciato da catenine di perle scintillanti che illuminavano ciuffi sporadici di candida pelliccia, ma quel bagliore agli occhi di Ludwig era di ben poca importanza se paragonato alla stranezza di quelle orecchie allungate e a punta che sporgevano dalla chioma bionda.

Era splendida, seppure a modo suo. E orripilante. La pelle bianca e levigata come il marmo più puro, quell’incrinarsi delle sopracciglia in un’espressione corrucciata, la bocca semichiusa. Le iride azzurrissime risplendenti di una crudele freddezza, i capelli a creare un cappuccio di onde dorate, l’abito un continuo intrecciarsi di catenine di perle e diamanti. Era pregna di una bellezza eterea, ma ad ogni secondo che passava Ludwig la vedeva più simile a una di quelle ombre mostruose che popolavano i film horror di scarsa qualità. Non riuscì a reprimere un brivido di terrore, e sperò con tutto il cuore che la creatura non fosse riuscita a notarlo.

‘Hai freddo o hai paura? ‘ disse lei. La sua voce era gentile eppure severa, derisoria e inflessibile. La creatura gli sorrise mentre ruotava il busto per studiare i tratti del ragazzo terrorizzato davanti a lei. ‘Sono davvero così spaventosa? ‘

Ludwig costrinse il suo corpo a riscuotersi dal torpore generato dallo sbigottimento iniziale. Sbatté le palpebre confuso e rilassò le spalle, nonostante la sensibilità alle gambe fosse diminuita drasticamente. ‘No… ‘ sussurrò lentamente, fissando il viso della creatura poco distante da lei, non riuscendo a distaccare gli occhi da quel profilo esanime. ‘No. Certo che no. Ma devo ammettere che… insomma… ‘

‘Che non ti aspettavi di trovare qualcuno come me qua ed ora. Mettiamola così. ‘ suggerì la creatura. Il suo sorriso si allargò, rivelando due minuscole zanne come premolari. Molleggiò su entrambe le ginocchia, come se fosse indecisa sul da farsi, e avanzò di un passo. Pareva non toccasse il suolo con i piedi, tanto il suo passo era leggero. Doveva per forza essere così, pensò Ludwig.

‘Già… giusto. Mettiamola così. ‘

‘Faresti meglio a rilassarti. ‘ continuò lei, imprimendo le sue iridi in quelle del ragazzo. ‘Non hai motivo per essere nervoso. Solo uno sciocco scambierebbe gli attimi di pace con quelli di guerra. ‘ avanzò di un altro passo ancora, e posò serafica entrambe le mani sul grembo. Il fruscio che produsse la stoffa lucente fu così morbido e dolce che la tensione che attagliava Ludwig si sciolse parzialmente, il tanto necessario per tranquillizzare i battiti del suo cuore impazzito.

‘Sì, signora. ‘ farfugliò lui. ‘ Il fatto è, come le ho già detto prima, che non sono molto abituato a parlare con… creature come lei. Capisce, vero? ‘

‘Ampiamente. ‘ annuì lei, decisa. ‘Ma, come dite voi in questo mondo: c’è sempre una prima volta. Posso solo rassicurarti dicendo che mi servi per una notte sola. Questa, per la precisione. ‘

‘Io servo a lei? ‘ chiese interrogativo Ludwig, ancora più confuso di prima. Schiuse le labbra come se dovesse aggiungere qualcosa, ma desistette dal tentativo. Lasciò che i suoi lineamenti si indurissero nel sospetto, mentre ricambiava lo sguardo gelido della sua interlocutrice. ‘A cosa, se posso sapere? ‘

Con suo grande sgomento, la creatura rise. Il suono basso e graffiante che produsse era molto lontano dal poter essere definito una risata, ma fu comunque piacevole osservare quella massa compatta sciogliersi in tratti più umani e dolci. ‘A comprendere. Dovrai solo ascoltare me. Udire la mia storia. ‘ Si interruppe, umettandosi le labbra. Le sue pupille riflessero il viso attonito di Ludwig, e, sprezzante, si affrettò a ribadire: ‘Ti sembra poco, non è così? La veridicità delle mie intenzioni non ti giunge limpida. ‘

‘No, non è mica questo! ‘ esclamò il ragazzo. Strabuzzò gli occhi come se avesse ricevuto un pugno allo stomaco, e agitò le braccia per aggiungere enfasi alle sue parole. ‘Mi sembra solo così innaturale un incontro di tal genere. Io e lei. Un semplice umano e una creatura chiaramente non umana. Certo. ‘ Ridacchiò istericamente, e assottigliò la distanza tra le palpebre fino a che ciascun occhio non parve una sottile fessura di cielo. ‘Che scherzo divertente. Avanti, giù il travestimento! ‘

‘Travestimento? ‘ chiese lei con calma. Osservò Ludwig agitare il capo a destra e a sinistra mentre controllava la radura infinita che li circondava, e tacque per qualche secondo, riflessiva. ‘Quindi non credi a ciò che vedi. Interessante. ‘

Il ragazzo rise più forte. ‘Ovvio che non credo. Nessuno sano di mente crederebbe a lei in qualità di elfa, fata, vampira, licantropa o chissà che altra cazzata. Nessuna di quelle storielle che si raccontano ai bambini per farli appisolare è vera. ‘

Lo sguardo della creatura si fece più intenso, più blu. La vena malinconica che attraversava quel viso pastoso riaffiorò in superficie, e la bocca tremolò. ‘Ammetto che tante storie che voi avete creato su mondi di fantasia sono assolutamente inverosimili, ma qualcosa da salvare è rimasto. Qualcosa rimane sempre. ‘

‘Ah! Certo, come no… ‘ sbuffò il ragazzo, ghignando. ‘Se lei è un’elfa io sono un lupo mannaro. L’assurdità fatta persona. ‘

I muscoli delle braccia della creatura guizzarono mentre lei si chinava per mettersi seduta sull’erba. Tastò i fili bagnati per controllare che il terreno fosse pulito, e poi piegò le ginocchia. Mentre la osservava muoversi, come una statua d’avorio che prende improvvisamente vita, Ludwig ammise che, umana o no, le sue movenze rimanevamo parecchio aggraziate e il suo fascino indiscutibile. ‘Ma io non ho mai detto di essere un’elfa. ‘ disse lei. ‘Intendiamoci: non sono umana come te, e lo puoi constatare da solo. Ma non appartengo a un libro di favole e fiabe per neonati. E non sono frutto della tua immaginazione, nel caso l’ipotesi si fosse fatta strada nella tua testa. ‘

‘Ah, no? ‘ cantilenò Ludwig, sorridendo debolmente alla luce di una luna oscurata dal cielo nero. ‘E allora chi sei tu? ‘

‘Voi ci chiamate fate. Noi preferiamo denominarci Protettrici. ‘

Ludwig sussultò a quell’affermazione fin troppo azzardata, e la radura sembrò inghiottire ogni parola della creatura come se un velo invisibile fosse stato steso attorno a loro. Ispirò profondamente per quelli che gli parvero minuti, chiudendo gli occhi nella realizzazione di quanto inconcepibile fosse la sua situazione. Forse quella era davvero una pazza, e magari pericolosa. O magari era tutto uno scherzo complottato ai suoi danni. Oppure - ed era l’opzione più inverosimile in assoluto, ma paradossalmente molto più probabile di quanto quella vicinanza potesse essere – era semplicemente finito in un cast di recitazione, dove la creatura era, in realtà, un’attrice truccata con una bravura e una destrezza veramente eccezionali.

Devo ricordarmi di congratularmi con il regista per questa bella pensata. E di stringergli la mano. Forte.

‘Se sei una fata, allora hai di certo un elemento a cui la tua esistenza è legata. ‘

‘Certo. ‘ gli occhi della creatura sfavillarono di eccitazione. ‘Ma non è l’elemento in sé a legarci. E’ una stagione. ‘

‘E la tua sarebbe…? ‘

‘L’inverno. ‘

‘Oh. ‘ bisbigliò Ludwig con falso interesse. Batté i palmi delle mani sui fianchi con disinvoltura, come se si annoiasse, e annuì. ‘Certo. L’inverno. Giusto. Molto realistico, aggiungo. ‘

La creatura sospirò, infastidita da quella reticenza. Abbandonò il capo sulla sua spalla destra, lasciando che le ciocche di capelli travolgessero il petto e ciondolassero attorno all’orecchio affilato. ‘Ci risiamo. ‘ soffiò, e la mandibola si indurì minacciosamente. La sua voce divenne improvvisamente metallica, e Ludwig istintivamente indietreggiò. ‘Cosa debbo fare per convincerti, quindi? ‘

Si costrinse ad inghiottire un fastidioso nodo alla gola, e fu quando la sua mano sinistra sfiorò il braccio destro che capì di provare qualcosa di molto vicino alla paura. Sentiva freddo, aveva la pelle d’oca. L’aria attorno a lui si era rarefatta, divenendo gelida e micidiale come una gabbia da cui non poteva più scappare. Era un fenomeno curioso, che avrebbe studiato con gioia se si fosse verificato in tutti i luoghi possibili meno che in quello, ma quella morsa di timore che gli spremeva le interiora lo convinse che era il momento giusto per andarsene via. Uno scatto al momento opportuno, un paio di minuti passati a correre velocemente e avrebbe scampato il pericolo, seminando la donna. I suoi occhi guizzarono da una parte all’altra mentre esplorava il dislivello del terreno in cerca del punto perfetto da dove potersi dileguare, pronto alla fuga più rovinosa della sua vita.

Sfortunatamente per lui, la creatura non aveva accennato minimamente ad abbassare la guardia. Era rimasta seduta, immobile mentre i suoi occhi da gatta lo fissavano con rabbia. Il sorrisino che le aveva gonfiato le guance aveva perso ogni traccia di affidabilità, semmai l’aveva avuta. ‘Inutile che chiedi aiuto ai tuoi Dei personali. Non ti aiuteranno. ‘ sussurrò innocente.

Ludwig le scoccò un’occhiata di avvertimento. ‘Ti avverto, ‘ ringhiò. ‘se provi a farmi del male…’

‘Cosa mi faresti? Sentiamo! ‘ esclamò la creatura, torcendo la labbra per sguainare ancora le zanne. La sua voce divenne così acuta da apparire infantile, e pericolosa. ‘Siamo completamente soli, io e te. Nessuno può accorrere per salvarti da ciò che io ti potrei fare, se tu mi provocassi ulteriormente. Ti assicuro che dalle mie parti non sono rinomata per la mia infinita pazienza. ‘

‘Ah, ma questo è troppo! ‘ sbottò Ludwig. Lampi d’orgoglio e rabbia deformarono le forme non eccessivamente severe del suo corpo, facendo gonfiare i muscoli come farebbe un rospo in situazioni di pericolo. Serrò le mani in due pugni stretti, pronto a difendersi per qualunque evenienza. ‘Piantiamola con questi giochetti, mi hai capito? ‘ disse, alzando la voce, rendendola tonante ed autoritaria.

‘Ben detto. ‘ mormorò la creatura. ‘Basta con i giochetti. ‘ disse, e non passò neanche un secondo che Ludwig si ritrovò schiacciato e inerme da una gigantesca lupa dalla folta pelliccia grigia e un paio di enormi zanne a un centimetro dalla sua gola.

Gli occhi della bestia erano inconfondibilmente azzurri.

Allora, ora sei pronto per ascoltare la mia storia? Su, non dirmi di no. Non gradisco che le mie proposte vengano declinate senza argomentazioni valide. E poi, a dispetto di ogni motivazione…

Il muso ringhiante della lupa si avvicinò così tanto che il suo fiato caldo si infranse contro la giugulare pulsante di Ludwig, terrorizzato e impossibilitato a proferire parola. Il peso dell’animale era troppo anche per lui. Sembrava che volesse sfondargli la cassa toracica con quegli artigli a scavargli nella pelle, graffiandola, facendola sanguinare.

… una ragione la possiedi. Dimmi di sì, Ludwig. Altrimenti ti ucciderò.
 
 


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