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Autore: Elena_darklady    21/11/2016    1 recensioni
E se ogni volta che ci addormentiamo quelli che facciamo non fossero dei sogni? Se fossero semplicemente avventure che hanno luogo in un altra dimensione? E se questo mondo fosse in pericolo ... vi comportereste come Eleonor? D'altronde siamo in un mondo pieno di ingiustizie, dove la fantasia e la capacità di essere unici o differenti viene troncata sul nascere. I sogni non potranno che prendere le sembianze del mondo che ci circonda: in declino, monotono ed autodistruttore. Basterà qualche Ribelle a non portarlo al collasso imminente?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Dal corridoio si potevano udire i rumori provenienti dalla televisione nella camera E12.

Una giornalista con in mano un microfono stava annunciando le situazioni critiche in cui si riversava la popolazione durante la guerra civile in città dell'Africa nord-centrale. Era molto scossa e parole terribili uscivano dalla sua bocca, parole di sangue. Numerose città sembravano essere sul punto della guerra civile contagiate dal morbo del sangue che oramai ne aveva infettate altre.
-La tensione è alta, quale sarà la goccia che farà traboccare il vaso? Servirà poco per mandare questi stati nel totale caos e se altri stati inizieranno a prendere posizione parlare di terza guerra mondiale signore e signori non è assolutamente un argomento fuori luogo..-

La voce della giornalista era molto provata e la puntata del Telegiornale di quella sera sarebbe riguardato solo esclusivamente su quell'argomento se non fosse stato per il fatto che Eleonor prese il telecomando e spense il televisore.

-Speriamo che non accada niente di terribile ... -

-Certo tesoro, stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene, è già successo in precedenza che i filorussi iniziassero a far pesare il loro pensiero sulla nazione ma ... non credo che accadrà niente, dobbiamo solo sperare che nessuno stato prenda posizione, come gli Stati Uniti. Se si mettono dentro loro è finita.-

La voce confortante della mamma di Eleonor la consolò un po'. Alla fin fine è a questo che servono le madri, soprattutto se con loro hai un rapporto speciale, una confidenza particolarmente unica nel suo genere. Quando ti fanno sentire protetto e amato, quando riescono a risolvere ogni tuo enigma interiore con parole di conforto.

Ma lo sguardo di Eleonor si perse via, come se si fosse incantato, come se fosse precipitato nei propri pensieri.

Condensazione.

Eleonor non poteva far altro che guardare fuori dalla finestra il vetro che si appannava e che andava a disegnare una nuvoletta biancastra sulla superficie trasparente.

–Condensazione- 

Ripeté ad alta voce.

La madre la guardò un attimo e con uno sguardo interrogativo cercando di capire cosa avesse detto.

-Cosa, cara? Va be, ascolta io adesso devo andare. Vengo dopo a salutarti prima dell'operazione, sono sicura che questa volta andrà tutto bene.-

Un dolce bacio sulla fronte e la madre uscì chiudendo la porta dietro di se.

Eleonor però era completamente persa nei suoi pensieri, non riusciva a pensare ad altro che alla sua vita e la "condensazione" era l'unico ricordo confuso della sua professoressa di scienze. Non la vedeva da sei mesi, come del resto anche tutti i suoi altri professori ed alcuni suoi compagni. Solo il "bip" del'elettrocardiogramma la riportò alla realtà. Era da due ore che aveva attaccato quel marchingegno infernale e non ne poteva più di quella melodia ritmica che non le permetteva neanche di pensare.

Tutte scemenze ecco cos'erano! Questa era stata l'ultima frase del dottore prima di imboccare la via per l'uscita e chiudersi dietro la porta con un tonfo. Non era vero! Non era vero per niente!

Secondo Eleonor i dottori in realtà non sapevano neanche che cosa l'avesse resa così debole e cosa le avesse fatto cadere tutti i suoi capelli ... i suoi morbidi capelli castani. Quelle ciocche tanto amate che una volta disegnavano delle dolci curve seguendo il fruscio del vento. Era tutto iniziato con brevi momenti di debolezza che la facevano cadere per terra come un sacco di patate. Era andata più volte dal medico per cercare di capire che cosa le stesse accadendo ma le uniche cure che le avevano somministrato erano pastiglie con un sapore improponibile contenenti Ferro e Calcio. Successivamente gli indebolimenti si trasformarono in svenimenti che iniziarono a moltiplicarsi nell'arco della giornata, sembrava quasi che il suo corpo non riuscisse più a reggere il suo grande desiderio di muoversi e continuare la sua vita da quattordicenne superattiva. Dopo qualche mese il destino crudelmente le strappò via persino i capelli, piccoli ciuffi iniziarono a perdersi nella spazzola tra una pettinata e l'altra e la mattina sempre più ciocche si disperdevano sul cuscino bianco. Pian piano tutto ciò che rimase della sua folta chioma fu un ricordo sbiadito che se ne andò col tempo. I suoi occhi si svuotarono e la pelle da un vivace chiarore morbido e soave si indebolì a tal punto da apparire bianca cadaverica e talmente delicata da ricoprirsi di lividi anche solo facendo piccole pressioni. Le visite dei suoi compagni le rallegrarono le giornate facendola rimanere almeno apparentemente a contatto con la realtà, per quanto le fosse stato possibile da una stanza di un ospedale ma anche loro iniziarono a rinunciare nel vedere l'amica, la scuola ostacolò sempre di più la loro possibilità di andarla a trovare. La sue speranze si infransero il giorno in cui i medici le dissero che non avevano la più pallida idea di ciò che le stava accadendo, da quel momento quel Eleonor capì davvero che il suo mondo si stava sgretolando piano. La camera E12 divenne la sua unica dimora, si alzava sempre di meno e il corpo le stava dando sempre meno energia per andare avanti nell'arco della giornata.

Ma forse.. le speranze non erano scomparse del tutto perché i medici quella mattina finalmente entrarono con una bella notizia! Il risultato dell'operazione che avrebbe svolto quella sera stessa sarebbe stata decisiva. Se il suo corpo avesse retto ancora per un po' forse i dottori sarebbero riusciti a ritirarla a lucido e a farle continuare a vivere la sua vita di sempre ... o forse no? Proprio su quel letto adesso era costretta a stare faccia a faccia con il proprio destino e proprio lui adesso la stava forzando nel pensare davvero a cosa sarebbe accaduto se fosse sopravvissuta. Era davanti ad un bivio: vivere o morire. 

Purtroppo sarebbe stata la sorte a decidere per lei ma era davvero pronta se il caso l'avesse portata sulla strada giusta? Se il fato l'avesse fatta vivere, la sua anima sarebbe davvero riuscita a superare quei mesi travagliati che aveva trascorso su quel letto d'ospedale? Non ne era del tutto certa ... non era sicuro di volere in dietro la sua vita di sempre. Quella vita faceva schifo! A quattordici anni si sentiva sola più che mai. Le persone che la sostenevano davvero si potevano contare sulle dita di una mano. Gli amici non la consideravano più, non li conosceva più realmente e la ginnastica era oramai perduta per sempre. Perso un anno sarebbe stato impossibile fortificare i muscoli abbastanza velocemente per le gare. La sua carriera agonistica oramai non era altro che un lontano ricordo. La malattia le aveva distrutto troppo per riuscire a rimettere insieme i pezzi e ricomporre il puzzle, non sarebbe mai riuscita a tornare come quella di prima.

... Bip ...

- Basta! non voglio saperne più niente di questo corpo, ma che vada al diavolo e che mi lasci stare una volta per tutte! –

L'elettrocardiogramma l'aveva portata alla cruda realtà ancora una volta ed Eleonor con uno scatto nervoso che le costò una fatica immensa fece per strapparsi dal braccio l'ago della flebo ma appena la sfiorò la carne iniziò a farle male costringendola a stendersi sul letto. La malattia oramai usava il suo corpo come un burattinaio gioca con la sua marionetta e appena si toccava un livido o semplicemente l'ago una scossa di dolore la lasciava stremata e senza energia. Fin da piccola aveva sempre odiato gli aghi e per quanto amasse l'adrenalina dei film horror anche solo vedere un taglio o il sangue fluire da una ferita le dava fastidio. Quei piccoli centimetri di metallo erano come un guinzaglio che la costringeva a rimanere ferma a letto, provandole fastidio al braccio e un perenne livido nero appena attorno al tubicino che le usciva dalla carne.

Tutto ciò che voleva era ... sognare ... era da tanto tempo che non ci riusciva perché le operazioni alla sera la distruggevano e la lasciavano inerte per tutta la notte dando il sonno in pasto alla stanchezza.

Erano le sei di pomeriggio e alle nove avrebbe iniziato l'operazione: poteva concedersi un sonnellino veloce. Da quando la malattia si era impossessata del suo corpo non le risultava per niente difficile addormentarsi.

Le sue palpebre si stavano per chiudere quando qualcuno bussò alla porta.

Chi diavolo è adesso?

Eleonor incuriosita si tirò faticosamente su e con uno sguardo a punto interrogativo osservò una figura curiosa varcare la porta.

-Buon giorno, posso entrare?-

-Cerca qualcuno?-

Eleonor con una punta di incertezza cercò di scavare nella memoria se quel viso le era particolarmente familiare ma ... niente.

-Si ... una ragazzina di quattordici anni di nome Eleonor ... sono nella stanza giusta?-

-Si ... perché? Devo iniziare di già l'operazione?-

-No, no, tranquilla cara. Mi presento, il mio nome è Margot–

Una mano piena di rughe si tese dolcemente ed Eleonor, e lei un po' incerta la strinse debolmente come se le forze la stessero per abbandonare. La colpì la presenza di così tante rughe, parevano raccontare anno per anno la sua vita, un infinità di righe tracciate su una pelle scura e tirata. La vecchiaia sembrava pesarle sulla schiena rendendola stanca e affaticata ma i due occhi verdi pieni di vita e colore contrastavano con la carnagione cotta dal sole. Le ciocche argentate balenavano dalle treccine brillando alla luce della lampadina tanto che sembravano ricoperte da una specie di polverina scintillante. Il suo volto era pieno di rughe ed era sì scavato dagli anni ma lo sguardo e il portamento sembravano appartenere più ad una regina che aduna comune zingara o mendicante.

Eppure secondo me da giovane deve essere stata una bella donna.

Eleonor si ritrovò a pensare come sarebbe stata da giovane, magari senza tutte quelle rughe e con in dosso un completino che poteva far trasparire il suo fisico non consumato dagli anni. Sul viso risplendevano due grandi occhi verde brillante ancora giovani e vigoroso come quelli di un tempo. Sulle spalle portava un mantello marrone scuro decorato con sfarzosi fili dorati e ramati che riprendevano le rifiniture del maglione color beige che si apriva in una lunga e pesante gonna. Ai piedi calzava dei sandali in cuoio scuro sicuramente inadatti per la stagione invernale, oramai alle porte.

Ha l'aria di essere una mendicante, magari chiede la carità fuori dall'ospedale ... oppure una zingara. Si molto probabilmente è una Rom, con quel vestito particolare è probabile.

- Mi dica, perché mi stava cercando?-

- Beh, si può dire che sono una persona speciale che potrebbe dare un senso alla tua vita-

La risposta arrivò inaspettata ed Eleonor non poté che mettersi a ridere sentendo una frase così ridicola.

- Perché mi dice questo? Lei non sa niente di me. Non l'ho mai vista in vita mia-

La vecchietta sembrò non fare attenzione alle parole della ragazza e si mise a frugare nella borsa che portava a tracolla.

-Per favore Eleonor ho poco tempo, devo fare in fretta e non posso darti alcuna spiegazione. Sappi solamente che so che hai molti dubbi e incertezze ma vedrai che riuscirai a comprendere ciò che ha in serbo il tuo destino per te. -

Mentre parlava con le mani cercava qualcosa all'interno di quella borsa che portava con se, sembrava carina, marrone scuro con le zip per aprire le molte tasche. Appena concluse la frase estrasse dalla borsa un ciondolo.

Non pareva un pendente pregiato ma era semplice e particolare. Non era altro che una medaglietta in pietra bianca con al centro inciso un simbolo che Eleonor non aveva mai visto. Dall'alto della targhetta partiva un nastro nero in cuoio duro e resistente. Al centro era intagliato questo simbolo particolare con una linea che si diramava in tra linee verso l'alto. Semplice ma bello, sembrava essere uscito da uno di quei film di fantascienza o fantasia che piacevano tanto ad Eleonor.

-Che cos'è questo simbolo?-

Eleonor con il dito indicò la figura intagliata al centro del ciondolo.

-Si chiama Algiz ed è un simbolo antichissimo che rappresenta tutto ciò che protegge e custodisce. Tienilo è tuo, se vuoi. Ti porterà fortuna e soprattutto ti darà finalmente delle risposte che stai cercando da molto tempo.-

Eleonor per un attimo dimenticò tutto e con ammirazione rimase a guardare il ciondolo. Era veramente bello e quando l'anziana signora glielo mise al collo lei con gli occhi sgranati cercò di divincolarsi per quanto potesse.

-Questo lo voglio regalare a te. È un dono prezioso e mi raccomando non perderlo, ovunque tu vada ti darà sempre ciò che desideri realmente.-

-Grazie veramente ... ma, perché me lo dà a me? Insomma, ci siamo appena conosciute.-

- ... consideralo come un regalo e ... puoi star certa che non sarà l'ultima volta che ci vedremo, di questo sono sicura.-

Pian piano la figura ricurva della vecchietta se ne andò lasciando Eleonor sola nella sua camera. 

Si sdraiò e dopo qualche minuto si addormentò incosciente di quello che le stava per accadere.

   
 
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