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Autore: SeaweedBrain    21/11/2016    1 recensioni
«Ti avevo chiesto di allontanati ma non l’hai fatto. Ti avevo detto che stavo bene ma tu volevi per forza parlare ed ho quasi rischiato di farti male. Perché insisti tanto a volermi aiutare? »
...
«Perché non siamo così differenti, io e te. »
DaisyxRobbie (QuakeRider)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Skye
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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«I will show you the way back home
Never leave you all alone
I will stay until the morning comes
I’ll show you how to live again
And heal the brokenness within
Let me love you when you come undone.»
Right Here - Ashes Remain

 

 

 

«Robbie? »
Daisy si ritrovò a pronunciare quel nome quasi come se avesse paura di distruggere il solito silenzio che intercorreva fra loro due.
Muti patti avevano sancito i guerrieri solitari, forti nella notte ma dall’animo costantemente danneggiato. Una aveva perso troppe persone importanti nella sua vita, l’altro aveva distrutto la vita di un fratello arrivando a pagare con la propria stessa anima. Erano entrambi diversi da tutti gli altri, incapaci di accettare fino in fondo la propria oscurità che non gli è da sempre appartenuta.
Daisy non ricevette nessuna risposta dalla figura del ragazzo, appoggiato nella penombra dell’hangar. Poco lontano da loro vi erano le due macchine: Lola e la macchina d’epoca dello zio di Robbie, anche lei baciata dalla maledizione del Ghost Rider.
Ma quel silenzio non scoraggiò l’inumana, anzi, l’incitò ad andare avanti, fino a raggiungere la giusta distanza per farsi udire dal ragazzo.
Robbie dal canto suo se ne stava appoggiato contro il muro da un bel pezzo, lasciando che il viso e parte del busto fossero oscurati dalla penombra del posto. Non aveva alcuna voglia di discutere ancora con Coulson, in fondo lui aveva ottenuto ciò che desiderava: l’aiuto e la lealtà del Ghost Rider. Ma ciò che realmente preoccupava la mente di Robbie era lo sguardo che suo fratello gli aveva rivolto nello scoprire quale fosse la sua reale natura. Era stato fin troppo ingenuo nel pensare che lui, Robbie Reyes il teppista, potesse essere un agente segreto dello SHIELD, ma soprattutto era stato troppo ottimista nell’immaginare il fratello nelle vesti di uno che salvava la gente.
No.
Lui aveva fatto un patto col diavolo che lo aveva cambiato per sempre, ecco cos'era.
Chi mai avrebbe potuto accettare un mostro? Neanche il proprio stesso sangue sembrava in grado di farlo, figurarsi la gente normale spaventata dalla presenza degli inumani.
Aveva finto di non sentire la voce di Daisy appena giunta all’hangar perché voleva stare da solo, lontano da chiunque, perfino da lei. E Lei era sempre stata una delle sue eccezioni ad ogni regola che si era imposto.
«Robbie! »
Questa volta il tono fu quasi intransigente da parte della ragazza, decisa a non accettare quel muro del silenzio, perché sapeva quanto potesse logorare l’animo della gente tenersi le cose dentro . Perfino chi aveva venduto la propria anima al diavolo aveva bisogno di qualcuno con cui parlare…
«Che c’è? »
Forse Robbie rispose con un tono troppo scontroso, che cozzava terribilmente con l’espressione sinceramente dispiaciuta assunta in quel momento, nella speranza che Daisy non si accorgesse di niente. Mostrarsi debole agli occhi altrui non era qualcosa che Robbie Reyes avrebbe accettato, soprattutto se a preoccuparsi per lui vi era quella ragazza.
Ricordava ancora quando aveva cercato di ucciderla, di come lei stessa lo avesse implorato di farla finita, ma lei non meritava quel trattamento. Anche perché, nonostante tutto, gli aveva successivamente rivolto la parola.
« Ero solo passata a dirti che Coulson ha deciso di mandare tuo fratello in una delle loro basi, così sarà al sicuro mentre noi continueremo a cercare tuo zio ed il libro. »
Era davvero solo per quello che Daisy era passata? O forse era più facile limitarsi a spiattellare tutte quelle parole in modo da rassicurare il ragazzo? E dire che lei non era come Jemma, non puntava mai al lato logico delle cose ma diceva ciò che pensava senza rifletterci troppo.
«Okay. »
«Okay…»
E calò nuovamente il silenzio mentre Daisy si ritrovò a stringere i pugni, che le facevano male, nella speranza di trattenere ciò che in realtà avrebbe voluto dirgli.
«Tu come stai? » Azzardò nuovamente lei, nella speranza di ricevere una risposta più concreta.
«Bene. »
«Bene… »
«Tu? » Questa volta fu lui a porre la domanda sollevando leggermente il viso, in parte coperto dalle ombre, in direzione della ragazza, che ne stava ferma a pochi metri da lui.
«Io sto bene, Fitz ha sistemato i miei guanti ma devo tenere ugualmente le braccia a riposo. »
«Bene. »
In realtà Robbie non aveva niente da dire, non sapeva di che cosa parlare, non sapeva neanche come reagire in quel caso specifico. L’unica cosa che sapeva era di aver appena perso il fratello che disperatamente aveva cercato di tener in vita. E lui non poteva farci niente. Il suo destino non poteva essere cambiato e di certo non lo biasimava per aver paura di ciò che egli era diventato.
L’ostinazione di Daisy era qualcosa che tutti conoscevano, e con cui perfino Ghost Rider aveva avuto a che fare, ed anche in quel caso fu la sua ostinazione a farla rimanere. Anzi, si andò perfino ad appoggiare accanto a lui, imitando la sua posa. Le braccia erano intrecciate all’altezza del petto e gli occhi fissavano i piedi, incappaci di guardarsi l’un l’altra.
«Sto davvero bene, se sei preoccupata per me. Non ho bisogno della tua compassione. »
Lentamente l’inumana voltò il viso verso quello del ragazzo, che in altezza la superava di fin troppi centimetri, alla ricerca di quelli che erano i suoi occhi. Li aveva visti diventar rossi come il fuoco che gli scorreva nelle vene, ma Daisy li preferiva del loro colore naturale. Erano scuri, profondi ed a modo loro sinceri. Mostravano una sincerità che non apparteneva al ragazzo, ma era proprio grazie ad un solo sguardo che Daisy aveva capito di potersi fidare di lui accettando quel passaggio in macchina.
«Compassione? Io non sono qui per compatire nessuno. Volevo solo assicurami che tu stessi bene… so che non è stato facile rivelargli la verità. »Daisy sentì parte del discorso che si era preparata morirle in gola. «Ma era giusto che lo sapesse. E’ pur sempre tuo fratello, vedrai che lo capirà e lo accetterà. »
In fondo neanche la sua squadra era stata disposta ad accettare la sua trasformazione mostruosa avvenuta nelle profondità della terra. Ma Robbie doveva sapere che prima o poi le cose si sarebbero aggiustate.
«Non hai visto come mi ha guardato… Come si guarda un-…»
«Mostro. Conosco benissimo quello sguardo, Robbie. Mi hanno guardata così perfino le persone che mi stavano più a cuore. »
Mostro? Chi poteva definire Daisy un mostro? La cosa sembrò quasi scioccare a tal punto Robbie che si staccò del muro, dandosi una spinta col bacino, in modo da porsi faccia a faccia con la ragazza. Nei suoi grandi occhi scuri vide lo stesso dispiacere che lo attanagliava da un intero pomeriggio. La faccia di chi si è visto tradito dai propri cari nonostante non lo meritasse.
«Ma io sono un mostro che ha venduto la propria anima al diavolo. Sono il mostro sempre alla ricerca di vendetta. Sono il mostro che tutti temono. Tu invece sei l’eroina della situazione. »
Il tono basso e quasi sarcastico con cui Robbie pronunciò l’ultima frase gli fece suscitare una risata disperata. La risata di chi ormai aveva perso tutto.
«Io non sono un’eroe. Cerco solo di fare…»
Ma Daisy che cosa cercava di fare? Il bene altrui? Il proprio bene? Il bene della sua squadra? Oppure la sua era soltanto un’azione dettata dal puro egoismo di rimediare ai propri passati errori?
«Tu non sei come me. »
«L’avevi detto tu. Non siamo poi così diversi, io e te. »
Quella frase uscì inaspettata dalle labbra di Daisy, quasi un sussurro udibile solo da lui. Un monito che l’aveva tenuta sveglia la notte anche quando non voleva.
Robbie portò una mano a massaggiarsi la fronte, perché la testa aveva iniziato a fargli male non appena aveva intrapreso quel discorso. Non si era dimenticato di ciò che le aveva detto. Non avrebbe mai potuto farlo visto quanto facilmente aveva ammesso una cosa che lo toccava nel profondo.
«E’ vero, solo che non puoi capire il dolore e la rabbia di quando perdi il controllo ma tu sei ancora li dentro. Quando vorresti fermarti ma non puoi farlo. »
Questa volta fu la voce di Robbie a tremare ed a spezzarsi, mentre distoglieva lo sguardo da quello di Daisy, quasi implorandole di andar via e lasciarlo da solo con quel suo personale tormento eterno. Tutta la sete di vendetta, la rabbia e l’odio sembravano svanite da quel viso distrutto. Fu soltanto il tocco della mano dell’inumana sulla propria guancia a farlo quasi tornare in sé. Si sentiva la febbre (come se Ghost Rider potesse avere davvero la febbre!), si sentiva bruciare dal fuoco e la propria temperatura aveva iniziato a salire, fino a quando lei non azzardò quel gesto.
Un pesante sospirò fuoriuscì dalle labbra di Robbie, colpevole ancora una volta.
«Hai ragione, questo posso solo immaginarlo. Ma tu hai il controllo altrimenti oggi avresti ucciso il direttore. »
Non sapeva perché Daisy lo aveva fatto. Non sapeva spiegarsi perché aveva deciso di accarezzargli una guancia, forse perché da piccola quello la faceva calmare, la rendeva più tranquilla e sperò con tutto il cuore che riuscisse a tranquillizzare anche lui.
«No… Daisy. Io non ho il controllo. E’ Lui che controlla me. »
La voce smorzata di Robbie giunse in un sussurro  alle orecchie della ragazza, ma ciò che più la sorprese furono le sue dita contro le proprie. La sua mano era calda, tanto quanto la guancia, ed a discapito di quanto avesse mai potuto immaginare, Robbie le accarezzò la pelle con una delicatezza che quasi non gli apparteneva.
«Invece devi avere il controllo. »
A sua volta Daisy si ritrovò a pronunciare quelle parole a bassa voce, spingendosi d’istinto in avanti verso di lui. Si era ritrovata diverse volte al fianco di Robbie ma in quel momento lo sentiva scottare, come se stesse davvero per lasciare che il Ghost Rider prendesse il controllo. Ma lei non voleva questo, doveva istigarlo ad avere il controllo su ciò che gli faceva più paura, proprio come un tempo aveva fatto lei con i suoi poteri. Era stato spaventoso quanto doloroso scoprire di poter creare delle scosse, ma adesso era lei a controllarle e non il contrario.
Portò anche l’altra mano sul collo del ragazzo, spingendolo a guardarla negli occhi, cosa che evitava di fare. Ma Robbie non oppose nessuna resistenza, voltò di poco il viso ed incontrò il suo sguardo, boccheggiando perché si sentiva sempre di più ardere. Gli occhi scuri della ragazza incontrarono quelli velati di rosso del ragazzo, stretti in una morsa da cui nessuno dei due aveva intenzione di allontanarsi.
«Robbie…»
«Daisy…» sussurrò quel nome quasi come la stesse implorando. «Devi allontanarti immediatamente. »  E la presa sulla mano della ragazza si fece più salda. Da un lato, quello bugiardo, voleva che si staccasse perché sentiva che da un momento all’all’altro il vero mostro sarebbe venuto fuori, dall’altro lato invece, quello più sincero, voleva che lei le rimanesse accanto perché solo Daisy sapeva capirlo davvero.
«Non mi farai del male e non perderai il controllo. »
E gli occhi diventarono sempre più rossi, mentre il diavolo cercava di venir fuori. Ma lui non era sicuro che non le avrebbe fatto del male, in fondo già una volta l’aveva quasi ammazzata.
«Daisy… ti prego, allontanati. » Ogni parola era scandita chiaramente, in modo che lei potesse capire quanto la situazione si fosse appena messa male. Robbie sospirò profondamente e cercò di tenere gli occhi chiusi più a lungo possibile. Doveva focalizzarsi su qualcosa per non perdere il controllo e così allungò la mano libera all’altezza del petto della ragazza.
Gli serviva qualcosa di ritmico su cui concentrarsi, come aveva provato a fare le altre volte. Qualcosa che lo distraesse.
E Robbie decise di provare in quel modo. Non appena poggiò la mano riuscì a percepire il martellante ritmo del cuore di Daisy, che sembrava volerle uscire dal petto, sicuramente per la paura di quel momento. Ma era ciò che gli serviva, un ritmo regolare che lo riportasse con i piedi per terra. Qualcosa che lo teneva attaccato alla vita piuttosto che alla vendetta ed alla morte.
Sospirò profondamente, lasciando che quel battito non lo facesse trasformare e socchiuse gli occhi, incapace di guardarla poiché si stava letteralmente approfittando di lei, non nel modo in cui un ragazzo avrebbe potuto fare, ma in un modo più profondo e forse anche più spaventoso.
Daisy si ritrovò a sospirare parecchie volte, cercando di nascondere quel pizzico di paura che l’aveva colta nel sentirlo diventare sempre più caldo vicino a sé stessa. Ma non aveva avuto alcun ripensamento sentendo la sua mano poggiarsi contro il proprio petto. Lo lasciò fare, sperando che tornasse in sé il prima possibile, proprio come lei stessa gli aveva suggerito di fare. Se Ghost Rider fosse venuto fuori probabilmente sarebbe stato un bel problema, ma più passavano i secondi più Robbie sembrava calmarsi. Il tocco della sua pelle divenne meno caldo, ma lui sembrava tremare, distrutto dallo sforzo che stava facendo per controllarsi.
«Robbie…»
Ancora una volta Daisy sussurrò il suo nome, preoccupata per ciò che aveva appena fatto. Con movimenti delicati gli sollevò il viso per controllare gli occhi, che con sua grande sorpresa erano tornati del loro colore naturale. Non vi era più segno del diavolo in corpo, adesso davanti a lei c’era solamente un Robbie Reyes distrutto dallo sforzo immane.
Boccheggiava ancora ma questa volta non tremava perché il peggio sembrava esser passato anche piuttosto in fretta. Aveva vinto lui, o almeno ci aveva provato a vincere lui.
«Ti avevo detto di allontanarti. »
Nessuna parola di conforto uscì dalle labbra del ragazzo, sfinito, che lasciò andare sia la mano di Daisy sia il suo petto. Aveva sbagliato ad avvicinarsi così tanto a lei, aveva perfino sbagliato ad approfittarsi del suo battito per mantenere il controllo. Aveva sbagliato anche in quello.
Prima suo fratello, adesso anche con lei. Ma la sua non era rabbia, era il senso di colpa di non esserci riuscito da solo a fare tutto quello. Perché per quanto potesse mostrarsi forte da quando aveva incontrato Lei era come se il peso che portasse sulle spalle fosse diminuito. Lei lo rendeva più libero dalla maledizione che possedeva, ma arrivare a metterla in pericolo per controllare sé stesso non ne valeva la pena.
«Non ti sei trasformato. Non ti sei-… »
Ma Daisy non riuscì a finire la propria frase perché improvvisamente, senza nessun avviso, Robbie la spinse per le spalle contro la parete d’acciaio dell’hangar. Se poco prima il proprio cuore aveva iniziato a battere tanto veloce per la paura adesso lo stava facendo di nuovo… ma per un motivo diverso ed a lei sconosciuto.
«Ti avevo chiesto di allontanati ma non l’hai fatto. Ti avevo detto che stavo bene ma tu volevi per forza parlare ed ho quasi rischiato di farti male. Perché insisti tanto a volermi aiutare? »
Perché vuoi rimettere insieme i miei pezzi quando nessuno l’aveva mai fatto?
Robbie si ritrovò ad alzare inconsciamente il tono della voce, spingendola contro quella parete, forse con un filo di rabbia in più di quella che avrebbe voluto metterci.
Daisy deglutì, si sentì la gola secca ed una volta tanto le parole non riuscirono ad uscirle dalla gola. Non aveva paura di lui, non aveva paura di niente. Ma quella domanda la spiazzò parecchio. Eppure sapeva la risposta solo che non lo aveva mai detto ad alta voce e quello era ciò che realmente le faceva paura. Loro erano molto più simili di quanto avrebbe mai voluto ammettere.
«Perché…» Provò a spiegare ma lui la precedette.
«Perché non siamo così differenti, io e te. »
Era incredibile quanto Robbie Reyes potesse passare dalla rabbia alla gentilezza in un solo secondo. Era stato lui a dire quella frase tempo addietro ed adesso la risposta a ciò che si era domandato tanto a lungo gli era parsa chiara.
Un altro sospirò fuoriuscì dalle labbra di Robbie, poco prima di lasciar andare le esili spalle della ragazza, senza però allontanarsi da lei. Vi era ancora fra di loro lo spazio sufficiente per poter respirare, ma nessuno dei due osò muoversi o allontanarsi o fare qualsiasi cosa per distruggere quell'attimo che si erano ritagliati per loro. Anche da li Robbie credette di poter sentire il cuore di Daisy battere così  veloce per la paura. Ma lui non voleva spaventarla, non lo avrebbe mai sopportato.
Il viso di Daisy era sconvolto, gli occhi spalancati, le labbra rosee, che si stavano rimargiando a causa di una ferita, socchiuse a voler sussurrare un nome che ormai ripeteva fin troppo spesso, ma andando contro ogni suo senso logico portanto la propria mano a premere contro il petto di Robbie. Scostò la giacca di pelle nera, ed a dividerla dal normale calore della sua pelle vi era soltanto il tessuto della maglietta scura. Ma ciò che le interessava davvero era sentire il suo battito. Un battito umano e spaventato, proprio come lo era il proprio.
Il tutto per accertarsi che lui fosse realmente li con lei e che quello non fosse soltanto un'allucinazione o un sogno.
Ciò scosse a tal punto Robbie che quasi non si rese conto di quello che fece in seguito.
Spinse maggiormente l’esile corpo di Daisy contro il muro, facendo pressione col proprio di corpo, in modo tale da azzerare quella distanza che avevano mantenuto fino a tal momento. Il respiro di entrambi si fece affannoso per quel movimento inaspettato e Robbie abbassò lentamente il proprio viso avvicinandosi a quello di Daisy. Inspirando profondamente scoprì che Daisy profumava di cannella, cosa che non si sarebbe mai aspettato di scoprire. Il battito del suo cuore era molto più veloce di quanto si aspettasse e lei non aveva allontanato la mano dal proprio petto. E lui lo poteva sentire perfettamente grazie a quel contatto.
Entrambi potevano sentire quei cuori battere all’unisono, come se si fossero sincronizzati senza che nessuno se ne fosse reso conto.
«Cos’è quello che c’è fra me e te? »Daisy sentì la gola asciugarsi e per una volta si ritrovò sull’orlo di un baratro, quali sono le braccia di Robbie, nel quale non ha mai desiderato tanto cadere.
«E’ quello che è. »
La risposta di Robbie è un roco sussurro, perché in fondo non si era mai chiesto che cosa fosse quello che c'era fra loro due, sapeva solo di averne un bisogno disperato.
E la baciò sulle labbra, come se quel bacio fosse tutto ciò di cui entrambi necessitavano ma che nessuno dei due aveva mai osato chiedere.
Anche i mostri si possono innamorare.

  
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