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Autore: 50shadesofLOTS_Always    21/11/2016    0 recensioni
Dal testo:
'‘Ma da quando era tornato da quel misterioso viaggio nelle Terre Centrali, qualcosa era cambiato in lui. Gli occhi grigi erano spenti e il sorriso raramente colorava il suo volto. Tutti al villaggio si chiedevano cosa gli fosse accaduto, ma lui continuava a ripetere le solite frasi cortesi, dal cipiglio nervoso.’'
Richard è tornato, da circa un anno e mezzo, a vivere nella propria terra. Fra le alte sequoie e gli abeti del balsamo, lontano soprattutto dalla magia, ritrova un po’ di pace. Nonostante quella pace avverte in sé una sensazione strana, che non gli piace e che allo stesso tempo, lo rende indipendente. Il suo cuore è ormai legato alle Terre Centrali e non potrà nascondersi in eterno. Presto qualcuno tornerà dal passato…
(Ff da collocarsi dopo la Prima Stagione)
Genere: Drammatico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darken Rahl, Kahlan, Richard, Un po' tutti, Zedd
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Il Palazzo del Popolo non era mai stato così tranquillo. Per la sua struttura di città, era il centro del D’Hara, in mezzo all’arida Piana di Azrith. Non era solo la casa di Lord Rahl, ma la casa di tutti i D’Hariani. Nella parte bassa vi erano le case dei contadini, che coltivavano le terre attorno al promontorio su cui sorgeva l’edificio. Le prime mura separavano quel livello dalla cittadella con dei fornici, strettamente sorvegliati come il resto degli ingressi e delle uscite. Le guardie controllavano i visitatori, dando all’afflusso di gente un andamento piuttosto lento e nervoso.
I mercanti arrivati da lontano, guidavano i propri carri seduti a cassetta e scendevano solo per permettere ai soldati di ispezionare le merci.
Più in alto, si ergeva il castello vero e proprio con una cupola centrale ad una pianta ottagonale, i cui vertici erano occupati da alte torri coperte, collegate da bastioni mentre i pennacchi rossi sventolavano fieramente contro il cielo.
Il palazzo era inoltre diviso in più ambienti con ognuno particolari funzioni e, aree con specifiche regole su chi può accedervi. Il secondo piano era quello riservato ai componenti militari fra cui le Mord-Sith.
Denna era in piedi mentre una serva le stava slacciando le cinghie e i lacci della divisa in cuoio rosso mentre un’altra le scioglieva la lunga treccia. Una volta nuda, lasciò che i capelli biondi le cadessero sulle spalle, sulla schiena e sui seni, ondeggiando ad ogni suo passo mentre si avvicinava alla piscina d’acqua termale. Scese i gradini che piano piano vi si immergevano e, socchiuse gli occhi. Il calore la rilassò e nuotò sotto il pelo trasparente dell’acqua per poi tornare in superficie con un grande respiro. Si pettinò la chioma indietro, passandoci le dita e reclinando la testa.
Un tempo non si sarebbe mai sognata di poltrire, ma dopo la morte di Rahl quasi due anni prima, le cose erano cambiate a D’Hara. Ora era lei che si assicurava che lo stato non cadesse in rovina insieme al Generale Evremont1.
Era convinta che in assenza di un erede, solo le Mord-Sith potessero garantire l’ordine.
Ma c’era qualcuno che non era d’accordo con lei, per una sola ed unica ragione: con la dipartita del despota, il legame avrebbe dovuto essere assente. Eppure i soldati riuscivano ancora a sentirlo. Anche le Agiel conservavano la loro magia.
Pur non volendolo ammettere, Denna era cosciente che là fuori da qualche parte, c’era qualcuno col sangue Rahl. Il successore al trono di D’Hara.
Lei e le sue consorelle sospettavano che fosse uno dei tanti figli che Rahl doveva aver concepito con una concubina o una prostituta introdotta nel proprio letto, ma tutti sapevano che quelle donne, né tantomeno i figli da loro nati, potessero essere ancora vivi. Darken ordinava la loro morte, non appena si stufava della donna o si rendeva conto che ella fosse incinta.
Denna però sapeva che il Comandante Trimack2 le stava nascondendo qualcosa su quell’argomento.
Mentre rifletteva, il vapore dell’acqua cominciò a sollevarsi in un’unica colonna, che prese ad avvitarsi su sé stessa. Denna fissò il fumo divenire sempre più denso, indietreggiando verso l’uscita. Era sola, ma non indifesa. Doveva solo raggiungere le Agiel.
Quando l’acqua le arrivò ai fianchi, il vapore assunse un forma fino a definire la figura di un uomo. Mano a mano che le molecole d’aria divenivano sempre più solide, comparvero i primi tratti somatici. Denna sgranò gli occhi e per la prima volta, sentì il cuore in gola. Avrebbe riconosciuto quell’uomo persino in mezzo ad un battaglione in pieno assetto di guerra.
Darken Rahl le rivolse un sorriso malizioso, facendo scorrere quei penetranti occhi azzurri su di lei. Ebbe la stessa identica sensazione di quando aveva incontrato per la prima volta quello stesso sguardo.
All’epoca era stata solo una bambina di otto anni, ma in quel momento come allora, si sentì vulnerabile.
« Ti rilassi Denna? » esordì l’uomo.
Era la sola voce in grado di farle accapponare la pelle. Ricordava molto bene quello che le aveva fatto dopo aver fallito con l’addestramento del Cercatore3 e dopo il furto degli Scrigni dell’Orden4.
« Lord Rahl, s- siete vivo… » balbettò mentre Darken la esortava ad uscire dall’acqua.
Obbedì, ancora stupefatta. Come poteva essere?!
« Sì, mia cara » rispose lui, carezzandole quasi amorevolmente una guancia col dorso di una mano.
« Io… »
« Ti ringrazio per aver tenuto sotto controllo il D’Hara. Tu e le tue Sorelle avete svolto un ottimo lavoro –erano solo a un braccio di distanza - Lavoro che solo le Mord-Sith potevano portare a termine ».
Le prese una ciocca di capelli biondi, avvoltolandola intorno al dito per poi lasciarla ricadere sul suo petto mentre abbassava gli occhi in segno di sottomissione.
« Come posso ancora servirvi, padrone? » chiese, cercando di smettere di tremare.
« Fatti trovare nelle mie stanze questa sera – le sollevò il mento con due dita - Nuda, come in questo momento ». Denna deglutì sonoramente.
Sapeva che quella notte, non avrebbe dormito affatto.
 

****

La notte era ancor più buia e fredda se passata nella foresta.
Kahlan lo aveva provato sulla propria pelle nelle ultime due settimane. Le piogge continue avevano impedito all’erba e ai rami degli alberi di asciugarsi per poterli usare come combustibile. L’umidità le era penetrata fin dentro le ossa, nonostante lo spesso mantello blu scuro.
L’unico aspetto positivo di quella disperata situazione era che ormai aveva raggiunto la propria meta. Aveva superato quello che una volta era stato il territorio del confine e adesso si trovava nel Bosco di Northwood5 vicino Hartland.
Era stata così desiderosa di allontanarsi dal quadrato, che aveva rubato dei cavalli fuori da un ostello. Inizialmente aveva pensato di poter alloggiare lì per una notte ma aveva abbandonato subito l’idea, quando le era tornata alla mente la notte in cui si era separata da Kyle. Aveva spinto i cavalli al galoppo e dopo nemmeno una settimana, erano morti per la fatica. Le era dispiaciuto abbandonare quelle povere bestie dopo aver fatto scoppiare loro il cuore, ma aveva più paura di essere raggiunta dal quadrato.
Ora che si trovava nei Territori dell’Ovest aveva rallentato un poco, solamente per riposare e recuperare le minime forze. Ma il sonno turbato non aveva migliorato le sue condizioni.
Mentre camminava sentiva la ferita al fianco pulsare in modo doloroso e lo zaino le sembrava un macigno sulle spalle, altrettanto pesante come i propri piedi che quasi non sentiva negli stivali. Il taglio doveva essersi infettato, ma considerava più importante raggiungere Richard così da poter tornare da Zedd. Sperò che il Mago stesse bene.
Non sapeva cosa aspettarsi.
Temeva che Richard l’avrebbe respinta e che non l’avrebbe mai aiutata.
Ma quello, per la donna che aveva in sé, non era lo scenario più deprimente. Pur essendo consapevole che i propri poteri costituivano un ostacolo per una relazione con qualsiasi uomo, odiava il pensiero che Richard si fosse rifugiato fra le braccia di un’altra.
Si pentì immediatamente di quella volta in cui gli aveva suggerito di poter tornare da Anna una volta conclusa la missione6. Aveva paura che lo avesse fatto davvero, che si fosse sposato con Anna o con un’altra donna. Che avessero avuto dei figli.
In quel caso, come avrebbe potuto chiedergli di allontanarsi una seconda volta dalla sua casa?
Improvvisamente un gufo la fece sobbalzare. Si voltò istintivamente ed un attimo dopo, non distinse più l’alto dal basso. Rotolò lungo il pendio, ricoperto di foglie morte che le si attaccarono ai vestiti. Rovinò per circa sei metri prima di scontrarsi contro qualcosa di solido. Chiuse gli occhi quando una cascata di foglie gialle la investì. Si puntellò sui gomiti e poi sulle mani emettendo un lamento. Si sedette abbandonando la testa contro il tronco della betulla e trattenendo il respiro in attesa che il dolore per la ferita e per la caduta scemasse.
Cominciò a piangere. Era spossata, infreddolita e il mal di testa che aveva da due giorni le faceva venire voglia di vomitare. Cominciò a credere che si fosse presa qualche malanno. Voleva dormire almeno per tre giorni, farsi un bagno caldo per togliersi il fango di dosso. Era così affamata che si sarebbe mangiata un fagiano intero. Ma più di tutto voleva smettere di scappare.
Desiderava ardentemente trovare Richard. Avrebbe preferito che fosse stato lui a scaldarla in un abbraccio mentre la rassicurava con tono basso e pacato. Le mancava tantissimo.
Per un momento, si aspettò di vederlo scendere dal declivio per aiutarla e per stringerla a sé.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per perdersi nuovamente nei suoi occhi grigi, penetranti e minacciosi come le nuvole di un furioso temporale.
Finalmente gli spasmi dolorosi cessarono e dopo aver ritrovato le forze ed il coraggio con un paio di profondi respiri, si rimise in piedi appoggiandosi contro l’albero. Tenendosi con una mano al tronco, si chinò per prendere lo zaino. Controllò che ci fosse tutto, strinse nuovamente le cinghie e se lo rimise sulle spalle. Risalì il pendio, facendo attenzione al tappeto scivoloso di foglie umide e tornò sul sentiero. Tirò su col naso e riprese il cammino, con la testa infossata nelle spalle.
Gli alberi erano una fitta massa indistinta fra le ombre, in cui si nascondeva la fauna selvatica. Un lupo in lontananza ululò tristemente alla luna, in parte coperta da un sottile strato di nubi che sparì presto portato via dal vento. Al richiamo risposero altri lupi mentre Kahlan si stava avviando fuori dalla boscaglia. Il sentiero si fece gradatamente più visibile, tracciato dalle ruote di carri e dagli zoccoli di cavalli. Poi finalmente vide le prime case del villaggio di Hartland.
 

**

Zedd era seduto su una comoda poltrona imbottita. La biblioteca era praticamente immersa nel buio se non fosse stato per alcune lampade ad olio, sistemate all’inizio di ogni sezione.
Un candelabro gli permetteva di leggere il libro di fiabe, che stava sfogliando distrattamente da quel pomeriggio. La tremante fiamma si rifletteva sulla superficie lucida e levigata del pavimento di marmo ambrato. La luce soffusa aumentava la profondità delle sue rughe, in contrasto con capelli nivei costantemente arruffati come le piume di un uccello. L’umile tunica color castagno lo rendeva ancor più serioso mentre girava le pagine ingiallite.
Non sapeva spiegarsi perché avesse scelto un libro per bambini, ma sospettò che fosse un suo incosciente modo per non pensare alle conseguenze peggiori di tutto quello che stava accadendo.
Gli erano state raccontate la maggior parte di quelle storie come semplici racconti di fantasia, ma che col tempo e con l’esperienza di mago, avevano assunto significati ben più complessi e profondi.
Erano vere e proprie lezioni di vita.
Aveva poi letto spesso quel libro a sua figlia Tarallyn, quando ancora correva fra le sale del Mastio del Mago mentre lui studiava dietro pile di antichi volumi. Ricordava ancora il peculiare suono dei suoi piedini infantili sui preziosi tappeti e sulla fredda pietra del pavimento.
Quel castello, che ora poteva scorgere dalla finestra davanti a lui, come un taciturno guardiano, era stata la loro casa per molto tempo.
Era lì, anni prima, che aveva conosciuto la sua defunta moglie, Evelyn.
Era sempre stato un tipo burbero, un po’ antipatico per gli adulti ma simpatico per i bambini.
Ma Evelyn era stata capace di sciogliere la sua scorza più dura. Lo aveva reso un uomo migliore, un mago migliore. Erano stati gli anni più belli della sua esistenza.
Le mancava tanto. Nonostante fosse passato un sacco di tempo, ricordava perfettamente il suo sorriso gentile e il suono candido della sua voce quando lo chiamava. Oh, era la melodia più bella che avesse mai udito. Soleva chiamarlo ‘Cuor mio’ ed era l’unico nomignolo che accettava.
Purtroppo la morte di Evelyn per colpa di un brutto malanno, lo aveva segnato profondamente. Solo nell’istante in cui l’aveva vista spirare fra le proprie braccia, aveva capito quanto la magia potesse essere inutile alle volte. Aveva compreso fino in fondo quanto lui, Primo Mago, fosse in realtà insignificante in confronto alla vita e all’intero cosmo.
Evelyn e la loro bambina erano state le sue più grandi gioie, oltre a Richard.
Da quel giorno però, il suo mondo si era ingrigito e qualsiasi pietanza lui assaggiasse, anche dopo Richard, non era più così buona. Sospirò.
E poi la profezia gli aveva portato via anche Tarallyn. Non aveva avuto la possibilità di chiedere a sua figlia chi fosse il padre del piccolo Richard. Aveva dovuto avvolgerlo in fretta e furia, in una coperta ed era fuggito oltre il confine appena prima che i D’Hariani mettessero a ferro e fuoco Brennidon.
Faceva fatica ad accettare che Richard fosse ormai un uomo di ventiquattro anni. Lo ricordava come un bambolotto di pezza, così dolce che sembrava fatto di zucchero o come un frugoletto che gli rubava le mele dall’albero.
Aveva preso decisioni difficili all’epoca, ma non se n’era pentito. L’unico rimpianto che aveva era il non essere riuscito a salvare Tarallyn. Pensò che almeno in quel momento, fosse con Evelyn fra gli spiriti buoni. Il flusso malinconico dei suoi ricordi venne interrotto dal frenetico bussare alla porta. Sentì che c’era qualcosa che non andava.
« Avanti » assentì e il Comandante Smith entrò di gran carriera. Aveva un’aria fin troppo seria.
« Grande Mago, mi spiace disturbarvi a quest’ora ma ho importanti comunicazioni da riferirvi » mormorò, fermandosi proprio davanti a lui.
« Dite pure »
« Il Generale ha provveduto al rafforzamento della sicurezza e, ho suggerito di inviare alcune sentinelle oltre i confini della città. – abbassò lo sguardo - Oggi una di loro è tornata ».
Il cipiglio preoccupato nella voce dell’ufficiale gli fece aggrottare la fronte « Continuate ».
« La sentinella ha riferito l’avvistamento di due corpi, su un promontorio della Valle degli Echi. Uno era Kyle » aggiunse in tono grave. Zedd chiuse il libro e lo posò sul tavolo, fissando l’uomo di fronte a sé così intensamente che l’altro cominciò a sentirsi a disagio.
« Ne siete sicuri? – Smith annuì - Di chi era il secondo corpo?  ».
« Un D’Hariano, stando alla descrizione » rispose Smith e Zedd distolse lo sguardo da lui.
Si alzò, strofinandosi una mano sul filo della propria mascella mentre cercava di costruire l’accaduto. Nel mentre prese a camminare su e giù, fra la finestra e il tavolino.
« Altro? » chiese, pensieroso.
« Sì. La sentinella afferma di aver trovato delle impronte: tre serie uguali e una diversa, che corrisponde alla Madre Depositaria ».
Il Mago si fermò bruscamente e lo guardò di scatto « Tre serie? ».
Ma non era una vera e propria domanda. Riprese a camminare sotto gli occhi confusi del Comandante, che rimase in attesa spostando il peso da una gamba all’altra.
« A che state pensando? ».
Zedd non rispose e poi chiese ancora « Dov’erano dirette le impronte della Madre Depositaria? ».
« Sembra si sia diretta a ovest, ma a partire da un certo punto le sue impronte si interrompono, così come le altre tre » mormorò Smith, senza capire dove il vecchio mago volesse arrivare.
Poi lo vide accennare un sorrisetto furbo.
« Brava ragazza » borbottò.
« Mago? » arcuò un  sopracciglio mentre il sorriso di Zedd si allargava.
Smise di passeggiare e lo guardò negli occhi.
« La Madre Depositaria deve essere riuscita a nascondere le proprie tracce al quadrato »
« Quadrato? Credevo che quella parte della milizia di D’Hara fosse estinta »
« Evidentemente qualcuno ha impartito nuovi ordini ».

___________________________
1Generale Evremont: braccio destro di Darken Rahl, che compare già nelle prime puntate;
2Comandante Trimack: ufficiale d’hariano, che compare solo nella puntata 1 della seconda stagione, “Il Marchio”;
3in riferimento alla puntata 8 della prima stagione, “Denna”;
4in riferimento alla puntata 16 della prima stagione, “Rivelazioni”;
5 e 6in riferimento alla puntata della 14 prima stagione, “Hartland”.

   
 
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