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Autore: Spensieratezza    24/11/2016    1 recensioni
Questa storia è per chi crede nel karma, nelle vite passate e nelle anime gemelle. Non ha una trama, non succede niente di sconvolgente, è semplicemente una storia d'amore. Questa storia è per gli outsiders, per quelle persone che si sono sempre sentite fuori dal mondo, estraniate dal mondo e incapaci di entrare in sintonia con gli altri, ma che in cuor loro non smettono di sperare di incontrare l'anima gemella, la sola che le amerà per come davvero sono, l'unica persona che non chiederà loro di cambiare
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Per me la scuola fu un inferno! Un inferno in terra. Sì, so cosa dicono le persone, che è sempre così, ma per me fu davvero un inferno. Ero una ragazzina goffa, impacciata, che non sapeva come muoversi, come interagire, che pensava solo a fantasie. Non riuscivo a restare concentrata in classe e quindi venivo sempre presa in giro dai miei compagni di classe.

 Mi deridevano sempre. Mi deridevano perché non stavo attenta durante le lezioni, mi deridevano perché rimanevo sempre indietro con il programma, perché dovevano spiegarmi mille volte le cose e spesso farmele loro, perché io non riuscivo e anche perché dimenticavo spesso il materiale a casa.

Mi deridevano perché volevo stare sempre da sola e perché anche quando stavo con gli altri non parlavo.

Ma dico io: come fai ad essere amichevole con persone che sai che ti sbeffeggiano qualunque cosa fai? Alla fine preferivo stare da sola e per questo venivo presa ancora più in giro.
 
Mi affiancarono una maestra di sostegno, per restare al passo con il programma, maestra che poi diventò professoressa alle medie, alle superiori..mi fecero andare anche da varie psicologhe per cercare di capire perché ero così chiusa, ma non risolsero mai niente.
 
Mi sono sempre sentita sbagliata. Mi chiudevo a volte in palestra o camminavo nei corridori della scuola o restavo seduta sul muretto. Mi ricordo che alle elementari piangevo chiusa in bagno, all’asilo piangevo sulla brandina dove ci dicevano di dormire le maestre. Ero contenta quando arrivava mia madre a venirmi a prendere prima degli altri.
 
Non ho mai smesso di chiedermi il perché del mio comportamento, che cos’avessi in realtà. Ricordo che quasi speravo di essere una super eroina come nei cartoni o che venissi da un altro pianeta, ma erano solo altre fantasticherie.

Cominciai allora ad attribuire i miei problemi al fatto che odiavo studiare e quindi di riflesso odiando la scuola, non riuscivo neanche a stare lì.
Ma non era solo quello.
 
Con gli anni mi sono resa conto di avere una qualche forma di fastidio dell’udito, i rumori troppo forti mi danno fastidio, mi mandano come in corto circuito e quindi la mia mente si distrae anche senza volerlo, ecco perché non riuscivo mai a stare attenta in classe. Quando parli a macchinetta non lo sopporto, ho come un disturbo dell’attenzione e questo anche quando sento tutto un vociare tra i ragazzini, quando fanno troppo chiasso.

Questo mi isolava, poi gli altri mi prendevano in giro e mi facevano sentire umiliata, questo peggiorava soltanto le cose.
 
Tempo fa ho cercato articoli che potessero parlare del mio problema e ho trovato un articolo che davvero sembra di parlare me stessa allo specchio.
 
 
A partire dai cinque-sei anni, si definisce uno scarto nello sviluppo della personalità. La precoce maturità emozionale e intellettiva appare in contrasto con il ritardo nello sviluppo di competenze sociali. Valutato in rapporto a come sente e a come elabora la realtà, il bambino introverso appare costantemente in anticipo rispetto ai bambini medi. Valutato sulla base dei comportamenti sociali, egli appare in ritardo. Di fatto, rispetto agli altri, è meno comunicativo, poco incline allo scherzo, più impacciato. Ciò è dovuto a due diversi fattori. Per un verso, il bambino introverso non riesce a partecipare dello stile di vita proprio dei bambini medi, fortemente incentrato sulla motilità e sulla libera espressione verbale. Egli non gradisce tutto ciò che è squilibrato e squilibrante: i movimenti disordinati, il rumore, la confusione, ecc. Per un altro verso, il senso di giustizia e l’empatia lo rendono scrupoloso, sempre preoccupato di potere fare del male e danneggiare gli altri.

Essendo vissuta come naturale, questa tendenza, vissuta come universale promuove l’aspettativa che tutti – coetanei e grandi – si comportino scrupolosamente. L’infondatezza di quest’aspettativa è una delle cause principali per cui i bambini introversi si sentono profondamente feriti dalle circostanze più varie della vita quotidiana, e sviluppano precocemente un sentimento di diversità rispetto agli altri.
 
Immersi precocemente nella scuola materna, all’insegna del verbo della socializzazione, essi di solito manifestano un aperto disagio per la confusione e il rumore. Nella migliore delle ipotesi, tendono ad appartarsi e ad osservare gli altri. Posti di fronte ad una realtà caratterizzata dalla tendenza spontanea degli altri bambini ad interagire fisicamente per affermare se stessi, rimangono spesso perplessi e turbati da atteggiamenti che interpretano come prepotenze, nei quali leggono intuitivamente l’espressione della legge del più forte.

In conseguenza di questo sentire, anche le banali ‘prepotenze’ perpetrate dai grandi sui piccoli li colpiscono profondamente.

Gli adolescenti introversi sono naturalmente ‘filosofi’. S’interrogano di continuo sui perché ultimi dell’esistenza, e spesso sono spinti alla lettura e alla meditazione. Quest’effetto di cattura culturale coincide, quasi sempre, con un ritardo nella maturazione dei bisogni affettivi e sessuali. Il privato, negli introversi, ha un ruolo sempre secondario rispetto alla comprensione del mondo e della vita. L’isolamento che consegue allo schiudersi di una ricca problematica esistenziale è spesso accentuato da due circostanze. La prima concerne gli adulti. E’ in questo periodo che la fede cieca in essi viene compromessa definitivamente. L’idealizzazione degli adulti che, negli introversi, di solito si protrae alquanto rispetto alla media, s’imbatte, infatti, nella scoperta dei limiti degli adulti, vale a dire di contraddizioni, incoerenze, errori, atteggiamenti autoritari, che la dissolvono.

 
Era tutto vero, infatti io ho avuto una spiccata idealizzazione della mia famiglia intesa come parenti,zii e cugini, per poi vederla dissolversi improvvisamente verso l’adolescenza.

Mi sono poi sempre sentita una filosofa rispetto agli altri ragazzi della mia età.
 
L’altra circostanza è legata al rapporto con i coetanei. Critico da sempre, questo rapporto diventa spesso apertamente conflittuale in questo periodo. L’adolescente introverso, che spesso non ha consapevolezza della sua diversità, assume spesso nell’intimo un atteggiamento di disprezzo per i comportamenti e gli stili di vita dei coetanei, che ritiene superficiali e insignificanti. Il suo comportamento, chiuso e per alcuni aspetti scostante, dà luogo ad un’interazione di gruppo emarginante. In questa fase, la solitudine totale è spesso scongiurata da una o due amicizie particolari, che si stabiliscono con coetanei affini e assumono un timbro particolare, talora ossessivo, d’intensità comunicativa e emozionale.Ciò di solito non basta a salvaguardare l’introverso da un modo di sentire riguardo a sé che oscilla da un senso di superiorità assoluta ad un senso grave d’inadeguatezza.

Per quanto il senso di superiorità, morale e intellettuale, non venga mai meno, spesso esso, confrontandosi con lo stato di cose esistente nel mondo, vale a dire con richieste comportamentali tutte incentrate sul modello estroverso, viene sormontato dal senso di inadeguatezza.

Altro è il discorso per i rari bambini introversi la cui ricchezza emozionale, realizzando un effetto di turbolenza neuropsicologica, induce precocemente difficoltà inerenti il sonno e l’alimentazione. In questi casi, inesorabilmente, data la struttura nucleare della famiglia, la cui conseguenza è che il peso dell’allevamento ricade pesantemente sulle spalle della madre, si realizzano precocemente interazioni disturbate. Sottoposta ad uno stress continuo, la madre tende rapidamente ad esaurirsi e a reagire ai comportamenti del figlio con atteggiamenti d’insofferenza che, al limite, possono arrivare all’avversione e al rifiuto. Gli psicoanalisti hanno coniato, per circostanze del genere, la definizione di ‘bambini matricidi’. In realtà, questi bambini non hanno colpa alcuna del loro essere. Tanto è vero che i loro disturbi di comportamento sono dovuti ad una ricchezza emozionale che non trova modo, data la struttura ancora embrionale della personalità, di canalizzarsi, che dopo un periodo di tempo che va dai sei ai dodici mesi, quei disturbi tendono a scomparire e i comportamenti a refluire nell’alveo proprio dell’introversione. Purtroppo, questo accade di rado. Le reazioni avversative, consce e inconsce, dei genitori determinano, infatti, spesso una cronicizzazione dei disturbi comportamentali che assumono il significato di una protesta del tutto inconscia contro il ‘maltrattamento’.L’esito della cronicizzazione dei disturbi comportamentali è che, non appena il bambino comincia a prendere coscienza di sé, egli, in nome della sua sensibilità empatica, si sente precocemente in colpa, di peso e cattivo.

L’immersione in un ambiente affollato, nel quale non si dà alcuno spazio d’intimità, caratterizzato da comportamenti motori piuttosto vivaci, da un certo disordine, da un vocio continuo che talora realizza un vero e proprio inquinamento acustico, la necessità di partecipare ad attività e a giochi che non interessano realizzano un impatto soggettivo drammatico. I bambini introversi si sentono letteralmente violentati nel loro essere, costretti ad un’esposizione sociale penosa, sgradevole e insignificante. In analisi sovente quest’esperienza viene rievocata nei termini come di un angoscioso incarceramento. La reazione più comune è l’isolamento e il definirsi spesso di un atteggiamento chiaramente espressivo di un malessere profondo.Le insegnanti segnalano regolarmente quest’atteggiamento ai familiari come un problema. Non di rado, cercano di capire esse stesse che cosa non funziona nel nucleo familiare, dando per scontato che il comportamento del bambino sia indiziario di una situazione di disagio familiare. Con notevole frequenza consigliano di consultare uno psicologo. Questa lettura pregiudiziale, che muove dal riferimento al comportamento del bambino medio e mediamente estroverso, induce ad adottare, a fin di bene, da parte delle insegnanti stesse e dei familiari, strategie che sono rimedi peggiori del male. Tali strategie sono univocamente riconducibili ad una sorta di socializzazione forzata. A scuola le insegnanti s’impegnano ad evitare l’isolamento costringendo il bambino a partecipare alle attività di gruppo e ai giochi. I familiari per conto loro tentano il più possibile di farlo stare coi coetanei, organizzando incontri con altre famiglie, festicciole, ecc. La conseguenza di tutto ciò è che alcuni bambini introversi subiscono la socializzazione forzata come un martirio e sviluppano, nel loro intimo, un desiderio sempre maggiore d’isolamento, una sorta di angoscia claustrofobica incentrata sulla fantasia di fuggire il più lontano possibile, e, purtroppo, un odio indifferenziato, conscio e inconscio, nei confronti del mondo.

 
 
Ed era esattamente così che mi sentivo. Più cercavano di aiutarmi e più mi sentivo incompresa, rifiutata per com’ero davvero.

L’isolamento, come si è accennato, è talvolta sormontato in virtù dello stabilirsi di relazioni particolarmente significative con uno o due coetanei con cui si dà una qualche affinità. Si tratta di circostanze spesso fondamentali nel permettere al soggetto di esprimere le sue emozioni e la sua affettività in un ambito privato ed esclusivo. Ma esse comportano qualche rischio. I bambini introversi, infatti, sono esigentissimi per quanto riguarda gli affetti. Essi li sacralizzano e li idealizzano aspettandosi dagli altri costantemente comportamenti conformi ai loro, che sono corretti e scrupolosi. L’idealizzazione dell’amico o dell’amica del cuore è spesso fonte di delusioni gravi, che sopravvengono anche per futili motivi nei quali l’introverso legge un tradimento, e la cui conseguenza può essere una chiusura totale all’affettività.L’adolescenza degli introversi può risultare travagliata per molteplici motivi. Il ritardo nella maturazione dei bisogni affettivi e degli interessi sessuali accentua la loro diversità comportamentale rispetto ai coetanei.

Le ragazze introverse, che spesso sviluppano tardivamente e sembrano permanere in una sorta di limbo innocente per quanto riguarda l’altro sesso, incorrono in un giudizio familiare più sereno. Esse sono, infatti, vissute come ragazze ‘virtuose’, destinate a non creare problemi. Il rapporto con le coetanee, che in genere, cominciano ad interessarsi ai ragazzi, a curare l’aspetto estetico, a leggere riviste infarcite di pettegolezzi e di rubriche superficiali, ad ascoltare la musica leggera di moda, si deteriora ulteriormente.

 
 
Tutte le mie relazioni amichevoli sono sempre naufragate, non aveva importanza che cosa facessi per evitarlo, per preservarle. Sembrava proprio come una maledizione.
 
 
“I tuoi compagni di scuola ti hanno compromessa in una maniera davvero crudele e che non meritavi. Non meritavi tutta questa cattiveria e crudeltà. Avresti dovuto essere aiutata e non rifiutata, se ci fossi stato io non avrei mai permesso questa crudeltà, mi sarei opposto e avrei litigato pesantemente con tutti quelli che ti facevano questo. Gliela avrei fatta passare io la voglia!” disse Zaffiro, al termine del mio lungo racconto su cosa avevo passato a scuola, che comprendeva anche vari racconti delle medie e delle superiori.

Sabrina mise la testa nascosta sul suo braccio, intenerita.

“Avrei tanto voluto conoscerti ai tempi della scuola. saremmo diventati migliori amici.”

“Sì, lo saremmo stati e io sicuramente mi sarei innamorato di te.” Disse Zaffiro con gli occhi a cuoricino.

“E io di te. Mi sembra quasi di vederti, sai?” disse Sabrina. “mi sembra di rivedere me stessa a scuola, ma non sono sola stavolta, ci sei tu, più giovane, che mi parli di fronte al banco. Siamo felici.”

“Ti vedo anch’io…e sei bella. Sei bella esattamente come adesso.”




“Dio, Zaffiro…sai che ero convinta che dopo i miei ex amici, non avrei mai più raccontato la storia dell’inferno scolastico a nessuno? Non volevo mai più addossare a nessuno la mia pena, la mia angoscia, volevo donare solo felicità e non volevo deprimere più chi mi avrebbe conosciuto.”

“Ma quando amiamo qualcuno, è normale confidarsi, toglierci un peso dal cuore. Fdati, Sabry, è così, non lasciare che persone di merda, ti convincano del contrario. Loro erano sicuramente tuoi amici e ti volevano bene, ma non abbastanza. Non potevano mai amarti come tu avresti voluto.”

“Sì..e di questo mi sono accorta, alla fine. Sono contenta di aver incontrato te, Zaffiro. Ti amo.”

“Ti amo tanto anch’io.” Disse Zaffiro, unendo le labbra a quelle di Sabrina, in un bacio romantico.

















Note dell'autrice: 

lo so, è molto pesante come capitolo, ma credetemi, l'esperiemza della scuola è davvero infernale xd e a me fa incazzare davvero tantissimo, in maniera pesante, che si giustifica sempre la cosa con: ma sono ragazziiiiii, questa cosa ti aiuta a crescere, i ragazzini sono così, non devi prendertela, devi reagire, non devi farti mettere i piedi in testa ecc "

C'è davvero una sorta di menefreghismo generale, le persone che subiscono questo tipo di bullismo a scuola, non vengono mai difese e per pararsi il fondoschiena dicono frasi di questo tipo: deve imparare a cavarsela da sola perchè lo aiuta a crescere e invece no, sono dell'idea che l'ambiente scolastico dovrebbe aiutare le persone che non riescono a venirne fuori da soli, non dovrebbe condonare questi comportamenti, perchè sono cose che possono rovinare per sempre la vita di una persona che anche a causa di questo anche quando crescerà,non potrà mai riuscire ad avere delle relazioni sane a causa dei traumi che ha avuto nell'infanzia e nell'adolescenza!

I professori e le maestre dovrebbero condannare da subito questi comportamenti e invece se ne lavano le mani!! Non è giusto!

Ho scritto questo capitolo anche per aiutare le tante persone che sicuramente avranno provato le stesse cose e si sono sentite dire che dovevano farcela da soli!!

M asoprattutto ho voluto scrivere stralci di articoli anche per aiutare le tante persone che si saranno chieste tantissime volte cosa non andava in loro. Non siete dei malati di mente, purtroppo è la troppa introversione, la troppa sensibilità e una certa insoferenza all'ambiente scolastico troppo chiassoso e ai rumori forti e inquinanti. che vi provoca insofferenza

 
   
 
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